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Le parole si esaurirono presto e Francesco non fu più in grado di staccarsi dalla bocca di Gennaro. All'inizio fu un blando corteggiamento, di cui proprio non riusciva a comprendere come avrebbe potuto porvi fine. Ogni nuova carezza alle sue labbra lo spingeva a cercarne presto un'altra.
Il suo cuore si contrasse in modo doloroso, come se venisse serrato dentro un pugno, poi la mano immaginaria che lo soffocava si schiuse e il battito che ne seguì lo percepì risuonare come il colpo furioso a un tamburo, che si riverberò in tutto il suo corpo, aumentando la velocità con cui il sangue gli scorreva nelle vene; uno strano e inaspettato calore corse a scaldargli il viso, concentrandosi tra le tempie. Subito dopo parve ripiegare su se stesso e scese a infiammargli ogni terminazione nervosa.
Ansimò nella sua bocca e Gennaro bevve il suo gemito, approfondendo il loro bacio.
Le mani presero a vagare sui corpi e non ci fu più spazio per dubbi né incertezze. Gennaro sentiva che gli stava sfuggendo qualcosa di estremamente importante, ma, ogni volta che si sentiva sul punto di ricordare cosa fosse, quella scivolava via tra i pensieri, travolta e sommersa in fondo alla mente da scariche di elettrica passione.
Era come se le sue dita si fossero fatte porte oltre le quali si celavano il calore del corpo di Francesco, i suoi tremori, le contrazioni dei suoi muscoli che riusciva a percepire a ogni carezza, e in quel momento erano spalancate. Bastava che aumentasse un po' la pressione del tocco, aderendo anche con le palme alla sua pelle, e smetteva persino di ricordare di avere avuto dei dubbi.
Francesco affondò le mani tra i suoi capelli e Gennaro reclinò il capo all'indietro, assecondando il brivido che gli corse lungo la schiena, interrompendo il loro bacio. L'altro gli leccò il collo, partendo dal centro tra la due clavicole, risalendo verso l'alto, accarezzandogli con la punta della lingua il Pomo d'Adamo, continuando finché non arrivò al mento e chiuse tra le labbra una porzione di pelle, ruvida a causa della barba incolta che gli scuriva appena la mandibola.
Gennaro gli accarezzò una spalla, il petto, scendendo con una mano alla riscoperta del suo corpo, in un modo che mai si era immaginato potesse accadere. Nulla di tutto quello aveva a che vedere con le carezze che si erano scambiati fino a quel giorno in veste di "semplici" amici.
Scostò le coperte con un gesto repentino, poi si sollevò sulle ginocchia, ponendosi tra le gambe dell'altro, e si protese verso di lui, riprendendo a baciarlo. Si interruppe ancora quando rimosse la maglia del pigiama che indossava e lo stesso fece subito dopo con la propria, rimanendo a fissarlo dall'alto.
Francesco sollevò entrambe le mani verso di lui, lo accarezzò senza poter fare nulla per celare il tremore che gliele scuoteva.
Per la prima volta da quando si conoscevano – una vita intera – si rese conto di quanto Gennaro fosse bello, seducente. In passato lo aveva visto alla stregua di una creatura asessuata, proprio come un fratello, e in quel momento si domandò come avesse potuto essere tanto cieco di fronte a lui.
Con le dita ridisegnò la forma perfetta dei muscoli, scendendo malizioso verso il basso. Desiderava mordere, baciare, leccare ogni centimetro della sua pelle; si sentiva affamato e con un tale banchetto davanti agli occhi era difficile darsi un contegno.
Si concesse la frazione di un secondo per pensare a Raffaele, a quanto fosse stato crudele con lui, imponendogli un'astinenza tanto prolungata e senza alcun valido motivo.
"A parte il dolore. Era il mio corpo a implorarmi di dire no. Forse... adesso ho capito perché" si disse.
-Credo che... dovremmo fermarci. Non ho nemmeno del... lubrificante- mormorò imbarazzato Gennaro, tentando di richiamare a sé un minimo di autocontrollo; Francesco arrossì fino all'attaccatura dei capelli – "Sta succedendo davvero", pensò – e si decise a ignorare le implicazioni di ciò che l'altro aveva detto.
Anche volendolo, non poteva più fermarsi: il desiderio lo stava squarciando dall'interno. Sentiva il bisogno di fondersi con lui.
Si aggrappò all'elastico dei suoi pantaloni, spingendolo verso il basso, mentre con due dita si agganciava anche a quello degli slip. Si tirò a sedere sul letto, rimuovendo i suoi vestiti.
-Ti basta come risposta?- gli chiese, soffiando quelle parole direttamente sulle sue labbra. Gennaro chiuse gli occhi e ricambiò il suo bacio; lo sorprese la morbidezza e la lentezza con cui le loro labbra si unirono.
