L'arrivo dei nipoti
Veneto: Viglia di Natale 2019
Oggi per la prima volta, avrò i miei nipoti a casa mia. Gli altri anni, andavano sempre con i genitori fuori Italia, ma da quando nel 2019 hanno divorziato c’è un casino a chi lasciare i bambini durante le feste. Il padre non li vuole perché la nuova compagna non li accetta, mentre la madre avrebbe lavorato tutto il giorno e quindi non li può tenere con sé.
Ricordo, quando ho sentito il telefono squillare e ho risposto: mia sorella con le lacrime agli occhi, mi dice che non sa per le feste dove portare i figli visto che lei proprio quel giorno deve lavorare. Riesco a tranquillizzarla proponendole di farli venire da me. Con grande gioia lei accetta. Avrò avuto per un bel po’ Carlo e Susan. Sono due bambini bellissimi.
Carlo assomiglia molto a me: pacato, dolce molto riservato e ha quattordici anni. Alto per l’età che ha, occhi castani e capelli ricci. Susan assomiglia invece alla mamma: sorriso delicato, chiacchierona e molto socievole. Più bassa del fratello, più spigliata e capelli lunghi e occhi sul verde come il padre; ha un anno in meno di Carlo.
Ho preparato tutto: l'albero di natale addobbato con le palline e con dentro le loro foto: scatti della quotidianità; insomma un piccolo omaggio per loro due; in più sotto ho messo dei regali per entrambi.
Non ho preparato il presepe perché non sono molto credente e so che neanche loro lo sono. Oggi a mezzogiorno, la mamma me li dovrebbe portare a casa e io sono davvero molto felice perché non sarò da sola. Guardo l’ora e noto che sono già le undici. Sono in fibrillazione, non li vedo da un bel po' e speravo che con me si possano trovare bene.
A distogliermi dai miei pensieri, è il suono del campanello. -Sono in anticipo- Vado ad aprire, la scena che mi si palesa è strana: i miei nipoti, hanno tantissime valigie, una cosa particolare visto che dovevano rimanere con me solo un paio di giorni, almeno così mi era stata detto. <<Sorellina! Susan e Carlo staranno con te più del previsto! Io devo partire per lavoro e starò via per molto tempo! Scusami se ti avviso solo ora! Ma ho avuto la notizia proprio adesso!>> dice frettolosamente, saluta i figli e poi scappa via senza darmi il tempo di dire o fare qualcosa.
Non che non sia contenta di averli qui per carità, ma io mi sento una ragazza solitaria, -Sarò capace di intrattenerli? Spero di si!- Li accompagno nella loro stanza: è un po' spoglia ma molto accogliente. Ha un letto a castello, una finestra che si affaccia alle montagne, una scrivania, un armadio e due sedie. <<Dormiremo qui?>> chiede Susan timidamente. <<Si cara? Ti piace? Non è un granché ma spero che vi troverete bene!>> Dico cercando di essere cordiale. I miei nipoti mi sorridono felicemente. <<Zia, mi piace molto!>> Mi risponde Carlo dandomi un bacio.
Un gesto affettuoso e inaspettato che mi da tanta gioia. << Avete fame?>> Chiedo commossa, loro mi fanno cenno di si. Per mia fortuna sono un buona cuoca, nella mia vita ho dovuto imparare tutto da sola e devo dire che sono una tutto fare, tra cui anche la cucina per me è semplice ma anche poetica.
Preparo delle fettine impanate e patatine tipico piatto preferito dei miei nipoti. Durante il pranzo chiacchieramo poco o niente; ognuno è immerso nei propri pensieri. Una volta finito, Susan si alza e mi dà una mano a sparecchiare, cosa gradita segno di educazione e buona volontà. <<Lascia stare cara! Che ne dite si uscire?>> Dico a entrambi sperando di ottenere un consenso che arriva subito.
Mi infilo il giubbotto, aiuto i miei due nipoti a sistemarsi e siamo pronti per la nostra uscita. << Volete andare al parco? Li ci sono dei bellissimi giochi! Vi va?>> Dico prendendoli per mano. Per l'ennesima volta non mi rispondono ma mi fanno solo un cenno con la testa. L'aria è fresca e frizzante, fa veramente molto freddo, ma almeno è una bellissima giornata di sole, i raggi riescono a intiepidire i nostri corpi.
D’improvviso mi blocco, noto un monumento dedicato ai caduti nell’epoca del nazismo. Il mio viso si rattrista all'istante, anche il mio cuore piange insieme a me. <<Zia, che hai?>> mi chiede Susan, la guardo e ammiro la sua innocenza infantile, quella che avevo io prima di conoscere il mio ragazzo e perderlo poi per una brutta malattia. <<Niente piccola! Andiamo!>> In cinque minuti raggiungiamo il luogo prestabilito.
