Capitolo 12

Rose
Nicolas esce dal bagno a petto nudo e con indosso soltanto dei boxer neri, è una visione fantastica. Si sdraia sul letto, mentre io resto a fissarlo affascinata. È talmente bello che io mi sento brutta.

«Cosa fai ancora lì? Vieni accanto a me.» mi invita.

«Ne è sicuro, professore?» dico in modo teatrale.

«Mi piace quando mi chiami professore.» si morde il labbro.

«Ah, sì?»

Gli sorrido e lo raggiungo a letto, gattonando fino al suo corpo. Ci guardiamo per qualche secondo, dopodiché mi bacia con dolcezza e mi fa sdraiare, mettendosi su di me. Mi sfila velocemente la maglietta e mi stringe un seno, ancora coperto. Avvolgo le braccia intorno al suo collo e chiudo gli occhi. Ormai ci vediamo così poco che fare l'amore è diventato una rarità. Con una mano, va dietro la mia schiena per slacciare il reggiseno, alzo leggermente il busto per facilitargli la cosa. Me lo sfila e lo lancia sul pavimento.

«Ti amo tantissimo, Rose.» mi dice con sguardo pieno d'amore e dolcezza.

«Ti amo anche io.» sussurro.

Ci baciamo nuovamente, mentre con le mani mi sfiora i seni, facendomi provare sensazioni mai provate prima e ciò mi convince ancora di più dei sentimenti che provo per lui. Smette di baciarmi sulle labbra e comincia col collo, fino alla clavicola e nel mezzo dei seni. Mille brividi invadono il mio corpo, al contatto con la sua pelle calda. Continua a scendere, fino ad arrivare al ventre e sfilare i miei jeans. Mi osserva le parti intime, ancora coperte dagli slip, dopodiché mi guarda dritto negli occhi.

«Chiudi gli occhi.» dice serio.

«Perché?»

«Fallo!» ordina serio.

Mi acciglio, ma eseguo la sua richiesta. Sento le sue mani sui fianchi, poi lentamente fa scendere le mutandine, rendendomi completamente nuda ed esposta a lui. Non sto più nella pelle. D'un tratto lo sento allontanarsi, ma ritorna pochi secondi dopo; deduco che si sia messo il preservativo, ma non ne sono sicura. Mi divarica le gambe e avverto la sua mano sfiorare il mio punto più sensibile, dopodiché una sensazione di umido e morbido. Mi lascio scappare un gemito e poi apro gli occhi per vedere cosa sta facendo. È chinato tra le mie gambe e mi sta assaggiando. Non avevamo mai fatto nulla del genere e la sensazione che sto provando è davvero fortissima.

«Nicolas...» sussurro il suo nome e gli stringo i capelli tra le mani, mentre lui continua.

«Dimmi che ti piace.» chiede un po' preoccupato.

«Sì...»

«Vieni, Rose.»

Emetto un altro gemito e come se il mio corpo rispondesse ai suoi comandi, raggiungo l'orgasmo più intenso della mia vita. Urlo e continuo a stringere i suoi capelli. Smette di fare quella cosa ed entra in me con decisione, cominciando a muoversi velocemente. Mi accarezza i capelli e ci ritroviamo a fissarci negli occhi. Farlo così è ancora più bello, non pensavo che si potesse superare il limite. Penso che il lato più bello del fare l'amore sia guardarsi negli occhi, sono lo specchio dell'anima, da loro capisci tante cose ed è bellissimo.

Nicolas
Sono le tre del mattino e Rose dome beata al mio fianco, a pancia in giù e avvolta da un lenzuolo. È bellissimo contemplarla mentre dorme, ha un'aria così serena, così dolce, non la solita imbronciata. Vorrei che questa notte fosse infinita. Vorrei che tutto il mio passato svanisse e ci fossimo soltanto noi due. Nessun sbaglio, nessuna incomprensione e nessun segreto. Ma potrà mai essere possibile tutto questo? Una parte di me vorrebbe urlarle la verità, ma l'altra ha paura, paura che possa finire tutto, se dovesse scoprire questo lato della mia vita. Non so se glielo dirò mai, non mi resta altro che godermi ogni istante.

