16.
Quel bacio racchiudeva l'essenza dell'amore, quell'amore desiderato e mai nominato, mai esposto.
Dopo quel bacio tutto era cambiato: la loro relazione la vivevano un pò più rilassati, con la consapevolezza che l'amore c'era. Si diedero appuntamento per una sera, ma al pub c'era una serata, e Nick gli aveva proibito di abbandonarlo con tutta quella gente. John non aveva come avvisare Celeste, e poverina lei ad aspettarlo al parco sola. Non riuscì a convincere Nick, neanche a dissuaderlo per un pò, non accettò neanche l'elemosinare di una mezz'oretta.
La porta del pub, quella maledetta porta si apriva e si chiudeva, lasciando entrare una marea di gente, tutti ammassati al bancone nel chiedere qualsiasi alcolico, e tanta gente sparsa nel pub intenta a danzare sulla propria mattonella, mentre sorseggiava un drink e discuteva scherzosamente con altre persone.
A John non restava che sperare nella benevolenza di Celeste.
" Come prima volta da fidanzati, andiamo bene!! " Pensò John.
Quella dannata porta non ne voleva sapere di chiudersi. Era un pandemonio. Girava come una trottola dietro al bancone per soddisfare in tempo minimo tutti i clienti. In fondo, la prima regola di un buon barista è cercare di non far aspettare tanto il cliente.
<<POSSO AVERE UNO STRONZO?>> urlò una voce femminile per sovrastare la musica.
La voce gli era familiare, troppo familiare. Sperava di confondersi, alzò lo sguardo e non si era confuso. Si trovava davanti Celeste.
<<CELESTE, MI DISPIACE. SONO RIMASTO TRATTENUTO QUI. NICK NON MI FA ANDARE VIA.>> urlò a sua volta John.
<<DANNAZIONE, JOHN!!! NON LO SAPEVI CHE C'ERA UNA SERATA QUA?!>>
<<NON CREDEVO VENISSE TANTA GENTE!!>> consegnò un altro cocktail ad uno sconosciuto e riprese a parlare, o meglio ad urlare con Celeste. <<MI DISPIACE, CELESTE, DAVVERO.>>
Celeste scosse la testa ed uscì dal pub. John la inseguì, dopo aver esitato per un momento.
La rincorse fuori dal pub, la prese per un braccio e la fermò. Lei si girò, con gli occhi lucidi.
<<Lo sai cosa significa stare da sola al parco per due ore aspettando il tuo ragazzo?! Tutti che ti guardano, e quegli sguardi mi irritano, mi mettono in soggezione. E tu? Tu con la tua cosa di non crescere, neanche il telefono hai per avvisarmi! "Guarda Celeste che faccio ritardo" non è chiedere troppo!! Non stiamo all'epoca dei piccioni. Ci siamo portati avanti, e tu stai ancora nel tremila avanti Cristo. Cresci John, sei solo un bambino che ha paura di crescere.>> disse liberandosi della presa e se ne andò verso casa. John decise di non seguirla, invece ritornò al pub per finire la sola cosa che sapeva fare, il barista.
Il mattino seguente, John andò ad aprire il pub. Erano le cinque di mattina, e c'erano già due lavoratori lì davanti che si preparavano per il turno di mattina. Fece due caffè veloci, ed andò in cucina per preparare l'impasto dei cornetti. Era tutto così metodico. Cornetti da preparare e sfornare, alle sette finiva tutto. Verso le otto venivano altre persone che chiedevano il cornetto e caffè, ed allora nuovamente preparare l'impasto per i cornetti. E puntualmente avanzavano. Era tutto così metodico, regolare, sempre la stessa monotonia. Monotonia spezzata da quando quel giorno passato Celeste entrò nel pub per un cornetto e cappuccino. Da allora anche la monotonia lo rendeva felice in quel bar. E grazie alla sua voglia di rimanere arcaico, Celeste si era allontanata.
