Capitolo 19
Rose
Finalmente le lezioni sono finite. È da stamattina che aspetto questo momento per poter andare da lui. Ho bisogno di sapere tante cose, ricevere le risposte a tutte le domande che ho nella testa. Se non mi ama più dovrà dirmelo e non lasciare le cose a metà. Spero davvero di trovarlo a casa, dovrei chiamarlo? Meglio di no, potrebbe scappare apposta. Continuo a chiedermi se ha finto per tutto il tempo, mentre io lo amavo davvero... cioè, lo amo ancora.
«Ehi, sei pronta?» mi chiede Mary, interrompendo i miei pensieri tormentati. Annuisco debolmente e con la paura negli occhi. «Vedrai che andrà tutto bene. Se vuoi posso accompagnarti.»
«Ti ringrazio moltissimo, ma è una cosa che devo fare da sola.»
«Sì, capisco. Qualsiasi problema, chiamami e correrò da te.» mi stringe le mani, mentre io le sorrido grata.
«Grazie di nuovo.»
Durante il tragitto non posso fare a meno di pensare a mille cose brutte; se dovesse dirmi che non mi vuole più? O peggio, che non mi ha mai amata? O peggio ancora, che ha un'altra? Non potrei sopportare un secondo tradimento, non da lui. Devo smetterla di farmi tutti questi problemi, non c'è nulla di certo e comunque sono arrivata, non mi resta che entrare nel suo vialetto e scoprire la verità. Per mia fortuna il cancello è aperto e salgo le scale che sembrano non finire mai. Arrivo fuori la porta del suo appartamento e l'ansia comincia a farsi strada in me, più di prima. Lentamente poggio l'indice sul piccolo campanello alla parete e mi costringo a suonare. Il cuore batte fortissimo e una piccola parte di me spera che non sia in casa. Suono ancora una volta, ma la porta resta chiusa. Non riesco a credere di aver fatto tutta questa strada per niente. Faccio alcuni passi verso le scale, per andare via, quando sento la serratura scricchiolare. Mi volto di scatto e la porta si apre, rivelando un Nicolas a petto nudo, con i capelli gocciolanti sulla fronte e con un piccolo asciugamano avvolto in vita. È così che si presenta alle persone che bussano alla sua porta? Adesso non è il momento di fare scenate, sono qui per parlargli. Non posso fare a meno di fissarlo, l'ho sempre trovato bellissimo e quando lo vedo così, lo è ancora di più.
«Cosa ci fai qui?» chiede sorpreso.
«Posso entrare?»
Esita per un po', dopodiché mi fa un cenno col capo. Sospiro con gratitudine, mentre varco la soglia di casa sua. Non riesco a togliergli gli occhi di dosso e d'un tratto mi viene da fare soltanto una cosa; mi precipito tra le sue braccia, stringendolo, e sembra ricambiare. Ma improvvisamente mi sposta, spegnendo il mio entusiasmo.
«Rose, cosa ci fai qui?»
«Io...» non riesco a trovare le parole. «Devo parlarti.»
«Abbiamo già parlato a casa tua.»
«No» scuoto la testa. «tu hai parlato, anzi, hai farneticato parole senza senso.»
«Torna a casa.» sbuffa scocciato.
«Dimmi che cosa ti ha fatto cambiare idea.» insisto, con le guance che bruciano per l'imbarazzo.
«Smettila di fare la ragazzina e torna a casa!» ordina serio.
«Ho fatto qualcosa di male?» gli chiedo con il pianto in gola.
«Non ho nulla da dirti.»
«Ho il diritto di saperlo!» sbotto.
«Adesso smettila!» urla. «Stai peggiorando soltanto le cose.»
«Tu le peggiori, non dicendomi la verità!» urlo a mia volta «Le storie finiscono se ci sono dei motivi, il tuo qual è?»
Non risponde e volta lo sguardo altrove. È ovvio che non mi ama e credo che non l'abbia mai fatto. La cosa peggiore è che non vuole dirmelo e non so più cosa fare. Gli occhi mi bruciano e non posso permettere alle lacrime di evadere, non piangerò davanti a lui. Mi volto di scatto, uscendo di casa e correndo, mentre le lacrime mi bagnano il viso. Perché mi ha trattata così? Non posso credere che sia accaduto di nuovo, è una maledizione! Non ha nemmeno cercato di fermarmi e mi odio per essere andata nel suo appartamento. Esco dal palazzo, fermandomi per qualche secondo, devo riprendere fiato. Avrei dovuto immaginare che prima o poi sarebbe finita, nulla dura per sempre e l'amore è solo un'enorme cazzata, fatto apposta per le stupide come me.
