Capitolo 11

Mary
Stamattina Michael mi ha ignorata fuori scuola e un po' me lo aspettavo dato che l'ho mollato, però ciò non toglie che non abbia fatto nulla per impedire che accadesse, gli starà bene così. Ammetto di amarlo ancora e un po' mi pento di quello che ho fatto, l'impulsività è una brutta cosa, ma ormai non posso tornare più indietro, doveva andare così. Ho bisogno di bere qualcosa di forte, non ce la faccio più, i pensieri mi stanno tormentando e i sensi di colpa divorando. Esco di casa e mi dirigo al bar vicino la scuola. Sono solo le cinque del pomeriggio, quindi è quasi vuoto. Mi siedo al tavolino e guardo fuori, attraverso il vetro, pensando nuovamente a lui. Mi rendo conto di doverla smettere e che è inutile piangere sul latte versato. Arriva il cameriere, chiedendomi cosa voglio ordinare, distraendomi dai pensieri tormentati.

«Uhm...» sono confusa. «una vodka doppia alla fragola. Grazie.»

Fa un cenno con la testa e va via, lasciandomi di nuovo ai pensieri. Mentre aspetto il drink, continuo a guardare fuori e proprio in quel preciso istante vedo Nicolas. È dall'altra parte del marciapiede, intento a parlare al cellulare, dopodiché entra in macchina e mette in moto. Aveva un'aria un po' strana, forse arrabbiata. Mi chiedo cosa ci facesse da queste parti. Be', non sono affari miei.

Rose
Stasera c'è poca gente al ristorante, quindi meno lavoro per noi, fortunatamente. Non pensavo che lavorare fosse così faticoso, soprattutto in questo posto, ma non mi lascerò demoralizzare, ho un obiettivo e lo porterò a termine! Domani finirà la settimana di prova e spero davvero che il signor Hamilton mi assuma, anche perché ce la sto mettendo davvero tutta.

«Ciao, Rose.» mi saluta Grace e dietro di lei le altre due ragazze.

«Ciao.» rispondo fredda, ma solo perché sono impegnata a fare i conti della sera prima.

«Ti va di uscire con me, Megan e Lena, sabato?» chiede, sedendosi al tavolo con me.

«Scusami un attimo, finisco questi conti e parliamo.» Resta impassibile, ma non intende andarsene, infatti provo un po' di soggezione. Non so se mi va di uscire con loro tre, le conosco pochissimo e poi sembrano le tre moschettiere, sempre insieme. «Dicevi?» chiedo con disinvoltura e chiudendo il bloc-notes.

«Se ti va di uscire con noi.»

«Ehm... io...» In realtà non mi va, ma non voglio risultare scortese e asociale. «Ve lo farò sapere.»

D'un tratto, afferra il mio cellulare dal tavolo e compone il suo numero. Lo trovo davvero un gesto poco carino, poteva chiedermelo.

«Questo è il mio numero, fammi uno squillo.»

«Sì, va bene.» le regalo un sorriso finto.

Mi fa un occhiolino e va via, seguita dalle due seguaci.

***

Stasera ho finito prima di lavorare, infatti sono solo le dieci e mezzo. Ora sto aspettando Nicolas, che tarda ad arrivare; spero che non mi dia nuovamente buca, non saprei cos'altro pensare. Tiro fuori il cellulare dalla borsa, sto per comporre il suo numero, quando una presenza mi fa spaventare a morte.

«Zayn!» quasi urlo, appena mi rendo conto che è dietro di me.

Perché appare sempre in questo modo spettrale?

«Sembravi imbalsamata.» mi prende in giro.

«Arrivi sempre come un fantasma.» rispondo irritata.

«Hai mai pensato che sei tu ad essere distratta?» ridacchia.

Be', non ha tutti i torti, ma non è nessuno per prendermi in giro e soprattutto prendersi tutte queste confidenze, nonostante lo tenga alla larga da anni.

«Cosa vuoi?» gli chiedo nervosa.

«Solo tenerti compagnia.» si poggia al muro, al mio fianco.

Se Nicolas vedesse Zayn non mi permetterebbe più di lavorare, è molto geloso e sa cosa prova per me. Si avvicina di più a me e io mi allontano di un paio di passi.

Ride e alza le mani in senso di resa. «Sta tranquilla, non farò nulla, se è questo che ti preoccupa.»

«Non mi preoccupo di nulla!» sbotto.

Crede davvero di essere così irresistibile?

«Ah, sì?» si avvicina nuovamente e mi guarda malizioso.

Mi acciglio e lo guardo male. Anche se è un bel ragazzo non mi importa affatto di lui, non mi è mai importato, è una persona troppo invadente ed irritante. Improvvisamente mi squilla il cellulare e fortunatamente è Nicolas. Senza salutare Zayn, corro sul retro e vedo la sua macchina. Entro al suo interno e gli do un bacio sulla guancia.

«Finalmente!» sbotta arrabbiato.

Oddio, non è un buon segno, avrà visto Zayn?

«Che...» mi schiarisco la voce. «Che cosa ti prende.»

«Lascia perdere.»

Gli prendo il viso tra le mani e lo volto verso di me.

«Nicolas, che succede?»

«Niente!» sbotta e si libera dalla mia presa, dopodiché mette in moto e parte.

Resto allibita e non riesco a capire perché ce l'ha così tanto con me. Si comporta da immaturo e dovrebbe essere lui quello "adulto".

«Sta calmo.» dico irritata. Improvvisamente ferma la macchina, facendomi sobbalzare. «Ma sei scemo? Potevo finire contro il vetro.» urlo spaventata.

