• Capitolo 15 • Raddoppiare

Aron's Pov

Vedendo il mio riflesso allo specchio capisco che nonostante io cerchi di celare una rabbia repressa, essa viene fuori anche contro la mia volontà. A fregarmi sono le parole, la mimica facciale e i segni inconfondibili che il mio corpo lancia ogni qualvolta non riesco a frenare questa mia condanna.

Sì, questa è la mia fottuta condanna nonché ormai mia compagna di vita.

Alzo il bilanciere caricato al massimo, e dentro di me sento l'adrenalina salire, mentre continuo a non staccare lo sguardo dalla mia figura che odio profondamente.

Dicono che non ci sia odio senza amore, ma io non credo di essermi mai amato veramente.

All'apparenza posso sembrare un narcisista, un egocentrico che ama solo se stesso, ma la verità è un'altra.

Se c'è una cosa che ho capito con gli anni, è che la gente si sofferma solo su quello che riesce a vedere, non gli importa di scavare a fondo per scoprire cosa si nasconde dietro la facciata.

Ed io, la mia facciata l'ho perfezionata nei minimi dettagli, tant'è che a volte risulta difficile persino al sottoscritto ritrovarsi con se stesso.

Nel rilasciare a terra il bilanciere diffondo un urlo che rimbomba in tutta la palestra dell'hotel, è un grido che racchiude tutte le emozioni che sto provando in questo momento, disperazione disprezzo e liberazione.

Sono le sei del mattino e sono l'unico insieme al responsabile della palestra ad essere qui a quest'ora. Io e Irvin siamo rientrati due ore fa dalla nostra operazione, ma io non avevo per niente voglia di andare a dormire.

"Bonjour!"

Saluto Mastro Lindo alla mia sinistra e vado dentro lo spogliatoio maschile, prendo il borsone ed esco dalla palestra, dopodiché chiamo l'enorme ascensore di cristallo e vado su all'ultimo piano.

Entro nella mia suite dove mi spoglio immediatamente buttando alla rinfusa gli indumenti, vado in doccia e mentre l'acqua cammina velocemente sul mio corpo chiudo gli occhi.

Ed è lì che la vedo, nonostante non l'abbia mai vista in vita mia.

La disegno con la mente, la modello con le mani, e mi eccito nel pensarla, e credo che a farmi questo effetto sia proprio il fatto di non poterla avere.

Mi sento un cretino per il gioco mentale che si sta creando nella mia testa, e prima di iniziare tutto ciò, mai avrei pensato di trovarmi in questa situazione; di lasciarmi rapire dalle sue parole, farmi trasportare dalla sua voce, essere prigioniero dei miei pensieri.

Non riesco a decifrare il mio comportamento, non trovo una reale motivazione per cui gli abbia detto addio, perché in fondo lei non mi deve niente, ma io non sono abituato a questa parola.

Pretendo il comando totale delle situazioni, delle emozioni, delle persone.

Non mi accontento del minimo, voglio il massimo.

Non riesco ad accettare che non mi dia il suo numero e si ostini a chiamarmi con il privato, come se fossi un criminale e avesse paura di me.

Odio che non si fidi!

Non le darei tutti i torti!

Oltre allo scopa amico, si è aggiunto un altro coglione da cui si è lasciata baciare.

I coglioni vanno a coppia e tu sei il secondo!

E se potessi andrei a parlarci anche contro la sua volontà, la troverei e mi prenderei la possibilità di incontrare i suoi occhi, per davvero.

Ma non posso!

Restando ad occhi chiusi immagino di averla qui con me, entrambi bagnati dal getto d'acqua.

Le sposterei i capelli che le si attaccherebbero sul viso per ammirarne la bellezza, le accarezzerei le labbra con la lingua e mi staccherei da lei soltanto per inchiodare i suoi occhi ai miei, per poi baciarla con passione; girandola le farei sentire l'effetto che fa sulla mia pelle, sfiorando la sua con i polpastrelli delle mie mani. Mi ci perderei dentro facendola mia, mischiando il suo calore con il mio.

Appoggio le mani sul vetro appannato della doccia e mentre scivolano lente, penso che non resisterò ancora per molto.

•••

"Salve signori, cosa vi porto?"

Siamo seduti ad un ristorante nel centro città, manca meno di un mese a Natale e qui è tutto perfettamente in ghingheri per l'occasione, troppo per i miei gusti, manca poco che ci attaccassero le palle anche ai piedi delle sedie.

Megalomani!

"Le palle ve le danno gratis?" Indico l'addobbo che si trova sul soffitto, un ammasso di palline e luci colorate.

Te le darei in testa...magari ti riprendi!

"Aron..."

"No signore, le compriamo!"

Irvin si copre gli occhi con le mani, non abituato a tanta sfacciataggine.

Io avrei usato un'altra parola...bocca mia taci!

"Lo perdoni...gli piace scherzare!"

