capitolo 25

Sento la macchina accanto a me fare dei "bip" molto più veloci.
Il dottore accanto a me mi stava misurando la pressione e scriveva qualcosa sul suo foglio.
Eravamo solo noi due, in quel momento...
Mi aveva tolto la mascherina ed ero a sedere, ma avevo un enorme mal di testa e vedevo tutto sfocato.
Dottore: dimmi... riesci a muoverti?
Lo fisso un attimo, cercando di metterlo a fuoco.
Sposto una gamba e la appoggio a terra, sentendola formicolare.
Appoggio anche l'altra e provo ad alzarmi...
Era un mese che non toccavo terra con i miei stessi piedi...
Faceva strano... mi sembra di aver imparato a camminare solo ora.
Io: abbastanza...
Annuisce e segna qualcosa di veloce sul suo foglio.
Dottore: hai dormito praticamente tutto il primo mese... escluse quelle poche volte che hai riaperto gli occhi...
Dice, tirandosi su gli occhiali.
Va verso la porta e la apre, facendo segno a qualcuno fuori di entrare.
Subito si catapulta davanti a me la figura di mio padre, seguito da Jude.
Mio padre si avvicina e mi mette la mani sulle spalle, poi mi stringe a sè.
Cerco di alzare le braccia, con una grande fatica...
Alla fine, riesco a metterle sopra le sue spalle.
Ray: Annabelle... tesoro mio...
Sento al sua voce incrinarsi...
Attraverso gli occhiali, noto un piccolo rossore sotto gli occhi. Aveva pianto.
Dottore: penso sia giunto il momento di trasferirla...
La frase mi arriva ovattata... sento solo la parola "trasferirla."
Io: che significa?
Pronuncio con voce bassa, non riuscendo ad alzare di più il tono.
Ray: Annabelle... mi dispiace... i recenti studi hanno confermato la tua malattia... se resti qui, non c'è modo di curarti. Ma in America... laggiù ti possono guarire, Annabelle...
Spalanco gli occhi, ma subito li chiudo, portando una mano sulla fronte.
Aveva appena iniziato a girarmi la testa, così all'improvviso.
Dottore: il viaggio sarà lungo, quindi pensiamo di farla dormire, in modo da non avere problemi.
Mio padre si alza e va verso il dottore, uscendo per compilare le ultime pratiche.
Jude mi si avvicina e mi guarda, stringendomi subito dopo a lui.
Jude: oh Annabelle...
Io: non voglio andarci...
Lui si stacca, tenendomi comunque dalla vita.
Vedo due gocce d'acqua cadere sulla sua guancia.
Porto, con uno sforzo enorme, le mani sui suoi occhiali e li alzo, rivelando due occhi rossi, bagnati dalle lacrime.
Sento i miei occhi farsi lucidi a quella vista.
Jude: devi andarci... per forza. Preferisco che tu vada via per un po', che lasciarmi per sempre...
Sento una fitta al cuore...
Già... Jude aveva ragione: meglio andarsene per un po', che morire, no?
Sento le lacrime scendere e il mio corpo viene percosso dai singhiozzi.
Jude mi afferra la faccia e avvicina le sue labbra alle mie...
Chiudo gli occhi, ma non sento quel contatto che amo tanto, bensì le sue labbra si poggiano sulla mia fronte.
Lo guardo un attimo, poi sento le sue labbra appoggiarsi sulla mia guancia e scorrere verso la mai bocca.
Ci lascia un piccolo e tenero bacio, per poi staccarsi subito.
Porto le mie mani sulla sua faccia e ci guardiamo tutti e due negli occhi...
Mi cancella una lacrima con il pollice, poi si riavvicina lentamente a me e mi da un altro piccolo bacio a stampo.
Appena si stacca, il dottore rientra in stanza.
Dottore: è tutto pronto. Non ti devi preoccupare di nulla...
Mi fa un sorriso incoraggiante e mi indica la porta.
Con l'aiuto di Jude, supero la soglia e subito tutto intorno a me diventa bianco.
Una luce mi acceca e sento una fitta al petto...
Io stavo camminando avanti, mentre Jude restava dietro, senza segurmi.
Sentivo la nostra vicinanza, staccarsi sempre di più, il filo rosso che ci teneva uniti, tirarsi sempre di più.
Poi...

