14.
Lo sguardo di John mostrava tutta la sua perplessità.
"Ha parlato di me alla madre? " Pensò.
Era strano. Questa era la seconda volta che la loro conversazione veniva interrotta dalla chiamata della madre, ma la prima volta lei disse di non aver niente. Una bugia o parlò di lui a causa del bacio? In fin dei conti, il bacio ci fu proprio nell'intermezzo tra le due chiamate alle quali era presente anche John.
Ma non era tanto questa la domanda che tanto agognava John, bensì cosa volesse la madre di Celeste da lui.
<<John, ho una cosa da dirti.>> disse Celeste.
<<Cioè?>> chiese lui.
<<Devo tornare a Portland>>
Lo sguardo di John era ancora più perplesso. Il suo ritorno a Portland ancora rispondeva alla domanda "Cosa volesse la madre da lui ".
<<Mia sorella si sposa e mia madre non vuole che io vada da sola. So che non è una cosa seria la nostra relazione, ma mia madre insiste tanto. Ci saranno tutti i miei parenti, non vorrei metterti in imbarazzo.>> disse infine lei.
Dunque era questo quello che voleva la madre da lui, accompagnare Celeste al matrimonio e farlo da amico, o forse da fidanzato?
<<Se non sono un peso. Cioè, se tu non vuoi, non ci sono problemi, altrimenti va bene.>>
<<Sicuro John? Ci saranno tutti i miei parenti. Dovremmo stare una settimana a casa mia, per poi andare al matrimonio. Te la senti?>>
<<Ho capito, Celeste. Scegli tu, è uguale per me. Se vuoi che io venga, sono felice di farti da accompagnatore. Se scegli di andare da sola, va bene comunque.>>
<<Va bene.>>
Riprese a parlare al telefono.
<<Mamma. Ci sei?>>
<<Ho sentito tutto. Ho già detto a tuo padre che ci sarà anche il tuo ragazzo.>> fu la risposta della madre. Chiuse il telefono dicendo un tenero "ti voglio bene " chiudendo la chiamata.
<<Mi dispiace, John. Dovrai fare le valige. Domani si parte per Portland.>>
***
Il viaggio durò circa quattro ore. Celeste avvisò John che ci sarebbe stato Taylor, l'autista di famiglia, ad aspettarli alla stazione. Durante il viaggio, Celeste spiegò diverse cose riguardanti la sua famiglia. Spiegò la storia del padre, un imprenditore che si creò da solo, partendo da semplici mattoni, per poi diventare un imprenditore stellato, ed aveva cominciato ad entrare nel mondo della profumeria. La madre, stupenda, bellissima, svolgeva tutt'altro: infatti, lei era un avvocato di successo. Disse lui come voleva bene ai propri genitori, ma non hanno mai accettato la sua volontà di disegnare, senza mai appoggiare il suo sogno. Sembravano invece fare a lotta per chi dovesse predominare come figura lavorativa, e quindi di esempio per la figlia. La sorella, invece, più grande di lei, si era laureata in medicina, e si era già fatta un nome come chirurgo. Ma non sapeva chi fosse il futuro marito.
Arrivati alla stazione, come da pronostico, c'era Taylor ad aspettarli. Prese le loro valigie, e di fronte al suo sguardo dubbioso nel guardare John, lei affermò che era il suo accompagnatore al matrimonio della sorella.
Il viaggio verso casa fu utile per Celeste. Riuscì, infatti, a spiegare la sua casa a John. Com'era fatta, ma tanto poi l'avrebbe vista.
<<Voglio dirti ancora che mi dispiace, John.>> disse Celeste.
Lui la guardò, dubbioso. <<Per cosa?>> domandò.