«Esiste la cintura di sicurezza, usala.»

«Perché sei così nervoso?» incrocio le braccia al petto.

«Chi era quello fuori dal ristorante?» chiede irritato.

Cazzarola!

«È per questo che sei arrabbiato?»

«Rispondi alla mia domanda!» ordina.

«È un collega di lavoro.» faccio la vaga, senza dirgli che era Zayn.

«Ci stava provando?»

«Ovviamente no. E poi, anche se fosse, non avrei ceduto.»

«Cosa?» mi urla in faccia.

Sembra davvero un'altra persona quando è furioso. Mi è capitato rare volte di vederlo in questo stato.

«Adesso smettila!» urlo ancora di più. «Se non ti fidi di me, non è affar mio.»

Mi guarda malissimo, ma resta in silenzio, dopodiché mette in moto. Mi ha davvero trattata come una stupida, come se l'avessi tradito. Gli uomini sono così ottusi.

Ormai sono quindici minuti che non dice una parola e vedo che prende una strada diversa dal solito. Mi acciglio e incrocio le braccia al petto.

«Non stai andando a casa mia?» Non risponde, fingendo che non gli abbia parlato. Non pensavo fosse così collerico, sta tirando su un polverone per nulla. «Dove mi stai portando?»

«A casa mia.»

«Perché?»

Non risponde, ignorandomi di nuovo. Che odio quando si comporta in questo modo.

Dieci minuti dopo, parcheggia la macchina nel suo vialetto e scende ad aprirmi la portiera. Prima mi tratta male e poi fa il galante? Mi porge la mano e mi rivolge il solito sorriso affascinante che adoro. La afferro e gli sorrido a mia volta. Ma come fa a comportarsi così? E come faccio io a dimenticare tutto, ogni volta che mi sorride? Scendo dalla macchina e lo seguo fin dentro l'appartamento. Lascio la sua mano e mi siedo sul divanetto in soggiorno, seguita da lui. Mi ammira per un po', mettendomi in imbarazzo, poi afferra una ciocca dei miei capelli e la sposta dietro l'orecchio.

«Nicolas, che c'è?» gli chiedo. Fa spallucce e continua a fissarmi. «Sembri un idiota.» lo prendo in giro, sperando di suscitare una reazione.

Ma continua a fissarmi, inerme. Vorrei capire cos'ha che non va in quella testa. Cerco di alzarmi dal divano, ma non me lo permette, attirandomi a sé.

«Volevo solo scherzare un po', non te la prendere.» dice con un mezzo sorriso.

Incredibile.

«Sei uno stronzo.» sbotto. «Prima mi accusi, vedendomi parlare con il mio collega, poi fai finta di niente e mi prendi in giro.»

«Sai benissimo che non sono arrabbiato per quello.»

«Allora per cosa?»

«Credi davvero che sia uno stupido? Quello era il tizio che cercò di baciarti quella sera al pub, ed io per impedirlo gli versai dell'acqua sui pantaloni.» Lo guardo colpevole e mi sento male per avergli mentito. «Quello che non capisco è perché non me l'hai detto.»

«Davvero me lo chiedi?»

«Certo.»

«L'hai soltanto visto parlarmi e hai reagito in questo modo, figuriamoci se te l'avessi detto.»

«Quindi, se non ti avessi visto, me l'avresti tenuto nascosto.»

«No, Nick... solo che aspettavo il momento giusto per farlo. Scusami...»

«E poi so riconoscere quando qualcuno ci prova, sono un uomo.»

«Sta tranquillo, so perfettamente badare a me stessa.»

«Scusami se ti ho urlato contro, ma non ci ho visto più.» dice a testa bassa.

«Scusami tu, dovevo parlartene subito, ma ho avuto paura.»

«Non devi provare questo nei miei confronti, non ti impedirò mai di fare qualcosa, anche se la trovo sbagliata.» Sospiro sollevata. «Ero anche abbastanza stressato, perdonami.»

«Cos'è che ti stressa?»

«Il troppo lavoro, vederti così poco... Per questo ti ho portato qui, voglio trascorrere del tempo con te.»

«Ma come faccio, domani c'è scuola.»

«Semplice! Dormi qui da me?»

Dormire da lui? Cosa racconto a mia madre? Ma ovviamente, senza pensarci, faccio un cenno con la testa.

«Devo avvisare mia madre.»

«Certo. Intanto vado al bagno.»

Afferro il cellulare e compongo il suo numero.

«Tesoro, è successo qualcosa?» risponde allarmata.

«No. Tranquilla.»

«Devo venire a prenderti a lavoro?»

«No, volevo solo avvertirti che dormo da Mary.» mento.

«E me lo dici solo ora?»

«Scusa, è successo tutto all'improvviso.»

«Dimmi la verità, sei con il tuo fidanzato?» Cacchio! Come fa a capirlo da così lontano? «Sai che puoi dirmelo.»

«Va bene...» sospiro. «sono con lui.» ammetto imbarazzata.

«Domani c'è scuola.»

«Lo so, infatti non ho detto che non ci andrò.»

«Uhm... va bene. Buonanotte, tesoro.»

«Buonanotte, mamma.»

«Rose?»

«Sì?»

«Sta attenta.»

Arrossisco, intuendo immediatamente di cosa sta parlando.

«Sì... ciao.» riattacco.

Sono una frana a raccontare bugie, neanche al telefono riesco a farmi credere. Spero che non ci sia rimasta male, da quando è tornata incinta, è molto cambiata; prima non mi permetteva quasi mai di dormire fuori. Forse c'entra anche il fatto che sia cresciuta.

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