Capitolo XIX
Ho davvero... sentito ciò che credo?
Lui... mi ama?
Takashi?
Lo stesso ragazzo che amo da ormai otto anni?
Io... fatico davvero a crederci, eppure... come potrei non farlo?
La mia mano, ancora sul suo petto, mi sta facendo percepire chiaramente quanto è agitato.
Quanto gli è costato dirmi tutto ciò in maniera così diretta.
Oggi dovevo essere io quella a dichiararsi.
Ero pronta a qualunque reazione, anche ad una negativa, ma non certo a questo.
Chi si aspettava di venir preceduta da quello che credevo mi considerasse una sorella?
Lo stesso che ha detto di essere innamorato di me praticamente da sempre.
Io...
Buon cielo...
- Setsuna, potresti dire qualcosa? Anche un commento sul pavimento andrebbe bene, perché questo silenzio mi sta uccidendo. - gli trema la voce.
In maniera adorabile.
Dolcissima.
Che mi arriva dritta al cuore, trafiggendolo per la millesima volta.
Takashi... mi ama.
Non è un sogno.
Questa è la realtà, una magnifica,
inimmaginabile e stupefacente realtà.
- Takashi io... ti amo. - sento la gola bruciarmi - Ti ho amato per così tanto tempo, convinta di non essere ricambiata che... - comincio a faticare a parlare, mentre le lacrime di gioia scendono copiose lungo le mie guance - Che ora mi sento come fossi appena stata investita da una macchina. Nemmeno nei miei più rosei sogni mi sarei potuta immaginare con te, qui ora, in una situazione del genere. -
- Ok che sono sempre stato enigmatico, ma... di indizi te ne ho comunque lasciati in giro. Negli anni. - borbotta.
- Vorrai dire che mi hai lasciato in giro vari enigmi, altro che indizi. - ridacchio - Risolvere il cubo di Rubik in due minuti sarebbe un'impresa più facile di decifrare certe tue frasi. -
- Ok, ok. Sono sempre stato eccessivamente vago, hai ragione. - concorda - Oggi però ho dato il meglio di me per essere diretto e chiaro. Per questo mi auguro che tu abbia ben inteso le mie parole. -
- Io... credo di sì. - mi allontano un po', per poterlo guardare negli occhi.
- Credi? - s'irrigidisce.
- Cioè... è tutto così improvviso che... credo di aver solo bisogno di un attimo per metabolizzare la cosa. - dire che mi sento frastornata è poco.
Takashi mi ama.
- Improvviso... metabolizzare... - riflette confuso sulle mie parole.
- Oggi ero dell'idea di dichiararmi a te, pronta anche a ricevere un rifiuto. Non mi aspettavo di terminare la giornata così. - scuoto il capo, col cuore gonfio di felicità.
- Addirittura un rifiuto? - si blocca. Le mani tese sulle mie spalle - Però a pensarci, tu sei il tipo di persona che se deve immaginare un finale, per se stessa, lo vede quasi sempre virare in negativo. - sospira.
- È vero, ma... - stringo timidamente la stoffa della sua maglia - Questo mio lato mi ha portata ad affrontare tutto ciò come la più grande e meravigliosa delle sorprese. Il regalo più bello che mai potessi ricevere dalla vita. Takashi... - sussurro il suo nome - Ti amo davvero infinitamente. -
- Q-Questo... - mi tira a sé, abbracciandomi stretta - ...lo so. E ti amo anch'io. - borbotta, mentre il suo cuore, poggiato al mio orecchio, palpita all'impazzata.
Che si sia imbarazzato?
Ha pure balbettato.
- Takashi...? Posso guardarti in viso un attimo? - domando con tono curioso.
Dopo aver passato lo stato confusionale ho cominciato a venir investita da un'euforia pazzesca.
- Eh? Perché? - la stretta si fa più serrata.
- Taka, sei imbarazzato? - mugugno sul suo petto, senza tanti giri di parole.
- Ah?! Piccola insolente. - il nostro abbraccio si scioglie all'improvviso, portandomi ad osservare la sua schiena - Dovranno passare come minimo altri cinque o sei anni perché tu riesca a farmi un effetto del genere. -
Sarà, ma...
- Allora perché non mi guardi in faccia? - cerco di girargli attorno, invano - Oh, andiamo! Takashi! - mi aggrappo ad una delle sue braccia.
- Setsuna, dannazione. Non puoi aspettare un attimo? - tenta di parlare in maniera ferma, per quanto la situazione glielo rende possibile - So che tutto questo ti ha confusa e sorpresa, ma potresti darmi un po' di tregua? Pure io sono provato, anche se non mi piace affatto ammetterlo. -
- Santo cielo... - stringo il suo braccio.