Strock...

Il rumore di qualcosa che si stacca mi invade la mente.
Mi giro e mi affaccio al finestrino dell'ambulanza, vedendo Jude e i miei più cari amici allontanarsi sempre di più...

[anni dopo...]

Riapro gli occhi
Dottore: è sveglia, signorina?
Io: ti ho già detto di chiamarmi per nome...
Dottore: andiamo, Annabelle. Siamo atterrati.
Mi alzo dal sedile e scorro tutto il corridoio dell'aereo, riuscendo finalmente ad arrivare all'uscita.
Scendo gli scalini, riuscendo a sentire il vento invadermi i capelli, ormai corti.
Già... finalmente sono tornata a casa.
Sono passati più di 15 anni, da quando mi hanno portata via. Sono andata a vivere in America con una parente di mamma.
Lì, mi hanno operata, cercando in tutti i modi di liberarmi da quella maledetta malattia...
Alla fine ce l'hanno fatta...
Purtroppo, il prezzo da pagare è stato tanto: non più il fatto di aver perso i capelli, oppure di aver sopportato tutte le punture... no...
Il fatto è che ho dovuto lasciare praticamente tutti i miei amici, mio padre... e il mio ragazzo.
Dall'America, abbiamo continuato a scambiarci messaggi, ma alla fine, ci siamo persi di vista.
Poco tempo fa, sono riuscita a mettermi in contatto con mio padre e mi ha riferito qualcosa di molto sorprendente: aveva adottato un bambino che ora aveva circa 14 anni.
Un fratellino per me...
Sorrido e ringrazio il dottore che mi aveva accompagnata fino a lì.
Prendo un taxi e mi faccio portare in una casa che aveva comprato mio padre per me, una settimana fa.
Entro e lancio subito le borse all'ingresso, riuscendo subito per salire sul taxi di nuovo.
Io: alla Raimon Jr High, grazie.
L'autista annuisce e parte.
Guardo il paesaggio cambiare e subito penso alle facce dei miei amici, quando mi vedranno.
Mi riconosceranno?
Chi lo sa...
Sono cambiata: i miei capelli lunghi e neri, ora sono corti, lunghi fino alle orecchie.
Gli occhi rossi erano sempre uguali, solo un po' più stanchi.
Il mio corpo era diventato molto più in forma ed ero anche cresciuta in altezza.
Stringo i pantaloni quando l'auto si ferma.
Scendo e pago il taxista, ringraziandolo.
Appena mi giro, un vento fresco e dei petali di ciliegio mi colpiscono in piena faccia.
Chiudo gli occhi ed annuso l'aria, sospirando e riconoscendo l'odore di casa.
Faccio un passo avanti, per entrare a scuola, che subito una chioma blu mi colpisce.
Aveva sempre i suoi occhiali rossi, ma ora li indossava e leggeva qualcosa.
Il mio cuore perde un battito.
Io: Celia...
Lei si gira, sentendo il suo nome.
Sulla sua faccia si forma un espressione di sorpresa e subito lascia cadere tutto ciò che ha in mano e mi corre incontro.
Celia: Annabelle!
Mi abbaraccia, stringendomi a sè.
Celia: oddio, Annabelle! Sei proprio tu?
Annuisco, sentendo le lacrime scendere per la felicità.
Anche lei inizia a piangere, ma subito si blocca, afferrandomi il polso.
Celia: vieni con me!
E senza dire altro, mi trascina dietro la scuola, verso il campo da calcio.
Osservo l'edificio, notando che non è cambiato più di tanto...
Osservo la mano di Celia, ed una fitta al petto mi colpisce, ricordando le volte in cui mi trascinava per fare shopping.
Si dirige senza tanti problemi verso il campo, scendendo la piccola collinetta che c'era.
Vedo una squadra allenarsi.
Li guardo e subito mi riaffiorano alla mente le volte in cui mi sono allenata qui con i ragazzi.
