20

-Cioccolata calda? Non fa troppo Chocolat?- chiese Francesco mentre prendevano posto intorno a un tavolino. La banconista della caffetteria aveva già preso le loro ordinazioni e azionato la macina delle fave di cacao, il cui rumore, a eccezione delle vaghe parole provenienti da una televisione con il volume impostato molto basso, era praticamente l'unico udibile nel locale deserto.

Non c'erano clienti, a eccezione di loro due, e il giovane, infatti, aveva iniziato a parlare a bassa voce, per non farsi sentire dalla banconista. Il locale era caldo e accogliente, anche se Francesco aveva cominciato a sentirsi bollente di suo, fin dal momento in cui Gennaro lo aveva abbracciato alla stazione, nonostante continuasse ad avere le mani gelide e intirizzite.

-Uhm... e tu saresti Vianne che legge le represse intenzioni altrui?- gli chiese Gennaro con tono canzonatorio, mentre la banconista tornava da loro, servendo le tazze piene di cioccolata fumante, dall'odore delizioso e dall'aspetto invitante.

-Fa freddo oggi, vero?- chiese la giovane, sorridendo con garbo e portandosi una ciocca di biondi capelli dietro un orecchio.
-Mh- fece Francesco e l'amico scosse la testa, per poi rispondere alla banconista.
-Già. Ci voleva davvero- disse lui, indicando la propria tazza con un dito.
-Spero vi piaccia!- e detto ciò la ragazza si allontanò entusiasta, tornado dietro il bancone di legno. Gennaro girò appena la testa, gettando uno sguardo alle proprie spalle, e la vide afferrare un cellulare e farsi catturare da ciò che leggeva sullo schermo, probabilmente in attesa che loro terminassero la consumazione. -Vedi? Basta poco per non essere stronzi- disse sottovoce, rivolgendosi all'amico.

Francesco abbassò gli occhi sulla superficie lucida del tavolino, sorseggiando la propria cioccolata con aria assente.

-Sono più... Roux- ribatté il giovane, tornando a riferirsi al film citato poco prima.
-Oh sì, il pirata senza radici-
-No. Il pirata romantico in cerca di radici-
Gennaro scosse la testa, preferendo tacere, dato che le parole dell'amico lo avevano sorpreso.
-Johnny Deep è più figo- sussurrò e Francesco assottigliò lo sguardo, risentito.
-Tutti, per te, sono migliori di me. L'infermiera, Johnny Deep, la tizia qui- disse e l'altro scosse di nuovo la testa.

-Ancora con l'infermiera? Non è un po' ridicolo tirarla fuori adesso che neanche mi ricordo più il suo nome?- gli chiese e Francesco tornò a sorseggiare la cioccolata.
-La tizia ti sta fissando- sussurrò il giovane, continuando a tenere lo sguardo basso per non incontrare quello della banconista.
-Ma figurati-
-Sul serio- ribatté Francesco a voce ancora più bassa. -Ha posato il cellulare e incrociato le braccia sul petto e ti fissa la schiena sorridendo-

Gennaro sollevò un sopracciglio con scetticismo; non poteva girarsi e controllare, altrimenti avrebbe lasciato intendere alla banconista di essere l'argomento della loro conversazione.

-Perché ti ingelosisci?- chiese invece, iniziando a percepire quella situazione particolarmente divertente. Non lo metteva a disagio avere gli occhi di quella ragazza addosso, anzi, lo trovava abbastanza lusinghiero, così come era stato essere l'oggetto delle gentilezze dell'infermiera Caterina – sì, ricordava il suo nome, ma credeva fosse più salutare per lui non farlo presente all'amico.

Francesco si strinse nelle spalle, mentre l'altro si toglieva il parka e restava con addosso un maglione di un grigio chiarissimo, quasi bianco. Lo osservò poggiare i gomiti sul tavolo, stendere un braccio sulla superficie, mentre allungava l'altro, recuperava la propria tazza e la sollevava, avvicinandola al viso, e Francesco si scoprì a fissarlo come se stesse assistendo a una scena estremamente erotica, tanto che il suo cuore prese a battere velocemente. 

Con lo sguardo gli accarezzò la porzione di corpo che fuoriusciva dal polsino del maglione: la curva decisa dell'osso che tendeva e si intravedeva sotto la pelle; il dorso della mano; le dita lunghe, strette intorno al manico della tazza e le labbra che a malapena si posavano sul bordo e premevano contro la ceramica. Francesco quasi si sentì geloso persino di quella specie di bacio rubato.

"Sono geloso perché mi rendo conto che esiste più di una persona a questo mondo che potrebbe portarti via da me" ammise con se stesso, ma socchiuse gli occhi e sospirò, preferendo tacere, "Tanto non hai alcun diritto di muovere proteste a riguardo".

-Allora?- lo incalzò Gennaro e l'altro si strinse nelle spalle.
-Ci sta il pubblico, preferisco tenere per me le cose mie- rispose.
-Lo sai che preferisco i ragazzi, no?-
-Preferisci, sì-
-Non frequento una donna da anni-

Francesco sbuffò e poggiò la propria tazza sul suo piattino, facendole produrre un suono tintinnante e stridente.