<<Ti sembrerò sciocca, o magari ipocrita. Prima dico che voglio andare con calma con te, ed ora ti presento ai miei, e starai per di più una settimana con loro.>>
<<Diremo ai tuoi che siamo solo amici. Alla fine non hai detto questo a tua madre?>>
<<In un certo senso. Lei una volta mi chiese se avessi trovato un ragazzo, ed io dissi sì. Però mi riferivo al fatto che avessi trovato un ragazzo con cui mi ci sentivo, ma mia madre invece si riferiva a se avessi trovato un fidanzato. Lei e le sue domande a doppio senso. Per cui ora tutti ti vedranno come il mio ragazzo in famiglia, non come amico.>>
<<È stato un malinteso, Celeste. Andiamo a casa tua e diremo la verità.>>
<<Impossibile, John. Mia madre si sarà fatta tutti i suoi film mentali, mio padre finalmente sarà contento, perché ora non sono single. E a me negare questo ai miei non mi rende felice. Sono stata una stupida.>>
<<Facciamo così. Ti propongo un patto.>>
<<Che genere di patto?>> chiese lei inarcando un sopracciglio.
<<I soliti patti. Io faccio una cosa per te, tu fai una cosa per me.>>
Il volto di Celeste si incupì.
<<Ma che hai capito?!>> rise forte John. <<Non è niente che tu non possa fare. Il patto è questo: io farò finta di essere il tuo ragazzo, e tu dovrai promettermi che non penserai a questa finzione, ma solo a divertirti e rendere speciale questa settimana, in particolare il matrimonio di tua sorella. Ci stai?>>
<<Ci sto.>> lo abbracciò, e sussurrò un grazie all'orecchio di John.
Arrivarono in questa villa che a quanto pare era la casa di Celeste. Il giardino era maestoso, con il prato perfettamente curato, con rose e vasi adornanti. L'esterno era mozzafiato, e c'erano anche tante panchine sparse qua e là nel giardino. I due cancelli bianchi si aprirono, lasciando entrare la macchina.
Si fece avanti il maggiordomo.
<<Buongiorno signorina.>> disse lui.
<<Buongiorno Joseph.>> rispose affettuosamente lei.
Joseph non era un semplice maggiordomo, ma è stato un grandissimo amico e confidente per Celeste. Tutti i ragazzi di cui si scottava, erano sempre stati confessati a lui.
<<È un suo amico, signorina?>> chiese Joseph osservando John.
Lei lo guardò, <<No, no. È il mio ragazzo Joseph.>>
<<Oh, mi scusi signore.>>
<<Si figuri. Io sono John.>> sorridendogli e tendendo lui la mano. Di risposta, ci fu un inchino.
Entrarono in casa. L'atrio era stupendo, tutto arredato con molto gusto, tutto era nel perfetto ordine, lustro e perfetto. Le poltrone, lo scrittoio con una macchina da scrivere sopra. Il lampadario di cristallo, vasi di porcellana, un vaso che conteneva tanti bastoni di legno, le tende dorate. Tutto molto bello ma forse un pò sfarzoso. Si sentirono dei passi dall'altra stanza.
Entrò in sala una signora graziosa, con una capigliatura riccia, e gli occhi uguali a quelli di Celeste. Aveva un tailleur rosso, e delle scarpe col tacco rosso e nero.
Celeste andò ad abbracciarla.
<<Ciao mamma.>> disse emozionata.
<<Ciao Celeste. È andato bene il viaggio?>>
<<Sì mamma. Ti presento John.>>
<<Buongiorno signora.>>
<<Oh, suvvia! Chiamami Evelyn. Ormai fai parte della famiglia.>>
<<Va bene signor..Evelyn.>> disse con un sorriso lui.
<<Andate a salutare tuo padre Celeste. È così ansioso di conoscere chi ha rubato il cuore di sua figlia. Io ora devo andare a finire un lavoretto. Fa come se fossi a casa tua John.>>
<<Grazie.>>
Una bella donna la madre, ma incuteva una tale sicurezza da far paura.
Andarono dello studio del padre, trovandolo con la pipa intento a leggere il quotidiano del giorno.
<<Ciao papà.>> disse Celeste.
