Capitolo 12

Jade's Pov
Sono a casa ormai da trenta minuti, ho fatto una breve doccia e ora cerco di rilassarmi sdraiata sul mio letto.

Ripenso a questa giornata, a una lunga e interminabile giornata. È stata veramente dura per me affrontare tutto ciò in poche ore, minuti e secondi, è stato difficile scappare dagli occhi di Justin quasi impossibile.

"Jade, dobbiamo parlare, subito." La sua voce così acuta e il suo corpo di presentano di punto in bianco, spezzando la quiete che mi ero impegnata a creare.

"Questa donna mi detesta veramente tanto."

Mi viene da pensare.

Sicuramente Michelle le avrà parlato della domanda scomoda che le ho posto questa mattina prima di uscire. Sono sicura che non avrà tenuto la bocca chiusa, in fin dei conti sono praticamente migliori amiche.
Michelle è troppo legata a Kate.

Alzo il mio corpo dolorante e sfinito per seguirla.
Sono tranquilla, mi inventerò qualcosa per scamparmela come ho sempre fatto. 

Sia Michelle che Kate sono davanti a me, ora sono più sicura della mia teoria. La governate di fiducia di mia zia le ha spifferato tutto, c'è qualcosa di strano però, nessuna delle due parla.
Ci limitiamo a scambiarci sguardi che non riesco a capire, Kate sembra volermi fulminare con lo sguardo mentre la donna al suo fianco cerca in ogni modo di evitare i miei occhi.

"Tranquilla Michelle non ti ucciderò perché hai detto a mia zia che ti ho fatto una domanda, che a quanto pare è un crimine."  Penso.

Tutta questa situazione mi ha già stancata, non facciamo altro che guardarci o ad evitarci ormai da minuti e nessuno parla, sono entrambe troppo silenziose.

"Michelle puoi andare ora." Grazie a Dio si è decisa a spezzare il silenzio formatosi, stavo per addormentarmi in piedi.

La governante non apre bocca, si limita ad uscire chiudendosi dietro la porta.
Ora la situazione si fa più seria.

Michelle mi è sempre piaciuta, è forte, paziente, dolce e ferita ma forse non dovrebbe dipendere troppo da mia zia, un giorno farà la medesima cosa che ha fatto con me per tutti questi anni.
Un giorno la allontanerà da lei così la governante sarà di nuovo spacciata come la donna del racconto della notte della vigilia di Natale.

"Ieri non ho terminato ciò che avevo da dirti, siediti pure."

Afferma la mia amatissima zietta.

Cosa le costa entrare direttamente nel discorso, non deve girarci tanto attorno ripetendomi ciò che mi ha già detto.
Non voglio sedermi, non voglio darle la soddisfazione di comandarmi e non voglio dare retta a una donna che per anni non si è fatta sentire e ora pretende di darmi ordini.

"Questa volta non farai del male a nessuno, ci sarò io a impedirtelo, ti ostacolerò. Quando..."

Ma siamo seri? Quanto odio, quanto rancore sembro quasi un estranea. Non sembro sua nipote.

"Il messaggio è arrivato ieri, puoi anche evitare di essere ripetitiva."

La interrompo.

"La verità fa male. Vero mia piccola nipotina?"

«Mi piccola Jade vieni a giocare papà!"

Sono sicura che Kate abbia utilizzato l'espressione  "mia piccola nipotina."  per farmi ricordare l'indimenticabile, ne sono certa. Sa benissimo che quell'espressione l'ha utilizzata centinaia di volte mio padre con me, con mia madre e con molte altre persone, lei è al corrente di buona parte della storia ma non vuole vedere o meglio vede solo ciò che le fa comodo.
Sembra quasi che non le interessi più di nulla, sembra quasi che si sia dimenticata pure di mia madre, la sua amata sorella Jennifer Clifford.
Forse è semplicemente convinta che sia stato un gioco proprio come pensavo che fosse inizialmente, ma man mano che crescevo tutto cambiavo, iniziavo ad essere cosciente di ciò che mi accadeva, realizzavo che ero in un buio.

