Capitolo 17
Rose
La sveglia suona, annunciando l'arrivo di un nuovo giorno, ma ho già gli occhi aperti da più di un'ora. Non ho dormito bene, pensando a quello che è accaduto tra me e Nicolas, ancora non riesco a trovare una spiegazione al suo comportamento e ho deciso di lasciar perdere. Zittisco la sveglia sul comodino e afferro prontamente il cellulare, restando delusa; Nicolas non mi ha inviato il buongiorno, come faceva sempre. Apro whatsapp, poi la sua chat e digito "buongiorno", ma non lo invio, eliminandolo immediatamente. Non voglio fare io la prima mossa, lo lascerò in pace, se è questo che vuole. Gli lascerò vivere la sua vita, facendomi da parte.
Non ho nemmeno fatto colazione, quando la mamma mi ha informata che Michael era già uscito, contavo di andare a scuola con lui, ma invece mi tocca andarci da sola, come spesso accade ultimamente. Mi chiedo cos'abbiano tutti, è una specie di scherzo? Strada facendo incontro Mary ed è molto strano, dato che è sempre puntualissima.
«Ehi, ciao.» la saluto, mentre la raggiungo.
«Ciao.» risponde, accennando un sorriso.
«Hai fatto tardi?»
«Sì.» sbuffa. «Mi si è spento il cellulare e la sveglia non è suonata, mi sa che è morto.»
«Devi comprare una sveglia, te lo dico sempre.»
«Hai ragione.» Eppure mi sembra così strana. «Senti, Rose... devo chiederti una cosa.»
Ecco, sapevo che ci fosse qualcosa di strano.
«Dimmi.»
«Vorrei sapere... Nel ristorante dove lavori, assumono ancora?»
«Non lo so, dovrei chiedere. Perché?»
«Vorrei lavorare anche io.» sbotta.
Resto spiazzata. Mary non ha mai avuto problemi di soldi, la sua famiglia è ricca... forse ha bisogno di aiuto?
«Come mai?»
«Vorrei essere indipendente, esattamente come te.»
«Allora credo proprio che prenderai il mio posto.» le dico tutto d'un fiato, senza pensarci troppo.
«Cosa vuoi dire?»
«Vuoi sapere l'ultima?»
«Certo.»
«Il proprietario del ristorante è il padre di Erik.» ammetto sconfitta.
«Erik Hamilton?» chiede sorpresa. «Non capisco dov'è il problema.» La guardo sconvolta. Come fa a non capire dov'è il problema? Ha dimenticato cosa mi ha fatto Erik? Tutte le oppressioni, i tentativi di violenza. D'un tratto scoppia a ridere e non so cosa dire. Sono confusa. «Dovresti vedere la faccia che hai fatto.»
Scuoto la testa e alzo gli occhi al cielo. Da quando lei e Michael si sono lasciati è più esaurita di me.
«Scema!» le do una pacca sulla spalla.
«Non puoi permettere a quell'idiota di Erik di rovinati la vita!»
«E cosa potrei fare? Dovrei dirlo a Nicolas...»
«No!» risponde prontamente. «Non farlo.»
«Appunto.»
«Cercare altrove?»
«Come faccio? Non ho ancora il diploma, è stato un caso che mi abbiano presa.»
«Uhm... be'...»
«Devo lasciar perdere?»
«No, ma dovrai tenere Nicolas all'oscuro... so che non è un buon consiglio, ma gli uomini sono idioti e vanno sempre alla conclusione sbagliata.»
Questo è vero... Ma allora cosa faccio? Dovrò lasciare il lavoro a causa di Erik? Be', questo è da vedere, probabilmente Nicolas non vorrà più saperne di me, quindi...
***
Siamo già alla ricreazione e il peggio è che dopo verrà Nicolas a fare lezione. Vorrei non doverlo incontrare e il tempo è passato troppo in fretta. L'ansia comincia a farsi strada in me e la sensazione non mi piace per niente. Volto lo sguardo verso Mary e vedo che sta chattando con qualcuno. Ecco un'altra delle sue stranezze e la mia curiosità non lascia perdere.
