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-Non penso di essere la persona giusta- mormorò Gennaro, fuggendo dallo sguardo carico di aspettative di Francesco. L'altro sbuffò e tornò a poggiare una guancia contro il suo petto.
-Tu mi conosci da sempre. Sai tutto di me...-
-Questo non lo sapevo- gli fece presente.
-Mi vergognavo, te l'ho detto-
-Non devi vergognarti. Non ci sono... date di scadenza, per queste cose. Non è che se non fai sesso prima di una certa età, o dopo, allora vali di più o di meno come persona-
-Uhm. Raffaele però si è stufato e mi ha lasciato... e con un messaggio-
-Che cosa?!- tuonò Gennaro, alzandosi di nuovo sui gomiti, e Francesco aggrottò la fronte.
-Credevo l'avessi intuito- disse. -Fino a quando eravamo in stazione l'hai visto, no? Era tutto carino e gentile- spiegò, concludendo la frase con una smorfia di disgusto, e deglutì più volte nel tentativo di ricacciare indietro il nodo che gli aveva serrato la gola.
-Non credevo fosse tanto vigliacco. In stazione hai pianto- disse Gennaro e l'altro si strinse nelle spalle.
-Perché stava andando via... Nonostante tutto, non me l'aspettavo, credevo che fosse un periodo, una cosa che avremmo tentato di superare insieme, restando insieme- mormorò. -E invece no- aggiunse ridacchiando nervosamente, asciugandosi l'angolo di un occhio.
-Senti, Fra', io credo che l'amore sia molto più di questo. Non voglio sminuire quello che c'è stato tra di voi, ma amare davvero significa molto di più- disse Gennaro e con la sua mano sinistra, che sembrava avere vita propria, ancora una volta si trovò ad accarezzargli i capelli. -Però, magari è solo un periodo no. Il fatto che doveva trasferirsi e a quanto pare suo padre ha cambiato programmi per lui. È pure sotto stress per la tesi...-
-Ma tu da che parte stai?- tuonò Francesco e l'altro gli rivolse un sorriso triste.
-Dalla tua. E tu sei innamorato di lui. Ha sbagliato, potrei picchiarlo per questo, ma non ho intenzione di creare il "mostro". Potrebbe pentirsene, tornare...-
-Come no!-
-Magari ti ha lasciato per messaggio perché non aveva la forza di farlo di presenza, perché ti ama ancora-
-Sei un cretino- borbottò Francesco, alzandosi dal letto. -Io ti piaccio, no?- gli chiese a bruciapelo, ma se ne pentì subito nel leggere l'espressione ferita dell'altro.
-E a volte mi chiedo come diavolo faccia a piacermi uno come te- sibilò Gennaro, alzandosi a sua volta con l'intenzione di chiudere lì quella discussione.
Non si era mai dichiarato apertamente, anche se non poteva negare di avere assunto, nel tempo, dei comportamenti ambigui nei confronti dell'altro. Tuttavia, non si aspettava che i suoi sentimenti avrebbero finito per essere ridicolizzati e sputati fuori in quel modo.
Fece per uscire dalla stanza, ma l'amico lo bloccò, stringendolo in vita.
-Scusami- disse, ma quella volta a Gennaro non bastò udire la sua voce per ritrovare la calma perduta. Tentò di sciogliere la sua presa, senza successo, mentre l'altro si lasciava trascinare come se fosse un peso legato a lui.
-Sul serio, non volevo- continuò Francesco.
-Devo andare al cesso. Hai intenzione di seguirmi pure lì?- gli chiese Gennaro con fare sprezzante e l'altro rinsaldò la presa.
-Se sarà necessario- ribatté con voce piccata.
-Ora chi è il cretino?-
-Non sarebbe la prima volta che condividiamo il tempo in bagno. Da ragazzini lo facevamo spesso!- esclamò Francesco con voce infantile e l'altro sbuffò. -Spesso condividevamo pure lo stesso letto! Ed era a una piazza sola!-
-Devo farmi una doccia. Puzzo- disse lapidario Gennaro, ignorando tutti i ricordi che gli affiorarono alla mente a causa delle sue parole.
-A maggior ragione non mi schiodo da te-
-Ecco perché volevo comprare un piede di porco...-
-Ma smettila! Non sarebbe bastato per scollarmi da te- borbottò Francesco e Gennaro si arrese: non era più arrabbiato.
Sospirò mestamente, ma rimase immobile, senza ricambiare il suo abbraccio.
-Vuoi davvero fare sesso con me? La tua prima volta con me?- gli chiese in un sussurro e percepì l'amico irrigidirsi contro di lui.
-Tu non mi faresti male-
-Non devi farlo per arrivare all'obiettivo finale. Di solito il sesso è solo l'inizio-
-Perché ti ostini a rifiutarmi?-
Gennaro si voltò nel loro abbraccio e gli baciò la fronte, sorprendendolo abbastanza da riuscire ad allontanarlo da sé.
