13

-Amore mio bello!- esclamò ancora nonna Sara, abbracciando il nipote in vita, mentre lui le rispondeva baciandole i capelli – che sapevano di shampoo alla vaniglia – e nel frattempo rivolgeva occhiate inceneritrici in direzione di Francesco, che lo fissava da lontano a braccia conserte e un sorrisino compiaciuto gli incurvava le labbra. -Tesoro mio!- disse la donna con enfasi. -Come stai messo male- aggiunse, allungando una mano per strapazzargli una guancia. -Così pallido! Che sono queste occhiaie? Hai mangiato, sì? Non ti preoccupare che ora la nonna ti fa un po' di pizza e ti tiri subito subito su!-

La donna si tolse il cappotto e richiamò con uno schiocco di dita Francesco, consegnandolo a lui.

-Mi sono preso un masso in testa, nonna, lascia stare la pizza...- disse Gennaro, tentando di impedirle di prendere possesso della cucina.
-Uhh!- fece lei, dandogli uno schiaffetto alla mano che il giovane teneva sullo sportello del frigo, allontanandolo da lì. -Un bernoccolo non ha mai ucciso nessuno- ribatté e Francesco, alle loro spalle, ridacchiò, godendosi la scena.

-Per tutti i Santi!- tuonò la nonna, portandosi le mani al viso con fare melodrammatico, mentre fissava sgomenta la desolazione del frigorifero. -Ma non è che vi siete presi quella malattia che non potete mangiare?- aggiunse, spostando lo sguardo tra la confezione di carote, le uova, il latte e la busta di tortellini ricotta e spinaci.
-Beh... dobbiamo fare la spesa, ma non mi sembra che...- incominciò con il giustificarsi suo nipote, ma l'altro lo interruppe subito.
-Che malattia mi hai fatto prendere, Genna'?- esclamò, sbucando da dietro una sua spalla, e nonna Sara indicò il frigo, affranta.

-Quella dove non si mangia la carne! Da dove le prendete le proteine? Che siete ragazzi, dovete crescere!- rispose lei e Gennaro fulminò Francesco con lo sguardo.
-Ah, no, nonna, tranquilla... non siamo vegetariani-
-Uh! Che brutta parola!- disse la donna, richiudendo il frigo. -Adesso io e te andiamo a fare la spesa... ci sta un supermercato qui, giusto?- aggiunse, rivolgendosi a Francesco.
-Certo! Pensa un po', nonna, abbiamo pure l'acqua calda!- ribatté Gennaro ironico, ma la donna intuì il suo sarcasmo e lo mise a tacere con un'occhiataccia.

-Dove sta la mia borsa, tesorino? Che ho lì il portafogli, le buste della spesa e tutto quanto- disse nonna Sara, di nuovo parlando direttamente con Francesco, e Gennaro scosse la testa, mentre l'amico ridacchiava e spariva per qualche secondo, tornando poco dopo e trascinandosi dietro una valigia che sarebbe stata in grado di contenere un piccolo rinoceronte.

-Nonna!- esclamò Gennaro, mentre un pensiero terrificante gli si delineava nella mente. -Che intenzioni hai?- le chiese, indicandole il valigione con un dito.
-Ma che domande, amore mio!-
-Te l'ho detto, nonnina...- disse Francesco, avvicinando le labbra a un orecchio della donna, ma parlando abbastanza forte da farsi sentire anche dall'amico. -Il colpo alla testa è stato potente!-
-Tu!- sbottò Gennaro, modulando la respirazione nel tentativo di calmarsi, per impedirsi di correre da lui e strozzarlo.

-La nonna è qui per farti da infermiera! Chi meglio di lei, dato che io sono solo un ragazzino immaturo, capriccioso e cretino?- sibilò Francesco con fare allusorio e a nonna Sara non sfuggirono affatto le accuse sottintese che si celavano dietro quella frase.
-Uh! Ma chi oserebbe mai pensare una cosa del genere del mio tesorino?!- esclamò, abbracciando il ragazzo e battendogli una pacca sul petto con fare affettuoso. -Tu sei la gioia! Vero, Gennaruccio? Se non ci fosse Franceschino...! Che mondo triste e grigio! Vero?- insistette e il nipote grugnì, preferendo il silenzio.

-Piuttosto, hai un paio di tappi per le orecchie in più? Credo di avere dimenticato i miei...-
-Ma a che ti servono?- le chiese il nipote e la donna scambiò uno sguardo complice con Francesco, mentre Gennaro tornava a imprecare mentalmente: sembrava proprio che i due si fossero messi d'accordo, alleandosi contro di lui.
-Per dormire, ovvio!- rispose nonna Sara con tono accondiscendente, accompagnando le proprie parole con una carezza a una guancia del nipote.

