Capitolo XVIII
- Aoyama? - la voce di Ikoma mi fa sussultare.
Diamine.
Mancava giusto che mi vedesse una persona che conosco.
Ora sarà ancor più difficile scegliere la via della dichiarazione.
- Sì? - mi volto cercando di non dar a vedere il mio fastidio.
- A breve ricominci pure tu, vero? Vuoi che andiamo in classe assieme? - i suoi occhi si spostano da me a... Takashi.
Diventando stranamente timorosi - Come non detto, immagino tu ti faccia accompagnare da lui. -
- Eh? Io... - mi volto a guardare il biondo, trovandolo con un'espressione stranamente truce.
Espressione che gli sparisce appena mi tira a sé, cingendomi le spalle.
- Immagini bene. - gli sorride - Ci penso io a lei, tu vai pure avanti. Dopotutto, ha ancora un po' di tempo, no? -
- Sì, certo. - Ikoma s'irrigidisce, prima di salutarci e scappare via.
Giusto un istante prima di sentire il mio polso tra le dita di Takashi, che comincia a condurmi lungo i corridoi.
- Taka, dove stiamo andando? - domando confusa, notando la camminata essere verso la direzione opposta a quella della mia aula - Se ci allontaniamo troppo finirò per arrivare in classe in ritardo. -
- Non esiste che io ti lasci tornare là. - risponde semplicemente, proseguendo per la sua strada.
Strada che ci porta su per le scale, fino alla porta del terrazzo sul tetto.
- Perché siamo qui? Non si può uscire, tengono sempre chiuso durante questi eventi. - la sua mano mi lascia, per avvicinarsi alla maniglia.
Che tenta di abbassare.
- Te l'avevo detto che... - mi blocco, notandolo muoverla in maniera strana, fino a quando... - L'hai aperta. -
- Grazie tante, questo lo so da me. - ridacchia.
- Intendevo... come? - fisso la porta socchiudersi sempre più.
- La maniglia è difettosa da anni. Più o meno da quando ero in seconda, credo. Mi è bastato usare il trucchetto che utilizzavo al tempo. -
- Certo che avrebbero potuto ventilare l'idea di ripararla. - commento distrattamente.
- Ed al che come avremmo fatto ad intrufolarci qua fuori? - m'invita a precederlo.
- Non ti facevo uno studente ribelle, considerando la tua media di voti. - esco titubante.
Siamo soli, per davvero.
Completamente.
Il sole oramai sta calando e le voci degli altri ci raggiungono appena da lontano.
Cavoli...
Questo posto... è perfetto.
Oramai dovrei tornare in classe, ma come posso lasciarmi scappare questo luogo e momento?
- Non sono mai stato un ribelle. Venivo qui solo per sfuggire alla tipa che mi perseguitava, te la ricordi? - sbuffa, avvicinandosi alla ringhiera.
- Certo che sì. - lo raggiungo.
- D'inverno il terrazzo lo tengono sempre chiuso, ma quando scoprii della maniglia... decisi di approfittare di ciò per starmene un po' tranquillo. Anche se al freddo. - si volta verso di me, sorridendomi - In un certo senso si può dire che è il mio posto sicuro. Il mio rifugio. -
- Capisco. - punto lo sguardo a terra.
È scorretto guardarmi in maniera così dolce.
Mi manda il cervello in pappa in questo modo.
- Che volevi dire quando hai detto che non mi avresti lasciata tornare in classe? - decido di temporeggiare.
- La frase non era fraintendibile. Volevo dire ciò che ho detto. -
- Allora cambio domanda. - alzo gli occhi nei suoi.
Il cuore che comincia ad accelerare.
- Perché non vuoi lasciarmi tornare in classe? -
- Perché, dici? - sospira, voltandosi a guardare le persone sotto di noi - Il grosso della gente sta cominciando ad andare via. È egoista da parte mia tenerti qui, dopotutto è il tuo ultimo festival. Immagino tu voglia assaporare da vicino il falò, coi tuoi compagni. -
- Non ti sto seguendo affatto. - mi avvicino confusa.
Che ha oggi?
Il suo comportamento è davvero strano.
- Immagino. - ride senza allegria - Sono così complicato che a volte fatico a capirmi da solo. -
- Più che complicato ti definirei enigmatico. - lo tiro per una manica.
Per quasi tutto il pomeriggio mi era sembrato piuttosto di buon umore. Allora perché ora sembra così giù di corda?