«Con chi parli?» chiedo.
«Ehm...» È a disagio. «un ragazzo che ho conosciuto quella sera al Cyber, mi invia messaggi da tre giorni, dice che vuole incontrarmi e roba simile. È carino, ma io...»
«Pensi ancora a Michael.» concludo la frase per lei.
«Odio ammetterlo, ma lo amo ancora.»
«Allora riprenditelo!»
«Non è semplice.»
«Certo, se lo vuoi davvero.»
Forse parlo più a me stessa... devo riprendermi Nicolas, non posso perderlo, lo amo più della mia stessa vita. Proprio in quel preciso istante, varca la soglia e il mio cuore perde un battito. I nostri sguardi si incrociano per qualche secondo, ma nel suo non leggo alcuna emozione. È finita? Mi si stringe il cuore al solo pensiero. Tutti i miei compagni si alzano ed escono dalla classe, mentre io mi dirigo verso la cattedra. Non mi degna di uno sguardo.
«Nicolas, io...» cerco di scusarmi con lui, ma non ci riesco.
Si alza di scatto, fa il giro della cattedra e mi prende il viso tra le mani.
«Ti amo.» sussurra e mi bacia con foga. Non me l'aspettavo, pensavo che mi ignorasse, che mi odiasse. «Scusami, ti prego.» dice a pochi centimetri dalle mie labbra.
«Scusami tu.» Mi abbraccia forte. «Ti amo anche io.»
Per un attimo ricambio le sue dimostrazioni di affetto, ma poi mi allontano, un po' a disagio.
«Se qualcuno ci vedesse, sarebbe la fine.»
«Sì, hai ragione. Andiamo?»
Annuisco e insieme raggiungiamo la palestra. Le cose tra di noi sembrano essersi risolte, ma è comunque strano, sembra triste, come se ci fosse qualcosa che non va.
Durante la lezione non ha fatto altro che starsene per conto suo e con il cellulare tra le mani. Prima mi dice che mi ama, poi mi ignora, capisco che dobbiamo fare finta di nulla, ma avrebbe potuto farmi capire che è tutto a posto. Ora sono a casa, non mi ha offerto neppure un passaggio, sembrava andare di fretta. Un'altra stranezza da aggiungere alla mia collezione. Ho una brutta sensazione da quando mi sono messa a studiare, come se stesse per accadere qualcosa, infatti non riesco a concentrarmi. Magari è solo stanchezza, non so. I miei pensieri vengono interrotti dal rumore della porta che si apre appena. Mia madre varca la soglia e tra le mani ha un vassoio pieno di cose buone.
«Mamma, non dovevi, sarei scesa in cucina.» le dico sorridente.
«Stai studiando, non volevo disturbarti. Ma ora mangia qualcosa.»
«Grazie.»
«Oggi ho la giornata libera, quindi mi occupo di te e Michael.»
«Non preoccuparti.»
«Shh. Mangia!»
«Sissignora!»
Esce dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle. Le cose che mi ha portato potrebbero sfamare un esercito, forse ha pensato di rendermi obesa? Ridacchio e do il primo morso sul panino. È buonissimo. Bevo un sorso di coca cola e vengo interrotta dalla porta, che si apre di nuovo.
«Rose, c'è il tuo professore di educazione fisica giù in soggiorno.» mi informa mia madre.
La guardo con occhi sgranati. «Nicolas? Cioè, voglio dire, il professor Nicolas?»
Perché è venuto a casa mia? Non poteva telefonarmi per accertarsi che fossi stata sola?
«Sì. Dice che deve parlarti di una cosa urgente, che tratta la pallavolo. Da quando i professori vanno a casa delle alunne per parlare di una lezione?» si acciglia.
«Uhm... digli di salire, per favore.»
«Sei sicura?»
