Capitolo 8
Justin's Pov
Giro attorno allo stesso scaffale ormai da lunghi minuti, l'unica persona a cui penso è la ragazza che ho lasciato in mezzo alla gente schifata dalla sua presenza.
Sembrava non interessarle nulla di tutti coloro che la circondavano, continuava a fare ciò che stava facendo con tranquillità e indifferenza.
"Vai a fare un giro, ce la faccio da sola."
Le sue parole mi rimbombano nella testa, come se ci fossero solo loro.
Non capisco perché non abbia reagito. Ho detto chiaramente che non mi va a genio perché è un Henderson, non comparendo perché si comporti con indifferenza.
Non riesco a capirla.
Forse ora che sono più tranquillo dovrei cercarla e chiarire, ma non so se ne sarò in grado. Non so se riuscirò a chiederle scusa.
La cerco ovunque ma tra gli scaffali non riesco a trovarla.
Una coda alta e scura, dalle tonalità del carbone attirano il mio sguardo.
La osservo mentre è in fila per pagare.
La osservo e non riesco a far passi verso di lei,il mio corpo non risponde agli impulsi del cervello. Sembro quasi pietrificato e impaurito dalla sua figura.
La osservo e penso.
"Jade non può far parte di quella famiglia. È impossibile."
Troppe volte questo pensiero ha invaso la mia mente e non è mai cambiato nulla. Lei è un Henderson.
Forse diversa dal padre senza cuore, la quale meritava di essere punito dal primo crimine compiuto. La moglie però lo aiutò e così i suoi crimini, con il tempo aumentarono fin quando non venne tutto alla luce.
Lui finí dietro le sbarre, la moglie sparì e la loro figlia è ritornata dopo anni.
Un bambino di colore si avvicina alla ragazza che non ho smesso di osservare per tutto questo tempo.
Tra le sue piccole manine tiene un giocattolo che mostra a Jade, come per chiederle di comprarglielo.
È messo veramente male.
Il suo viso rotondo è coperto da macchie, il suo corpo è coperto da vestiti malridotto e i piedi riparati da sandali.
Tutto ciò non sembra far esistere la ragazza ad avvicinarsi.
Sul volto di Jade si forma la solita curva che regala a tutti coloro che la osservano. Gli accarezza il viso come se volesse pulirglielo, con una semplice carezza.
"Vuoi che te lo prenda?"
La dolce voce di Jade si fa viva nel piccolo negozio, il bambino però si limita ad annuire.
La signora alla cassa, senza che nessuno se ne accorga chiama alterata qualcuno che non tarda a presentarsi davanti a Jade.
La ragazza però sembra non essersi accorta di nulla, tanto che afferra il giocattolo appoggiandolo poi con l'altra sua roba, e nel mentre afferra il bambino tra le sue braccia.
Non sembra importarle dello stato in cui si è presentato il bambino, è tranquilla ed a suo agio. Come se non avesse nessuno intorno a lei.
Continuo a non comprendere da dove abbia preso, non sembra affatto un Henderson e tanto meno figlia di quell'uomo.
Continua a stupirmi e a far crescere i miei dubbi.
"Che cosa sta facendo?!"
Le sue urla riportano la mia mente al presente, ma non tanto da farmi reagire.
L'uomo contro la quale sta urlando è sicuramente stato chiamato dalla donna dietro al bancone.
Cerca di strapparle il bambino dalle braccia, lei però non sembra esserne intenzionata.
"Mi hanno riferito che il bambino le ha dato fastidio. Me lo dia."
Il tono dell'uomo è serio.
Non smette di tentare di strapparle il bambino ma senza alcun esito positivo.
Osservo il volto del bambino che emana paura da ogni parte tanto che in poco tempo, scoppia in lacrime.
Jade sembra arrendersi appoggiandolo per terra, ma le apparenze ingannano. Afferra una delle sue piccole manine del bambino.
Alterna lo sguardo tra il bambino e l'uomo vestito di nero che la osserva perplesso, come tutte le persone li presenti.
Che ha intenzione di fare?
"Sa signore, io sono il colore nero e rosso di questa città.
Sono figlia del tanto noto Martin Henderson, di cui tutti parlano ma nessuno dei presenti sa la mia storia.
Tutti voi avete assegnato questi due colori senza saper nulla. In fin dei conti tutti noi assegnami colori, chi non lo fa?
Ma se quel colore non ci dovesse piacere? Beh allora è un problema.
Lo trattiamo come un grande disastro, lo sminuiamo, gli urliamo contro senza pensarci due volte.
