29.

Partire così: senza il proprio ragazzo, senza John. Lo voleva salutare, almeno quello. Voleva che mantenesse la sua promessa. Anche se vederlo non avrebbe migliorato il suo morale: era già tanto difficile per sé partire, ma non essere con John era un macigno ancora più pesante. Alla proposta del suo professore le era crollato il mondo addosso. All'inizio era felice ed entusiasta, ma dopo che ne parlò con John, il suo "vai" non era poi stato così tanto sincero. Non voleva riunciare all'opportunità che le si era presentata. Ma ora il dolore le stava attanagliando il cuore, cominciava a prendere spazio l'incertezza sul loro futuro insieme, e la mancanza di John non faceva altro che incrementare questa incertezza.
Diede il biglietto alla hostess e si andò a sedere al suo posto. Si allacciò la cintura e guardò fuori dall'oblò. Cominciava a pentirsi di essere salita sull'aereo. Voleva scendere ma aveva paura dei rimpianti. Non voleva rimpiangere questa possibilità. Se poi non ci sarebbero state altre chance? Si slacciò la cintura ma non si alzò. Non ci riusciva. Già le mancava John, ed entrambi stavano male di questa partenza. Voleva partire ma voleva anche John. Voleva scegliere lui ma voleva anche realizzare il suo sogno.
La testa le cominciò a scoppiare causando la fuoriuscita delle lacrime. Piangeva per la situazione che le si era venuta a creare.
<<Signorina, cos'ha? Non si sente bene?>> chiese un anziano signore seduto al suo fianco.
<<No, niente signore.>> disse Celeste cercando di fare un sorriso.
<<È la prima volta che viaggia?>> chiese ancora.
Celeste scosse il capo.
<<Le assicuro che l'Italia è bellissima. È tutta da vedere! Uno spettacolo, mi creda.>> disse sorridendo l'anziano signore. <<È una vacanza?>>
<<No. Sono una studentessa, vengo in erasmus.>>
<<Oh, complimenti. Le si è presentata un'ottima occasione allora. Perché è così triste?>>
<<Lascio troppo qui. Lascio parte del mio cuore qui.>>
<<Signorina, l'erasmus non dura una vita..ha sempre il modo di ritrovare quella parte di cuore.>>
<<Ho paura di non ritrovarlo tra un anno.>> sussurrò Celeste.
<<È il suo ragazzo quella parte di cuore?>> chiese ancora, e Celeste si ritrovò a fare di sì col capo.
<<Posso dirle una cosa, signorina?>>
<<Certo.>>
<<Ha fatto bene a scegliere l'erasmus. Se il suo fidanzato inizia a dirle cosa deve o non deve fare, che futuro pensa di avere? Che scelte professionali crede che riuscirà a fare?>>
<<Eh, signore. Sono tanti i problemi..non è così facile...>>
<<Certo che è facile. Se il suo ragazzo la ama veramente, la rispetterà e le farà fare le sue scelte. Ma le ha proprio detto di non partire?>>
<<Non proprio. Mi disse che sarebbe venuto e mi avrebbe fatto compagnia fin quando non avessi preso l'aereo, ma non è venuto.>>
<<Non voleva renderle la cosa ancora più difficile, allora. Noi uomini siamo fatti così: facciamo una cosa buona e lasciamo a voi donne il compito di farvi mille dilemmi. Non pensiamo alle conseguenze delle nostre azioni.>> e rise di gusto. La sua risata coinvolse anche Celeste. Almeno il signore le stava impedendo di pensare a John. Sotto il consiglio che sottintendeva un obbligo da parte della hostess, si allacciò la cintura. Dopo poco l'aereo partì. L'Italia la stava aspettando, ma si chiedeva se al suo ritorno l'avrebbe ancora aspettata John.




I dodici mesi passarono. All'inizio del suo periodo in Italia, Celeste pensò continuamente a John, ma c'era così tanto da vedere e da fare che non trovò mai il tempo per chiamarlo, anche se pure John, dal canto suo, non si era mai fatto vivo.
Ma finalmente era tornata a New York. Era arrivata all'aeroporto e nella sua testa c'era solo rivedere John. Aveva bisogno di rivederlo. Era fresco fuori, e chiamò un taxi. Si fece aiutare con le valigie e diede al tassista l'indirizzo della casa di John. Mancava poco ormai: finalmente si sarebbero incontrati!
Arrivò a casa ma vide un cartello verde appeso davanti la porta: diceva "VENDESI", e sottostante c'era il numero di John. Come mai voleva vendere la sua casa? Era un'altra cosa che sicuramente gli avrebbe chiesto, ma dopo averlo baciato ed abbracciato. Suonò alla porta ma non rispose nessuno. Riprovò ma ancora niente. Forse si trovava al pub. Provò a chiamarlo al telefono ma rispose la segreteria telefonica. Decise di andare al pub, sperando di trovarlo lì, altrimenti sarebbe andata al lago.
Si fece accompagnare al pub e trovò Nick intento a chiudere.
<<Ciao Nick.>> salutò Celeste.
<<Ciao Celeste! Che piacere rivederti!! Quando sei tornata?>> disse lui abbracciandola.
<<Giusto ora.>> disse lei con il sorriso ricambiando l'abbraccio.
<<Vieni. Entra. Ti offro qualcosa.>> disse Nick, riaprendo il pub.
Celeste prese le valigie e pagò il tassista, ed entrò con Nick.
<<Allora? Come è l'Italia?>> chiese Nick.
<<Strepitosa, favolosa, bellissima Nick. Poi ho trovato un posto come tirocinante con un pittore, ed ho girato tutte le più belle città!>> disse lei.
Nick le sorrise mentre le preparava un caffè.
<<Nick, ma John sai dove si trova? Lo sono andato a trovare a casa, ma ho visto che è in vendita. Ho provato a chiamarlo ma non mi risponde.>>
<<E dubito che lo farà Celeste.>> disse cupo Nick.
<<Come?! Che dici Nick?!>>
<<Celeste, dopo pochi mesi che sei partita Ben ha avuto un infarto mortale. Da allora John è scappato. Non lo sono riuscito a trovare, neanche al lago. L'ho chiamato più volte, e a una di queste mi ha risposto. Mi disse che ormai non aveva più nessuno, e che quindi era inutile restare qui. Ogni cosa gli ricordava te, anche la casa dove l'hai aiutato. Per questo l'ha messa in vendita.>> disse Nick e provò ad asciugare le lacrime di Celeste. <<Mi dispiace Celeste.>>
<<Ma..ma..ma perché non mi avete avvisata?! Sarei tornata!! Non dovevo partire Nick! È tutta colpa mia se John è partito! Avevo promesso lui che sarei restata per sempre, ma non l'ho fatto!!>> e pianse ancora più forte, mentre Nick girò il bancone e la abbracciò, mentre continuava a urlare che era tutta colpa sua.

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