9
Giunto davanti le macchinette, Gennaro rivolse uno sguardo di sfuggita alle proprie spalle, tenendo sott'occhio l'amico, ma soprattutto, guardandosi intorno nella speranza che non arrivasse qualcuno a rimproverarlo per avere lasciato il letto. Si tastò le tasche dei jeans in cerca di un paio di spiccioli, mentre il dolore alla testa gli scuscitava la sensazione che stesse per esplodergli il cranio da un momento all'altro.
Non aveva un solo centimetro di pelle che fosse esente dal dolore, ma non era solo per via della sua sfortunata avventura che si sentiva tanto confuso. Durante il breve periodo in cui era rimasto privo di sensi era stato sopraffatto da incubi strani, di cui non ricordava granché, a essere sinceri, se non qualche scena frammentaria, priva di logica, e quel senso profondo di sgomento e ansia.
Muovendosi con titubanza riuscì ad azionare la macchinetta, rimanendo a fissarne i movimenti, infastidito dal rumore molesto che iniziò a fare da sottofondo ai suoi pensieri. Aveva la nausea, gli girava la testa; doveva portarsi dietro l'asta con la flebo – il colpo alla testa gli aveva fatto perdere molto sangue, gli avevano detto, per questo era costretto a trascinarsi quell'affare. Tuttavia, nulla era fastidioso, imbarazzante e molesto come il catetere che gli avevano attaccato ai gioielli di famiglia: "Deve essere una delle torture dell'Inferno trapiantate nel Regno dei vivi" pensò e prelevò il bicchiere del caffè.
"Anche Raffaele... è tipo la tortura infernale pensata per me".
Apprendere della visita di Raffaele gli aveva smosso una gelosia cocente e si era arrabbiato soprattutto perché Francesco aveva pensato bene di dirglielo proprio in quel momento, come se nulla fosse.
"Cazzo pensi a lui se stai in pena per me?" si domandò e rivolse un altro sguardo in tralice dietro di sé, trovando l'amico a fissarlo con apprensione. Sapeva di non avere un bell'aspetto: non aveva avuto modo di cambiarsi, ovviamente, da quando era arrivato lì, e immaginava che dovesse essere stato un shock, per l'altro, vederlo ridotto in quello stato, con tanto di vestiti sporchi di sangue.
Venne sorpreso da un altro capogiro, ma si riprese quasi subito, tirando un sospiro di sollievo; guardò il caffè e si decise che fosse meglio rinunciarvi, perciò gettò il bicchiere nel cestino dell'immondizia lì accanto e si preparò mentalmente a tornare sui propri passi, da Francesco.
"Ci sei rimasto male, eh?" si disse, "Ma dovevi aspettartelo, si sono lasciati da quanto... due giorni? Hai ceduto troppo presto" si rimproverò.
Dopo la notte precedente gli risultava ancora più difficile ignorare i sentimenti che provava per lui, nonostante sapesse di non potersi illudere di essere ricambiato, soprattutto non dopo il ritorno di Raffaele. Gennaro avrebbe scommesso qualsiasi cosa che sarebbe finita a quel modo; conosceva bene entrambi, sapeva che Francesco era ancora innamorato e lui avrebbe fatto meglio a non dirgli di sì con tanta superficialità.
"Eppure siamo stati insieme" pensò, mentre entravano nella stanza, sotto gli sguardi curiosi e indiscreti degli altri pazienti che si trovavano lì, e l'amico lo aiutava a distendersi sulla brandina. Ignorò gli "spettatori" e lo osservò con attenzione, tentando di leggere nei suoi gesti gentili qualcosa che fosse in grado di fugare i suoi dubbi, ma sentiva che non avrebbe ottenuto risposte soddisfacenti, almeno non in quel modo. Lui stava male e Francesco, da bravo amico, gli stava vicino.
"Se non fossi stato così codardo, tre anni fa, magari adesso non esisterebbe nessun Raffaele" si disse e chiuse gli occhi, fuggendo dallo sguardo apprensivo dell'altro.
-Posso restare un po' qui?- gli chiese e Gennaro fece cenno di no, muovendo due dita.
-Ti ho detto che non sto morendo. E penso pure che abbiamo infranto tutte le regole possibili e immaginabili- disse con un sospiro stanco.
-Non dovresti dormire. Queste cose le dicono sempre nei film. Se prendi un colpo in testa devi stare sveglio. Io potrei restare ed evitare che...-
-Ci stanno gli infermieri, France'. Sicuro verrà qualcuno a momenti e ti farà andare via-
-Non puoi implorarli di farmi restare?-
-Domani sono di nuovo a casa, stanne certo. Una notte separati non ti ucciderà mica- ribatté Gennaro e l'altro serrò le labbra, sentendosi offeso dalle sue parole.
-Il colpo alla testa ti ha fatto impazzire e decidere di mollarmi?- gli chiese con voce sibillina e Gennaro tornò a fissarlo, aggrottando la fronte.
-Non ho intenzione di smettere di essere tuo amico perché ho preso una botta in testa-
-Certo, amici. Ma credevo che dopo stanotte...-
-Cosa?- lo interruppe il giovane e Francesco tornò a nascondere le mani dentro le tasche dei jeans, ma quella volta fu per evitare di prenderlo a pugni.
