18
-Ho detto al padrone di casa che avete intenzione di fare lavori di ristrutturazione, a vostre spese, ovviamente, e lui è stato così... padrone di casa, da accettare- disse nonna Sara con aria compiaciuta, attirando su di sé gli sguardi sbigottiti dei due ragazzi.
-Cosa?! Come hai fatto... Cioè, sai dove abita il nostro padrone di casa?- le domandò Gennaro, allibito, mentre l'idea di doversi dare a lavori di ristrutturazione uccideva del tutto l'ilarità e la malizia accumulate quella mattina. Non era mai stato tipo da cose di quel tipo: si sentiva più capace a usare la testa che le mani. Francesco gli rivolse uno sguardo di sottecchi, trattenendo un sorriso di scherno. Conosceva bene l'amico e poteva intuire quali pensieri gli stessero attraversando la mente in quel momento e ciò lo divertiva parecchio.
Il giovane si immaginava già l'amico a inveire contro gli attrezzi del mestiere, a rompersi un'unghia, a ricoprirsi il viso di vernice, mentre lui lo prendeva in giro e quello gli sembrava l'inizio di qualcosa che avrebbe potuto sfruttare a proprio vantaggio per un suo nuovo, diabolico piano.
-Uh! Quello è stato facile, tesoro, ho chiesto alla signora del piano di sotto- disse la nonna, mettendo a tacere pure gli sproloqui mentali di Francesco che sgranò gli occhi, sentendosi mancare il fiato all'idea di quello che la signora Costanza avrebbe potuto dirle sul suo conto. Non voleva che pure la nonna incominciasse a vederlo di cattivo occhio.
-Ch'è la stessa che c'ha fatto i biscotti...- borbottò, ricordando quanto a nonna Sara avesse dato fastidio venire a conoscenza di quel particolare.
-Stai attento che non sono commestibili!- esclamò la donna, mentre trotterellava in direzione della cucina, preparandosi a cucinare per il pranzo.
-Però sei andata da lei a chiedere...- continuò Francesco, ma l'altra lo interruppe subito.
-E certo. L'ho incontrata il primo giorno che sono arrivata, davanti la porta di casa sua, e mi guardava con una faccia che subito subito mi sono detta: "uh! Eccola là, la pettegola del palazzo!" Ero certa che sapesse dove vive il vostro padrone di casa. Ha pure il suo numero di telefono- specificò e Francesco tirò un sospiro di sollievo: evidentemente anche la nonna non nutriva grandi simpatie nei confronti della signora Costanza. Gennaro si accorse del sollievo improvviso dell'amico e scosse la testa.
-Questo lo immaginavamo- disse con un pizzico di astio.
-Sai che soffiate al signor Raisi...- borbottò Francesco, tornando a rivolgergli occhiatacce furtive. La nonna si girò proprio in quel momento nella loro direzione, captando la loro muta conversazione tramite sguardi e aggrottò la fronte. Pareva che l'aria romantica e titubante che l'aveva accolta al suo rientro a casa si fosse già esaurita.
"Come è possibile che ci mettano secoli a fare un passo in avanti e attimi a farne cento indietro?" si domandò affranta.
-Colpa del tuo stupido stereo- disse Gennaro, rivolgendosi all'amico, e l'altro si irrigidì. Sembrava pronto a ribattere in modo acido, ma la nonna corse immediatamente a interrompere quel loro battibecco e batté le mani, attirando la loro attenzione.
-Uh! Vedrete che vi divertirete a mettere casa a nuovo- disse e Gennaro sbuffò.
-Come no... Non abbiamo nemmeno i soldi per farlo. Come ti è venuto in mente di dirgli che avremmo fatto ristrutturazioni a spese nostre?-
-Mie. Spese mie, tesoro di nonna. Ma poi qua ci vivete voi, mica lui, e l'umidità vi fa diventare rimbambiti. È un investimento che sto facendo sulla salute mentale dei cari nipoti- ribatté la nonna e Francesco scoppiò a ridere, mentre Gennaro taceva indispettito.
•
E così, nel giro di un paio di giorni, l'appartamento in cui vivevano i ragazzi divenne una specie di cantiere.
Gennaro era tornato a lavorare al laboratorio e passava la maggior parte del tempo fuori casa, ma, la sera, dopo cena e nei fine settimana non aveva avuto modo di sfuggire dalla dittatura della nonna, che aveva messo entrambi i ragazzi in riga, come un bravo capo cantiere, sorvegliando lo svolgimento dei lavoretti di ristrutturazione dell'abitazione.