È da ore che cerco di dormire, mi volto da una parte all'altra, ma niente, non ci riesco. Non ho fatto altro che pensare alle mie bugie e che oggi pomeriggio avrò appuntamento con Marika. Non posso proprio mancare, soprattutto non voglio farlo. Guardo l'ora dall'orologio che ho sul polso e mi rendo conto che è arrivato il momento di svegliarla, sono quasi le sette.

Gli poso un bacio sulla spalla nuda e apre gli occhi lentamente, dopodiché si stiracchia.

«Buongiorno, stellina.» le dico sorridente e le poso un altro bacio, stavolta sulla fronte.

«Buongiorno, professore.» risponde con la voce arrochita dal sonno. «Che ore sono?»

«Le sette meno dieci.»

«Allora è ancora presto.»

«Non per te, piccola.» ridacchio. «Tirati su.» le ordino ironico.

«Che antipatico! Fammi riposare ancora un po'.»

Si copre con le lenzuola fin sopra la testa e si volta dall'altro lato. Mi avvicino di più e comincio a farle il solletico sui fianchi.

«Smettila.» si dimena e ride.

«Allora alzati.» continuo, mentre lei non la smette di ridere. «Sbrigati!»

«Uffa, devo proprio andarci a scuola?»

«Sì!» rispondo serio. Comincia a sbuffare e mette il broncio. «Non mi fai pena. Va a farti una doccia che ti accompagno.» ridacchio.

«Va bene.»

Si alza dal letto e raggiunge finalmente il bagno, chiudendosi al suo interno. Dopo essermi accertato che sia sotto la doccia, afferro il cellulare dal comodino e chiamo Marika.

«Nicolas.» risponde subito, anche se dal tono di voce credo che stesse dormendo.

«Volevo dirti che ci vediamo alle quattro, come avevamo stabilito.»

«Perfetto!» esclama con entusiasmo. «A dopo, amore mio.»

«Marika?» la chiamo, indispettito.

«Sì?»

«Non chiamarmi così.»

«Scusami...»

«A dopo.»

«Ciao.»

Riattacco e mi vesto velocemente. Mi sistemo un po' i capelli ed esco di casa, diretto al bar dietro l'angolo.

Ritorno a casa con quattro cornetti e due cappuccini. Non c'era molta gente, ma Rose è ancora sotto la doccia. Perché le donne impiegano così tanto a lavarsi? Non lo capirò mai. Mi avvicino alla porta del bagno e do un colpetto su di essa.

«Sì?» chiede.

«Hai finito?»

«Sì.»

Sento che chiude il rubinetto, finalmente. Vado in cucina e mi siedo, tirando fuor i cornetti e posizionandoli su un vassoio. Pochi minuti dopo, la vedo apparire, in tutta la sua bellezza e già vestita per la scuola.

«Mhh. Hai preso i cornetti?» chiede con aria compiaciuta.

«Sì, ma sono tutti per me.»

«Cosa?» ridacchia e cerca di afferrarne uno, ma non glielo permetto. «E dai, Nicolas.»

Mi viene da ridere, è così buffa quando si innervosisce.

«Devi stare attenta alla linea.» le dico con ironia.

«È un modo carino per dirmi che sono grassa?» Non posso fare a meno di ridere. «Scemo!» Riesce a prendere un cornetto e mi fa una linguaccia. «Piuttosto, sta attento tu alla linea, oppure va a finire che ti ritrovi una tartaruga al contrario.»

«Spiritosa.»

Ridiamo insieme e mi piace tantissimo questo momento di pura pace armoniosa. Mangiamo i cornetti e beviamo il cappuccino, dopodiché guardo l'ora sul cellulare, si sta facendo tardi.

«Andiamo.» le dico, alzandomi dalla sedia.

«Che palle!» sbuffa.

«Sbrigati, è l'ultimo anno.»

«Direi che è ancora l'ultimo anno.»

«Pigrona.»

«Idiota.»

«Hai sempre la risposta pronta, a quanto pare.»

«Sì e anche tu.»

Scuoto la testa e sorrido. Non riesco a dire altro, è troppo carina quando fa così.

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