Capitolo 22
Rose
È appena cominciata la ricreazione, dopodiché sarò costretta a seguire la lezione di Nicolas. Sto seriamente pensando di fingermi malata e andare via. Certo che Michael gli ha dato proprio un brutto pugno, in pieno viso, chissà come sta adesso. Davvero ti stai preoccupando per lui? Mi ricorda la vocina nella mia testa. Sono davvero ridicola.
«Bell'addormentata, a cosa pensi?» chiede Mary, interrompendo i miei pensieri tormentati.
«Niente...» mento.
«Pensi a lui, vero?»
Come al solito me lo legge in faccia.
«Sì...» ammetto.
«Adesso basta depressione! Stasera ce ne andiamo in discoteca.
«Ma domani c'è scuola.»
«Chi se ne frega!» ridacchia. «Ci divertiremo.»
«Grazie.» le dico grata.
«E di che.» mi fa un occhiolino.
Non ho molta voglia di uscire, ma credo che dovrò sforzarmi, fa di tutto per tirarmi su il morale e devo ripagarla. Come farei se non ci fosse? La adoro! Ho proprio bisogno di uscire da quest'aula, l'aria è così cupa che quasi mi manca il respiro.
«Vado al bagno.» la avviso.
Annuisce e riprende ad usare il cellulare. Con chi starà parlando? Non è importante adesso. Esco dall'aula e raggiungo il bagno. Per mia sfortuna incontro Jenna e sorride maliziosa appena mi vede.
«Ciao.» mi saluta come se fossimo due vecchie amiche. Che falsità, non riesco nemmeno a guardarla in faccia, tanto che la disprezzo. «Perché non rispondi? Ti ho salutata.» afferra una ciocca dei miei capelli e inizia a tirarla leggermente. Mi sposto ed esco dal bagno, seguita da lei. «Sei una maleducata!»
«Mi hai stancata!» sbotto e le do una spinta, facendola inciampare.
«Brutta puttanella!» sbraita. «Me la pagherai, tranquilla!»
«Addio!» esclamo mentre vado via.
Ma come si permette di minacciarmi in quel modo? Non ha capito che non mi impressiona? Non voglio avere a che fare con lei, quindi nemmeno la parola le rivolgerò. Se prova di nuovo ad infastidirmi, giuro che le rompo il naso. Ritorno in classe e Mary è ancora col cellulare tra le mani.
«Con chi parli?» le chiedo, mentre mi siedo accanto a lei.
«Con un ragazzo conosciuto in chat.»
«Bene, bene, così ci diamo al cyber sesso, eh?» la prendo in giro.
«Ma no, cosa dici?» ridacchia. «È solo un passatempo, non so nemmeno se voglio incontrarlo.»
«Come mai?» le chiedo, anche se conosco già la risposta.
«Te lo dico, ma mi prometti di non dire nulla a tuo fratello?»
«Certo, non è mai capitata una cosa del genere.»
«Lo penso ancora.» Sapevo che avrebbe risposto così. «Questo ragazzo di internet è così dolce, ma...»
«Ma ami mio fratello.» concludo la frase per lei.
«Esatto.» abbassa lo sguardo sul banco e si rattrista.
Michael è proprio un idiota, mi chiedo cosa aspetti a riprendersela, ovviamente anche lei è un po' indecisa, lo ama, ma non vuole perdonarlo. Se fosse accaduto a me, avrei di sicuro perdonato Nicolas. I miei pensieri vengono interrotti dal suono della campanella e subito dopo Nicolas fa il suo ingresso in classe. Trattengo il respiro per un po' e il battito cardiaco aumenta pericolosamente. Odio che mi faccia sempre lo stesso effetto. Gli sta venendo un livido sullo zigomo destro. Michael l'ha conciato male. Tutti lo fissano straniti, ma lui si limita ad ordinarci di raggiungere la palestra. Ci alziamo dai nostri posti e come mio solito sono l'ultima ad uscire dalla classe, ma vengo interrotta dall'altoparlante della scuola e dalla preside che fa il suo annuncio; La signorina Taylor Rose e il professor Moore Nicolas sono desiderati in direzione, ripeto: Taylor Rose e Moore Nicolas in direzione. Io e Mary ci guardiamo confusi, dopodiché incontro lo sguardo di Nicolas, totalmente indifferente. Cosa vorrà la preside da noi?