Questo bambino di un colore tanto diverso che non piace a nessuno rimarrà con me.
A me piace."
Le parole escono dalla sua bocca come frecce pronte ad attaccare e i suoi occhi, color ghiaccio non si muovono da me.
Non mi ero accorto completamente di tutto ciò che sta accadendo, sono rimasto a fissarla con il timore di qualcosa che nemmeno io so che cosa sia.
Mi fa arrabbiare, io non sono mai stato così e non desidero diventarlo ora.
La gente nel sentire le sue parole taglienti, sembra esser rimasta senza parole, lo sono anch'io assieme all'uomo che d'improvviso sembra essersi arreso.
Sono sicuro che non fa tutto ciò ne per far bella figura, ne perché vuole rimediare a ciò che fece suo padre qualche anno fa.
Lo fa perché in lei c'è qualcosa di diverso.
Lo fa per quel bambino.
Lo fa senza aspettarsi nulla in cambio.
Paga ciò che aveva preso e poi esce lasciando tutti i presenti spiazzati, senza aggiungere parole.
Non mi aspetta e non mi fa alcun cenno di seguirla, non mi ha più degnato di uno sguardo dopo ciò che ha detto.
Non ha chiesto aiuto a nessuno e non si è mai arresa, era sicura di se.
Continuo a non capire nulla di lei.
Chi è Jade Henderson?
Perché è così diversa?
Ogni secondo che passo al suo fianco le mie domande sembrano moltiplicarsi, mentre le risposte sembrano non voler arrivare.
"A volte apparenza, odio e vendetta ci spingono ad esplodere per poi finire in un caos totale.
Altre volte invece conviviamo con il caos senza alcuna ragione, o forse è ciò di cui vogliamo convincerci.
Lasci alle sue spalle il passato e corra. Quella ragazza e quel bambino hanno bisogno di lei. Non faccia caso a ciò che fa, è fragile ha bisogno di qualcuno al suo fianco."
La donna che sembra non aver fatto altro che seguirci per tutto il giorno si presenta nuovamente accanto a me.
Non so che cosa sappia di Jade, sembra quasi saperne più di quanto lei sappia di se stessa.
Questa volta però la donna non ha affatto torto.
Non le rispondo.
La lascio lì e mi metto a correre dietro a Jade ed a quel bambino.
Jade's Pov
"Che hai intenzione di fare con il bambino."
Non so se essere felice di sentire la sua voce oppure essere arrabbiata, sono certa però che Justin ha la stessa idea che ha il resto di Seattle, di me e di mia madre.
"Non credo sia il caso che tu venga con noi. Ce la faccio da sola. Puoi andare."
"Che vuoi fare con il bambino, Jade?"
Ne io ne lui sembriamo aver il coraggio di guardarci negli occhi.
La situazione è al quanto strana tra noi due e io non so come comportarmi.
Si benissimo che mi odia ma nel frattempo dimostra tutt'altro, sembra volermi morta ma allo stesso tempo non si leva dai piedi.
Io invece continuo a capire e a non capire.
"Porto Christian a mangiare poi deciderò che fare."
"Ma hai visto com'è messo?"
"Ti fa così paura il suo stato?"
"Come scusa?"
Non riesco proprio a capire cosa spinge la gente a giudicare le altre persone. È orribile e insensato.
Siamo tutti così uguali e diversi ma fingiamo di non capirlo.
"In questo mondo siamo sette miliardi di colori diversi, da te, da me e persino da questo bambino.
Sette miliardi di persone diverse e sicuramente nessuno può cambiare questo dato di fatto. Abituati a convivere con l'idea che siamo sette miliardi di persone diverse e uguali allo stesso tempo."
Sono troppo tranquilla. Non so che mi sta succedendo, non è da me.
Forse sono solo stanca.
"Dove vai?"
"Ho finito ciò che avevo da dirti, puoi andare ora."
"Non ho intenzione di andarmene. Non ho intenzione di lasciarti, non vi lascio soli."
Sentire tale frase da lui mi fa rabbrividire. Arriva quasi stravolgendomi tutto ciò che sto vivendo. Sembra quasi uno schiaffo che mi arriva dritto in faccia.
Uno schiaffo che non so se considerare come una cosa positiva o negativa, forse avevo proprio bisogno di questo schiaffo, forse è tutto ciò che mi aspettavo.
Afferra il bambino dalle mie braccia senza prendere il mio consenso, ma io so che non gli farà nulla di male.