-Perché per me non sarebbe solo sesso e tu sei innamorato di Raffaele- disse e si chiuse dentro al bagno.
•
Dopo qualche giorno a seguito di quella loro discussione, Gennaro era intento a prepararsi una frittata come pranzo da portarsi al lavoro il giorno successivo, mentre Francesco si muoveva per casa aprendo e chiudendo porte con forza, strisciando sedie sul pavimento, battendo le piante dei piedi nudi a ogni passo; in poche parole, cercando di fare il più rumore possibile con la per nulla celata intenzione di attirare la sua attenzione su di sé.
"Poi voglio proprio vedere come potremmo dare torto alla signora del piano di sotto" borbottò Gennaro tra i propri pensieri.
Erano giorni in cui il giovane ignorava apertamente l'amico, finanche fuggendo dal suo sguardo: non lo guardava, non gli parlava e Francesco stava incominciando a spazientirsi.
Non comprendeva il perché di quella punizione da parte sua. Riconosceva anche lui di avere esagerato nel rivolgergli determinate parole quando avevano discusso, ma si era scusato e, in un primo momento, gli era parso che Gennaro, in fin dei conti, lo avesse perdonato.
"E invece no" si disse con stizza Francesco, osservando l'amico dargli le spalle, mentre spegneva il fornello e passava la frittata dalla padella al piatto che aveva preparato in precedenza.
Di colpo fu come se gli si accendesse una lampadina nella mente e corse nella propria camera, dove aveva abbandonato il cellulare, lo recuperò, perse qualche secondo per completare i preliminari del suo piccolo piano diabolico, e tornò in soggiorno. Si appoggiò contro il telaio della porta che collegava la stanza al corridoio e iniziò a pigiare a caso sullo schermo oscurato del telefonino.
-Mi ha scritto Raffaele- disse e rivolse uno sguardo in tralice in direzione dell'amico. Lo vide irrigidirsi, ma continuare a voltargli le spalle. "Che stizza!" imprecò mentalmente e cambiò postazione, appoggiandosi con una spalla contro il telaio della porta della cucina, "Prima o poi dovrà uscire da qui" si disse e attese pazientemente, finché l'altro sbuffò e si girò proprio con l'intenzione di lasciare la stanza, ma rimase bloccato sul posto.
Gennaro si trovò con Francesco davanti a sé, con addosso soltanto un paio di boxer, per giunta di un colore praticamente identico a quello della sua pelle. Deglutì sonoramente, percependo il sangue correre ad accumularsi sulle guance, e tentò di schivarlo, oltrepassando lo stretto spazio della porta senza toccarlo. Tuttavia, fallì proprio perché, nello stesso istante, anche Francesco si mosse, finendo per urtarlo – e no, non c'era nulla di accidentale in tutto ciò.
-Ma ti vuoi mettere qualcosa addosso!- sbottò Gennaro risentito e l'altro gli rivolse uno sguardo saturo di ostentato stupore.
-Perché?- gli domandò e, per la prima volta dopo giorni, finirono per tornare a guardarsi negli occhi.
-Come perché? Ci stanno meno sette gradi, fuori!-
-Ma io sto dentro- gli fece presente Francesco, accompagnando quelle parole con un sorriso ammiccante. -E ho acceso il riscaldamento-
-E faresti meglio a spegnerlo e rivestirti. Io guadagno una miseria e tu stai ancora a farti mantenere dai tuoi: dobbiamo risparmiare-
-Proprio sul riscaldamento?- gli chiese l'amico, incrociando le braccia sul petto, e vedere i muscoli delle sue braccia guizzare sotto la pelle mozzò il respiro di Gennaro, che si trovò costretto a distogliere gli occhi da lui.
Non era la prima volta che lo vedeva seminudo, ma era la prima che accadeva dopo avere saputo che l'altro era a conoscenza dei suoi sentimenti e quello lo metteva profondamente a disagio.
"Sicuro, tra l'altro, che lo sta facendo apposta. Come diavolo gli è venuto in mente di chiedermi di... Dannazione! Non riesco nemmeno a pensarlo".
-Allora?- lo incalzò Francesco e lui gli rivolse un'occhiataccia.
-Allora, cosa? Ti ha scritto Raffaele? Avete fatto pace?-
-No-
-Come no?-
-Non mi ha scritto. Te l'ho detto solo per attirare la tua attenzione- ammise il giovane, sorridendo soddisfatto. Poi gli volse le spalle e ancheggiò in direzione del corridoio.
Gennaro deglutì a vuoto un paio di volte, si umettò le labbra, senza riuscire a distogliere gli occhi da lui.
Poi lo vide ruotare il busto e girarsi a guardarlo con malizia, un attimo prima di scattare in avanti e correre a chiudersi in quella che era la sua camera da letto.
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