34

-E le valigie?- chiese Gennaro e Francesco rise di cuore. -Tu! Bastardo! Mi hai fatto credere che fossi in fuga tipo ora, adesso... Hai fatto casino tutto il giorno e invece...!-
-Vuoi che mi metta a fare le valige ora, per rimediare?- gli chiese lui con tono ironico e Gennaro sussultò, scosse la testa con fare risoluto e lo afferrò per i fianchi; Francesco urlò divertito proprio mentre l'amico lo getteva di peso sul letto.

-Tutto quel casino, il discorso melodrammatico sulla fine della nostra amicizia...!- tuonò Gennaro, interrompendosi tra una parola e l'altra per rubargli un bacio. Francesco si puntellò sui talloni, inarcandosi contro di lui e l'altro gli abbracciò la vita, ansimando dentro la sua bocca.
-Non potevo andarmene senza fare un ultimo tentativo- mormorò il giovane, strattonandolo per i pantaloni, e Gennaro intrufolò una mano tra i loro corpi, iniziando a sbottonarseli. -Mi manca casa, vero, ma... io... dovevo spronarti! Volevo vedere se riuscivo a rigirarti contro la tua stessa tattica! Tu ti sei inventato tutto il discorso della perdita della memoria per mettermi alla prova...-
-Il colpo in testa l'ho preso davvero-

E via i pantaloni. Francesco rise e tornò a protendersi verso il suo bacino, mentre l'altro gli apriva la cerniera dei jeans e lui lo aiutava spingendoli verso il basso con entrambe le mani.

-Mio padre mi aveva davvero dato un ultimatum- ribatté il giovane e Gennaro sbuffò.
-Lo so. E tu vuoi lavorare con lui?- Francesco scosse la testa e la sua pelle iniziò a farsi bollente a contatto con quella dell'altro. Gli avvolse le spalle in un abbraccio, accostando le labbra alle sue, sfiorandole appena, sorridendo, poi si allontanò di un millimetro e l'amico sbuffò di nuovo.
-Io voglio stare con te. Ovunque con te. Tutto il resto posso adattarlo a questo- sussurrò Francesco e pose fine a quell'estenuante corteggiamento e riprese a baciarlo.

Gennaro sorrise e gli accarezzò una guancia con una delle proprie, strusciandosi contro di lui come se fosse un gatto intento a fare le fusa; scese sul suo collo, inspirando a pieni polmoni il profumo della sua pelle.

-Ti amo- sussurrò in un suo orecchio e l'altro gli rispose con una risata cristallina, in grado di fargli vibrare l'anima per l'emozione di trovarsi artefice di quella gioia. -Ti amo- disse ancora e gli baciò il petto, la linea degli addominali che lo condusse verso il basso, finché non si trovò sull'orlo dei suoi boxer e Francesco sussultò per l'impazienza.
Gennaro lo vide mordersi le labbra, con i capelli scompigliati, la pelle di guance e collo arrossata, gli occhi lucidi e le mani che non la smettevano di tremargli.

Il giovane si sollevò sulle ginocchia e lo fissò dall'alto, mentre lentamente rimuoveva gli ultimi indumenti che avevano coperto le loro parti intime.

-Ti amo davvero- disse e Francesco annuì.
-Non ti dimenticherai più di me, vero?- Gennaro scosse la testa a quella domanda che risuonò alle sue orecchie come una supplica e lo abbracciò e lo baciò con dolcezza.
-Era una bugia. Orribile, ma una bugia. Ti giuro che da adesso in poi farò di tutto per renderti felice- disse con tono solenne.
-Allora... ti amo anch'io- sbuffò Francesco e l'altro rise, gli pizzicò i fianchi facendogli il solletico e poi mise a tacere di colpo quell'attimo di ilarità, iniziando a vagare con le mani sul suo corpo con fare sensuale.

-Così... non vale- mormorò Francesco con un singulto, mentre Gennaro lo vezzeggiava con gesti sicuri, preparandolo ad accoglierlo. -Sono un pessimo amante- aggiunse preoccupato e ansimò, iniziando ad andare incontro alle sue stimolazioni, muovendo i fianchi.

Gennaro tornò a sollevarsi sulle ginocchia, fissando ogni sua più piccola reazione, ogni più infinitesimale movimento dei suoi muscoli sotto la pelle tesa che si andava inumidendo di sudore, donando una luce diversa al suo corpo, sempre più sensuale. Gli accarezzò le gambe, risalendo verso i fianchi, toccandolo con la stessa referenza che avrebbe potuto manifestare nei confronti di un capolavoro artistico.

