Una serata tra amici o (quasi)

Appena finito il turno di mattina, Mark mi accompagnò al parcheggio dell'ospedale, tenendomi abbracciata fino alla mia macchina, era come se volesse proteggermi.

Arrivati al parcheggio mi disse: "Allora ci vediamo stasera alle 20:30 sotto casa tua" mi baciò sulla guancia e se ne andò, con la sua auto, una Alfa Romeo 147 grigia.

Salita nella mia macchina pensai a cosa si fossero detti Mark e il Dottor Cox, un po' avevo paura ma volevo saperlo.

Arrivata a casa mio fratello si mise a sbraitare come al solito, dando sempre la colpa a me su ogni cosa riguardante la nostra famiglia ormai sfasciata.
Me ne andai in camera mia senza mangiare, perché non volevo starlo a sentire. Mi misi ad ascoltare le canzoni di Pupo ad alto volume, lui è il mio cantante preferito e ogni volta che lo sento mi rilassa.

La mia camera è il mio mondo quando sono a casa, è abbastanza grande con un letto da una piazza e mezzo. Ha una grande finestra a balcone, dove posso guardare fuori e rilassarmi. Sulla parete ci sono i poster dei film di Iron Man e degli Avengers. Perché mi piace moltissimo Robert Downey jr, ed è piena di Action Figure da collezione, io colleziono di tutto.
Dalle Action Figure ai fumetti, perché mi fa stare bene. Ma soprattutto mi aiuta a sopravvivere.

Mentre ascoltavo le canzoni di Pupo sul mio letto, pensai ad Angelo quando mi fece ballare con lui. Ed è stata un'emozione inaspettata, lui sapeva sempre come sorprendermi. Anche se c'erano delle volte che non riuscivo a capirlo, perché sembrava che lo facesse apposta a stuzzicare e a farmi stare male per lui, affidandomi alla custodia di Mark.

Dopo essermi riposata un po' mi misi a fare alcuni servizi domestici, mi accorsi che era tardissimo. Erano già le 19:30, dovevo sbrigarmi fra un'ora arrivava Mark.

Non sapevo cosa mettermi volevo essere più carina del solito, per fare una bella figura.
Decisi di mettermi il mio vestito blu preferito, appena mio fratello mi vide vestita mi fece mille domande.
Ma gli dissi solo che dovevo uscire con un collega di lavoro, e me ne andai.

Ero in anticipo e così decisi di aspettare Mark sotto casa, perché comunque doveva parcheggiare la sua macchina per poi andare con la mia.

Arrivò puntuale, ed era anche più carino del solito.
E mi disse: "Ti ho fatto aspettare?"

"No tranquillo! Sei stato puntualissimo, ho voluto scendere io prima" come al solito diventò tutto rosso.

"Ok menomale" e poi aggiunse: "Posso guidare io la tua macchina di Iron Man?"

"Certo è tutta tua!" Gli risposi.

Saliti nella mia auto Mark era tutto gasato.

"Ma è spettacolare! È troppo bello guidarla" e si mise ad accelerare e andare fortissimo.

Mi spaventai dicendogli: "Sì ma vai piano, non è da corsa!"

"Scusami mi sono fatto prendere dall'entusiasmo" mi disse ancora gasato.

Ma ripensandoci gli dissi: "Va bene dai per una volta nella vita, non capita tutti i giorni di portare una macchina così" e allora Mark accelerò di più. Per un po' fu entusiasmante, ma poi dopo cominciò ad andare piano, perché stava diventando un po' pericoloso.

Andammo in pizzeria, ed era molto accogliente. La pizza era buonissima, io presi una Americana rossa, mentre Mark prese una Quattro stagioni.  Notai che esagerava molto con la birra, anche io la presi, ma non esagerai come lui. Usciti dalla pizzeria si fecero le undici e mezza, visto che era ancora presto andammo a ballare in piazza, perché c'era una specie di discoteca all'aperto.

Lui era come se volesse baciarmi, ma non credo che glielo avrei permesso.
La Piazza era piena di persone, che guardavano e ballavano.

Lui ad un certo punto mi confidò: "Ci guardano tutti mentre balliamo perché tu sei bellissima, e io quando sto con te mi sento bene... mi sento migliore" diventai tutta rossa, e per un attimo smisi di pensare al Dottor Cox.

"Grazie, anche io sto bene con te" gli confidai.

E mi abbracciò ballando un lento.
Si fecero le due di notte ed era meglio che tornavamo a casa, anche perché la gente stava cominciando a diminuire.

Mark portò sempre la mia macchina, ma con calma stavolta.
Arrivati sotto casa mia lo ringraziai per la bella serata, ma sentivo il mio cuore battere.
Lui cominciò a toccarmi, mise la mano sotto mio il vestito.
E arrivò a fino all'inguine, ma dopo un po' proseguì, per un po' provai piacere.

Ma subito dopo gli dissi: "No! Fermati!" E gli tolsi la mano da sotto il vestito.

"Dai lasciati andare!" Mi disse mentre si stava eccitando.

Si avvicinò sempre di più, voleva baciarmi.

Ma lo rifiutai dicendogli: "No! Ora basta! Voglio sapere quello che vi siete detti tu e il Dottor Cox!"

"Ma ora siamo io e te, perché devi pensare sempre al Dottor Cox?!" Mi urlò scocciato.

"Perché io lo amo! Mettitelo bene in testa!" Gli urlai quasi piangendo.

"Va bene ti dirò tutto" era nervoso.

"E va bene... sentiamo!" Gli dissi in attesa delle sue parole.

