Epilogo

La fantasmagorica cucina di nonna Sara era stata ricavata nella cantina della palazzina su tre livelli in cui viveva con il nonno, mentre l'ultimo piano era stato gentilmente concesso a Sebastiano e la sua famiglia, come abitazione per loro.

Dentro la cantina, alla quale si poteva accedere anche direttamente dalla strada scendendo qualche gradino al di sotto del livello del marciapiede, arrivando a uno spiazzo di piccoli dimensioni sul quale si affacciava un immenso portone di legno - il più dello volte lasciato spalancato per i clienti della nonna, che arrivavano da ogni dove, soprattutto la domenica, per acquistare ogni sorta di prelibatezze, ma solo su ordinazione e dietro un giusto compenso - vigeva la sua dittatura assoluta - e anche un gran caos. In pratica, la nonna non era mai andata in pensione e aveva trovato il modo di fare fruttare persino le sue capacità di cuoca sopraffina e di tenersi impegnata tra una puntata di Passione Tormentosa e un nuovo lavoro ai ferri.

Francesco e Gennaro lasciarono la piazza principale del quartiere, dove avevano visto di sfuggita Raffaele uscire dal negozio del panettiere, fermarsi in mezzo al marciapiede, fissandoli da lontano con un certo malcelato sconcerto, mentre reggeva in una mano un involto e la busta del pane gli pensolava dallo stesso braccio dentro un sacchetto di plastica. Non c'era stata una parola né un saluto tra di loro. Gennaro si era limitato a prendere Francesco per mano, che subito lo aveva seguito e poi aveva accelerato il passo, superandolo e conducendolo lui stesso in direzione della palazzina in cui viveva la sua famiglia.

Nessuno dei due sentì la necessità di dire alcunché riguardo al loro incontro, anzi, fu come se, di tacito accordo, avessero deciso di fare finta che nulla fosse successo. E, per il valore che entrambi attribuivano alla cosa, in realtà davvero sentivano che non era successo assolutamente niente degno di nota.

Arrivarono a destinazione e scesero i pochi gradini, fino a entrare nella grande stanza di cemento, grezza e austera, piena di cianfrusaglie, con un forno a legna in un angolo, la cui canna fumaria spariva oltre il soffitto a botte. Un tavolo faceva bella mostra di sé al centro del vano e, nonostante le diverse sedie che lo attorniavano, i ragazzi sapevano che quello era di proprietà esclusiva della nonna, che aveva bisogno di spazio quando preparava da mangiare e un piano da lavoro di dimensioni standard non le bastava.

Trovarono la nonna che ballava a tempo di una musica latina - probabilmente la colonna sonora di una delle sue telenovela preferite - mentre nonno Filippo russava della grossa su una poltrona di legno collocata nei pressi del forno. Lucia e Paola chiacchieravano e ridevano mentre pelavano patate e Sebastiano sgobbava sotto lo sguardo divertito di Marco, che canzonava l'amico intento ad accendere il forno.

-Una gabbia di matti- borbottò Gennaro scuotendo la testa e Francesco sorrise e gli si fece più vicino, stringendo la mano che teneva nella sua destra, poggiando una guancia contro una sua spalla. Il giovane si beò del suono di quella risata cristallina e i suoi occhi si riempirono di una luce dolce e adorante che emozionò Francesco, spingendolo a cercare un incontro ravvicinato con le sue labbra.

-Uhh!- urlò nonna Sara, voltandosi proprio in quell'istante nella direzione dell'ingresso e sorprendendo i nipoti intenti a baciarsi. Interruppe il suo ballo e batté le mani, richiamando l'attenzione degli altri, scatenando un uragano di esclamazioni, mentre andava incontro ai due con le lacrime agli occhi.

Ci volle un po' prima che la famiglia si calmasse e i due li ascoltarono anche se le loro parole erano evidentemente preda delle emozioni più disparate e quindi si sorbirono i gridolini di gioia della nonna, le raccomandazioni di Marco e Sebastiano, le pacche affettuose di Paola e le carezze di Lucia, mentre nonno Filippo continuava a fare loro da sottofondo con il suo russare poderoso - ma anche da elemento di disturbo alla musica che continuava a risuonare dentro la stanza, alla stregua di uno strumento stonato.