Mark in porta, Axel in attacco, io e Jude che correvamo ai lati... le ragazze che ci filmavano e ci gridavano consigli.
Tiro su col naso, cercando di cacciare via quei pensieri, per evitare di mettermi a piangere di nuovo.
Sento una voce calda parlare poco più avanti di noi e così, incuriosità, guardo davanti a Celia.
Un uomo di circa la mia età era di schiena, con un completo rosso addosso.
Aveva i capelli poco più lunghi di me ed erano biondi, con una ciocca blu.
Una fitta al petto, quando si gira di poco e mostra la sua pelle abbronzata.
Io: Axel...
Lui si gira e fissa un attimo Celia, salutandola con la mano e poi si sofferma su di me.
Mi osserva un attimo, guardandomi dall'alto in basso, poi spalanca la bocca, non dicendo nulla.
Sento il labbro tremare: corro e lo abbraccio, stritolandolo.
Sento che ricambia subito.
???: Axel, ma che fai?
Un altro uomo, sempre della nostra età, si mostra affianco a noi.
Aveva le mani sulla vita, un giacchetto bianco che copriva una maglia arancione.
Gli occhi color nocciola erano sempre gli stessi e quei capelli... sempre insieme alla fascia arancione di suo nonno.
Lascia cadere le mani penzolanti lungo il corpo.
Mark: Annabelle...
Riesce solo a sussurrare lui.
Io annuisco e sento il mio corpo che viene preso dai singhiozzi.
Abbraccio anche lui, sentendo come un vuoto dentro.
Mi sono persa tante cose... nel frattempo anche loro sono cambiati...
Mi sento come vuota dentro, mi sento in colpa per non essere stata con loro durante l'adolescenza...
Poi, un senso di angoscia mi invade.
C'erano tutti...
Sì, mancava Silvia... ma lei è l'unica con cui sono riuscita a tenere un rapporto a distanza, poi è venuta anche per due anni in America...
Ma lui... lui non l'avevo ancora visto.
Sento un fischio e mi giro, notando una ragazzina di 14 anni, fischiare per richiamare i compagni.
In lontananza, vedo una figura avvicinarsi...
Non la distinguevo bene, ma qualcosa mi diceva che era lui...
I ragazzi del club si radunano intorno alla manager, mentre io mi allontano da Mark...
Mi avvicino al gruppo dei ragazzi e sento che parlavano di me, cercando di capire chi io fossi...
Si avvicinava: aveva un completo grigio, con una cravatta rossa.
Gli occhiali erano un po' diversi, di colore verde.
I capelli sciolti, eccetto per un codino...
Aveva in mano una cartellina e la guardava mentre camminava.
Ad un certo punto alza lo sguardo e si guarda un attimo intorno, fermandosi poi su di me...
Vedo la sua mano cedere la presa sulla cartellina e questa cade a terra.
Rimane immobile, la bocca un po' aperta...
Inizio a camminare verso di lui, iniziando a schivare i ragazzini.
Avevo i cuore a mille... non mi reggevo più in piedi dall'emozione.
Aumento la velocità, non appena supero tutti.
Apre le braccia appena in tempo: mi lancio su di lui, stringendolo al collo.
Sento le sue mani appoggiarsi alla mia vita.
Io: Jude! Mi sei mancato tantissimo...
Gli sussurro all'orecchio, mentre rimango attaccata a lui.
Sento la sua voce calda al mio orecchio ed un brivido mi percorre la schiena...
Jude: anche tu.

Angolo autrici
troppo lungo?
Troppo lungo.
Lol. Scriveremo per voi nel prossimo "capitolo" per ringraziarvi di tutto.

GRAZIE PER AVER LETTO FINO A QUI

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