Il cuore pronto ad esplodermi.
Non ho mai visto Takashi comportarsi così.
Lui è... è...
- Sei così dannatamente carino che potrei morire qui ed ora, felice. Senza alcun rimpianto. -
- Questa tua reazione non mi dà affatto una tregua. - si copre gli occhi con la mano libera.
Lo sto davvero mettendo così tanto in difficoltà?
In fondo non sto facendo nulla di così... esagerato. Almeno, ora.
E dire che ero convinta di essere sempre stata io quella che veniva sopraffatta, tra i due.
Adesso che le cose sono ribaltate, comincio a comprendere cosa ci trovava di tanto divertente a stuzzicarmi.
Ah!
Ecco anche spiegato cosa intendevano le mie amiche.
In effetti vedere reazioni del genere è un qualcosa di estremamente soddisfacente.
Forse ammetterlo così apertamente a me stessa è un po' sadico, però... ho passato anni ad essere dall'altra parte.
Potrò dunque bearmi un pizzico di questa rivincita, vero?
Anche se...
- Non capisco quale sia il problema. - non accenna a mostrarmi gli occhi - È forse un male farmi vedere questo lato di te? Dopotutto è normale sentirsi così quando si sta con la persona amata, no? Anche se, in effetti, questa è la prima volta che fai così. Eppure mi hai detto d'essere innamorato di me da molto. Allora perché prima d'ora non ti ho mai visto in questo modo? Almeno un minimo, dico. - comincio a riflettere più tra me che con lui.
- Perché non ti ho mai permesso di vedermi così. Anche se il minimo da te accennato c'è stato, qualche volta. Solo... non l'hai notato, a quanto pare. -
- Impossibile! - scatto come una molla - Non posso essermi persa un qualcosa del genere, considerando come sto sempre a guardarti. - realizzo le mie parole troppo tardi - Cioè... volevo dire... -
- Proprio perché stai sempre a fissarmi cerco di non mostrarmi così. -
- Ma... perché? Non sai cosa avrei dato per vederti in questo modo prima. - lo scuoto.
- Setsuna, abbi un po' di pietà. Anzi... lascia stare, a pensarci merito questo tuo entusiasmo pressante. Dopo tutto quello che ti ho fatto passare. - sospira.
Levando finalmente la mano dal volto, che poi volge verso di me.
Oh mio...!!
Setsuna, mantieni la calma!
Il suo viso è rosso fino alle punte delle orecchie? Sì.
I suoi occhi faticano a mantenere il contatto visivo coi miei? Eccome.
È il ragazzo più adorabile sulla faccia della terra, ora più che mai? Senza alcun dubbio, però...
Non devo urlare.
Assolutamente no.
In primis rischierei di attirare l'attenzione della gente al piano di sotto e poi... di certo non farei cosa gradita a Takashi.
- Setsuna? Ti sei bloccata di nuovo. - sospira, allungando una mano per scompigliarmi i capelli - Spero tu non stia pensando ancora all'ipotesi che tutto questo sia un sogno. -
- Oh, no. Come detto non potrei mai immaginare qualcosa di così meraviglioso. - mi perdo a contemplare ogni singolo centimetro del suo viso - Stavo solo pensando che... sei così bello che ti riempirei di baci. -
- Ah. - la sua mano sulla mia testa si ferma, facendomi di nuovo realizzare ciò che ho detto.
- Oddio!! Volevo dire... insomma... ecco... - vado nel pallone.
Ok essere audaci, dopo una confessione andata a buon fine, ma così è troppo.
Che mi è preso?
Sono stata troppo precipitosa.
Come mi vergogno!
- Ah... grazie. - sorride fermando le mie mani, intente ad agitarsi per aria. Per poi tirarmi a sé in un abbraccio - Avevo proprio bisogno della solita Setsuna agitata. - ride affianco al mio orecchio destro.
- Sadico. - mi calmo, borbottando - Non era male essere al rovescio, una volta tanto. -
- Ora chi è la persona sadica, tra noi? -
- Sempre tu. Hai idea da quanti anni sono che sono innamorata di te? - sospiro sulla sua spalla.
È incredibile come le sue braccia riescano ad agitarmi e rilassarmi allo stesso tempo.
Mi sento protetta da tutto e tutti avvolta da esse, ma pure terribilmente emozionata.
- Otto. - risponde senza esitazione.
- Aspetta... che? L'hai sempre saputo? - sussulto.
- Era piuttosto palese. - fa spallucce.