-Abbiamo fatto l'amore, stanotte- sussurrò per non farsi sentire dagli altri. -Pensavo che il nostro rapporto sarebbe cambiato, che avremmo incominciato a stare insieme come una coppia. Stamattina mi siamo sembrati una coppia. Credevo che...-
-Ma che stai dicendo?- esclamò Gennaro, portandosi una mano alla fronte. -Io prendo i colpi e tu ti metti a farneticare?-
Francesco trasalì e lo fissò con intensità, cercando di studiare le espressioni del suo viso.
-Mi prendi in giro?- gli domandò.
-Sei tu che stai esagerando, non trovi?-
-Io e te abbiamo fatto l'amore, stanotte- ripeté e l'altro lo fissò allibito.
-Impossibile. Io e te siamo amici da anni-
Francesco si sentì impallidire e si aggrappò alla sbarra laterale della brandina, con tanta forza da farsi sbiancare le nocche, protendendosi verso di lui.
-Mi prendi in giro- ripeté, furioso, e l'altro sollevò un sopracciglio con fare scettico.
-Credevo lo stessi facendo tu con me- ribatté Gennaro e il giovane percepì un nodo serrargli la gola.
-Non puoi averlo dimenticato. È uno scherzo...- disse, staccandosi dalla brandina e prendendosi la testa tra le mani, torturandosi tanto i capelli da renderli più scompigliati del solito.
Gennaro lo fissò in silenzio per un po', studiandolo con attenzione. "Non puoi tirarti indietro proprio ora" si disse nel tentativo di spronarsi a continuare su quella strada pericolosa di cui l'incidente pareva avere tracciato i contorni, fornendogli un'eccellente scusa dietro la quale nascondere le sue reali intenzioni.
"Sei stato così sfortunato da beccarti un masso in testa, magari puoi trarne vantaggio" pensò con l'intenzione di farsi coraggio e continuare a insistere facendo finta di avere dimenticato quanto accaduto la notte prima.
-Perché io e te avremmo dovuto fare sesso?- gli chiese atono e l'altro sgranò gli occhi.
-Tu hai una cotta per me da anni, non sono così stupido! Ma io stavo con Raffaele e credevo di amarlo, ma poi abbiamo fatto l'amore e ho capito che quella con lui era una cotta, che quello che c'è tra di noi...-
-Non c'è nulla tra di noi, France'. Siamo amici!- lo interruppe Gennaro, ridendo imbarazzato, ormai certo di stare dando spettacolo. -Siamo appiccicosi e insieme da sempre, siamo migliori amici, ma...-
-Adesso stai esagerando!- lo interruppe Francesco. -Non puoi prendermi in giro così, non puoi avere dimenticato quello ch'è successo stanotte!-
-Chissà... magari è una conseguenza della botta in testa- disse il giovane con voce insicura e l'amico lo fulminò con lo sguardo: era difficile litigare quando non poteva mettersi a urlare.
-E di tutte le cose inutili che ti riempiono la testa, ti ha fatto dimenticare che ti piaccio e che abbiamo passato la notte insieme?- gli chiese con evidente sarcasmo e l'altro si strinse nelle spalle.
Francesco rimase in silenzio per qualche secondo, riflettendo sull'eventualità che l'amico fosse sincero. Era una cosa fattibile? Non ci capiva nulla di medicina, non aveva idea di quello che comportava ricevere una colpo alla testa, se non, appunto, tutto ciò che aveva acquisito a riguardo tramite la visione di film e medical-drama.
-Sarà meglio parlarne con un dottore- disse per provocarlo e l'altro tornò a stringersi nelle spalle.
-Appena lo vedo, lo avviso che vuoi parlargli- ribatté Gennaro, giocandosi la carta dell'accondiscenza, nella speranza che l'amico finisse per convincersi delle sue "buone intenzioni".
-Okay...- mormorò Francesco, facendosi guardingo, sedendo ai piedi della brandina. -Se scopro che mi stai prendendo in giro...-
-Cosa?- lo interruppe Gennaro e l'altro si morse l'interno di una guancia, distogliendo gli occhi da lui.
-Non voglio credere che tu ti sia dimenticato dei tuoi sentimenti per me- mormorò Fracesco con un filo di voce e il giovane ebbe un attimo di esitazione. Rischiava di ferirlo, di farlo arrabbiare davvero e di perderlo, ma lui aveva bisogno di certezze.
-Forse... non ci sono mai stati, mi hai franteso- disse, distogliendo gli occhi da lui.
-Questa è una bugia, sicuro- ribatté l'altro. -E non mi importa se hai perso la memoria o se stai facendo finta-
Gennaro sussultò, mentre l'espressione di Francesco si faceva seria. -Ti avverto: anche se mi hai dimenticato per davvero, farò di tutto per riconquistarti- disse con tono solenne. -Ma se scopro che mi stai prendendo in giro...- non terminò la frase e Gennaro deglutì sonoramente.
"Ora o mai più... Poi potrebbero essere guai" si disse e aprì la bocca con l'intenzione di dirgli la verità. Non voleva perdere il suo migliore amico, giocare con i suoi sentimenti, ma poi, chissà perché, alla fine, gli rispose soltanto con: -Okay-
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