Lui abbassò il giornale, e fece un grandissimo sorriso.
<<Vieni qui, piccola. Dai un grande abbraccio a tuo padre!!>>
Lei eseguì subito, felice di rivederlo dopo tanto tempo.
<<Papà, lascia che ti presenti John, il mio ragazzo.>>
<<Buongiorno, signore.>> tendendogli la mano.
<<Andiamo ragazzo. Fai parte della nostra famiglia, chiamami Howard.>> accettando la stretta di mano.
"Ma si sono messi d'accordo i genitori?! " Pensò John.
<<Sei stanca?>> chiese il padre alla figlia.
<<Leggermente, avremo bisogno di una doccia più che altro.>>
<<Allora non vi trattengo un altro secondo. La ricordi la camera tua dove si trova, sì?>> chiese divertito lui.
Un accenno di sì col capo fu la risposta di Celeste.
<<Signore, dove si trova la mia stanza?>> chiese John.
<<Howard, John. Sei il ragazzo di mia figlia, dove credi possa essere la tua camera?!>> disse lui sorridendo. <<Non credo che non abbiate mai dormito insieme, per cui qui non fa differenza. Saremo pure vecchi come genitori, ma fino a quando è dormire insieme che fa?>> sorrise ancora.
Entrambi salirono al piano di sopra. Entrarono in camera di Celeste.
<<È molto simpatico tuo padre, sai?>>
<<Già. Però a volte sa essere veramente rigoroso.>>
<<Mi sembra giusto. È pur sempre tuo padre.>> disse John.
La camera di Celeste aveva un letto matrimoniale, un comodino al suo fianco decisamente grazioso, e dall'altra parte del muro una libreria alta piena di libri. Ad un'altra parete, quella vicino alla porta, c'era una scrivania ed una poltrona. Dirimpetto alla porta c'era una finestra che portava ad un balcone, il quale si affacciava al giardino. Inoltre c'era una porta che portava ad un'altra stanza, e con stupore di John, vide che era un bagno.
<<Allora dormirò sul pavimento.>> disse John.
<<Veramente sei costretto a dormire nel letto con me. A casa mia non si usa chiudere la porta, per cui non possiamo farci scoprire, dovresti dormire con me.>>
<<Ah. Ti prometto che non farò nulla. Se vuoi, puoi farla prima la doccia.>>
<<No no, falla prima tu. Io impiegherei ore.>>
Lui rise, ed andò verso il bagno.
Si lavarono entrambi, ed erano pronti per il pranzo. La futura sposa si trovava a casa di un'amica per il pranzo.
<<Tesoro, domani accompagnamo tua sorella a prendere l'abito.>> disse la madre di Celeste.
<<Va bene, mamma.>>
<<Allora John, come ti sembra la nostra casa?>> chiese il padre.
<<È bellissima, signore.>> rispose John.
<<Howard.. E dimmi, che fai nella vita?>> continuò il padre.
<<Faccio il barista in un pub>>
<<Non studi?>> insistette il padre.
<<Papà!!>> disse Celeste.
<<Che c'è?! Sto solo domandando.>> con tono sulla difensiva rispose il padre al richiamo della figlia.
<<Ero studente alla facoltà di lettere, ma mi sono ritirato.>> ammise John.
<<Non hai passato gli esami?>> chiese insistendo ancora sull'argomento.
<<Howard, smettila!!>>
<<No, signore. Mancavano due esami e la tesi, ma i soldi per le tasse universitarie erano troppe.>>
<<E..>>
<<Papà, basta!! Lascia perdere.>> lo interruppe Celeste.
Finirono il pranzo in silenzio. Evelyn guardò in cagnesco per il resto del pasto mentre John aveva come l'impressione di non andare a genio al padre.
Il pomeriggio fu trascorso in giardino, mentre Celeste mostrava le loro foto a John, spiegando anche chi fossero i suoi parenti. La sera, invece, mangiarono fuori.