Ho come la sensazione che se tornassi ora in classe, finirei per allontanarmi definitivamente dal suo cuore.
Non so perché, però... oltre al fatto che voglio stare con lui, sento pure di doverlo fare.
- Il che probabilmente è pure peggio. - sospira - Forse è il caso ti accompagni alla tua aula, anche se non ne ho proprio voglia. -
Eh?
Ho sentito bene?!
In che senso non ne ha voglia?
È stanco? O intendeva che non gli va a genio l'idea di lasciarmi andare?
Diamine... il suo tono mi fa pendere di più per la seconda ipotesi, ma... sarà così?
Ho come il presentimento che la risposta sia affermativa. Sul serio.
Il che è tutto dire, considerando il mio solito modo di pensare, però in fondo...
L'ha detto in una maniera così seria, tanto da non lasciarmi il minimo spazio per interpretare le sue parole come uno scherzo.
Oddio...!!
Quindi non vuole che torni in classe?
Desidera che resti con lui?
Calma Setsuna, calmiamoci.
- Se non ne hai voglia... perché non mi tieni qua? In fondo non mi preme così tanto vedere il falò coi miei compagni. - poggio la fronte sul suo braccio, sentendo il viso andarmi a fuoco.
Questo sì che è un comportamento audace, ma avevo già deciso di giocarmi il tutto per tutto oggi.
- Eh? Davvero? - il suo tono cambia, diventando di puro stupore - Ma non hai un impegno? -
Cielo!
Mi sono lasciata trasportare troppo dall'atmosfera?
- Ecco... sì, no... - mi agito - Effettivamente dovrei andare per svolgere il mio ultimo turno. Poi ci sono pure le pulizie della classe da fare. Non sarebbe carino lasciare tutto nelle mani degli altri. - quasi non respiro tra una parola e l'altra.
Dov'è finito il coraggio che ho mostrato un attimo fa?
Lo rivoglio indietro!!!
- Setsuna. - mi chiama, portandomi a guardarlo negli occhi.
- Vuoi restare con me ancora un po'? - domanda con una serietà disarmante nello sguardo.
Incatenandomi al blu profondo dei suoi occhi e rendendomi incapace di mentire.
Anzi, no...
Portandomi a volergli dire solo la verità.
- Sì. - annuisco col cuore in gola.
- Mi presti un attimo il tuo cellulare? - allunga una mano.
- Eh? Certo. - glielo porgo senza pensarci - Ma, perché? Il tuo è scarico? -
- No. - cerca qualcosa, trovandolo poco dopo.
Trovando... un numero.
- Chihiro? Sì, sono io, ottimo udito. - parla con la mia amica - È un problema se Setsuna salta il turno e le pulizie? Eh? Vuoi in cambio una torta tutta per te ed una per la classe? Nessun problema. Allora siamo d'accordo? Ok. - sbuffa - A questo non rispondo. Ciao e... grazie. - chiude la telefonata, restituendomi il telefono.
- Che ha detto? - sono sempre più confusa.
A cos'è che non ha voluto rispondere?
- Lei e... Suzuna? Credo fosse quello il nome. - riflette - Copriranno la tua assenza. A patto che io prepari due torte, come hai sentito. -
- Oh, ok. Mi sento un po' in colpa. - ribatto onestamente.
Per quanto io voglia rimanere con Takashi, resta il fatto che mi sto comportando scorrettamente.
- Chihiro ha detto che ti meriti un po' di riposo, dopo il lavoro svolto in questi giorni. E concordo con lei. - mi trapassa con lo sguardo - Non credere che non mi sia accorto che il menù conteneva in maggioranza dolci fatti da te. Quanto hai lavorato per preparare tutto? - allunga una mano, accarezzandomi col pollice sotto l'occhio destro.
- C-Come puoi dire con certezza che erano fatti da me? Avete ordinato solo tre tiramisù. -
È vicino.
È incredibilmente vicino!
E mi sta pure toccando in maniera estremamente dolce.
- Perché buona parte del menù era composto dai dolci che hanno ricevuto i punteggi più alti, tra quelli che ho giudicato negli anni. -
- Potrei anche aver delegato la preparazione d'essi ad altri. - cerco di non soffermarmi sul dito che ancora sta giocando sulla pelle del mio zigomo.
- Conoscendoti è improbabile. -
- T-Takashi... - sento il viso andarmi a fuoco come non mai.
Tutto questo è diverso dal solito.
Non mi sta punzecchiando.
