Capitolo 2

Rose
Il signor Hamilton mi ha posto alcune domante e una di questa era: dov'è il suo curriculum?. Non ha lasciato trasparire alcuna emozione mentre mi parlava, l'unica è stata la sua espressione sorpresa quando gli ho detto che liceo frequento.

«Lei non ha ancora un diploma.» sottolinea l'evidenza. «Ed è venuta senza alcun curriculum.»

«La prego, faccia un'eccezione.» dico implorante.

Voglio dimostrare a tutti che ce la posso fare, per questo cerco disperatamente un lavoro, l'indipendenza è una parte fondamentale della vita.

Tira un sospiro e poi riprende a parlare: «Comincia lunedì.» Sorrido felice. «È in prova per una settimana. Si faccia trovare qui alle cinque del pomeriggio.» Non ci posso credere, ce l'ho fatta. «Arrivederci, signorina Taylor.» dice, mentre si alza ed esce dalla porta.

Dopo aver ringraziato la receptionist per l'ennesima volta e averla salutata, sono uscita dal ristorante e mi sono incamminata a passo veloce verso casa. Sono così felice che non sto nella pelle, devo dargli subito la notizia; compongo il suo numero e gli telefono.

«Piccola.» risponde subito e a quel nomignolo così stupido mi sciolgo.

«Amore mio!» mi lascio scappare e divento subito rossa in viso.

«Sei di buon umore, a quanto pare. Deduco che il colloquio sia andato bene.»

«Sì!» quasi urlo. «Comincio lunedì, ma sono in prova.»

«Wow.» risponde con voce atona.

«Non sembri contento.»

«Infatti non lo sono.»

«Dai, Nicolas» sospiro. «prova a metterti nei miei panni, voglio essere indipendente.»

«Lo capisco, ma sei ancora troppo giovane per lavorare.»

«Non sono più una bambina.» A volte mi tratta da ragazzina, crede che gli anni di differenza siano una garante alla maturità. «Sembri mio nonno.» sghignazzo.

«Piccola insolente! Appena tornerai a casa ti sculaccerò.» dice sarcastico.

«Farai piano, vero?»

«Come no.» ridacchia malizioso.

«Arrivo tra poco.»

«Ti aspetto in spiaggia.»

Riattacco e comincio a pensare al signor Hamilton, aveva un'aria così familiare, come ce l'avessi già visto in passato, ma non riesco a ricordare dove. Probabilmente sarà apparso in qualche programma televisivo, è l'unica spiegazione plausibile. I miei pensieri vengono interrotti da due facce amiche; Mary e Michael che passeggiano. È passata una settimana dall'ultima volta che li ho visti.

«Rose.» urla Mary.

«Mary, Michael.» Sorrido e li abbraccio entrambi.

«Cosa fai in giro da sola?» chiede Michael.

«Ho appena trovato lavoro.» rispondo esultante.

Mary sorride e mi da un abbraccio. «Complimenti, amica.»

«Ma come farai con la scuola? Questo è l'ultimo anno.» aggiunge Michael, con tono preoccupato.

«Non preoccuparti, è di pomeriggio. Farò entrambe le cose.» lo rassicuro.

«Non mi piace. Quello lì ti lascia lavorare? Ti sta per caso sfruttando?»

Comincio a sbuffare e distolgo lo sguardo. Da quando è diventato così retrogrado? Dal quando ha saputo di me e Nicolas non è stato affatto contento, dice che è troppo grande e che non fa per me. Ovviamente non può decidere per me, la vita è mia.

«Pensi davvero che Nicolas mi sfrutti?» gli chiedo, cercando di restare calma.

«Se proprio vuoi saperlo, sì!» ammette indispettito.

Mi acciglio e incrocio le braccia al petto, sfidandolo con lo sguardo.

«Ehi, ehi, ragazzi, smettetela.» interviene Mary. «Nicolas è un bravo ragazzo» si rivolge a Michael. «smettila di disprezzarlo, per di più senza conoscerlo!»

«È troppo vecchio.» sbraita in faccia alla sua ragazza.

«Non trattarmi così!» lei quasi urla.

«E tu non intrometterti!»

Oh, no, litigata in arrivo.

«Lei è mia amica, quindi mi intrometto eccome!»

«Me ne vado!» sbotto, attirando l'attenzione di entrambi. «Ci vediamo.»

Riprendo a camminare, ignorandoli. Litigano in continuazione, non riesco a sopportare tanto malumore, soprattutto adesso che sono contenta, ma mi rendo conto che il problema è mio fratello, insinua cose inutili con chiunque. Se fossi rimasta un minuto di più l'avrei preso a schiaffi.