-Ne sei sicuro?- gli chiese e Francesco annuì.
-Credo che, in realtà, io stessi aspettando te. Mi sento... pronto. Sicuro e al sicuro- mormorò il giovane, circondandogli le spalle con le braccia, attirandolo a sé mentre tornava a stendersi sul letto.
Gennaro nascose il viso nell'incavo del suo collo, sopraffatto dall'emozione.
-Che stupido. Se avessi saputo, ti sarei saltato addosso prima- disse, ridacchiando teso contro la sua pelle, solleticandolo appena. Francesco gli baciò una tempia, gli prese il volto tra le mani, e le carezze dell'altro si fecero sempre più sicure e intraprendenti.
Si trovò con entrambe le mani dentro i suoi pantaloni, sui fianchi, piegò i polsi e gli abbassò l'indumento, uscì dalla sua bocca, depositando umidi baci su tutto il suo corpo, cercando di coprire più punti possibili, beandosi delle sue reazioni, delle contrazioni che riusciva a scorgere a occhio nudo sotto la sua pelle. Giunse al suo sesso e lo prese tra le labbra e Francesco sussultò, lasciandosi sfuggire un urlo strozzato.
Il cuore gli batteva così forte da avere azzerato ogni altro suono, il caldo si era fatto quasi insopportabile, soffocante; la mente totalmente svuotata.
La bocca di Gennaro era bollente, si sentiva divorare da lui, come se non fosse soltanto il suo sesso ciò a cui stava prestando le proprie attenzioni. Deglutì e chiuse gli occhi, percependo un dito dell'altro corteggiarlo; s'irrigidì appena, ma poi trasse un profondo respiro e tentò di rilassarsi, mentre l'uomo si faceva strada dentro di lui, iniziando a stimolarlo con un garbo che lo spiazzò.
Ansimò ancora e il bruciore che aveva accompagnato quell'intrusione cedette il passo a dei brividi che gli fecero tremare le gambe. Spalancò gli occhi e reclinò il capo sul cuscino, senza fiato.
E Gennaro, dopo minuti che parvero infiniti, quando reputò che l'altro fosse pronto per lui, pose fine a quelle dolci torture.
-Tu!- ansimò Francesco. -Ti uccido!- tuonò, fissandolo con un sguardo colmo di supplica che faceva apertamente a pugni con le sue stesse parole. L'altro sorrise e gli baciò la fronte umida di sudore.
-Respira, rilassati- sussurrò con dolcezza, accarezzandogli i capelli, e Francesco si morse le labbra con forza, mentre sentiva l'altro farsi spazio dentro di lui. Non poté fare a meno di sussultare, mentre il bruciore lo sorprendeva con un'intensità di gran lunga maggiore rispetto a pochi istanti prima.
-Oh Dio...- mormorò con un filo di voce e Gennaro si fermò, poggiando la fronte contro la sua; scese con una mano tra i loro corpi, stimolandolo con perizia, tornando piano a spingersi dentro di lui.
Francesco balzò contro il materasso, spingendosi inavvertitamente contro il suo corpo, finendo per unirsi al suo amante come mai prima d'allora era accaduto con nessun altro. Persino i respiri sembravano essersi fatti di fuoco, gli bruciavano il petto e la gola, tremava da capo a piedi, mentre le dita si contraevano in modo convulso, senza che lui fosse in grado di controllarsi.
Gennaro gli accarezzò il viso, con l'altra mano continuò a stimolarlo e iniziò a muoversi dentro di lui. Francesco sgranò gli occhi, gemette a piena voce e si aggrappò alle sue spalle, piantandogli le unghie nella carne.
-Piano...- sussurrò il suo amante e riprese a baciarlo, ma Francesco scosse la testa e venne sopraffatto ancora una volta da quella fame di lui, di Gennaro, perché sembrava che nulla fosse in grado di placarla, neanche quella loro unione, e iniziò ad assecondare i suoi movimenti, finché l'altro non aumentò il ritmo delle spinte e Francesco non ebbe più testa né tempo neanche per farsi distrarre dal sottile dolore che ogni tanto gli riempiva gli occhi di lacrime.
Si trovò a ripetere il suo nome come se fosse un mantra, una melodia afrodisiaca, come se mai prima d'allora lo avesse pronunciato, scoprendolo dolce e tanto caro al suo cuore.
Il piacere lo colse all'improvviso, facendolo urlare tra lo stupore e la gioia assoluta. Fu come venire sbalzati oltre il tetto del mondo e poi ricadere di colpo giù, tra le braccia di Gennaro, al caldo, al sicuro.
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