Il buio di cui non potrò mai liberarmi.

"No mia zia non sa." È l'unica cosa che mi viene da pensare per giustificarla

"Prima di parlare di verità, dovresti conoscerla."

Esco portandomi dietro alle spalle la porta.

"Non azzardarti ad usufruire dei miei soldi comprando robaccia. Sono i miei soldi."

Non voglio continuare a litigare, non mi interessa ciò che dice, è infantile.

Se mia madre non fosse sparita io ora non dovrei vivere tutto ciò, se non mi avesse abbandonata io ora non sarei la persona che sono.

È tutta colpa sua.

Mi ha salvata ma alla stesso tempo mi ha rovinata. Mia madre ha scelto il mio destino e non ha avuto alcuna tregua di me.

Da quando non c'è sembro l'estranea tra tutti questi miei "familiari" , non possa fare nulla, non posso dire la mia, devo adeguarmi a ciò che ordina mia zia.
La mia storia non ha un fine, non ha un punto di luce.

La mia storia è rinchiusa in un buio infinito.

Sono troppo stanca di sentirla urlare per rimanere a casa, sono di nuovo costretta ad uscire. Ho bisogno di aria e tranquillità per star meglio, ho bisogno di star un po' sola con me stessa.

Diciotto e trenta, segna il mio telefono una volta averlo tirato fuori.

"L'appuntamento."

È la prima cosa che mi viene in mente una volta aver letto l'orario.
Ho dato buca a quella ragazza strana. Sono una persona orribile, ci sarà rimasta veramente male.

Avevamo l'appuntamento alle quattro e mezza, è passato troppo tempo, anche se andassi a quel locale dubito di poterla trovare, forse è meglio se ci provo.
Se la dovessi trovare? Se fosse ancora lì con la minima speranza di vedermi arrivare?

Meglio provarci, non ci perdo nulla e nel caso fosse li potrei rimediare al mio errore.

Dovevamo incontrarci nel locale davanti a scuola, non ci dovrei mettere molto,è questione di pochi minuti.

"Non azzardarti ad usufruire dei miei soldi comprando robaccia. Sono i miei soldi."

Le sue parole mi rimbombano nella testa mentre cammino a testa bassa diretta verso il luogo d'incontro.

Mi vuole far pesare qualsiasi cosa. Vuole farmi passare l'inferno, meritato. Io sono stata la causa di tutto, non avrei mai dovuto permettere a mia madre di reagire a ciò che si manifestava, alla qualche sia io che lei eravamo ormai abituate.

Se io glie l'avessi impedito non avrei perso mia madre e Kate sua sorella.

Per questo motivo credo che mia zia abbia ragione in tutto ciò che fa, ma allo stesso tempo penso che lo faccia in modo esagerato.

Forse non farebbe tutto ciò se sapesse tutta la verità, la mia verità.
Ciò che ho passato, quello che mia madre capiva con un solo sguardo.

Era troppo per me, troppo per una bambina di sei anni. Non potevo parlare, era ed è ancora tutto rinchiuso in me, non posso sfogarmi, non posso urlare tutto questo dolore, non riesco a piangere e non riesco ne a provare ne a sentire nulla.

Ho diciott'anni ma mi sembra di averne cinquanta.

Arrivo davanti al locale e prima di entrare guardo all'interno dietro uno strato di vetro, se la ragazza è presente.
Guardo attentamente fin quando il mio sguardo quasi subito cade su una chioma scura e riccia, identica a quella di mia madre.

Entro un po' insicura di me stessa, non ho la minima idea su ciò che dovrei dire.

È una ragazza strana, identica a mia madre, sembra lei la figlia della tanto conosciuta Jennifer Clifford, una ragazza che nonostante la sua somiglianza fisica è completamente diversa caratterialmente da mi madre.

"Non volevo far tardi. Mi dispiace."