Qualche minuto dopo, arrivo a casa e afferro immediatamente il costume nella camera di Nicolas, o dovrei dire nostra? Oddio, sembra tutto così perfetto. Indosso il costume e raggiungo la spiaggia. Comincio a guardarmi intorno e lo scorgo immediatamente in riva al mare, il vento che gli scompiglia il ciuffo, la sua schiena perfetta, ogni suo muscolo... mi fa davvero impazzire. Lentamente si addentra in mare, fino a tuffarsi. Appena si rende conto della mia presenza mi fa cenno di raggiungerlo. Gli sorrido, lo guardo ammirata ancora per qualche istante e poi corro da lui.

«Finalmente sei qui.» mi bacia dolcemente e mi abbraccia. «Sei bellissima.»

«Non è vero...»

«Sai che non mento mai.»

Mi solleva e le mie gambe si avvolgono intorno alla sua vita, poi comincia a baciarmi il collo salato. «L'hai mai fatto in mare?» chiede improvvisamente, col fiato corto e un sorriso malizioso stampato in volto.

«C-che domanda è?» chiedo imbarazzata.

«È semplice. Sì o no?»

«No...» ammetto timida.

«Vuoi provarci?» sussurra.

Il mio corpo prende immediatamente fuoco, appena lo sento duro contro le parti intime. Ho i battiti accelerati e non aspetto altro che un suo gesto, sento di volerlo, ma ho paura che qualcuno possa rendersi conto di qualcosa.

«Sei pazzo?» chiedo col fiato corto.

«Sai bene che lo sono.» sorride e si morde il labbro inferiore.

«C'è gente...»

Senza pensarci oltre, mi sposta il costume ed entra dentro di me, procurandomi un gemito.

«Shh. C'è gente.» sussurra e continua a sorridere malizioso.

Oddio, è realmente pazzo, non mi aspettavo che lo avrebbe fatto proprio ora. Si muove in me, a ritmo delle onde, mentre io mi stringo forte a lui, ignorando completamente le persone nei dintorni.

«Staranno pensando male di noi...» sussurro eccitata.

«Nessuno si rende conto di nulla, siamo abbastanza lontani.» dice col fiato corto.

«Oddio, Nicolas...» gemo piano, almeno ci provo.

«Adoro troppo provocarti piacere, mi fa impazzire.»

È una sensazione così strana e piacevole, sto andando a fuoco, quando la magia viene interrotta; è appena uscito da me.

«Non adesso, non voglio che vieni.» sghignazza.

Mi acciglio e gli do un piccolo pugno sulla spalla, irritata un po'.

«Sei davvero uno stronzo, lo sai?»

«Sì.» ride ancora.

«Finiscila!»

Continua a ridere e a prendermi in giro, così gli tiro dell'acqua sulla faccia e lui fa lo stesso. Sembriamo una coppia di bambini che giocano, è così bello stare in sua compagnia, vorrei che il tempo si fermasse. Mi stringe a sé e mi posa un bacio sul collo, provocandomi altri brividi.

«Sei salata...» emette un gemito di disgusto.

«Ma dai? Siamo in mare.» evidenzio l'ovvio. Sorride e mi prende per mano, trascinandomi fuori dall'acqua. Raggiungiamo le sdraio e ci stendiamo al sole. Sarebbe davvero fantastico se potessimo vivere sempre insieme, vivere la nostra storia alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti, ma questo non è possibile. Mi rendo conto che sto volando un po' troppo con la fantasia e potrei cadere, fino a farmi molto male. Volto lo sguardo verso di lui e noto che si è appisolato. «Nicolas?» Apre gli occhi e mi guarda per qualche secondo. «Entriamo in casa?»

«Avviati.» risponde con un filo di voce e ritorna a dormire.

Che strano, fino a poco fa era così in forze e adesso crolla così, non ha dormito la scorsa notte, probabilmente.

Mi alzo dalla sdraio, afferro le mie cose e gli sussurro all'orecchio: «Non stare troppo al sole, o diventerai un gamberetto.»

«Mhh... sì.»

Ma avrà capito? Scuto la testa e vado dritta in casa. Devo cucinare qualcosa, altrimenti resteremo a digiuno. In questo mese Nicolas mi ha insegnato tante cose e una di queste è cucinare. È stato davvero divertente. Mi ha raccontato che sono anni che vive da solo, i suoi sono morti quando era piccolo ed è stato un po' con i nonni, poi all'età di diciotto anni è andato a vivere da solo e da lì ha dovuto imparare a fare tutto. Ha avuto un passato davvero burrascoso e mi è dispiaciuto tanto. Io gli ho raccontato di mio padre e del terribile incidente che se l'è portato via quattro anni fa. Inutile dire che non ce l'ho fatta a proseguire, dato le lacrime che scendevano dai miei occhi. Ma adesso basta pensieri tristi, altrimenti mi ritroverò a piangere di nuovo. Raggiungo la camera da letto per liberarmi del costume bagnato e vedo il disordine che prima non avevo notato. È peggio di camera mia. Metterò un po' in ordine e poi mi dedicherò alla cucina.

