27
La seduta continuò ancora per un po', con scarsi – nulli – risultati "magici", a eccezione di quelli che nonna Sara e suo marito si erano augurati di vedersi manifestare: sensi di colpa. Ebbene sì, perché la nonna era pienamente consapevole di non possedere poteri paranormali – e forse era persino un po' scettica riguardo le pratiche a cui era solita ricorrere donna Carmela – tuttavia, quello che sperava pareva avere messo radici, finalmente, nelle menti di coloro che la circondavano.
Fino a qualche settimana prima aveva sempre sospettato che i suoi piani da "agenzia matrimoniale" avessero subito un qualche tipo di sabotaggio proprio da coloro che più le erano vicini. Ne aveva avuto conferma soltanto quando Francesco, molto ingenuamente, le aveva confessato di essersi visto sminuire i propri sentimenti per Gennaro, tra tutti, soprattutto dai suoi stessi genitori. In seguito, subito dopo il rientro a Salerno, era bastata una chiacchierata a quattr'occhi con il figlio, per scoprire che, lo stesso atteggiamento sconsiderato, era stato assunto anche da lui e sua moglie nei confronti di Gennaro.
"Va bene essere protettivi, ma così è troppo!" si era detta infastidita e, per sua fortuna, aveva trovato nel marito un pronto alleato, che l'aveva aiutata a mettere in scena quel teatrino con uno scopo preciso.
Nonna Sara riconosceva che i suoi nipoti non erano più bambini, anche se ai suoi occhi, con tutta probabilità, avrebbero sempre mantenuto quella dolcezza degli anni perduti, ma pensava che fosse, proprio per questo, più giusto aiutarli assecondandoli che remare loro contro, evitando di proliferare nelle loro menti fragili e di ragazzini confusi ulteriori paranoie.
Socchiuse un occhio, godendo del silenzio assoluto e concentrato in cui si erano rifugiati i presenti, e vide una delle fiamme delle candele tremolare e, nello stesso istante, la porta d'ingresso di casa De Rosa venne aperta e richiusa con un tonfo.
I presenti si lasciarono sfuggire un urlo, lei stessa sussultò sbalordita dalla successione di quei piccoli eventi casuali e nonno Filippo balzò in piedi per lo spavento, rivelando di essersi appisolato ancora una volta. Sua moglie strinse le labbra in una linea sottile e lo fissò torva, ma non ebbe tempo per rimproverarlo ulteriormente, dato che vennero interrotti dal rumore di passi di qualcuno che si avvicinava a loro.
-Che diavolo...- mormorò Francesco, facendo il proprio ingresso in cucina e i presenti si guardarono tra di loro imbarazzati.
-Uh! Santo numi! Ho teletrasportato Franceschino da Bologna!- esclamò la nonna.
-Cosa?!- tuonò il giovane allibito, abbandonando il suo bagaglio alle proprie spalle, sul pavimento del corridoio.
-Dai, amore- sussurrò nonno Filippo, rivolgendosi alla moglie, mentre tornava a occupare la sua sedia.
-No?- domandò lei a bassa voce e l'altro scosse la testa, rivolgendole un sorriso dolce.
-Però era divertente- mormorò a un suo orecchio per non farsi udire dagli altri. -Visto che si sentono in colpa? Altrimenti sicuro che non avrebbero accettato di fare questa cosa stramba-
-Le cose strambe ti divertono e ciò che ti diverte ti rende più bella. Ma è servita, non dubitare, amore: hanno capito dove hanno sbagliato. Brava la mia Sarina- disse l'uomo compiaciuto, mentre la sua voce si perdeva negli urletti di gioia e nelle esclamazioni festanti degli altri che, una volta essersi ripresi dallo shock, si erano mossi per accogliere il nuovo arrivato.
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Terminati i minuti di giubilo per il ritorno del ragazzo, Francesco chiese loro cosa ci facessero tutti lì riuniti, in un giorno infrasettimanale e di primo pomeriggio, per giunta.
-Ci siamo ritagliati tutti del tempo per... ehm... stare un po' insieme- disse Paola, sua madre, lasciando vagare gli occhi per tutta la stanza, come se fosse in cerca di qualcosa.
-A lume di candela?- domandò Francesco, scettico, e nonna Sara intercettò il suo sguardo, si protese sul tavolo e soffiò sulle candele, spegnendole con un sorriso. Il giovane aggrottò la fronte: "Mi sta sfuggendo qualcosa" pensò. -Non vi bastano più i pranzi domenicali?- chiese e ricevette in risposta parole mozzicate, prive di senso.
