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-La pizza era davvero ottima, grazie- disse Francesco entrando in camera da letto. La nonna sollevò gli occhi dalle pagine del libro che stava leggendo; stava seduta sul lato sinistro del letto e si limitò a rispondere con uno sguardo compiaciuto, poi tornò a leggere.

Francesco sbirciò la copertina del volume, intuendo dal titolo che dovesse trattarsi di un romanzo d'amore. Sorrise e si stese al fianco della donna.

-Sei stata bravissima! In così poco tempo, poi!- esclamò, ripiegando le braccia dietro la testa.
-Mi sono portata l'impasto pronto da giù- rispose la nonna e girò pagina senza staccare gli occhi dal libro. Il giovane comprese che la sua ospite era assorta nella lettura, ma lui scalpitava dalla voglia di farle domande e di parlarle un po'.

Aveva ragione Gennaro, come sempre, e se anche lui stesso sapeva di avere delle persone su cui poter fare riferimento a Bologna, le volte in cui desiderava concedersi un'uscita, era pur vero che con nessuno di loro era mai arrivato a toccare picchi di confidenza tali da poterli rendere partecipi di tutto ciò che lo riguardava.

Sbuffò, aprì la bocca e rivolse uno sguardo di sfuggita alla nonna. Chiuse la bocca e si pose su un fianco con un piccolo sospiro, rinunciando a darsi alle confidenze, coprendosi con le coperte pure il viso, per evitare di essere disturbato dalla luce dell'abat jour.

Non stava comodo e scalciò per sistemare meglio il lenzuolo, non ottenendo però grandi risultati. Sbuffò di nuovo e si girò sul fianco opposto, avvicinandosi alla nonna.

Pochi istanti dopo si sentì picchiettare la testa e sgusciò da sotto le coperte, imbronciato. Vide nonna Sara chiudere il libro e riporlo sul comodino per poi incrociare le braccia sotto al seno, fissandolo dall'alto.

-Allora?- gli chiese e Francesco aggrottò la fronte.
-Cosa?-
-Perché non riesci a dormire?-
-Mi sono appena messo a letto, ci vuole un po' prima che mi addormenti-
La nonna scosse la testa e scivolò più vicina a lui, restando seduta, con le spalle appoggiate alla parete umida e fredda. Prese ad accarezzargli i capelli con dolcezza e gli occhi di Francesco ebbero un fremito, mentre la tensione scivolava via e iniziava a rilassarsi.

-Credi che Gennaro abbia davvero perso la memoria?- le chiese in un sussurro, poggiando una guancia contro una sua coscia.
-Uh, se lui ha perso la memoria, io ho di certo dimenticato come si fa la pizza!- esclamò sarcastica e Francesco ridacchiò.
-Lo credi davvero?- disse subito dopo, tornando serio. -Perché è triste che di tutte le cose... ha dimenticato soltanto me-
-Si ricorda di te- lo corresse la nonna e il giovane scosse la testa.
-Intedevo... ha dimenticato che mi ama-

-No, Franceschino, non penso proprio-
-Però succede- disse lui interrompendola e tirandosi a sedere. -Una volta ho visto un film dove lei perdeva la memoria e poi non la ritrovava più. E si dimenticava solo del marito...-
-Non penso che sia il vostro caso-
-Perché no? Ti ha detto qualcosa?-
-Uh! Pensa se quello lì si confida con la nonna, ma ti pare? Sempre così perfettino e sulle sue!-
-Allora come fai a esserne tanto sicura?-

Nonna Sara sorrise e prese il volto del giovane tra le mani – rugose e secche per gli anni che aveva passato dedita ai lavori manuali. Era piacevole essere toccato da lei, nonostante tutto; la sua presa era ferrea, ma gentile, e poi profumava sempre di pane e vaniglia.

-Perché gli ho visto gli occhi. Come guarda a te, Francheschino mio, non ha mai guardato nessuno. E quello sguardo, anche dopo il colpo in testa, è rimasto sempre lo stesso- spiegò e il giovane percepì gli occhi riempirsi di lacrime.
-Va bene se mi sta punendo per essere stato scemo. Per avere preferito Raffaele a lui...-
-Sì, amore di nonna, sei stato proprio scemo-

Francesco scosse la testa e trattenne un sorriso, nascondendo il volto sotto il mento della donna, abbracciandola forte, mentre lei gli dava pacche affettuose sulle spalle.

-Sono stato un vigliacco, lo so. Ma anche mamma e papà non erano d'accordo. Nessuno di quelli a cui lo avevo detto mi avevano preso sul serio-
-Io sì- lo interruppe la donna. -Io l'ho sempre detto e tua nonna pure, pace all'anima sua. Io e lei vi abbiamo sempre visti bene insieme, fin da quando eravate due cosini. Pensavamo che sareste rimasti amici per sempre, ma innamorati è ancora meglio-
-Pensavo che per Gennaro fosse vero amore, come il mio-
-E lo è! Ma siete così testardi!-
-E vigliacchi-
-Questo l'hai detto tu!-

Francesco sorrise e si strinse ancora di più a lei, contento che fosse lì, che fosse subito corsa a rispondere al suo grido d'aiuto, che fosse ancora tanto convinta che il suo futuro non potesse fare a meno di essere intrecciato a quello di Gennaro.