- Allora perché non hai mai detto nulla? Perché non dichiararti prima? Perché... - rifletto un secondo - Stavi aspettando che diventassi maggiorenne? -
- L'età è una delle motivazioni che mi sono dato, per non rivelarti i miei sentimenti subito. Anche se era, come le altre, una scusa per non affrontare i miei timori. - sospira pesantemente.
- Che timori? - ribatto confusa.
Sentendo poi la sua storia.
Di come si è innamorato di me dopo l'incidente in montagna.
Delle colpe che si è dato.
Delle scuse che si è imposto per non dichiararsi, tutto per paura che il mio fosse affetto travisato per amore.
Come mi aveva detto, prima di dichiararsi...
Ecco cosa volevano dire quelle parole.
Lui, come me, si è fatto per anni mille pare.
È sempre sembrato composto e posato, ma così non era.
Nella sua testa c'era una tempesta degna di quelle nella mia.
Però...
- Come hai potuto credere, anche solo per un istante, ad una cosa del genere? Dico... non basta guardarmi negli occhi per capire che ti amo davvero? - scuoto il capo sconvolta.
- A causa di Shigeru sei stata quasi sempre tenuta lontana dagli altri ragazzi. Cosa che non ti ha dato modo di confrontarmi con nessun altro. - capisco dove vuole andare a parare.
- E per questo pensi che non sappia distinguere tra affetto ed amore? A questo punto allora dovrei farmi venire pure io lo stesso dubbio su di te. Anche se di possibilità ne hai avute svariate, non hai mai provato a stare con altre per paragonarci. - ribatto ferita.
Non sono una vittima di rapimento con la sindrome di Stoccolma.
Ok che Shigeru è sempre stato eccessivo, ma non ho vissuto per davvero sotto una campana di vetro.
- A starci assieme no, è vero. Però le dichiarazioni ricevute mi sono servite per capire una cosa molto importante. Nessuna di loro, anche se si fosse impegnata, sarebbe riuscita a raggiungere il tuo livello, nel mio cuore. - mi stringe più forte a sé, lamentandosi - Diamine, cosa mi fai dire! Comunque... se ciò ti conforta, ora non ho più alcun dubbio. -
- Davvero? -
- Davvero. Ricordi quando ti ho detto di non essere solo perché eri al mio fianco? -
- Certo. Poco dopo mi hai chiesto se volevo girare per il festival sola con te. - sento ancora il mio cuore esplodere di gioia, al semplice ricordo.
Questa giornata è stata un susseguirsi d'eventi magici.
Così tanto che, dubito possa andare meglio di così.
- Quando mi hai risposto... - poggia le mani sulle mie spalle, allontanandosi per guardarmi negli occhi - Il tuo "Sempre" è stato più eloquente che mai. Il tuo tono, lo sguardo... ho capito in quel momento che le mie probabilmente erano solo pare idiote. -
- Probabilmente? -
- Beh... è dura abbandonare completamente su due piedi una convinzione che ci si portava dietro da anni. Tu dovresti saperne qualcosa, vero sorellina? - canzona l'appellativo. Facendomi rabbrividire fino alle punte dei capelli.
- Sentirtelo dire, anche solo per scherzo... non farlo mai più. - sento il sangue defluirmi dal viso.
- Scusa, scusa. - ridacchia.
- Quando ridi diventi ancora più bello. - mi perdo ad osservarlo, portandolo ad arrossire di nuovo.
- Come fai ad uscirtene con certe frasi, in maniera così... spontanea? Di norma fatichi anche solo a sostenere il mio sguardo. -
- Pure tu non scherzi, quanto a stranezze, oggi. - gli faccio notare.
- Ho passato anni a tenere per me questi sentimenti, concedendomi solo il lusso di stuzzicarti di tanto in tanto. - borbotta.
Di tanto in tanto, eh?
Avrei qualcosa da ridire.
- Per questo, ora che ho finalmente confessato... mi sento come una vasca che, straripante d'acqua, sta allagando tutto senza un briciolo di controllo. - riflette tra sé - Per molto tempo ho tenuto il rubinetto aperto, osservandola riempirsi di giorno in giorno. Delle volte ho pensato di provare a chiudere tutto, ma non ci sono mai riuscito. Poi, recentemente, il livello dell'acqua è arrivato inevitabilmente al bordo, cominciando così a versarsi in giro. Portandomi ad avere reazioni... insolite. Come quando ti ho praticamente baciato i palmi delle mani o quando ho quasi ammesso d'essermi ingelosito. Per non parlare di molti dei miei atteggiamenti d'oggi. - sbuffa - Il problema sta però nella mia dichiarazione di prima. Essa non è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma il calcio che è stato tirato al rubinetto. Rubinetto che ha cominciato a far uscire un fiume d'acqua che... non riesco a fermare. Davvero, mi sento come un diavolo di ragazzino alle prese con la sua prima cotta. - si tinge di rosso vivo.