Improvvisamente parve che un cataclisma si stesse per abbattere su casa De Rosa: Sebastiano e Lucia ricordarono di colpo di avere un appuntamento importantissimo al quale rischiavano persino di arrivare in ritardo e, in un battito di ciglia, sparirono dalla circolazione. Nonno Filippo divenne insofferente e sostenne di avere un impellente bisogno di un letto per riposarsi per bene, perciò agguantò la moglie – seppure lei apparisse abbastanza riluttante a seguirlo – e anche loro lasciarono l'appartamento degli amici. Paola si batté le mani sui fianchi e scomparve in bagno, ricordando di avere lasciato in sospeso dei panni da tirare fuori dalla lavatrice, per stenderli.
Francesco si guardò intorno, sollevò un sopracciglio con fare scettico e puntò lo sguardo su suo padre.
-Immagino che ti stiano chiamando proprio adesso per una convocazione last minute in tribunale- disse con sarcasmo e suo padre sorrise e tornò a prendere posto intorno al tavolo, scuotendo piano la testa. -Ah. Quindi... devi dirmi qualcosa?- gli chiese e Marco rimase in silenzio ancora un po', prima di battere piano una mano sulla superficie del tavolo, indicando al giovane la sedia al suo fianco.
-Sono di passaggio. Io avrei davvero un appuntamento a cui...-
-Con Raffaele?- gli chiese suo padre e Francesco si morse un labbro e tacque.
-Credevo che la nonna...-
-Sì. Sara ci ha comunicato la fine della tua relazione con Raffaele. Sara, sì. Per onor di cronaca, s'intende, non aveva intenzione di fare pettegolezzi-
-Non ne dubito, non sarebbe una cosa da nonna Sara "fare pettegolezzi"- disse il giovane, prendendo posto accanto al padre.
-Perché non ce l'hai detto?- gli domandò Marco e Francesco si strinse nelle spalle, raccontandogli, per grandi linee, la stessa storia che aveva condiviso con Gennaro il giorno prima: forse per pigrizia, forse per incredulità, neanche Francesco aveva ancora immagazzinato la realtà della fine della sua relazione con Raffaele; si sentiva come se stesse sognando ad occhi aperti, in attesa che tutto si ripetesse e che loro tornassero insieme.
-Eppure Sara ci ha lasciato intendere che le cose con Gennaro si erano fatte più serie-
Francesco tornò a stringersi nelle spalle.
-Cosa c'è di serio? Come si fa a capire ch'è una cosa seria? Il mio rapporto con Gennaro ha avuto dei... risvolti intimi. Di cui non ho intenzione di parlarti- si affrettò ad aggiungere il giovane, sentendosi arrossire un po'. Anche il colorito di suo padre si fece più vivo e l'uomo si schiarì la gola e annuì, invitando il figlio a proseguire nel suo discorso. -Ma, in fin dei conti, siamo sempre gli stessi. Non è cambiato nulla tra di noi dopo quei... risvolti. Continuiamo a litigare, a punzecchiarci, pure per le stronzate più assurde. Poi facciamo pace: due secondi e ci stiamo scannando di nuovo-
-Quindi... sei tornato per Raffaele?- gli chiese suo padre e Francesco percepì gli occhi riempirsi di lacrime. Abbassò lo sguardo sulle mani che teneva sulle cosce, tentando di darsi un contegno, di riprendere abbastanza fiato da non rischiare che la sua voce finisse per incrinarsi.
-Non sono tornato. Non voglio tornare. Perché farlo significherebbe stare lontano da Gennaro e non voglio...-
-L'anno che avevamo pattuito sta scadendo, tesoro- disse Marco e, nonostante il vezzeggiativo con il quale gli si rivolse, Francesco percepì un'improvvisa nota di durezza in lui.
-Troverò la mia strada e un lavoro. Anche se dovessi finire in un altro studio legale, voglio stare dove sta Gennaro-
-I patti non erano questi, France'-
-"Ti prendi un anno sabbatico e cerca di capire quello che vuoi fare della tua vita. Se alla fine non avrai trovato un lavoro, torni a casa e vieni a lavorare con me" e io ho detto di sì. Non hai mai detto che non potessi professare come avvocato fuori dal tuo studio. Un lavoro è un lavoro-
-La possibilità di sperimentare te l'ho data perché tu trovassi la tua strada, non perché finissi a...-
-E io l'ho accettata solo per stare ancora accanto a Gennaro!- lo interruppe Francesco, restando senza fiato.
-Non sei più un bambino. Non puoi continuare a vivere inseguendo gli altri: devi costruirti una vita che sia tua- lo rimproverò suo padre e Paola li raggiunse in quello stesso istante – forse attirata e preoccupata dalle urla del figlio.
Francesco le rivolse uno sguardo di sbieco e scosse la testa, alzandosi come una furia e procedendo in direzione dell'ingresso.
-Ho un appuntamento- disse ad alta voce, per farsi udire sopra le parole del padre che continuava a tentare di portare avanti la loro discussione, ma Marco non ebbe successo, e Francesco andò via furioso.
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