15
L'odore di disinfettante arrivò fino al naso di Francesco, che stava fermo sulla soglia della stanza, tentando di mantenere un'espressione neutrale, da vero duro, mentre assisteva alla rimozione dei punti della ferita di Gennaro, che lo aveva voluto con sé probabilmente perché sapeva quanto quelle cose, all'amico, dessero la nausea.
-Ecco fatto!- aveva esclamato l'infermiera al termine del lavoro e poi aveva rivolto uno sguardo al giovane, che stava ancora impalato alle spalle del paziente, trovandolo un po' pallido. -Tutto okay?- gli chiese e Francesco si limitò ad annuire, timoroso di aprire bocca e di correre il rischio di vomitare la colazione sul pavimento.
Gennaro si girò verso di lui, trattenendo a stento un sorrisino e l'altro gli rispose con un'occhiataccia, rischiando di farlo ridere apertamente.
-Facciamo ancora un paio di esami e poi può andare, signor Esposito. Che bello! Lei è zero positivo! Un donatore universale! E ha anche delle belle vene!- esclamò l'infermiera compiaciuta, accarezzando un avambraccio del giovane e Francesco percepì l'ennesima fitta all'addome, mentre rabbrividiva nel trovarsi testimone di quel gesto, ai suoi occhi, inopportuno. Aggrottò la fronte e si avvicinò all'amico, poggiandogli una mano su una spalla, anche se temeva di poter dare l'impressione di essere un tipo possessivo.
"Che diavolo ti prende?" si domandò e ritirò la mano, spingendola dentro una tasca del giubbetto di pelle che indossava, spostando lo sguardo sulla parete alla sua sinistra.
-Dovrebbe pensare di diventare un donatore! Il suo sarebbe un aiuto prezioso; non fa male, gliel'assicuro. Sono brava nel non fare sentire neanche il pizzicore dell'ago, mi propongo come volontaria per...-
Francesco non la stava già ascoltando più: "Se continuo a starla a sentire come minimo mi metto a urlare!" pensò, "Vedi se questo scemo deve rimorchiare pure in ospedale!", ma poi notò il sorriso accondiscendente di Gennaro e percepì il sangue correre ad accumularsi sulla pelle di guance e collo. Era furioso, così, all'improvviso, e non sapeva spiegarsene il perché; l'unica cosa di cui aveva certezza era che avrebbe volentieri riempito la sua faccia di pugni.
Nel frattempo Gennaro aveva concluso il suo appuntamento e Francesco lo vide salutare l'infermiera con una profusione di ringraziamenti e strette di mano che lo fecero alterare ancora di più. In breve tempo era passato a immaginare gli infiniti modi che avrebbe potuto escogitare per mozzare le mani a entrambi affinché non si toccassero più.
-Andiamo?- gli chiese l'amico e lui si limitò a rivolgergli l'ennesima occhiataccia, precedendolo fuori dall'ospedale a passo marziale.
Gennaro stentò un po' a stargli dietro, indeciso se ridere della sua scenata di gelosia oppure se metterlo a tacere con una piazzata. Non era nel suo stile, ma era pur vero che Francesco non aveva alcun diritto di comportarsi a quel modo e lui non aveva alcuna intenzione di portarlo a credere il contrario, subendo il suo atteggiamento in silenzio.
Rientrarono a casa che ancora non erano riusciti a scambiarsi una parola senza rischiare di dare il via a una rissa, perciò, alla fine, di tacito accordo, erano tornati a non parlarsi.
Nonna Sara li vide rincasare e li accolse con un piatto stretto in una mano, l'immancabile grembiule – non quello di Gennaro: ne aveva portato uno dei propri da Salerno. La casa profumava come non mai di pulito e vanillina e i due ne furono così stupiti da dimenticare per un attimo di essere anche arrabbiati.
-Nonna, hai chiamato un'impresa di pulizie e un catering mentre eravamo via?- le domandò Gennaro e la donna sollevò le sopracciglia e sgranò gli occhi, assumendo un'espressione allibita.
-Ti pare che mi mettevo estranei in casa, amore? Mica sono diventata pazza! Il colpo in testa l'hai preso tu, mica io-
-Hai fatto tutto da sola, nonnina?- le chiese Francesco, avvicinandosi al piatto sorretto dalla donna con l'acquolina in bocca, e lei glielo spinse più vicino al viso, invitandolo a servirsi.
-Siete stati via un sacco di tempo! Mi annoiavo!-
-Ma se siamo stati via nemmeno due ore...- borbottò Gennaro e nonna Sara li mise a tacere con un'occhiataccia.