-Quindi resti qui-
-Mi sembra un'altra cosa ovvia- disse Francesco e Gennaro gli intimò di tacere con lo sguardo.
-Ho visto che non ci sta il divano... Ma tu e Franceschino dormite insieme, no?- disse la nonna, avvicinandosi alla sua valigia e dando le spalle a entrambi. Aprì il bagaglio e iniziò a tirarne fuori le cose più disparate: borse riutilizzabili per la spesa, la custodia in un paio di occhiali, fazzoletti, ferri per il lavoro a maglia, ... .

-Cosa?!- esclamò Gennaro.
-Mi servono i tappi, sì, che stanotte non vorrei finire per imbarazzarmi!- disse la donna, tornando a fissarli. Francesco rise mentre l'altro restava a bocca aperta, allibito. Nonna Sara gli si avvicinò ancora e gli batté una pacca su una guancia.
-Chiudi la bocca, amore, che le mosche non sono nutrienti!- disse e l'altro si sentì arrossire.
-Ma tu sei qui per prendermi in giro o prenderti cura di me?- le chiese con un sospiro sconfitto.
-Uh, come la fai lunga, amore mio, sempre così orgoglioso! Dovresti prendere esempio da Franceschino...-
-Sì, sì!- convenne il giovane, compiaciuto. -Prendi esempio da me!-
-Così finiremmo davvero per strada nel giro di un giorno-

-Perché?- li interruppe la donna, allarmata, e Francesco incominciò a percepire un pizzico di imbarazzo minare la propria sfacciataggine.
-Chiedilo, a Francescino tuo, quanti amici si è fatto da quando sta qui e quanti e quali nemici-
-Uh! Brutte persone sicuro! Nessuno può volere male a Franceschino! Giusto, Genna'? Menomale che tu stai qui, così lo puoi difendere!-
-Ecco... difendimi!- esclamò Francesco, accompagnando le proprie parole con una smorfia, tutta rivolta all'amico.

Nonna Sara se ne accorse, ma distolse subito lo sguardo e trattenne un risolino, mentre tirava fuori dalla valigia una borsa che avrebbe potuto contenere anche un cane di taglia media, iniziando a riempirla di tutte le cose che aveva uscito prima.

-Il proprietario di casa vuole sfrattarci- mormorò Gennaro e la nonna si strinse nelle spalle.
-Questa casetta è una topaia e ha bisogno di ristrutturazioni. Tu dillo, al proprietario, che se vi fa rimanere gli aggiustate casa e vedi che il contratto ve lo assicura per i prossimi otto anni. Che i proprietari di casa solo una cosa non vogliono fare mai: uscire soldi! Se li uscite voi, sicuro che la smetterà di dare retta ai vostri vicini-
-Gliel'avevi già detto- dedusse Gennaro, rivolgendosi all'amico e l'altro gli rispose con un sorriso serafico.

-Brutte persone quelle che vogliono male a Franceschino!- ribatté nonna Sara e il nipote scosse la testa, sconfitto.
-Io ho bisogno del mio letto, che sono ancora malato...-
-Quanto dramma per un bernoccolo!-
-Tu dormi con Franceschino tuo, che io mi curerò in solitaria il bernoccolo, il vegetarianesimo... e tutto il resto- borbottò Gennaro, accompagnando la frase con il gesto annoiato di una mano, mentre dava le spalle agli altri due e si incamminava verso la propria camera da letto, chiudendocisi dentro.

-Visto, nonna?- mormorò Francesco una volta rimasto da solo con la donna. Nonna Sara gli si fece vicino e lo abbracciò con dolcezza. -Anzi mi ha parlato, ma solo perché c'eri tu, penso...-
-Tranquillo, tesoro, che con il proprietario di casa ci parlo io e anche con la vicina stronza, se sarà necessario. Tu... abbassa un po' il volume della musica, però, ogni tanto, va bene?-
Francesco annuì.
-Da quando Gennaro ha avuto l'incidente, non l'ho messa più- sussurrò con espressione colpevole.

-Bravo, amore. Adesso andiamo a fare un po' di spesa, però-
-Niente carne, nonna-
-Ma allora la malattia ce l'ha ancora!-
-Eh...- fece Francesco con un'alzata di spalle. -Possiamo mangiarla io e te-
-Bravo, Franceschino mio- disse la donna, dandogli un buffetto a una guancia. -Vedrai... adesso che la nonna è qui, le cose cambieranno. Uh! Nessuno ci metterà il bastone tra le ruote, stavolta. Tu fai come dico io che così, quando sarà, potrò morire in pace!-

Francesco scosse la testa e le sorrise riconoscente, ricambiando il suo abbraccio.

-Fosse l'ultima cosa che faccio, Franceschi'! Ma gli occhi non li chiudo finché non vi vedrò insieme!- 

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