Regalandomi una vista mozzafiato.
- Beh, ma... in fondo non è così per entrambi? Tu sei il mio primo amore, come io sono il tuo, no? - mi mordo il labbro, in imbarazzo, ma felice.
Questo suo lato un po' impacciato è qualcosa di magnifico.
Così in contrasto col Takashi a cui sono abituata.
E sapere che, certi aspetti di lui, sono riservati solo ed unicamente a me... mi fanno sentire come la ragazza più fortunata dell'universo.
- Questa frase sa così tanto da romanzo melenso che... non so cosa rispondere, anche se non posso certo negare. - si copre di nuovo gli occhi.
- Non costringerti a comportarti come un adulto. - gli levo la mano, intrecciando le dita con le sue - Ogni momento della vita ha bisogno d'essere affrontato con la giusta età mentale e, quando si parla d'amore... non trovi che, quella di quando si è ragazzini, sia la miglior scelta? Anche se si prova imbarazzo, i sentimenti sono più forti di qualunque altra cosa. Diventando praticamente impossibili da frenare. -
Bisognerebbe imparare da ogni età.
La spensieratezza ed il perdono facile, dei bambini.
Il modo in cui le prime cotte sembrano essere "l'amore della mia vita", dei ragazzini.
La saggezza e la consapevolezza di dover far tesoro di ogni momento prezioso, degli anziani.
Se riuscissimo a far nostre tutte queste caratteristiche potremmo definirci persone fatte e finire.
Adulti che non saranno mai vecchi, ma nemmeno sprovveduti o stupidi.
- Ti stai basando su com'eri tu da ragazzina. Oggigiorno ce ne sono pochi che prendono così sul serio l'amore, proprio per la giovane età. - sorride dolce.
- Ma... dico. Tutto quel bel discorso ed hai solo questo da dirmi? - borbotto, spiazzata.
- Volevi altro? - il suo sguardo cambia in uno divertito - Sei stata molto poetica e melensa. Proprio come ci si aspetterebbe da una romanticona del tuo calibro. Passato lo scoglio del negativismo hai cominciato a darti alla pazza gioia. -
- Senti chi parla! Con che coraggio mi dici questo, dopo la storia della vasca straripan... - non riesco a terminare la domanda.
Con uno scatto Takashi mi tira a sé, posando le sue labbra sulle mie.
Zittendomi.
E facendo schizzare il mio cuore fuori dal petto.
Dopo un istante di shock sento il mio corpo sciogliersi sotto quel bacio.
Un bacio che attendevo, seppur con molte poche speranze, da ben otto anni.
Un bacio in grado di cancellare ogni cosa. Sia bella che brutta.
In questo istante, sospeso nel tempo, ci siamo solo io e Takashi. Persi l'uno nell'altra, nel nostro immenso amore.
E così, come tutto è accaduto all'improvviso, sento le sue labbra scostarsi lentamente dalle mie.
Per poi poggiarcisi nuovamente, in un soffice e fugace bacio a stampo. Seguito da uno sulla punta del naso ed un altro sulla tempia sinistra.
Baci dolci e rapidi, ma pieni di significato.
"Tu per me sei il tesoro più prezioso dell'universo." mi sussurrano, mentre circoscrivono il mio viso.
- Takashi, ti amo. - sento nuovamente i miei occhi pungere.
Non credo d'essere mai stata così tanto felice in vita mia.
E sapere che questo è solo l'inizio... mi rende ancora più grata.
Di tutto.
- Ti amo. - ripeto ancora, in un sussurro.
Ricevendo in risposta un altro bacio.
Uno molto più... passionale, vorace.
In grado di trasmettermi molto più di quanto le parole sarebbero in grado di fare.
Uno di quelli che riescono a lasciarti senza fiato.
Letteralmente.
A corto d'aria mi ritrovo a doverlo allontanare, lasciandomi cadere tra le sue braccia. Con la testa che quasi mi gira per l'intensità del tutto.
- Lo sai che si può respirare dal naso, vero? - la sua risata risuona in tutto il mio corpo, stretta come sono a lui.
- Non c'ho neanche pensato... - sento il viso andarmi a fuoco.
- Colpa mia, sono stato troppo improvviso. - mi bacia la testa - È solo che... - il suo tono cambia, facendosi più imbarazzato.
E portandomi a realizzare che già ho imparato a riconoscere la sua voce imbarazzata.
Una voce che non mi stancherò mai d'ascoltare.
Come le parole che subito dopo gli sento pronunciare.
- ...era da una vita che sognavo di farlo. -
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