-Uh! Ma allora si è risolto tutto! Adesso posso morire in pace!- esclamò la nonna, asciugandosi gli occhi con un lembo del grembiule che indossava e fulminando con lo sguardo il figlio che non riuscì a trattenere un sorriso di fronte la sua commozione. -Ti disfo!- sibilò puntandogli un dito contro, mentre nonno Filippo si svegliava e borbottava di avere sentito parole poco piacevoli riguardo una sua possibile e precoce vedovanza.
-E a me non ci pensi, Sarina?- chiese alla moglie e lei lo mandò gentilmente a quel paese con un sorriso, tornando subito dopo dai nipoti. Nonno Filippo scosse la testa e la seguì da lontano con sguardo compiaciuto, osservandola ridere e scherzare con i ragazzi, soddisfatto.

-E quindi?- chiese nonna Sara, prendendo Gennaro a braccetto. -Quando tornate a casa?- il nipote si grattò una tempia, reclinando il capo da un lato, in cerca dello sguardo di Francesco.
-Eh! Nonnina... questo scemo si è fatto rifiutare il progetto al coso di Napoli- disse il giovane con un sospiro.
-Ma!- tuonò Gennaro esterrefatto, liberandosi dalla presa della nonna e battendosi le mani sui fianchi. -Certo che sei divertente! Mica gliel'ho detto io di usare il mio lavoro come carta igienica! Sono loro che l'hanno scartato...!-

-Perché non hanno saputo vedere il tuo grande genio attraverso la relazione che gli hai inviato. Oh, sì!- lo interruppe Francesco, rivolgendosi poi alla nonna, sottovoce, anche se sapeva benissimo di essere udito dal compagno. -Tutta la settimana che ripete le stesse cose, nonnina! Un tormento!-
-Uh! Allora dobbiamo sperare in un altro bernoccolo. Così si dimentica tutto e si rassegna e va avanti!-
-Ma mamma!- esclamò Sebastiano, passando un braccio intorno alle spalle del figlio.
-E quanto la fate lunga! Un lavoro vedrai che lo trova, Gennaruccio mio bello, magari uno più simpatico di quello che ha adesso!- disse la nonna e Sebastiano scosse la testa.

-Ci sarai rimasto male, tesoro- disse Lucia, accarezzando un braccio del figlio.
-Un po'- ammise Gennaro. -Un anno di lavoro buttato. Ma l'avevo messo in conto, purtroppo. Sto cercando, comunque, di ottenere un contratto più vantaggioso presso il laboratorio in cui lavoro adesso, nel frattempo-
-Quindi restate a Bologna?- chiese Marco, rivolgendo uno sguardo eloquente in direzione di suo figlio.
-Sì. E io inizio lunedì prossimo in uno studio legale. Una specie di apprendistato-prova, pagato al minimo, ma è già qualcosa, no?- gli rispose Francesco, parlando tanto velocemente da rischiare di mangiarsi le parole, arrossendo fino alla punte delle orecchie.

Suo padre annuì e gli strinse una spalla con affetto, sotto lo sguardo soddisfatto di sua madre.

-Beh. L'importante è che ogni tanto vi ricordate di tornare a fare visita a questo vecchio!- disse nonno Filippo e i ragazzi annuirono.
-Certo! Magari prima o poi riusciamo anche a tornare in pianta stabile. Per ora... Bologna non ci dispiace e poi dovreste venire a trovarci e vedere come abbiamo aggiustato casa. Adesso abbiamo pure una stanza degli ospiti ufficiale! Che la camera da letto è diventata ufficialmente una!- esclamò Francesco e Gennaro lo fissò in tralice, indispettito dal suo tono canzonatorio. -E Gennaruccio mio bello- continuò divertito, imitando il tono della nonna, che rispose a quella provocazione con un sorriso e uno scappellotto. -Ha persino imparato a cucinare cose commestibili per tutti!- rincarò la dose il giovane, mentre l'altro mutava la propria espressione - che si fece di colpo ammiccante e provocatoria - e i loro familiari risero.

Francesco arrossì di nuovo, comprendendo quello che l'amante non stava dicendo a voce e, quando gli altri lasciarono loro un po' di spazio, tornado a sbrigare le loro faccende, Gennaro lo afferrò per i fianchi, aderando alle sue spalle con il proprio petto, e accostò le labbra a un suo orecchio.

-Me la pagherai! E come se me la pagherai!- sussurrò facendolo rabbrividire.
-Prevedo scintille- bofonchiò Francesco, sgranando gli occhi.
-Fuoco e fiamme, altro che scintille!- ribatté Gennaro e il suo amante si girò nel suo abbraccio e ridacchiò, poggiando poi la fronte contro la sua.
-Non vedo l'ora- disse in un sussurro colmo di emozione, soffiando quelle parole direttamente sulle sue labbra, e Gennaro tremò di gioia e aspettative, pronto a intraprendere quel nuovo viaggio con lui, ancora una volta insieme.

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