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Un paio di giorni dopo, Francesco, esasperato dal nuovo mutismo di Gennaro, che si rifiutava di rivolgergli la parola dal loro ultimo battibecco, decise di giocarsi una delle carte che, di solito, riservava come ultima chance, proprio perché sapeva quanto l'amico detestasse che lui ricorresse a certi trucchetti per ottenere ciò che voleva.
Tuttavia, Francesco aveva compreso che Gennaro si stava comportando a quel modo probabilmente perché non credeva che lui potesse avere dimenticato Raffaele tanto facilmente.
"Mannaggia al colpo in testa che gli ha risvegliato la coscienza" borbottò tra i propri pensieri, mentre stava in soggiorno a scorgere annunci di lavoro online e l'amico, alle sue spalle, sedeva sul pavimento, sopra una coperta, intento a leggere un libro, con la schiena poggiata al termosifone che si trovava lì.
Era l'angolino della casa che Gennaro amava di più, nonostante le due pareti che lo delimitavano fossero tra le più cariche di umidità e crepe dell'appartamento, probabilmente proprio a causa della presenza del termosifone.
Lo vide aggiustarsi con un dito gli occhiali da lettura sulla radice del naso e non poté fare a meno di sorridere, nonostante fosse arrabbiato con lui, trovando la sua espressione assorta tanto adorabile da provocargli l'impulso di riempirlo di baci.
Aveva avuto tempo per rimuginare sulle parole dell'amico e il silenzio spesso gli aveva fatto fischiare le orecchie, rendendo i suoi pensieri confusi. Nonostante tutto, poco per volta, Francesco aveva trovato il modo di dare un senso ancora più profondo alla rabbia di Gennaro e, dopo essere passato per risposte stupide e prive di logica, era arrivato alla conclusione che l'amico gli stesse riversando addosso rabbia e delusione accumulate per anni.
Ricordava bene il periodo in cui aveva conosciuto Raffaele e non perché già all'epoca pensava di avere incontrato una persona che si sarebbe rivelata tanto importante per lui, anzi, a essere sinceri, a Francesco, Raffaele all'inizio nemmeno piaceva.
Era un periodo strano della sua vita, dove aveva iniziato a sentirsi insofferente a causa della strada che stava percorrendo, sentendosi da una parte obbligato dal buon senso a non lasciarla, per poter sperare di portare a compimento qualcosa che già aveva iniziato, anche se era pur vero che seguire le orme di suo padre e diventare avvocato a sua volta non era mai stato il suo sogno. In più Gennaro, in quel periodo, mentre lui stava lì a riflettere su cosa fare della propria vita, aveva assunto un atteggiamento strano nei suoi confronti: rifiutava le loro uscite insieme; spesso non rispondeva ai suoi messaggi. Se gli telefonava gli rispondeva una volta su tre, quando gli andava bene, e tendeva a voler chiudere il prima possibile la loro conversazione.
Poi era arrivata la notizia che si sarebbe trasferito a Bologna. Così, di punto in bianco, ed era arrivata perché a dirglielo non era stato nemmeno lui, ma sua madre, a cui la mamma di Gennaro aveva comunicato la novità.
Francesco scosse la testa a quei pensieri, domandandosi come sarebbe andata a finire se, invece di scappare, Gennaro si fosse dichiarato. Erano tanti i motivi per cui il giovane si era aspettato un esito di quel tipo – in fondo, aveva sperato che accadesse, ma non era andata secondo i suoi piani.
Francesco sapeva di non essere all'altezza del "mitico" Gennaro, sempre impeccabile in tutto quello che faceva, dato che le pazzie, le relazioni poco serie e tutto ciò che avrebbe potuto in qualche modo ledere alla sua immagine, Gennaro le teneva per sé e raramente ne faceva confidenze persino con il suo migliore amico.
"Tutto il contrario di me che ho sempre sputato tutto in faccia a tutti... probabilmente non so stare al mondo" si disse con un sospiro, mentre sullo schermo del PC appariva uno spam, contenente la pubblicità di una nota azienda di beauty a livello nazionale che lo invitava a "cliccare per scoprire come fare a lavorare per loro".
Si trovò a sorridere e scuotere la testa, poggiando i gomiti sul tavolo, continuando a rivolgere occhiate furtive in direzione di Gennaro, mentre scorreva gli annunci con poco interesse.