-Gennaro è convinto che io stia soltanto ripiegando su di lui, perché nel tempo ho capito quello che lui prova per me e adesso che Raffaele mi ha lasciato, per non restare solo, ...-
-Quest'altro imbecille!- sbuffò la nonna, risentita. -Che si fa così? Dall'oggi al domani puff! e ti dà il benservito, nossignore! Aspetta che torno giù e lo becco in piazza...-
-Lascia stare, nonnina- tentò di rabbonirla Francesco. -Raffa non aveva tutti i torti-
-Uh! Cosa sentono le mie orecchie!-
-No, sul serio. Ci sono tante cose che non sai-

Nonna Sara gli passò una mano sotto al mento, obbligandolo a ricambiare il suo sguardo. Alla luce della lampada dell'abat jour gli occhi di Francesco brillavano di riflessi morbidi, ma che sembravano rendere le sue iridi azzurre liquide, sul punto di traboccare. La donna comprese subito che non si trattava soltanto di giochi di luce e aggrottò la fronte.

-Raccontami tutte le cose che non so- sibilò minacciosa e Francesco scosse la testa, sentendosi arrossire.
-Non vorrei imbarazzati- balbettò e l'altra sollevò le sopracciglia, stupita.
-Per chi mi hai preso, ragazzino! Non sono mica una donnina di primo pelo, io! Uh! Quante ne ho sentite, viste!-
-Nonna!- la interruppe il giovane, sentendosi ardere per l'imbarazzo. -Non sono cose che voglio sapere!- esclamò, nascondendosi dietro le palme delle mani.

La nonna rise e lo costrinse a uscire dal suo nascondiglio.

-Tutto tutto, Franceschi'. Avanti, amore di nonna, parla!-
Il giovane trasse un profondo respiro e finì per farsi convincere dall'altra a vuotare il sacco. Così finì per raccontarle tutto, dal momento in cui aveva incontrato Raffaele e di come, a pelle, non gli avesse trasmesso granché, ma poi aveva deciso di intraprendere una relazione con lui, di cedere alla sua corte spietata soltanto per fare dispetto a Gennaro che, nel frattempo, aveva fatto i bagagli e aveva lasciato lui a Fisciano, da solo. Per diverso tempo, le cose con Raffaele erano pure andate bene, perché l'altro aveva fatto di tutto per conquistarlo, dato che aveva compreso di non essere finito tra le sue grazie per amore ricambiato.

Poi erano iniziate le scenate di gelosia – puntualmente ogni volta in cui veniva fuori il nome di Gennaro.

L'impossibilità di trovare un punto d'accordo nella loro intimità – e non era nemmeno arrivato ai rivelarle i dettagli più piccanti che nonna Sara aveva già incominciato a borbottare come una pentola a pressione.

-Quel mascalzone! Ma ci deve tornare a Salerno, prima o poi! Ti pare che può stare a fare lo studente deficiente a Fisciano a vita! Uh! Non lo faccio manco arrivare alla piazza del quartiere nostro! Lo aspetto alla stazione!-
-Nonna!- tentò di calmarla Francesco, ma la donna pareva inarrestabile e iniziò a mitigarsi soltanto quando ebbe finito di sciorinare tutta una serie di minacce, previsioni di torture fisiche e psicologiche che sarebbe stata ben lieta di infliggere al povero Raffaele.

-Raffa non c'entra nulla, nonna, io sono stato con lui che già non lo amavo, almeno non tanto quanto Gennaro. Me lo sono fatto andare bene, mi ci ero affezionato, anche perché mi ero rassegnato al fatto che con Gennaro saremmo rimasti per sempre amici-
-Un gioiellino di ragazzo così e ti lascia! Uh! Aspetta a me, amore!-
Francesco comprese che tentare di farla ragionare e di portarla a distribuire le colpe nelle giuste proporzioni era praticamente un'impresa impossibile.

Il giovane tornò a distendersi al suo fianco e la nonna si zittì subito, come se avessero pigiato un bottone. Lo fissò dall'alto, con sguardo colmo d'affetto, e riprese ad accarezzargli i capelli con dolcezza, mentre Francesco si lasciava sfuggire un paio di lacrime.

-Va bene se Gennaro mi sta punendo, mi sta bene davvero, me lo merito. Basta che poi ci sia un lieto fine anche per noi- mormorò e la nonna si commosse a sua volta, ma poi udì un rumore che catturò la sua attenzione.

Non sapeva se fosse stato frutto della propria immaginazione, ma sollevò lo stesso lo sguardo verso il corridoio buio, che in parte riusciva a scorgere attraverso la porta socchiusa, e si trovò a sorridere nel notare la silhouette di Gennaro sparire nell'oscurità.

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