-Vi ho fatto i biscotti, quelli che piacciono tanto a Franceschino- disse assumendo un'espressione compiaciuta. -Adesso però devo uscire, che ho un appuntamento- aggiunse, lasciando il piatto a Francesco e togliendosi il grembiule.
-Un appuntamento? Il nonno lo sa?- le chiese Gennaro con fare ironico e la nonna lo colpì con il grembiule sul sedere.
-Uh! Quanto sei spiritoso!- ribatté lei e il giovane scosse la testa, massaggiandosi la natica lesa, sotto lo sguardo divertito di Francesco che stava godendo come un matto nel vedere l'amico tiranneggiato dalla nonna.
-Ti accompagno?- si propose allora Gennaro. -Non conosci la città e...-
-E qua ci sono arrivata da sola!- lo interruppe nonna Sara. -Non ho bisogno della badante, non ancora! Sono una donna moderna, io! Si dice così, no?-
Gennaro scosse la testa mentre Francesco rideva apertamente, rischiando di affogarsi con un pezzetto di biscotto che gli era andato di traverso. L'amico sospirò e gli si fece vicino, nonostante tutto, e gli batté una mano al centro delle spalle, aiutandolo a tornare a respirare normalmente.
Nonna Sara rimase compiaciuta dal gesto del nipote, afferrò la sua immancabile borsa e si lasciò coccolare dai due, che l'aiutarono a indossare il cappotto e la sciarpa, le chiamarono persino un taxi, e lei si compiacque, sentendosi trattata alla stregua di una regina.
-Uh! Che cari nipoti che c'ho! L'invidia di tutte le vecchie del quartiere!- disse e uscì di casa rizzando la schiena, quasi saltellando nello scendere le scale, mentre i suoi capelli rossi, a contrasto con il cappotto di pelliccia sintetica di colore grigio, risaltavano come se fossero diventati una freccia che le puntava la testa.
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-Certo che... avere nonna in casa è un po' come convivere con un uragano- disse Gennaro con un sospiro, chiudendo la porta dell'ingresso e rubando il piatto con i biscotti dalle mani dell'amico.
-Ehi! Ne ho mangiato solo uno!- protestò Francesco, seguendolo in soggiorno.
-E stavi per morire soffocato. Tranquillo, ti salvo io- ribatté l'altro, portandosi un biscotto tra le labbra.
-Ma la nonna li ha fatti per me! L'hai sentita...!-
-E tu hai rubato le mie raviole- lo interruppe Gennaro, mandando giù un altro biscotto. -Adesso siamo pari-
Francesco sbuffò risentito e lo mandò a quel paese con il cenno di una mano; gli diede le spalle, ma si sentì afferrare per un braccio e rischiò di inciampare, finendo per sbattere contro il petto di Gennaro, che lo strattonò verso di sé.
-Ma che diavolo ti pren...!- ma il giovane non ebbe tempo di portare a termine la frase, che l'altro stava già divorando i suoi respiri. Francesco sgranò gli occhi, del tutto basito, così sconvolto da non riuscire neanche a ricambiare il bacio di Gennaro, a connettere il cervello e decidere come reagire a quell'assalto improvviso. Prima ancora che riuscisse a formulare un pensiero di senso compiuto, l'amico aveva già smesso di baciarlo.
-Sei carino quando fai il geloso- soffiò sulle sue labbra, stringendogli entrambe le guance con una mano, mentre con l'altra continuava a reggere il piatto. Francesco trasalì e ricollegò immediatamente le sue parole a quanto accaduto poco prima con l'infermiera.
-Non ero geloso! È lei che è stata inopportuna-
-Sul serio? Non ha fatto nulla di male- ribatté Gennaro, divertito, e l'altro cominciò a indispettirsi: non avrebbe ammesso di essere geloso neanche sotto tortura, di questo era assolutamente certo. -Sii sincero con me e... chissà. Magari questo potrebbe aiutarmi a recuperare la memoria- sussurrò Gennaro con voce suadente e Francesco si sentì arrossire di nuovo.
"E tanti cari saluti alla mia virilità!" pensò con imbarazzo. L'amico lo lasciò andare, evidentemente deluso dalla mancanza di una risposta da parte sua, "Oddio! Sono nei guai!" pensò Francesco con sgomento e allungò una mano nella sua direzione, afferrandolo per un polso, tentando di impedirgli di allontanarsi, ma Gennaro si liberò della sua presa con estrema facilità e, anche quella volta, pose fine alla loro discussione chiudendosi nella sua stanza, portando con sé i biscotti.
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