«Sì, è solo il mio professore.»
Annuisce rassegnata ed esce dalla stanza. È molto strano che sia venuto qui, cosa vorrà dirmi? Spero solo che mia mamma non abbia capito nulla. Dopo pochi secondi, Nicolas bussa alla porta.
«Posso entrare, Rose?»
«Sì.» deglutisco. Venga, professore...»
Nicolas entra in camera, chiudendo la porta alle sue spalle e allora posso finalmente abbracciarlo.
«Cosa ci fai qui?» sussurro e gli bacio il mento. «mia madre potrebbe sospettare.»
Non ricambia il mio abbraccio e mi fissa serio.
«Ho bisogno di parlarti.»
«Cosa succede? Perché mi guardi con questa faccia?» chiedo preoccupata.
«È l'unica faccia che ho, Rose.»
«Dai, non scherzare.» rido nervosa. Mi avvicino nuovamente e gli accarezzo il viso, ma lui afferra entrambi i miei polsi e mi allontana. Ma cosa gli prende? Perché mi tratta così? Avrà saputo di Erik? «Non... vuoi che ti tocchi?» chiedo con difficoltà.
«Siediti, per favore.» chiede con sguardo basso. Faccio come mi ha detto e lo osservo sedersi accanto a me, ma non molto vicino. «Questi mesi con te...» comincia ed io ho il cuore in gola. «sono stati i più belli di tutta la mia vita.»
«Vale lo stesso per me.» dico sorridendo.
«Lo so. È stato tutto perfetto, sei la donna che ogni uomo vorrebbe avere accanto, mi hai fatto riscoprire l'amore, quando pensavo di non essere più in grado di provarlo.» sospira. «Sei stata molto importante, Rose.»
«Sono stata? Perché parli al passato?»
«Perché...» abbassa lo sguardo.
Gli prendo il viso tra le mani. «Nicolas, guardami negli occhi.»
«Rose... noi due...» si interrompe e deglutisce.
«Noi due, cosa?» chiedo con le lacrime in gola e gli occhi che bruciano.
«Non siamo fatti per stare insieme.» dice tutto d'un fiato. «Per favore, non...»
«Mi stai lasciando?» lo interrompo disperata.
Comincio a tremare e mi rendo conto che le lacrime sono già scese da qualche secondo. Mi alzo dal letto e porto una mano sulla bocca, incredula per quello che ho appena sentito.
«Rose, ti prego, non fare così.» dice, mentre mi afferra per un polso.
Mi volto di scatto e vedo che sta piangendo anche lui.
«C'è un'altra?» gli chiedo con voce tremante.
«È complicato...»
«Che cazzo significa?» quasi urlo. «Non mi ami più?»
Non risponde e abbassa la testa verso le sue mani. Allora è così, ha un'altra...
Chiudo gli occhi e mi volto contro il muro. «Va via.»
«Abbi cura di te.» dice sottovoce.
Lo sento raggiungere la porta, aprirla e richiuderla, lasciandomi sola nell'oblio. Non può essersene andato davvero. Con le sue poche parole, mi ha gelato l'anima. Le lacrime scendono ininterrotte e ancora non credo che sia accaduto. È solo un brutto sogno, vero? Vorrei corrergli dietro e pregarlo di non andare via da me. Riesco a muovermi, ma comincio ad urlare e a mettere a soqquadro la stanza. Prendo i libri e li lancio per aria, i cuscini, il telecomando della tv, ogni cosa. Mentre sto per lanciare anche il cellulare, mio fratello varca la soglia e mi costringe a fermarmi.
«Rose, calmati!» urla, tenendomi ferma per le spalle. Lo abbraccio e piango, piango come non ho mai fatto in tutta la mia vita. «Cos'è successo?»
Non riesco a parlare, lo stringo forte a me, lui non dice più una parola, mi accarezza la testa e mi da un bacio sulla fronte. Perché è accaduto di nuovo? Cos'ho che non va?
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