Tornati a casa, salirono entrambi in camera di Celeste, spogliandosi dei vestiti ed indossare un pigiama.
<<Mi sa che non vado a genio a tuo padre, sai?>> disse John.
<<Ma no. È solo perché non ti conosce.>> rispose lei.
<<Sarà..>>
La luce fu spenta.
<<Buonanotte>> disse lui, e lei rispose. Entrambi rivolti a guardare da un'altra parte.
****
<<Tesoro, sveglia! Lascia per un attimo il tuo ragazzo. C'è un vestito da ritirare!!>> Disse la madre.
Era mattina, e Celeste si svegliò con la testa appoggiata alla spalla di John. Si svegliò anche lui. Subito si allontanarono.
<<Buongiorno>> disse lui, e lei rispose.
Scesero a fare colazione.
Subito Celeste fu abbracciata da una ragazza.
<<Ciao sorellina!!>> Disse la sorella.
<<Ciao Amanda.>> Disse Celeste. <<Mio Dio ti sposi!! Fammi vedere l'anello!!>>
La sorella glielo fece vedere. Era un Trilogy.
<<Amanda, ti presento John. John, lei è mia sorella Amanda.>>
<<Piacere di conoscerti John>> disse lei.
<<Piacere mio.>> Rispose lui.
Mangiarono la colazione con Amanda che spiegava a Celeste come si fossero conosciuti lei e Peter. Lui era albergatore, e lei da giornalista, era andata a fargli un'intervista e lui, alla fine di questa, le aveva proposto di uscire.
<<John, hai da fare?>> Chiese il padre, appena finita la colazione.
<<No, signore.>> Rispose John. Non riusciva a chiamare i genitori di Celeste con i loro nomi.
<<Allora vorrei invitarti a farmi compagnia nel mio studio mentre le signore ritirano l'abito da sposa.>> Continuò il padre.
<<Certamente.>>
Sapeva che non sarebbe stato una semplice compagnia, ma non era da lui né essere scortese né tirarsi indietro.
<<Vedi di non combinare guai!>> Sussurrò la madre all'orecchio del marito.
Le tre ragazze uscirono. Amanda era in evidente eccitazione. Celeste non poteva far altro che essere felice per la sorella.
Dopo un lungo percorso, arrivarono finalmente al negozio. Ritirarono un abito in stile medievale, caratterizzato - principalmente - da un bustino stretto da lacci, con maniche lunghe che si svasavano a livello dell'avambraccio. Il bianco le donava molto.
Preso il vestito, Amanda chiamò in disparte la sorella.
<<Che ne pensi dell'abito?>> Chiese infine.
<<È stupendo Amanda. Sarai favolosa, te lo assicuro.>> Rispose col sorriso Celeste.
<<Ti posso chiedere una cosa?>>
<<Certo, dimmi pure.>>
<<Ti andrebbe di essere la mia damigella d'onore?>>
Sia il padre di Celeste che John entrarono nello studio.
<<Prego, John. Accomodati.>> disse il padre, e John ubbidì.
<<Fumi?>> chiese il padre mentre preparava la sua pipa.
<<No, signore.>> rispose John.
Il padre lo guardò.
<<Devo intuire che Howard non è un nome che ti va a genio.>> disse il padre con sarcasmo.
<<No, signore, tutt'altro. Il suo è un bel nome, ma che non mi sembra di portarle rispetto se la chiamo col suo nome.>>
<<E dimmi, come vi siete conosciuti tu e mia figlia?>>
" È partito l'interrogatorio!! " Pensò John.
<<Lei è venuta al bar per fare colazione, ed era in agitazione per il suo esame. Le parlai un pò di come superare l'ansia. Tutto qui. Poi il suo professore indì una mostra coi suoi quadri e siamo andati. E la nostra relazione è cominciata.>> rispose alla fine.
<<L'avete fatto?>> chiese il padre mentre boccheggiava dalla sua pipa.