È un'ora che cammino senza meta, non so proprio dove andare e ho finito tutte le lacrime. Non ho fatto altro che fissare lo schermo del cellulare, sperando di vedere apparire un suo messaggio o una sua chiamata. Inutile dire che non è successo e non credo accadrà mai. Mi sono illusa, di nuovo, come una completa idiota. Quando imparerò? Probabilmente mai e sarà davvero molto dura vivere senza di lui. Non posso fare a meno di pensarci e mi si stringe il cuore ogni volta.
«Ma guarda chi si vede, cosa ci fai da queste parti?» chiede una voce alle mie spalle. Mi volto e vedo Erik. Perché proprio lui? Questa è decisamente una delle giornate più brutte della mia vita. «Hai pianto?» mi chiede, scrutando bene il mio viso.
«No.» sorrido in modo falso.
«E invece sì, stavi piangendo.» Nel sentire quelle parole, non posso fare a meno di singhiozzare, dando nuovamente sfogo alle emozioni. Dannati sentimenti! Perché lo sto facendo? Per di più davanti a lui. D'un tratto mi afferra per le spalle e mi stringe tra le sue braccia. Non riesco a fermare le lacrime, né respingerlo. «Cosa ti è successo?» Continuo a non rispondergli. «Quel tipo ti ha lasciata?»
Ma è così evidente? Mi allontano da quell'abbraccio e mi ritrovo a fissare i suoi occhi azzurri. Sembra davvero preoccupato, il che non è per niente normale, non gli è mai importato di me.
Pochi minuti dopo, mi ritrovo seduta sul sedile della sua macchina. Non so perché mi sono lasciata convincere, accettando il suo passaggio a casa. Non importa, tanto peggio di così non può andare.
«Rose, dimmi qualcosa.» dice preoccupato.
«Cosa vuoi che ti dica?» chiedo spazientita.
«Finalmente hai parlato.» ridacchia. «Che ne dici se ora ti porto a casa, ti sciacqui quel visetto pieno di lacrime e poi ce ne andiamo a cena fuori?» Lo fisso accigliata e incrocio le braccia al petto. Cos'è, una delle sue trappole? «È solo una cena tra amici, non farò nulla che tu non voglia.» aggiunge con sguardo dolce. Che strano, non l'ho mai visto così, è sempre stato prepotente, soprattutto violento. È di Erik che stiamo parlando, potrebbe riservarmi qualche brutto tiro. «Allora?»
Attende una mia risposta. Ma è semplice, mi basta dirgli un no.
«Va bene.»
Cosa? Ho davvero accettato? Mi contraddico pure da sola, adesso? Sono fuori di testa, questa brutta storia mi ha rincitrullita.
«Benissimo.» sorride felice. Ancora non posso credere di avere accettato, e se dovesse farmi del male? Be', ne paghi le conseguenze, cara Rose. «Siamo arrivati. Passo a prenderti alle sette?»
«Okay.»
«A dopo.» afferra la mia mano e la bacia.
Lo guardo spiazzata e scendo immediatamente dalla macchina. Ormai, quel che fatto è fatto, non si torna indietro. Entro in casa e corro dritta verso la mia camera. Non ho voglia di incontrare Michael o mia madre, mi tempesteranno di domande ed è l'ultima cosa di cui ho bisogno. Apro la porta e sobbalzo, vedendo Michael seduto sul mio letto.
«Ciao, sorellina.» mi saluta con un sorriso falso stampato sul viso.
«Cosa ci fai in camera mia?»
«Ti aspettavo.»
«Perché?»
«Lo sai il perché.» Mary gli ha raccontato qualcosa? Pensavo che si parlassero appena. Cacchio! «Rose, che cos'hai?» mi chiede, mentre si alza dal letto.
«Assolutamente niente. Vado a farmi una doccia.»
Cerco di scappare in bagno, ma non faccio in tempo, riesce a fermarmi. Mi mette una mano sotto al mento e mi tira su la testa.
«Hai pianto.»
«No, è solo congiuntivite.»
Certo che potevi trovare una scusa migliore. Mi ricorda il mio cervello.
«Non mentire, lo so che tu e Nicolas non state più insieme.»
«E allora? Non... ci amavamo più.» dico con difficoltà.
«Sì, certo.»
«Ora lasciami andare, che devo prepararmi per stasera.»
«Dove vai?»
«Esco.»
«Con chi?»
Perché è così sospettoso?
«Amici.» dico infine.
«Cioè?»
«Non li conosci.»
Mi libero velocemente dalla sua presa e scappo in bagno, chiudendomi dentro. Se fossi rimasta ancora un po', avrebbe di sicuro scoperto con chi devo uscire e non mi sembra proprio il caso.
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