Mi siedo al suo tavolo quasi spaventandola.

Dovrei smetterla di far paura alla gente.

"Oh. Si tranquilla."

La sua faccia sembra stupita e felice allo stesso tempo.

Toppa felicità per i miei gusti. Non voglio prendere molta confidenza, non sembra il tipo che potrebbe sopportarmi inoltre sono anni che evito di avere ogni rapporto di amicizia. Evito ogni rapporto da quando mia madre è sparita proprio come ha fatto Amanda, l'unica amica che avevo quando ero piccola.

"Mi può portare un bicchiere di Coca-Cola con ghiaccio, un hamburger e un piatto di patatine con nutella, per favore?."

"Arriva subito!"

Ho molta fame, non ho mangiato nulla per tutto il giorno e ora sto per morire.

"Jade?"

"Si lo so, sono in alieno strano che mangia cose strane."

Ironia portami via. Ti prego.

"Ah tranquilla mangio le stesse cose."

Ammette ridendo.

"Allora dovrei stare attenta, potresti essere un alieno zombie che vuole rapirmi sul suo pianeta."

Ma quanto sono fantasiosa?!

"Potrei anche farlo."

"Okay, allora io dovrei proprio scappare ora."

Passiamo ben due ore a parlare del più e il meno o forse lei ha solo fatto domande e io le ho risposto, ma in ogni caso mi sono trovata bene, due ore a fare battutone ogni due per tre.

Due ore, un tempo abbastanza lungo per poter studiare Amber.
Oltre ad assomigliare a mia madre, io e la ragazza davanti a me siamo molto simili, è come se con uno sguardo potessimo completarci, è come se ci fosse qualcosa che ci lega, è come se fossimo sorelle.

La sua personalità assomiglia molto a quella di Amanda, così fragile ma forte allo stesso tempo forse è per questo che penso ciò di questa ragazza perché è così simile alla mia ex amica se non sorella.
Ma nonostante ciò non posso permettermi di stringere alcun legame con nessuno, non posso rischiare, non ora che ho rivisto Greg.

Greg era socio di mio padre.
Lui è stato scagionato grazie all'aiuto della moglie, mentre mio padre è rimasto in carcere a scontare la sua pena. È stato scagionato grazie a una semplice somma di denaro pagata da Stephany, non avrei mai pensato che tutto quel dolore causato possa essere cancellato con i soldi.

Non avrei mai pensato che la giustizia dipendesse dalle somme denaro.

"Allora Jade andiamo?"

Mi domanda Amber, annuisco ancora presa dai miei pensieri.

"Pago tutto io che sia ben chiaro."

"No Jade, ti ho invitata io."

"Poco importa, pagherai un'altra volta."

Nonostante la mi situazione economica attuale voglio pagare io, non per dimostrare che sono ricca o meno ma per il semplice motivo che mi sembra sia il minimo che posso fare dopo averla fatta aspettare una vita intera.

"Abbiamo bisogno di altro personale."

Forse questa giornata finirà anche bene.

Penso dopo aver sentito questa frase. Ho bisogno di lavorare per poter essere autonoma.

"Scusi potrei parlarle un attimo?"

Azzardo.

"Mi dica signorina."

"Involontariamente ho ascoltato la vostra conversazione e ho sentito che avete bisogno di persone, io sinceramente starei cercando qualcosa da fare nel...."

Il ragazzo dietro al bancone mi interrompe incominciando a spiegarmi tutto ciò che dovrei fare da domani.

Wow, non avrei mai pensato che fosse così semplice convincere qualcuno a farti lavorare da lui.

Penso.

Ora sarò indipendente, adesso Kate non potrà più rinfacciarmi nulla.

"Grazie mille dell'opportunità."

Sono felice, da domani potrò incominciare a lavorare, da domani potrò essere libera.

Afferro Amber per in braccio e la trascino verso l'uscita. È senza parole, chi direbbe che la figlia di una donna sparita e ricca dovesse cercare un lavoro per non dipendere dalla zia malefica? Nessuno, chiunque penserebbe ciò che sta pensando lei in questo preciso momento.