Erano scoccate le dieci e puntualmente entrò Nick per dargli il cambio. John prese la giacca ed andò via, cacciando già una sigaretta dal pacchetto. Non si riteneva un fumatore accanito, fumava una sigaretta al mese, quando se lo ricordava. Era della teoria che si vive una volta sola, e non è congruente vivere una vita senza almeno un vizio. Aveva scelto il fumo, ma era consapevole del rischio, per questo ne fumava una sola al mese.
Uscì dal bar, e si accese una sigaretta, quando il portone del palazzo di Celeste si aprì e vide proprio Celeste. Voleva andare da lei, ma non si mosse. Non era sicuro che lei volesse parlargli, dopo quanto gli disse la sera precedente.
Decise di continuare a fumare. Celeste, invece, era di tutt'altra intenzione. Con passo deciso andò proprio verso John.
<<Ciao.>> avanzò Celeste.
<<Ciao.>> rispose John.
<<Da quando fumi?>>
<<Dalla morte di mia sorella. Ma una volta al mese mi concedo il lusso di fare una cosa che mi fa male.>>
<<Bhe, non dovresti neanche una volta al mese.>> affermò lei.
<<Forse hai ragione.>> disse lui, ma non buttò la sigaretta.
<<Comunque volevo chiederti per ieri sera. Non avrei dovuto dirti quelle cose, ero accecata dalla rabbia.>>
Lui alzò nuovamente lo sguardo.
<<Vuoi venire con me?>>
<<Dove?>> chiese Celeste.
<<Dimmi solo se vuoi venire.>>
<<Va bene.>> acconsentendo.
Finì la sigaretta, aprì la portiera della macchina e fece salire Celeste. Si mise al posto del guidatore e si avviò. Non disse dove erano diretti, nonostante le continue domande di Celeste. Trovò un parcheggio e scesero dalla macchina.
<<Da qui proseguiamo a piedi.>> disse John.
<<Ascolta John. Mi dispiace davvero per ieri sera, non dovevo dirti quelle cose. Non fare così ora.>>
<<No, Celeste. Hai ragione, sono troppo retrogrado. Per questo ora mi accompagnerai a scegliere un cellulare.>>
<<Ma John, non sei costretto, davvero. Le mie parole erano dettate dalla rabbia. Non sei costretto.>>
<<Lo so, ma spesso quando si è arrabbiati si dicono cose vere, cose che da sereni non si dicono. Ripensandoci alle tue parole, ho capito che hai ragione. E poi, almeno posso avvisarti di un qualsiasi ritardo o imprevisto.>>
Entrarono nel negozio e dopo una vasta ricerca, anche basandosi sulla qualità/prezzo, scelsero finalmente un cellulare che accomtentò entrambi. Scelse lo stesso gestore di Celeste, con una promozione che sembrò conveniente, la lasciò attivare al commesso e se ne andarono. Il commesso disse loro che probabilmente la promozione si sarebbe attivata entro due giorni.
Pagò il tutto e se ne andò con Celeste. Ritornarono in macchina e si avviarono verso casa di Celeste, parlando delle varie cose che poteva fare col telefono. Arrivarono comunque a casa.
<<Ascolta, io stasera non ho da fare al pub. Mi chiedevo se potevo passarti a prendere per andare a vedere un film al cinema.>>
<<Basta che non sia di paura.>> disse lei sorridendo.
<<Tanto ci sono nove sale cinema, possiamo scegliere lì quale vedere.>>
<<Va bene, allora. Per che ora passi?>>
<<Le otto e trenta vanno bene per te?>>
<<Perfetto.>> e fece per scendere dalla macchina, ma John la bloccò. Lui si avvicinò alle labbra di Celeste e le diede un bacio. Lei contraccambiò il bacio, felice della sua iniziativa.
Si staccarono alla fine. Scese dalla macchina.
<<A stasera allora>> disse John mentre Celeste si dirigeva al portone.
Si girò per ricambiare lo sguardo di Celeste.
<<A stasera.>> rispose lei.
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