E continuò a dirmi: "Mi ha detto che ha capito che tu sei innamorata di lui, ma ti vede come a una figlia. E si fida di te perché ti conosce da molti anni, e desidera tanto vederti felice insieme a me".

Rimasi di stucco e cominciò a mancarmi il respiro.

"Secondo me non mi stai dicendo tutta la verità! Ti ha detto qualcosa che non vuoi dirmi, e poi per un po' vi ho sentito. E tu stavi piangendo!" Gli dissi con affanno.
Rimase per un po' in silenzio.

Ma dopo qualche secondo mi confermò: "Sì stavo piangendo per te! Senti Stella, lo so che non hai più i genitori, capisco benissimo come ti senti. Ma io ti amo dal primo giorno che ci siamo incontrati, ed è come se ti conoscessi da anni, conosco quelli come te che soffrono in silenzio. E io voglio aiutarti, il dottor Cox non prova niente per te. Non ti ama, mettitelo bene in testa!"
Volevo andarmene, non gli credevo.

Così gli urlai: "Non è vero sei un bugiardo! Tu non mi conosci! Tu vuoi impormi a tutti i costi il tuo ottimismo e il tuo entusiasmo, ma è solo una perdita di tempo e nient'altro te lo posso assicurare. Tu non sai niente di me, tu non sai quello che ho passato non sai quello che sto passando. Tu non capisci quello che provo, quindi lascia stare che è molto meglio!"

Mark rimase impietrito e disse: "Hai ragione non posso entrare nella tua testa, quindi non posso capire quello che provi, scusami se voglio solo aiutarti!" E uscì dalla mia auto sbattendo lo sportello.

Rimasi a guardarlo nella mia macchina, mentre lui prendeva la sua, se ne andò senza neanche girarsi verso di me.

Scoppiai a piangere perché ero confusa, avevo trattato male Mark e non se lo meritava. Pensavo anche che per il Dottor Cox io ero solamente una ragazzina.

Quando ritornai a casa erano le tre di notte, per fortuna i miei fratelli e mia sorella non mi sentirono. Altrimenti se mio fratello che sbraita sempre, se ne sarebbe accorto erano guai.
Quella notte la passai tutto il tempo a piangere, pensando non solo a Mark e al Dottor Cox, ma anche a mia mamma e ad altri problemi.

La mattina seguente mi alzai a mezzogiorno, quindi non feci colazione.

"Ma a quest'ora ti alzi? Non devi fare il pomeriggio oggi?" Mi domandò mio fratello.

"Sì, ma ero stanca sono molte notti che non dormo" gli risposi.

Ed ero avvolta nei miei pensieri.

Intervenne l'altro mio fratello: "E ci credo che sei stanca, stai sempre a piangere ogni notte" io rimasi sbalordita.

"Ma quando mai!? Perché mi senti?" Gli domandai.

" Sì... sì sente tale e quale!" Mi rispose.

L'altro mio fratello che sbraita sempre disse: "Ma perché che ci piangi? È successo qualcosa a lavoro?"

Volevo dirgli: «Sono innamorata del Dottor Cox» ma poi mi sono trattenuta.

Gli risposi dicendo: "Ma no tranquillo!"

E mio fratello continuò: "Allora perché piangi? Qui nessuno deve piangere!" Volevo scappare.

Quasi quasi al lavoro non volevo andarci, per non affrontare Mark. Non sapevo come comportarmi con lui, dopo quelle cose che ci siamo detti la sera prima. Ma dovevo andarci lo stesso, per fortuna il Dottor Cox non era di turno non sarei riuscita ad affrontare nemmeno lui.
C'era il Dottor Kelson ma ormai non mi faceva più paura.

Mi mangiai qualcosa al volo e uscii di casa, arrivai in reparto in anticipo.

Una volta entrata in infermeria c'erano ancora gli infermieri del turno precedente, c'era Monica.

La salutai, e lei mi obiettò: "Ciao Stella, come va? Ho saputo che in sala operatoria stai migliorando!"
Lo diceva in modo da smorfiosa.

"Sto abbastanza bene grazie! Sì in sala operatoria adesso va bene" le risposi guardandola dritto negli occhi.

Ma continuò a dirmi: "E con il Dottor Cox come va? So che siete molto affiatati!" Pensai adesso ricomincia.

Ma le risposi: "Con il Dottor Cox va tutto benissimo, e poi sì siamo molto affiatati. Lui ha molta fiducia in me" aveva la sua solita faccia da cavolo.

Ma lei continuò a dirmi con quell'aria da snob: "Sì questo lo so! Ma non farti troppe illusioni, lui non prova nulla per te!" E se ne andò.

Mi stavano venendo i nervi, ma la lasciai perdere. Non sarebbe servito mettermi ai suoi livelli.

Quando venne Mark per un momento ci siamo guardati terrorizzati.
Ma lui mi disse solo: "Hai preparato la terapia delle quattordici?"

"Ci ha pensato Monica prima di andare, io sto controllando se manca qualcosa!"

"Non manca niente" prese il carrello della terapia e si avviò.

Quando mi recai nella stanza di Gabriele era felicissimo di vedermi.
Gli chiesi come stava, mettendomi un po' a chiacchiere con lui.

Mark mi guardò, e mi disse arrabbiato: "Non perdere tempo, falli un antibiotico intramuscolare!"

Appena fatto, Gabriele ridendo disse: "Come al solito non ho sentito nulla, sei bravissima Stella" lo accarezzai come sempre, e me ne andai.

Quel pomeriggio io e Mark non ci siamo detti nulla, eravamo arrabbiati l'uno con l'altro. Non avevamo il coraggio di parlarci.

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