<<Come, scusi?>> domandò John, interdetto e scioccato per la domanda a bruciapelo.
<<Hai capito bene. Ho chiesto se tu e mia figlia l'avete fatto.>>
<<No, signore. C'è stato solo un bacio tra noi.>>
<<Sicuro John? Io non amo chi mi mente. Sai, fai parte della famiglia. Ora non so nella tua, ma nella mia non si dicono bugie.>>
<<Non è una bugia, signore.>> rispose seccato.
<<La ami, John?>> ed abbassò gli occhiali con sguardo vivo e attento.
" Ma perché tutte queste domande. Che cazzo gli rispondo ora?! "
Nel pallone era John, non sapeva mentire. O forse quello che stava per dire non era una bugia?
<<Ma certo che lo vorrei essere Amanda!!! È un onore per me!!>> disse Celeste e la abbracciò forte.
<<Sono contenta che tu abbia accettato, Celeste.>> disse lei ricambiando calorosamente l'abbraccio.
<<Ma figurati se non accettavo!!>> rispose lei.
<<Allora, come va con John? È un bel ragazzo.>> avanzò Amanda.
" Dannazione Amanda, non potevamo continuare a parlare del tuo matrimonio? "
<<Scegliamo i fiori?>> chiese Celeste.
<<Andiamo a scegliere i fiori da porre in casa. Ma non hai risposto, Celeste.>> disse lei col sorriso.
<<Sì, è un bel ragazzo. Ho fatto un buon affare, eh?>> disse lei con un sorriso.
<<Non funziona, vero?>> chiese Amanda guardandola negli occhi.
" No, non mi guardare negli occhi. Dannazione, Amanda! "
<<Ti prego, Amanda.>> supplicò Celeste.
<<Va bene. Come procedono gli studi?>> chiese.
Sollevata dalla comprensione di Amanda, rispose che andava tutto bene.
<<Celeste, lo sai che mi puoi dire tutto? Abbiamo una mamma avvocato, se fa qualcosa che non va, dillo a lei e lo rovinerà!>>
<<Macchè, anzi. È un ragazzo dolce. Non è questo.>>
<<E cosa allora? Non lo ami?>>
<<Signore, il nostro è un rapporto appena iniziato. È troppo presto per affermare che sia amore, ma nello stesso tempo non posso dire che non mi sia indifferente.>> disse John.
Era davvero la verità?
<<Capisco. Però voglio dirti una cosa, John. Io, a mia figlia, tengo moltissimo, e mi dispiacerebbe sapere che sta male. Specialmente se la causa del suo male è un barista.>>
<<Scusi, signore. Non vorrei mancarle di rispetto, ma ciò che dice non ha alcun senso.>>
<<Come, scusa?>> chiese con sguardo irritato il padre.
<<Ma si rende conto di ciò che dice? Non ha per niente a cuore sua figlia. Se allora una persona che conta tratterebbe male sua figlia, lei sarebbe contento, perché è una persona che conta?>>
Il padre scoppiò a ridere.
<<Ragazzo. Lascia che ti dica una cosa. E credimi. Non mi è andato a genio che Celeste sia andata a fare arte o quello che fa lei. Ma va bene, per amore di sua madre ho acconsentito. Ma che ora perde tempo con un barista, questo non mi va proprio a genio! Non la farò cadere in fallimento per colpa tua, e stai pur sicuro che non avrai neanche un soldo da me!>>
<<Pensa che io stia con sua figlia per i vostri soldi? Se neanche sapevo che lavoro faceste.>>
<<Non mentire, ho detto! Dannazione, per voi bassifondai è troppo difficile dire la verità?!>> sbattendo il pugno sulla scrivania.
John si alzò e se ne andò. Si fermò sulla soglia della porta.
<<È un pessimo padre. Come osa chiamare piccola sua figlia? Lei scavalca i desideri di sua figlia, li calpesta. E ringrazio Dio per non aver reso Celeste meschina come lei. Tolgo il disturbo.>>
<<John!>> chiamò il padre.