-Uh! E quanto ci metti a carteggiare un pezzetto di muro, amore di nonna!- esclamò una di quelle sere, punzecchiando il nipote che sembrava dovesse invecchiare svolgendo quell'attività. -Dai, che tra poco è mezzanotte e dobbiamo fermarci, su su, vediamo di finire di carteggiare, così domani possiamo passare a dipingere le pareti!-
-Parli al plurale, ma non mi sembra che tu ci stia aiutando granché- ribatté Gennaro con fare scocciato.
-Figurati se mettiamo la nonna a fare cose del genere! Ma come ti viene in mente?!- sbottò Francesco e l'altro si morse un labbro per non controbattere con una battutaccia.
-Vedi che convalescenza...- borbottò, invece, continuando a levigare lo stesso punto, senza ottenere grandi miglioramenti.
-Uh! Ancora con questo bernoccolo! Quanto la stai facendo lunga, tesoro, ormai ti stanno ricrescendo pure i capelli!-
-Ma se li ho dovuti tagliare per pareggiarli!- disse Gennaro indicandosi la testa con un dito, coperto da polvere di gesso.
La nonna sollevò le sopracciglia e preferì tacere, tornando con lo sguardo sullo schermo del portatile di Francesco, dove il giovane le aveva messo in esecuzione una delle puntate della sua telenovela preferita, di cui aveva perso diversi episodi da quando stava con loro, dato che i ragazzi non avevano una televisione.
-Se sono guarito com'è che tu stai ancora qui?- le domandò Gennaro con l'intenzione di provocarla, ma di tutta risposta la nonna gli rivolse un'occhiataccia e fece cenno a Francesco, schiocchiando due dita nella sua direzione, di alzare il volume del portatile.
Gennaro scosse la testa e si domandò se davvero doveva continuare quella stramba convivenza in tutta tranquillità oppure se avrebbe dovuto incominciare a preoccuparsi, dato che pareva che la nonna non avesse alcuna intenzione di tornare a casa.
-Non è che hai litigato con il nonno?- le domandò e l'altra scrollò le spalle. Il giovane si scambiò uno sguardo furtivo con l'amico, ma Francesco scosse la testa, assolutamente all'oscuro riguardo i dubbi di Gennaro. Che la nonna avesse approfittato della sua richiesta d'aiuto per allontanarsi da casa per motivi personali non era un pensiero che gli aveva sfiorato la mente – almeno, non fino a quel momento.
-Davvero è tutto okay con il nonno?- chiese e la donna sbuffò, facendogli cenno di mettere il video in pausa.
-Io e il nonno siamo la coppia più bella del mondo! Ma mi annoiavo giù, senza di voi, con i vostri genitori sempre impegnati con il lavoro, le amiche vecchie e bacucche che passano il tempo a giocare a carte! Uh! Non avevo più voglia di starmi a fossilizzare giù! Rischiavo di diventare una mummia. È più divertente stare qui e vedere voi due corteggiarvi con la stessa grazia e scioltezza di due bradipi- disse suscitando nei due ragazzi un imprivviso e cocente imbarazzo.
-Non siamo una delle tue telenovela- ribatté Gennaro, indispettito.
-Uh! Siete meglio assai, sì!- esclamò la nonna divertita, ma poi interruppe quel loro scambio di battute, ordinando a Francesco di rimettere in esecuzione il video.
-Sul serio, nonna. Non credi che sia arrivato il momento di tornare giù?- le domandò il nipote e la donna sbuffò.
-Uhm. Ho già preso biglietto per scendere giù. Parto dopodomani- annunciò e, nonostante quanto detto pochi istanti prima, Gennaro percepì un pizzico di panico all'idea della nonna che li mollava e se ne tornava a casa.
Come avrebbe potuto continuare a dare corda a Francesco, cedere alla sue avances, provocarlo, senza la nonna a fare loro da paracadute?
Rivolse uno sguardo di sottecchi in direzione dell'amico e, dall'espressione che lesse sul suo viso, il giovane credette che pensieri molto simili stessero prendendo campo nella sua mente.
Erano pronti a confrontarsi riguardo i propri sentimenti?
Come sarebbe stato tornare a convivere senza la nonna a fare loro da intermediaro?
Ma, soprattutto, dopo tutti gli sviluppi delle ultime settimane, c'era da temere che senza la nonna a calibrare il tutto si sarebbero potuti trovare a lottare contro l'imbarazzo, con il rischio di farsi sopraffare da nuove paranoie, di riprendere a litigare, a non rivolgersi la parola senza più nessuno lì ad aiutarli a tornare presto in armonia.
"Magari... sarà la volta buona; magari questa volta sarà più facile" pensò Francesco con un pizzico di speranza.
"Non ci resta che incrociare le dita e stare a vedere se tutto quello che c'è stato finora finirà per rivelarsi l'ennesima illusione" si disse Gennaro e, anche lui, come l'altro, anche se non poteva sapere di condividere le sue emozioni, si sorprese a sperare.
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