-Sei perfetto così- ansimò Gennaro.
-Ti accontenti di poco- biascicò Francesco mentre la lucidità veniva meno a causa delle carezze dell'altro e la sua bocca pareva essersi sconnessa dal cervello.
-Non mi sto accontentando: stringo tra le braccia ciò che ho sempre voluto e desiderato con tutto il cuore- sussurrò direttamente sulle sue labbra, mentre si faceva spazio nel suo corpo, e Francesco trasalì nell'accoglierlo, ma le sue parole arrivarono subito a calmare ogni timore, come un balsamo, e si rilassò tra le sue braccia, emettendo un lungo sospiro.

-Il mio migliore amico. Quello che più mi fa incazzare. Quello che piu mi fa ridere- disse Gennaro, iniziando a muoversi lentamente. Gli strinse il viso in una mano, fissandolo negli occhi azzurri e liquidi di piacere. -Il mio amante. Quello che mi prende corpo e testa. E sei il mio amore- continuò, accarezzandogli le labbra con le proprie, aumentando il ritmo delle spinte e bevendo i suoi respiri che si facevano sempre più brevi e rumorosi.

Francesco si sentì travolgere da una felicità mai provata prima. Non aveva più paura e pareva che persino il futuro che si delineava ai suoi occhi fosse colmo di quella stessa sensazione, come se ogni cosa, una volta andata al suo posto, avrebbe potuto garantirgli quella pace in eterno. In un angolo della propria mente sapeva che quello era praticamente impossibile, che dal giorno dopo lui e Gennaro non avrebbero smesso di litigare, che tutto avrebbe continuato a scorrere con un ritmo praticamente identico a quello che lo aveva condotto fin lì.

Sapeva che la vita era imprevedibile, ma la sensazione che stava provando aveva il sapore della verità e anche quando si fosse rivelata l'ennesima illusione non gli importava.

Perché Gennaro era reale, così come l'amore che lo legava a lui, e tutto il resto non aveva importanza. A tutto il resto si sarebbe adattato.

-Ti amo- disse e l'altro lo baciò e affondò nel suo corpo con un'irruenza tale da farlo urlare.

Sentire pronunciare il suo stesso nome dalla voce di Francesco trasfigurata dal piacere fece tremare Gennaro, suscitandogli decine di sensazioni contrastanti e tutte intense più o meno allo stesso modo. Orgoglio, felicità; timore di sbagliare, preoccupazione, ma anche un'euforia contagiosa. E poi ansia, paura; eppure c'era luce, calda, confortante, ogni tanto accecante; era una gran confusione e, nonostante tutto, lo faceva sentire completo come mai gli era capitato prima.

Gli morse il lobo di un orecchio e Francesco reclinò il capo all'indietro, esponendo il collo alle sue labbra. Gennaro gli leccò la linea tesa del muscolo, risalendo verso il mento, fino alla bocca, appropriandosene con un bacio, mentre l'altro si spingeva di più contro di lui, ormai al limite della sopportazione. Gennaro si fece spazio tra i loro corpi, andando a stimolare il sesso del suo amante e lui, i cui respiri venivano soffocati ancora dal loro bacio, gli piantò le unghie nelle spalle, sfogando così il piacere che lo colse, annebbiandogli la mente per un tempo indefinito.

Quando tornò a vedere con chiarezza ciò che lo circondava, la prima cosa che Francesco captò fu il proprio respiro ancora affaticato; i capelli appiccicati alla fronte a causa del sudore, che di solito lo avrebbero infastidito, ma non in quel momento – o forse era troppo esausto per sollevare una mano e spostarli. E il peso del corpo di Gennaro, parzialmente ancora disteso su di lui. Per toccare lui, riuscì a richiamare abbastanza forza per sollevare una mano e accarezzargli i capelli – ancora ispidi e corti dopo che li aveva tagliati a seguito dell'incidente – percependo tutto il suo calore, i suoi segni vitali come se fossero una musica dolcissima: il suo respiro, il tremore dei muscoli che scaricavano la tensione; il battito del suo cuore.

-Ti amo- disse e ogni volta che ripeteva quelle due parole gli pareva che non fossero abbastanza, che non rispecchiassero abbastanza la grandezza del suo sentimento. Avrebbe voluto ripeterle all'infinito, fino a sentirsi sazio e appagato, ma temeva di apparire infantile.

Gennaro si alzò su un gomito e gli accarezzò una guancia con un dito, fino a trovarsi sulle sue labbra, ridisegnandole mentre lo osservava con uno sguardo adorante. Francesco percepì tutta l'intensità del suo amante e comprese che a volte le parole potevano non bastare, ma in altre situazioni erano assolutamente superflue.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top