«Ragazzi, avviatevi, arrivo subito.» dice Nicolas al resto della classe e poi guarda me, senza lasciar trasparire emozioni. «Andiamo.»
Il corridoio sembra essersi allungato di chilometri, camminare dietro di lui mi dà più ansia di prima. Ma finalmente arriviamo all'ufficio della preside e lui dà due colpi sulla porta.
«Avanti.» dice lei. Entriamo e restiamo in attesa. «Vi starete chiedendo il motivo per cui siete qui, vero?»
«Sì.» risponde prontamente Nicolas.
La preside apre un cassetto e tira fuori una busta delle lettere, sbattendola sulla superficie della cattedra. «Apritela!» ordina ad entrambi.
La situazione non mi piace per niente e tantomeno il tono di questa vecchia megera. Nicolas allunga la mano e afferra la busta, mentre la apre, mi allungo verso di lui per guardare a mia volta. Tira fuori delle foto al contrario e appena le volta dall'altra parte, entrambi sgraniamo gli occhi e restiamo spiazzati. Le foto ritraggono me e lui mentre ci baciamo sul retro della scuola. Siamo finiti, ci cacceranno dalla scuola e mia madre mi ucciderà. Come fanno ad esistere queste foto?
«C-cosa...» Nicolas cerca di parlare, ma si zittisce.
«Siete carini, molto carini!» dice la preside con disgusto.
Senti chi parla, la vecchia strega che si scopava il professore. Avrei tanto voluto risponderle, tanto peggio di così non può andare. Ma sono nel pallone, non riesco a parlare, ho il viso in fiamme e una paura folle.
«È colpa mia.» sbotta Nicolas. Mi volto di scatto verso di lui e mi acciglio. «La signorina Taylor mi è sempre piaciuta e quel giorno sono riuscito a strapparle un bacio, ma lei non ha mai ricambiato, anzi, mi ha sempre respinto.»
Ma cosa sta dicendo, perché sta inventando una cosa simile?
«Lei è nei guai, lo sa?» Nicolas annuisce e poi mi guarda con espressione preoccupata. «Signorina Taylor, è come ha detto il professore?»
E adesso cosa le rispondo? Non posso farlo finire nei guai.
«Sì, è così!» risponde Nicolas al mio posto e continua a guardami, sperando che confermi la sua versione.
«Non l'ho chiesto a lei.» sbotta la preside. «Allora, signorina?»
Come faccio a mentire? Pensa a tutto il male che hai ricevuto, alle bugie che ti ha raccontato. Adesso vorrà sdebitarsi.
Deglutisco e rispondo tutto d'un fiato: «Sì.»
Nicolas mi fa un mezzo sorriso, io lo guardo colpevole e con aria triste. Ho tanta voglia di piangere.
«Bene, può andare, Taylor. Lei no, professore.»
Faccio qualche passo indietro, dopodiché corro fuori dalla stanza, dando sfogo alle emozioni. Verrà cacciato dalla scuola per colpa mia. Sono davvero una stupida, perché ho confermato la sua versione?
Nicolas
«È osceno quello che hai fatto!» mi urla in faccia per l'ennesima volta. Non capisco come sia stato possibile una cosa del genere, chi ha scattato quelle fotografie? Siamo sempre stati attenti. «Come hai potuto fare una cosa del genere? Ti rendi conto della gravità?» Davvero mi sta accusando? È stata lei per prima a saltarmi addosso. «Devi andare via.»
«Mi sta licenziando?»