Li seguo molto incerta e stupita allo stesso tempo. I suoi atteggiamenti nei confronti del bambino che sembrava non andargli a genio, e la sua frase mi fanno rimanere senza parole.
Non ho parole, è così incoerente.
Credo che avrei voluto sentire quella frase mentre affrontavo mezza gente, avrei voluto qualcuno al mio fianco, avrei voluto sentirmi forte e sicura del fatto che se fosse andata male avrei avuto qualcuno pronto a difendermi. Tutto ciò però non è accaduto.
Justin si è limitato ad osservare ciò che accadeva.
Ci accomodiamo nella sua macchina, prima di mettere in moto però controlla almeno cinque volte la cintura che avvolge il bambino, nei sedili posteriori.
Il silenzio regna. Io non ho molta voglia di parlare e Justin sembra essere assorto nei suoi pensieri da quando siamo saliti in macchina.
Voglio godermi questo silenzio.
Voglio godermi questa tranquillità.
Vorrei fuggire dalle mie frustrazioni e godermi tutto ciò ma nel mentre inciampo e la mia mentre ripensa all'uomo che in pochi secondi mi ha reso la ragazza con mille paure, al mondo.
Ero completamente sola.
Solo io e lui. L'uomo che per anni non ha fatto altro che farmi del male. L'uomo di cui non riesco a parlare, l'essere complice in un crimine imperdonabile e crudele.
Non potrò mai perdonargli il male che mi ha causato, nemmeno se ci dovessi provare per anni.
Non potrò mai dimenticare.
"Jade."
"Justin."
"A che pensi così intensamente?"
"Tu invece che fai? Mi osservi come se non ci fosse un domani?"
Credo di essere stata troppo fredda e diretta,non avrei dovuto.
"Justin."
"Jade."
"Perché?"
"Perché, che cosa?"
"Perché, ora stai facendo tutto ciò."
Credo di essermi pentita di avergli fatto questa domanda, credo di aver paura della risposta che potrei ricevere.
"Non c'è un motivo."
Il suo sguardo non si distacca dalla strada, i suoi pugni si serrano di più al volante tanto che le nocche incominciano a sbiadirsi.
"C'è sempre un motivo a tutti i nostri comportamenti.
Ormai so che pensi di me però non capisco perché ora ti stai comportando in questo modo."
Non ricevo alcuna risposta e non voglio insistere, non voglio litigare.
"Dai su scendiamo, siamo arrivati."
"Il bambino non vuole scendere."
Osservo la creatura che si muove in modo strano senza scendere dall'auto. Non comprendo quale sia il motivo di tale comportamento.
"Che sta facendo, secondo te?"
"Non ne ho la più pallida idea."
Lo osserviamo perplessi per altri cinque minuti per poi vederlo spuntare dall'automobile.
"Toco"
Sorride mostrandoci il giocattolo. Ora ci è tutto più chiaro, cercava il suo giocattolo.
"Allora questo bambino sa parlare."
"Justin sei veramente un idiota." Penso.
Afferro il bambino per poi dirigermi verso l'entrata del fast food.
Non credo di essere mai venuta in questo luogo, prima d'oggi, sembra carino.
"Salve"
Un cameriere all'entrata ci accoglie e ci accompagna al nostro tavolo.
"Tornerò tra cinque minuti per prendere le vostre ordinazioni."
Come fast food mi piace.
È tranquillo e non molto affollato come ogni locale del genere.
I dipendenti sono come tutti gli altri.
Hanno un sorriso stampato sul viso come se fosse di obbligo, e molti spesso lo dimostrano.
Spesso siamo costretti ad utilizzare maschere perché gli altri ce lo impongono.
A scuola, in famiglia o a lavoro. È uno schifo, perché magari in quel preciso istante ho solo bisogno di piangere, ma non posso perché non mi è permesso.
"Jade che prendi?"
"Non saprei, prendo qualsiasi cosa."
Non so perché si sia alzato Justin ad ordinare. Lo osservo e automaticamente incomincio a riflettere.
In questi anni ho conosciuto molti ragazzi, nessuno di loro però assomiglia a Justin.
Lui con poco è capace di mandarti la testa completamente nel caos.
I suoi sguardi, i suoi sbalzi d'umore, le sue fasi pronunciate involontariamente, e il suo modo di fare, lo rendono così diverso da tutti gli altri ragazzi.
Tutti questi elementi che caratterizzano Justin fanno si che si nasconda dietro una corazza.
La stessa corazza che mi sono creata io nel tempo, la stessa che mi oscura le mie incertezze e paure.
La stessa che vorrei togliere a Justin per sapere che nasconde.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top