John si affacciò alla porta dello studio.
<<Se ne vada da casa mia. Immediatamente e non metta più piede in questa casa.>> disse infine.
<<Volentieri, Howard.>> girò i tacchi e se ne andò in camera per preparare la valigia.
Scese con le valigie.
<<Se ne va, signore?>> chiese Joseph, il maggiordomo.
<<Sì, Joseph.>>
<<Mi dispiace, signore. Cosa devo dire alla signorina Celeste?>>
<<Solo che mi dispiace.>>
<<Va bene, signore.>> concluse il discorso.
Taylor si offrì di accompagnare John all'aeroporto.
Tornarono a casa, con l'euforia di Amanda che non cessava. Ammissibile, considerando che tra quattro giorni si sarebbe sposata. Celeste salì sopra ma John non c'era. In giardino neanche. Sicuramente era in studio con il padre. Andò lì, anche con la scusa di avvisare il padre d'essere tornate.
Ma trovò il padre da solo.
<<E John?>> chiese Celeste.
Il padre alzò lo sguardo.
<<Oh, mi dispiace Celeste. Ha chiamato il padrone del bar dove lavora ed è dovuto tornare a New York.>>
<<PAPÀ!! CHE HAI COMBINATO?>> urlò Celeste.
Subito accorsero la madre e Amanda per vedere cosa fosse successo.
<<Howard!! Che hai combinato? Dov'è John?>> intimò la madre di Celeste.
<<Come ho già detto a Celeste, l'ha chiamato il padrone del bar ed è dovuto tornare di corsa.>>
<<SEI UN BUGIARDO!!>> urlò ancora più forte.
<<Celeste!!>> la fulminò la madre.
<<No, mamma. Niente Celeste. Papà, dimmi che hai fatto?>> insistette Celeste.
<<Celeste>> cominciò Amanda. <<Dispiace anche a me, ma il lavoro è lavoro.>>
<<Non capite!! John non usa il telefono, per cui è impossibile che lo abbiano chiamato!!>>
<<HOWARD, cos'hai combinato?>> intimò nuovamente la madre.
<<Signore, siamo quasi vicini all'aeroporto.>> avvisò Taylor.
<<Grazie.>> rispose John.
<<Continuo dritto o ritorno indietro, signore?>>
<<Dritto, grazie.>>
<<Signore, mi scusi. Ho visto crescere Celeste, la conosco. Quando voleva giocare, i genitori non c'erano mai. Eravamo io e Joseph i suoi compagni di gioco. I genitori sono troppo protettivi e forse sbagliano, ma lei non può lasciarla sola. Anche se non siete fidanzati, Celeste conta su di lei. Non può lasciare tutto.>>
<<Non sono il ben accetto, Taylor.>>
<<Per chi, signore?>>
<<Per il padre, ovviamente.>>
<<Ma per fortuna che lei è innamorato di Celeste, non del padre. Cosa importa se non va a genio al padre, basta che vada a genio alla figlia. E mi creda, lei va a suo genio.>> affermò l'autista.
John non riusciva a parlare.
<<Allora cosa faccio signore?>> continuò Taylor. <<Continuo dritto o torno indietro?>>
<<BASTA, OK?!>> urlò il padre. <<Sono io il padre, e decido io le cose qui. John non mi piace per te, meriti di meglio!>>
<<Il mio meglio è lui! Lui mi rende migliore! Lui ha fatto sì che potessi continuare a credere che qualcuno per me ci fosse. Lui mi ha aiutato con lo studio. Lui è tutto per me!>>
<<Lui vuole solo i tuoi soldi, lo capisci?!>> intimò il padre.
<<Ma se non ho mai detto lui che famiglia avevo! Mi vergogno di voi, perché pensate solo coi soldi. E non ve ne rendete conto!>> scoppiò a piangere e corse a chiudersi in camera sua.