«Esattamente!» apre il cassetto e tira fuori un'altra busta, ma più piccola. «Questa è la tua liquidazione.» me la porge. «Puoi andare!» La afferro, mettendola in tasca, dopodiché mi dirigo verso la porta. «Nicolas?» mi richiama.
«Sì?» chiedo, voltandomi.
«Vai via all'istante, senza fare lezione!»
«Sai qual è il tuo problema, cara signora?» le do del tu. «Che ho preferito un'alunna a te!»
«Cosa diavolo stai insinuando?» sbotta irritata.
«Proprio quello che ho detto. Noi due abbiamo scopato solo perché lo pretendevi, in cambio del posto qui a scuola e dato il mio fottuto bisogno, ho accettato.» la metto in imbarazzo. «Ma sei solo una vecchia! Mentre invece Rose...» mi lecco il labbro superiore e la sfido con lo sguardo.
«Vai via! Lurido schifoso!» urla con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
«Certo! Ma la schifosa e senza un briciolo di amor proprio, sei tu!» esco dalla stanza, sbattendo la porta.
Mi sono tolto un gran peso dal cuore, era da tempo che avrei voluto dirglielo, ma non ho mai potuto per non perdere il posto. Raggiungo la palestra e tutti i ragazzi sono intenti a giocare tra di loro, mentre le ragazze sono raggruppate in un angolo. Non potevo andare via senza salutarli.
«Ragazzi.» li chiamo. «Ho un annuncio importante da fare.» Tutti si avvicinano, soprattutto Rose, bella più che mai, anche se il suo sguardo è tristissimo. Le ho fatto molto male e non merita di soffrire, sarà un bene per lei non vedermi più. «È stato un anno davvero intenso per me, non ho mai conosciuto dei ragazzi come voi.» guardo verso Rose. «Ma ora non voglio dilungarmi troppo, perché il tempo a mia disposizione è poco, quindi andrò subito al dunque; me ne vado dalla scuola.» Tutti cominciano a lamentarsi e la mia piccola Rose ha le lacrime agli occhi. Non potevo fare altrimenti, dovevo salvarla, dopo quello che le ho fatto glielo dovevo e sono felice che abbia confermato la mia versione. «Mi mancherete tutti.» ammetto con voce tremante, mentre continuo a guardare lei.
«Cos'è successo?» chiede uno degli alunni.
«Non posso dirvi altro. Vi auguro ogni bene.» mi volto ed esco dalla palestra, lasciandoli lì.
«Nicolas, aspetta.» sento alle mie spalle.
Il mio cuore perde un battito nel sentire la sua splendida voce.
«Che cosa vuoi?» chiedo a basso tono, mentre continuo a camminare.
«Perdonami, è colpa mia se ti hanno licenziato, avrei dovuto negare...»
«Non era quello che volevo.»
«Forse so chi è stato a dare quelle foto alla preside.»
Mi fermo e la guardo stranito, ma poi decido che è meglio non indagare.
«Non è importante, ormai. Ora conta solo il fatto che tu non sia stata espulsa. Buona vita, Rose.»
Riprendo a camminare, quando mi ferma nuovamente.
«No, aspetta!» mi prende il viso tra le mani e mi bacia con foga.
Per un attimo ritorno a respirare, mi lascio andare al bacio e vorrei tanto stringerla, ma poi ritorno lucido e mi allontano immediatamente da quelle labbra gonfie e rosee.
«Sei impazzita? Poteva vederci qualcuno.» le dico irritato.
«Nicolas, io ti amo.» confessa con le lacrime agli occhi.
«Smettila adesso, torna in palestra!» le ordino con tono duro.
«Ma...»
«Vai, ti ho detto!» quasi urlo.
Abbassa la testa e corre via in lacrime. Chiudo gli occhi e scaccio le mie. Come vorrei poter tornare indietro e rimediare a tutti i miei errori. Sono uno stronzo egoista e questo non potrà mai cambiare.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top