E nemmeno prendendo in giro.
Semplicemente... mi sta guardando, in una maniera così intensa che potrei sciogliermi da un momento all'altro.
- Dimmi. -
- Oggi... sei strano. - deglutisco pesantemente.
Mi sento completamente in balia dei suoi occhi e questo... è un gran male.
Come posso pensare di riuscire a formulare un dichiarazione sensata, così?
- Non credo d'esserlo più del solito. - si allontana d'un passo, sospirando - O forse sono impazzito così tanto da essere arrivato al punto di non rendermi nemmeno conto della cosa. -
- Takashi... perché ora sembri triste? - mi si stringe il cuore, alla vista della sua espressione.
Tanto da portarmi a muovermi d'istinto.
Le mani che gli afferrano il viso.
Il corpo che si avvicina al suo.
- Non sono triste, solo... agitato. - le sue dita si stringono sulle mie mani.
- E cos'è che ti agita? -
- Tu. - un flebile sorriso gli adorna il volto.
- Io? - rimango di sasso.
- Sì, tu. -
- Perché? Ho fatto o detto qualcosa? -
- Non serve tu dica o faccia niente. Basta la tua presenza per scombussolarmi, da anni. - le sue braccia scendono, a raggiungere i miei fianchi.
- Sono forse finita in un universo parallelo? - domando sotto shock - Sei tu quello che di solito manda me nel pallone. Al contrario, tu sei sempre così composto ed a tuo agio. -
- Se così fosse non perderei mai il controllo, come ora. - sbuffa, poggiando la fronte sulla mia spalla.
- C-Che stai dicendo? - non riesco a seguirlo.
Il suo comportamento dipende da una perdita di controllo?
Quindi... anche gli atteggiamenti che a volte aveva nei miei confronti erano questo?
O si divertiva solo a punzecchiarmi?
Ah!!
Non capisco.
- Non voglio che tu vada a parlare col tuo compagno. So che mi sto comportando come un bambino egoista, ma... proprio non mi va giù l'idea che tu resti sola con un altro ragazzo. - stringe la stretta sui miei fianchi, affondando il naso nei miei capelli.
- Ma di che stai parlando? Non sto davvero capendo una parola di ciò che dici. - sento il profumo della sua pelle tutto attorno a me.
Sto forse sognando?
Perché... cose del genere non erano mai accadute prima.
Anche se, nemmeno la mia fervida fantasia potrebbe partorire qualcosa di così realistico.
- Anche nel caso il tuo fosse solo affetto scambiato per amore... non ho intenzione di rinunciare a te. - si tira su, per puntare gli occhi nei miei - È il momento di parlare direttamente, come non ho mai fatto prima. -
- T-Takashi? -
- Setsuna, io... ti amo. - esordisce in un soffio - Da parecchio ormai. Così tanto che quasi comincio a credere d'essermi innamorato già quando ti ho vista per la prima volta. Quando i tuoi ti hanno portata a casa dall'ospedale. - sospira - Per molto ho cercato di tenere a bada questi sentimenti, per la nostra diffidenza d'età, per evitare discussioni con tuo fratello, per sensi di colpa passati... ora però non riesco proprio più a frenare questo mio cuore impazzito. - porta una delle mie mani sul suo petto.
Lasciandomi senza fiato.
Il suo cuore... sta battendo pure più velocemente del mio.
- Ogni volta che ti guardo sento l'impulso di toccarti, di stringerti a me. Adoro vederti impazzire mentre cerchi di capire perché faccio o dico qualcosa, ma amo di più quando mi sorridi perché ti ho fatto un complimento. O solo perché i nostri sguardi si sono incrociati. - sorride - Ti ho tenuta sulle spine per così tanto che ora mi sento davvero un egoista a dirti tutto questo. Non ho scusanti e non ti biasimerei se tu ora finissi per non credere alle mie parole, ma... anche così spero ugualmente tu riesca a percepire quanto sono serio. Come già ti ho detto, non avrebbe senso comportarmi in questo modo con altre ragazze. Questo perché per me ci sei sempre stata solo tu. È te che amo e che amerò per sempre. - si avvicina, poggiando la fronte sulla mia. Con un profondo sospiro.
Lasciandomi di sasso, mentre il mondo attorno a noi si ferma.
La mente che mi vortica in mille pensieri.
Le sue parole che si ripetono a ruota libera nella mia testa.
Io... lui... cosa...?!
Ho davvero... sentito ciò che credo?
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