Il parco pullula di genitori con i propri bambini. Lascio andare i miei nipoti, mentre io mi siedo su una panchina e li osservo mentre giocano allegramente. Sono felici e spensierati, ricordano me da bambina, ogni tanto vorrei ritornare alla mia infanzia e adolescenza, prima di conoscere Abram, la persona che mi ha cambiato completamente la vita. – Basta con questi pensieri tristi! Oggi è la Viglia e sono in buona compagnia, devo essere felice di tutto ciò!- Penso sorridendo.
Guardo l'ora e noto che si è fatto tardi, richiamo i bambini per portarli a casa, ma qualcosa attira la mia attenzione. Una signora molto anziana, era triste e stava piagendo; incuriosita mi avvicinai a lei e le chiedo:<<Mi scusi, tutto bene?>> Lei alza la stesta e mi osserva malinconica. <<Si cara! Solo ricordi brutti!>> Mi dice toccamdomi la mano. Mi fa tenerezza, vedo che sta male e le chiedo:<<Vuole venire da me? Abito a pochi passi dal parco.>> So che per lei sono una sconosciuta, ma vorrei che.si fidasse di me. <<Va bene, tanto non ho nessuno che mi aspetta.>> Ci alziamo dalla panchina e chiamo i miei nipoti e insieme torniamo a casa. <<Susan, Carlo che volete da mangiare stasera?>> Chiedo mentre loro vanno in bagno a lavarsi le mani. <<Pasta!>> Urlano in coro. <<Mi scusi, le va bene ?>> Domando alla mia ospite che mi fa cenno di si. <<Bene con i gamberi vi piacciono? Poi se si va posso fare anche della carne!>> Dico urlando a mia volta. Loro e la signora mi fanno cenno di si.
Preparo la cena, mentre loro sistemano la tavola. È stato deciso di mettere una tovaglia rossa e i tovaglioli dello stesso colore, al centro un bel vaso di fiori: le camelie e l'agrifoglio, giusto per rallegrare la serata. I piatti sono rigorosamente a tema natalizio giusto per entrare nel clima prefetto. Sono soddisfatta dell’atmosfera che si è creata finalmente non mi sento sola e sono felice della loro compagnia. Durante la cena, non parliamo molto ci fa solo eco la televisione che però nessuno sta ascoltando seriamente, sembriamo in un altro pianeta talmente siamo immersi nei nostri pensieri. <<Ragazzi! Stasera non si sparecchia. Dai, andiamo al cammino e giochiamo a qualcosa! Che vi va di fare?>> Chiedo speranzoso. << A tombola!>> Mi dice Carlo felicemente.
Tutte e quattro ci dirigiamo in salotto dove ho un tavolo con quattro sedie e un bel cammino per scaldarci. Stiamo iniziando a giocare, quando sento suonare alla porta. -Strano non aspetto ospiti!- Penso stupita.
Vado ad aprire e mi trovo un uomo che non avevo mai visto in vita mia. <<Salve! Mi chiamo Said! Sono un parente di Abram!>> Nel sentire quel nome mi sento male, ma voglio saperne di più. <<Prego entri! Mi spiega come ha fatto a trovarmi!>> Gli dico titubante e con un tono nervoso, << No ho fretta! Senta stavo rovistando tra le sue cose a casa sua che è diventata mia! Ho trovato delle lettere! In una di queste ho letto il suo nome! Ho fatto dalle ricerche e lo trovata ed eccomi qui! Queste le deve tenere lei. Penso che lui vorrebbe questo!>> mi dice porgendomele e andandosene via senza aggiungere altro.
Rimango a bocca aperta e con in mano un patrimonio e un tesoro molto importante per me. <<Zia, tutto bene?>> Sento chiedere, <<Si si, dai bambini andiamo a dormire!>> Dico avvicinandomi a loro. << Ma chi era?>> Chiedono insistentemente; anche la mia ospite mi guarda stupita. <<Sono lettere del mio ragazzo, altro non posso dirvi. Ora filate a letto.>> Dico in modo brusco. Loro mi guardano male ma obbediscono senza protestare.
Per farmi perdonare, appena si coricano do loro un bacio e mi siedo nel loro letto. <<Scusatemi per prima! La visita che ho ricevuto, mi ha molto turbato! Questa persona mi ha portato delle cose molto importanti del mio fidanzato!>>
I bambini mi guardano non capendo niente, ma è comprensibile. <<Sentite, ora vado da quella signora, l'accompagno alla sua stanza. Non mi va di parlarne. Buonanotte piccoli.>> Concludo dando un bacio ad entrambi. Esco e vado in cucina. <<La prego, mi segua!>>
Lei mi guarda stranita ma mi obbedisce. Non la conosco ma stranamente capisco che ha sofferto molto in passato. <<Ecco, questa è la sua camera. È piccola lo so, però spero che vada bene.>> Lei non mi risponde ma mi sorride. La lascio sola e poi corro in camera mia. Apro la lettera e quello che le leggo mi fa stare male, tanto che mi cadono calde lacrime agli occhi.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top