"Sono serio...ammiro la vostra maniacale cura per gli addobbi natalizi..."

Ancora???

Irvin non mi lascia finire la frase ed ordina una bottiglia di Chateau Margaux e due piatti di bouillabaisse, una pietanza tipica del posto a base di pesce. Il cameriere porta via con sè i menù, e Irvin non si lascia sfuggire l'occasione di fare il maestrino.

"Dovevi proprio?"

"Vuoi dirmi che questo posto non è inquietante? Manca solo che abbiano abbellito il cesso con delle palline intorno al bordo...non mi stupirei!"

Trattiene una risata, consapevole dell'eccessivo allestimento natalizio che propone questo posto.

"Stanotte è andata alla grande, dobbiamo brindare!" Irvin mi guarda compiaciuto, mentre io aspetto che il cameriere ci riempia i calici di vino per poi poter dire la mia.

"È andata bene, si...ma questa notte dobbiamo raddoppiare!"

Mi guarda stranito, perché raddoppiare vuol dire uscire da quel posto con mezzo milione di euro.

"Aron seguiamo gli schemi come abbiamo sempre fatto, strafare potrebbe comportarci delle conseguenze...e sai benissimo a cosa mi riferisco!"

Da una parte ha ragione, perché potremmo avere delle ripercussioni abbastanza pesanti; ma d'altro canto non c'è vittoria senza rischio.

"Irvin ho studiato la situazione stanotte, e se ti sto proponendo una cosa del genere è perché al 99% ritengo sia fattibile!"

"È quell'1% che mi spaventa Aron...non voglio morire cazzo! Voglio una moglie, una fam..."

Interrompo il suo solito discorso struggente, capace di far crollare tutte le palle presenti in questo ristorante, e non soltanto quelle appese sul soffitto.

"Irvin fidati di me!" Alzo il calice di vino, invitandolo a fare lo stesso con il mio sguardo.

"Aron...se andrà tutto a rotoli sappi che avrai sulla coscienza la mia futura famiglia!"

Sorrido e sa che il sorriso che gli sto lanciando è un sorriso di sfida.

"Sai che non amo perdere fratellone!"

Scruta i miei occhi, come se volesse leggerci dentro i miei pensieri, ma sapendo di andare contro un vicolo cieco, abbassa lo sguardo verso il calice e con aria sconfitta brinda insieme a me.

Dopo aver pranzato usciamo fuori a fumarci una sigaretta, qui c'è molta gente in questo periodo dell'anno, motivo per cui ci troviamo a Parigi in questo preciso istante.

Mimetizzazione!

Guardo coppie di innamorati mano nella mano, e i miei occhi saettando sul profilo imbambolato di mio fratello.

"Smettila Irvin...o a momenti ti verrà il diabete!"

"Tu non l'hai mai provato?"

"Cosa?"

"L'amore!"

Rimango in silenzio per un momento, non essendomi mai posto il problema.

"Non ci credo a queste stronzate Irvin... dovresti saperlo ormai!"

Inspiro più nicotina che posso, trattenendola dentro me per svariati secondi, come se volessi strozzare i pensieri che percorrono le vie più oscure della mia mente.

"Vuoi dirmi che mai nessuna ti ha fatto provare un brivido?"

"Quasi tutte direi...tranne la sorella di Justin, sembrava un reperto archeologico, continuava a fissarmi in una maniera inquietante, tant'è..."

"Basta Aron! Le tue avventure sessuali tienile per te!"

"Questa più che un'avventura sessuale, la definirei un'avventura nell'oltretomba!"

Gli strappo una risata che dura un secondo

Si è impegnato il ragazzo!

Poi torna serio, e fissandomi con i suoi occhi azzurri, parte con uno dei suoi sermoni di vita.

"Per provare un brivido non c'è bisogno di sfiorarsi fisicamente, c'è gente che si accarezza da una vita senza essersi mai regalati emozioni; e poi c'è qualcuno capace di farti vibrare ogni parte del corpo senza aver mai percorso la tua pelle, senza mai averla conosciuta."

Apro la porta del ristorante e mi assicuro che le palle siano ancora appese.

"Dopo questa entra tu a pagare il conto, non voglio rischiare che mi cada qualcosa in testa."

Mettendosi una mano sul viso entra dentro al locale, ed io nel frattempo mi incammino verso la limousine, cacciando fuori dalla tasca dei miei pantaloni il telefonino ormai spento da quattro giorni.

"Prego signore!" L'autista mi apre la portiera

"La ringrazio!"

Sfilo il giubbotto rimanendo solamente con la camicia, mi sdraio e cerco di non pensare.

Di non pensarla!

Inevitabilmente la mia mente torna a lei, come se si fosse imprigionata del mio cervello per giocarci a suo piacimento.

Chissà se mi avrà cercato, questa è la domanda che mi pongo ormai da quattro giorni a questa parte.