"Jade?"

Ecco infatti.

"Amber!"

Dio che tono, sembro la ragazza che era con Justin quando mi hanno inzuppata.

"Perché vuoi lavorare? Fai parte della famiglia dei Clifford ed è una delle più ricche del paese e tu vuoi lavorare. Tu stai male."

Che avevi detto?

"Da quel che ho capito pure tu fai parte di una di quelle famiglie, c'è una semplice differenza: mio padre è un delinquente e mia madre è sparita ormai da anni, mentre tu vivi con i tuoi genitori."

Forse sono stata troppo dura.

"Io non volevo..."

Non volevo farla sentire così,non volevo che si scusasse volevo solo che capisse che io non ho i genitori e mi devo adattare in qualche modo.

"Tranquilla chiunque avrebbe fatto la stessa domanda domanda. Ora vai ci vediamo domani a scuola."

La tranquillizzo per poi voltarmi per ritornare a casa, ho bisogno di tranquillità e di riposare un po'.

"Jade ti devo dire una cosa."

Afferma.
Sono costretta a fermarmi non posso ignorarla, non dopo le ore passate insieme.

"Mi dica signorina."

Sono veramente simpatica.

"Io non frequento nessun corso con te...Sono più piccola di un anno."

Sembra quasi intimorita da come potrei reagire, faccio così paura??

"L'avevo capito, tranquilla."

Cerco di rassicurarla.

"Scusa."

"Tranquilla."

"Allora ci vediamo domani."

"A domani."

Ma quant è strana??

Justin's Pov
Sono stanco.
È stata una giornata intensa, ma infondo da quando Jade è qui si è stravolto tutto.

"Justin hai visto Amber?"

Domanda Tayler entrando in camera.

"Ciao anche a te amico, io sto bene tu?"

"Dai Justin, l'hai vista si o no?"

"Non l'ho vista oggi, perché ? È successo qualcosa?"

Mi sto preoccupando.

"No, niente. Avevo bisogno per una cosa ma non la trovo da nessuna parte."

"Capisco. In ogni caso non l'ho vista oggi."

"Fa niente, allora com'è andata con la bionda?"

Okay ci risiamo.

"Che bionda?"

"Come che bionda? Oh giusto, non ti interessa se era bionda o mora l'importante è che tu ti sia divertito vero?"

"Ti ricordo che fino a qualche mese fa eri messo esattamente come me, e ora che sei fidanzato, con mia sorella d'altronde ti prendi gioco di me?"

Odio quando fa queste battutine, io sono così ormai da anni e sicuramente non cambierò ora, vorrei che la smettesse di fare certe battute.

"Ti vedo irritato signorino Dolan, successo qualcosa?"

Non riesce ad essere serio.

"No. Sono solo stanco, vorrei riposare."

Non voglio cacciarlo via ma ho veramente bisogno di riposarmi.

"Basta solo chiedere. Vado a cercare Amber,ci vediamo."

"Chiudi la porta alle tue spalle."

Avrei voluto parlargli di ciò che è successo oggi, avrei tanto voluto ma non posso parlargli di una cosa a cui non crede affatto.

Oggi l'ho rivista.
Jade Henderson, capelli scuri da far paura, occhi in grado di pietrificarti con un solo sguardo, labbra così rosse e carnose da voler baciare, è la pelle così lattea da farla sembrare un cadavere in vita.

Oggi l'ho rivista.
Era così strana, così diversa dalla prima volta che l'ho vista. Quell'uomo le fa un certo effetto, quell'essere c'entra sicuramente con il suo passato, ne sono certo. Nessuno avrebbe causato tutta quell'agitazione, inoltre perché si è accasciata a terra quando l'ha visto? Perché sta mentendo su una cosa così ovvia?

Quell'uomo è uno di loro, è qui per lei m, è tornato per fare qualcosa.

Sono tornati.

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