Nel mentre che attendo la cottura del sugo, vado a fare una doccia, questa salsedine mi irrita la pelle. Entro nella doccia, tirando la tendina e aprendo l'acqua che scivola lentamente sul mio corpo. D'un tratto, la tendina si apre di scatto, facendomi sussultare per lo spavento.

«Nicolas!» lo riprendo. Mi squadra da testa a piedi e poi si morde il labbro. Si sfila il costume, gettandolo a terra e fa un passo per entrare. «Fermo dove sei!» gli ordino.

Si blocca di scatto. «Perché?»

«Perché ho il sugo sul fuoco.»

«E allora? Voglio solo fare la doccia con te.»

«Non è mai solo una doccia.» ridacchio. Assume un'aria pensante, poi corre via dal bagno tutto nudo, ritornando dopo nemmeno un minuto. «Cosa hai fatto?» gli chiedo dubbiosa.

«Ho spento i fornelli.»

«Va a riaccendere i fornelli.» ordino divertita e con una mano cerco di spingerlo via.

«Fammi entrare.» insiste.

«Hai deciso di non mangiare oggi?»

Riesce ad entrare nella doccia e mi afferra per i fianchi. Mi imbarazzo di nuovo e non posso proprio impedirlo.

«Certo che sì, mangerò te.» sussurra al mio orecchio. A quel punto mi sciolgo e non riesco più a respingerlo. «Sai quanto ti desideri.»

Mi bacia il collo, mi accarezza il fondoschiena e mi spinge contro le mattonelle fredde. Il flusso dell'acqua ci finisce addosso, bagnando completamente i nostri corpi. Mi alza una gamba, avvolgendola intorno al suo fianco e si spinge in me, senza alcuna protezione, esattamente come in mare. Tiro su la testa e mi aggrappo a lui, per evitare di cadere. Chiudo gli occhi, appena comincia a muoversi velocemente. Il respiro mi diventa affannoso e non posso trattenere i gemiti. Alzo anche l'altra gamba, avvinghiandomi completamente intorno a lui. Siamo due corpi e una sola anima, finalmente. Mi tiene in braccio, mentre si spinge sempre più velocemente dentro di me e mi schiaccia contro la parete. Lo sento ansimare e questo aumenta ancor di più la mia eccitazione. Smette di baciarmi e mi guarda dritto negli occhi, mentre smette pure di dare spinte, ne avverto la perdita.

«Nicolas...» mi lamento.

«Vuoi che ti faccia venire?» sussurra malizioso. «Come stava per succedere prima?» Annuisco debolmente e lui sorride soddisfatto, riprendendo i suoi movimenti veloci. Altri gemiti abbandonano le mie labbra e subito dopo vengo percossa da mille brividi e le gambe tremano. Esce da me e completo l'opera con la bocca. «Sei fantastica!» dice, mentre anche lui raggiunge il culmine, svuotandosi sui miei seni.

Usciamo dalla doccia e indossiamo l'accappatoio. Lui si avvicina con un asciugamano e me la poggia sulla testa, cominciando a massaggiare. Lo guardo con un sorriso e mi rilasso sotto il suo tocco. Improvvisamente mi attira a sé e mi stringe in un abbraccio.

«Come mai quest'abbraccio?» chiedo.

«Ti dispiace?»

«Ovvio che no.» sorrido ancora e lo stringo a mia volta.

Resterei tra le sue braccia per tutta la vita, mi innamoro ogni giorno di più e un po' mi spaventa. Mi alzo sulle punte e gli do un bacio, poi alzo lo sguardo verso il mobiletto e leggo l'ora sul suo orologio. Sono le due e trenta, è tardissimo. Mi allontano da lui ed esco dal bagno, vestendomi velocemente.

«Che fai?» chiede, mentre si sistema i capelli.

«Vado a cucinare.»

Mi afferra per un polso. «Ferma. Ci vado io.»

«Non preoccuparti.»

«Shh.» mi zittisce, posandomi un dito sulle labbra. «È stata colpa mia se si è fatto tardi, quindi tocca a me cucinare!» mi fa un occhiolino e va in cucina.

Quando fa così lo riempierei di baci, sono davvero fortunata ad avere un uomo come lui al mio fianco. L'unica cosa triste è che dobbiamo nasconderci.

Dopo aver asciugato i capelli, raggiungo la cucina e mi siedo su una sedia, osservandolo che cucina e canticchia. Si rende conto della mia presenza e si avvicina per darmi un bacio sulla fronte, poi riprende a cantare. Non posso fare a meno di sorridere e pensare che sia di buon umore.

«Vuoi una mano?» gli chiedo.

«No, grazie. Rilassati.»

«Ok, capo!» dico con voce teatrale.

Scoppiamo entrambi a ridere e la cucina si riempie di armonia, oltre che odore di cibo. Ma dove lo trovo un altro così? È perfetto, ed è mio!

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