Fisso il telefono con una stramaledetta voglia di accenderlo e consapevole di cadere in una trappola.

Premo il pulsante di accensione e i secondi che intercorrono sembrano infiniti, poi compare la home e il mio cuore stranamente accelera.

Sicuramente sarà il riscaldamento a provocarmi questa reazione, così chiedo all'autista di spegnerlo. Passa qualche minuto, ma non mi arriva nessuna notifica.

Apro il finestrino e mi accendo una sigaretta incazzato da tutta questa situazione, non so perché mi provochi tanto risentimento, ma è così e non posso farci niente.

Rimetto il telefono in tasca, ed Irvin entra dentro sedendosi al mio fianco. Durante il tragitto per tornare in hotel non dico una parola, e lui fa lo stesso avendo captato il mio cambio d'umore.

Finalmente dopo mezz'ora arriviamo a destinazione, rimanere bloccato nel traffico è una delle cose che mi irrita di più nella vita.

Prendiamo l'ascensore per salire su all'ultimo piano, dove si trovano le nostre stanze, una volta arrivati Irvin mi tiene per un braccio lanciandomi uno dei suoi avvertimenti.

"Aron alle 22:00 ci vediamo qui, difronte all'ascensore...mi raccomando cerca di riposarti!"

"Tranquillo darò il 100% questa notte!"

Cerco di infondergli fiducia e coraggio, elementi fondamentali affinché tutto fili liscio.

Entro in stanza togliendomi la camicia, mi riempio un bicchiere di Bombay Sapphire, e mi godo il meraviglioso panorama parigino.

Prima di sfilarmi i pantaloni caccio fuori i documenti, il portafoglio e il telefono; sbloccando lo schermo c'è una notifica che mi avvisa di aver ricevuto un messaggio in segreteria da un numero fisso, ascoltandolo però non si sente niente.

Mi sdraio sul letto con il vano tentativo di dormire un po', chiudo gli occhi e pensando allo strano messaggio che mi hanno lasciato, medito sul fatto che il mio numero ce l'hanno pochissime persone, così afferro il telefono e faccio partire la chiamata.

"Pronto?"

A rispondermi è una donna, strano... l'unica ragazza che ha il mio numero è Beatrice, ma questa non è la sua voce.

"Chi siete?" Le domando con tranquillità

"Voi mi chiamate e chiedete a me chi sono?"

"Suvvia...non faccia la timida!"

"Cosa sta insinuando?"

Dall'altro capo del telefono sento una voce, che riconoscerei tra un miliardo di voci.

"Signora, forse non è stata lei a chiamarmi!"

"Forse è stata Beatrice!?" Sembra incredula

Scacco matto!

"Posso parlare con sua figlia? Mi dispiace lasciarla con l'amaro in bocca, lei ha una voce davvero singolare, e devo dire che sono rimasto incantato dal vostro timbro angelico. Mi farò perdonare promesso!"

La signora balbetta qualcosa, sicuramente imbarazzata dalle mie parole.

"Signora può dirle che sono Mark?"

"Mark" sembra che abbia riacquistato dieci anni di vita dopo aver ascoltato questo nome, è ben voluto il coglione.

"Non ti avevo riconosciuto...al telefono sembri un'altra persona."

"Più eccitante?" Cerco di rompere il ghiaccio per farla sentire a suo agio.

Ma stai scherzando? Stai dicendo ad una signora che tra l'altro non conosci se ti trova eccitante?

Non riesce a rispondermi subito, forse sorpresa dalla mia domanda. Che sarà mai!

"Beatrice...corri c'è Mark al telefono e penso che sia ubriaco!"

Passano pochi secondi e sento una voce che non potrei confondere con quella di nessun'altra, una di quelle che percepisci all'istante, che anche sottovoce fa più rumore di mille voci messe insieme. Quelle che con il loro vibrato ti fa vibrare persino il sangue nelle vene, una voce, la sua voce.

"Mark ti sembra il caso di chiamarmi alle 7:00 di mattina? La gente dorme di solito a quest'ora, sai...la gente normale!"

Ed è bella, bella anche appena sveglia con la voce impastata, bella da accelerarmi il cuore solamente parlandomi.

"Buongiorno principessa!"



♥️ Spazio Antonella ♥️

Ciao bella gente ♥️😁😘 come state? Scusate la lunga assenza, ma in questo periodo me ne succedono di tutti i colori. 😝

Vi è piaciuto il capitolo? ♥️♥️♥️ Interamente dedicato ad Aron, per farvi capire meglio la sua pazzia.😁♥️😍

Come prima chiamata con la mamma di Beatrice, non poteva andare peggio! 😂😂😂

Fatemi sapere cosa ne pensate, mi rendono sempre tanto felice i vostri commenti. Grazie milleeee ♥️♥️♥️

A prestoooo ♥️ un bacio 😘😘😘

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