Cosa vuoi fare da grande?
Era una domanda che continuava a ripetersi spesso, nonostante avesse completato i suoi studi, ottenendo una laurea in Legge.
"Se Gennaro non si fosse trasferito a Bologna... mi sarei messo con Raffaele?" si chiese, "Avrei avuto il coraggio di ignorare le nostre famiglie, il rapporto che ci legava e rischiare tutto per stare con lui?"
Già, perché il pensiero di essere innamorato di lui – checché ne diceva Gennaro – non era affatto nuovo per Francesco. Tuttavia, lui, tra di loro, era sempre stato il casinista ribelle, quello con nessuna voglia di fare né di crescere, quello molesto e poco serio.
Quando, ogni tanto, nonna Sara se ne usciva con le sue battute del tipo: -A voi due vi ha messo il Signore sulla stessa strada, tutte e due belli come il sole, con una vita intera davanti, sempre insieme! E chi vi divide a voi?- subito arrivavano le risatine degli altri, degli amici, dei genitori che no, a differenza della donna, non vedevano affatto Gennaro e Francesco come due persone che avrebbero potuto intrecciare una relazione di quel tipo e portarla avanti fine alla fine dei loro giorni.
Erano troppo diversi, sempre lì a fare scintille, a litigare pure per le cose più stupide.
"Ma tanto lui ha scelto, se n'è andato, e io mi sono messo con Raffaele" si disse con rammarico, "Non ti incastravi con Raffaele, ma te lo sei fatto andare bene e adesso ne piangi le conseguenze, perché quello con cui ti volevi incastrare... non ti vuole più. Ma tanto, anche se avessi avuto il coraggio di dirglielo, a forza di riderci gli altri ci avrebbero aiutati ad arrivare subito al capolinea".
Il giovane sospirò, si passò due dita sugli occhi e riportò alla mente le parole che con tanta sicurezza aveva rivolto all'amico qualche giorno prima.
Era davvero certo che quella volta sarebbe riuscito a conquistarlo?
"Non cambierebbe nulla... stai sprecando tempo e pazienza per una cosa che non avrà futuro".
Trattenne le parole nella propria mente con tutte le proprie forze, scrollando le spalle e muovendo il collo da una parte e dall'altra, tentando di interrompere il flusso e non permettere a quella frase di prendere vita tra i propri pensieri, ma, alla fine, fallì.
"Ma io lo amo".
Francesco si sentì arrossire e riportò la propria attenzione davanti a sé, cercando sullo schermo del PC l'orologio digitale.
"Basta! Zitto! Tra poco dovrebbe essere..." ma non ebbe neanche il tempo di terminare la frase che qualcuno suonò al campanello. Scattò in piedi, mentre Gennaro imprecava ad alta voce per farsi sentire, ma senza rivolgersi apertamente a lui. Lo vide togliere gli occhiali e alzarsi dal pavimento, ma Francesco lo precedette e corse all'ingresso, per accogliere il loro ospite.
-Ma ciao, tesoro!-
Nell'udire quella voce Gennaro si guardò intorno in cerca di un buco dove nascondersi.
-Ma quanto ti sei fatto bello!-
Purtroppo non trovò nulla di abbastanza grande dove rifugiarsi e non poteva correre a chiudersi nella sua stanza; sarebbe dovuto passare dal corridoio e Lei lo avrebbe visto subito.
"Come ha potuto!" pensò con sgomento, ma poi non ebbe più tempo neanche di prendere in considerazione l'ipotesi di gettarsi dal balcone per sfuggirle, che nonna Sara aveva già fatto la propria apparizione nel soggiorno.
In altezza arrivava a malapena al petto del giovane; tingeva i capelli di rosso fin da quando aveva incominciato a brizzolarsi. Amante dei lavori a maglia, delle telenovela spagnole di cui non perdeva neanche una puntata, nonna Sara era tranquilla e innocua come un candelotto di dinamite con la miccia accesa.
E Gennaro era il suo unico nipote.
-Amore di nonna!- trillò la donna con entusiasmo, allungando le braccia in direzione del nipote, con un'espressione che oscillava tra il preoccupato e la gioia. Gennaro deglutì sonoramente e si sforzò di sorriderle, mentre mentalmente malediva Francesco in tutte le lingue a lui conosciute.
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