<<Dannazione, papà! Perché ti comporti così con Celeste.>> e provò ad andare di sopra a consolare la sorella.
<<Howard, mi hai profondamente delusa.>> e se ne andò anche la moglie, lasciando solo il padre.
<<Joseph!>> chiamò il padre.
Arrivò subito.
<<Sì, signore?>> chiese il maggiordomo.
<<Chiami Taylor, dica di riportare qui il ragazzo di mia figlia.>>
<<Certamente, signore.>>
Si sentì il rumore di una macchina, ed uscì Taylor. Chiuse la macchina ed entrò in casa.
Si fece avanti il padre, ma vide solo Taylor.
<<Taylor, dov'è il ragazzo di Celeste?>>
<<Credo sull'aereo in questo momento, signore.>>
<<Oh. Ho chiesto a Joseph di dirti di riportarlo a casa.>>
<<Mi ha chiamato signore, ma ero sulla via del ritorno. Non potevo tornare indietro. Mi dispiace.>> scusandosi.
<<Lasciamo perdere. Forse è meglio così.>> disse il padre.
Il restante dei giorni furono belli per Amanda, il giorno del matrimonio era stato bellissimo, ma a Celeste mancava il cuore nel vedere la sedia accanto a lei vuota. Riconobbe di non essere stata neanche un'ottima damigella d'onore, ma Amanda questo l'aveva capito. Aveva sperato tanto che John tornasse indietro, indietro da lei, ma non fu così. Il suo letto era ormai vuoto, ogni mattina si svegliava col pensiero della sua testa appoggiata alla spalla di John. Mancava così tanto. Ed ogni volta che pensava a John, scendevano le lacrime. Era contenta per Amanda, un'altra cosa perfetta da aggiungere alla sua lista. Stava ballando con Peter, ed entrambi erano felici per il futuro che li aspettava. Il futuro di Celeste, invece, non prevedeva felicità.
Si alzò dal tavolo e si andò a sedere su una panchina, per piangere. In quella settimana piamse così tanto. Tanto per uno con cui ci doveva andare piano.
<<Oh, Celeste.>> si avvicinò la sorella nel suo bellissimo abito bianco.
<<Ciao.>> rispose singhiozzando.
<<Non hai risposto alla mia domanda, e sono seria questa volta.>> continuò Amanda.
<<Che domanda?>> chiese Celeste.
<<Come va tra voi due?>> domandò nuovamente.
<<Come vuoi che vada, Amanda. Io qua e lui là!>>
<<Lo ami, non è vero?>> chiese infine Amanda.
Celeste guardò Amanda. La domanda era semplice, e la risposta era altrettanto semplice?
<<Celeste, lo ami?>>
<<Sì, lo amo.>> ammise Celeste.
<<Allora, se è così, perché non torni a New York e non glielo vai a dire?>> domandò Amanda.
Celeste la guardò con stupore.
<<Dai, ti copro io. Va da lui, meriti anche tu la felicità! Corri a dirglielo, che aspetti? La valigia è pronta.>>
<<Come?>>
<<Ho chiesto a Joseph di preparare la tua valigia, Taylor è pronto con la macchina, e qui c'è il tuo biglietto. Il volo è tra mezz'ora. Che vuoi fare, Celeste? Piangerti addosso implorando felicità, o la vuoi andare a prendere la tua felicità?>> chiese nuovamente la sorella.
<<Io, io non so che dire Amanda.>>
<<Infatti non dire niente, prendi e va da lui. Ed anche se è poco femminile, corri a dirgli quel ti amo che vuoi tanto, che tanto meriti. Sono sicura che l'amore è corrisposto.>>
<<Grazie mille, sorellona!!>> disse infine Celeste prendendo il biglietto ed abbracciandola.
<<Dai, vai. Ti voglio bene, Celeste.>> disse la sorella.
<<Anch'io.>>
Prese il biglietto, la valigia preparata da Joseph, e salì sulla macchina già pronta di Taylor. Destinazione New York, destinazione John.
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