-Non ha importanza. Tu sei tu e attiri tutti come il miele con le api-
-Sono gentile. Mi piace essere gentile e alle persone affascina la gentilezza. Credo che ormai si siano stancati degli stronzi tenebrosi con il solito background discutibile e non sempre in grado di giustificare la loro stronzaggine-
-Sì, quelli come me sono passati di moda-
-Non ho detto questo-
-Oh, sì, invece. Io sono Darcy e tu Bingley. Io il bad boy e tu il ragazzo perbene-
-Anche Darcy e Bingley erano amici, ma io non ho messo gli occhi su nessuna delle sorelle Bennet, te l'assicuro. La persona su cui ho messo gli occhi io è più un caso disperato... da emicrania-

Francesco incassò quelle parole sentendosi impallidire di colpo. Strinse le labbra in un linea sottile, mentre Gennaro riprendeva a gustarsi la sua cioccolata.

-Quindi è questo. Mi tieni lontano perché ti vedi già con qualcuno- sibilò e l'altro si strozzò con un sorso della bevanda. Iniziò a tossire, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime e gli rivolgeva cenni delle mani inequivocabili, mandandolo a quel paese.
-Ma sei scemo?!- esclamò Gennaro, tossicchiando ancora un po'. Poi si schiarì la gola e, come per magia, la ragazza della caffettiera tornò al loro tavolo, poggiando un bicchiere d'acqua vicino a una sua mano, sfiorandola accidentalmente con due dita.

E Francesco percepì la bile salirgli in gola.

-Tutto bene?- chiese la giovane e Gennaro annuì riconoscente.
-Sì, grazie- disse e l'altra rimase un secondo di troppo al suo fianco, forse aspettandosi qualche altra parola in più che però non arrivò.
-Tutto bene?- la scimmiottò Francesco, dopo che si fu allontanata da loro, premurandosi di tornare a parlare a bassa voce.
-Sei scemo vero- disse Gennaro, pulendosi la bocca con un fazzoletto.

-Chi è?-
-Chi è chi, France'?-
-La persona per cui hai una cotta- Gennaro scosse la testa, rassegnato a dover continuare a dialogare con l'unico neurone sopravvissuto all'interno del cervello del suo migliore amico. -Lo conosco?-
-Ma tu credi davvero che mi sarei potuto comportare così da stronzo da... fare quello che abbiamo fatto l'altro giorno, se mi stavo a vedere con qualcuno?-

Francesco tornò a serrare le labbra, mentre il viso gli si faceva tanto da caldo da scottare: era furioso. Si sentiva preso in giro e non capiva davvero cosa ci fosse di tanto divertente in quella situazione.

-Lorenzo e Lucia della 4ª E. Te li ricordi? Ti divertiva avere a che fare con Renzo e Lucia: li frequentavi entrambi contemporaneamente per questo motivo- sibilò e l'altro sgranò gli occhi con fare colpevole.
-Oddio! Tiri fuori i reperti storici...-
-Letterari e sessuali. E catastrofici! Visto com'è finita quando hanno saputo che li tradivi l'uno con l'altra-
-Ora ricordo perché ho smesso di raccontarti delle mie relazioni...-
-Per conservare la tua facciata da bravo ragazzo, mister Bingley di 'sto cazzo-

Gennaro rise di gusto a quella battuta e Francesco trasalì, sentendosi ancora di più preso in giro.

-No, no- disse il giovane tra le lacrime, impossibilitato a tornare serio, mentre l'amico notava la banconista intenta a fissare le spalle di Gennaro, evidentemente inebriata dal suono della sua risata. -Per evitare di farti impugnare il coltello dalla parte del manico!- continuò il giovane e quelle parole ebbero il potere di calmarlo, di spegnere il suo sorriso. -Perché sei facile a rinfacciare le cose-
-Mi dipingi sempre come uno stronzo. Ma con questo stronzo c'hai fatto sesso per due volte. Che te lo ricordi o meno della prima non ha più importanza-

-No?- gli chiese Gennaro con fare guardingo e l'altro sospirò sentendosi sconfitto.
-No. E non mi importa neanche più delle stronzate che facevi al liceo. Se ti diverte e ti fa piacere avere occhi di uomini e donne addosso. Non mi importa più niente davvero- mormorò Francesco, portandosi una mano alla fronte e tornado a fissare la lucida superficie di legno del tavolo.

-Non mi vedo con nessuno, France'- disse Gennaro in un sussurro. -Da quando... beh. Sono tre anni che non mi vedo con nessuno. Perché non ci sta niente tra di noi, ma... Diciamo che ho sentito il bisogno di mantenermi fedele. Sei tu quello che stava con un altro-

Francesco assorbì il senso di quelle parole e fissò l'amico di sottecchi, mentre il cuore gli tamburellava nel petto al ritmo di una danza gioiosa, mentre lo osservava riprendere a sorseggiare la sua cioccolata, rendendosi conto soltanto in quel momento di due cose che, prima, gli erano sfuggite:

– Gennaro dava le spalle alla banconista e all'intera sala della caffetteria;

– gli occhi castani e intensi di Gennaro non si erano scollati da lui neanche per un secondo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top