Una notte con il mio amico

La mattina seguente mi alzai anche presto, mi sentivo come se fossi rincoglionita non avendo chiuso occhio. Che poi dovevo anche fare la notte in ospedale, quindi sarei stata di nuovo senza dormire, ma era meglio andare a lavorare che stare a casa sinceramente.
A casa mia c'è sempre stata una situazione complicata e strana, quindi era meglio uscirne il più possibile.

Il pomeriggio passò in fretta e cominciai a prepararmi.

All'improvviso squillò il telefono, ed era il Dottor Cox, e subito pensai: "Oddio che cavolo vuole?!"

Risposi con voce tremante: "Pro... pronto!"

"Buonasera Stella, senti questa sera sarò io di turno per la notte. Farò tutta una tirata fino a domani mattina, ti posso dare un passaggio cosi andiamo insieme?" Mi propose Cox.

E ad un certo punto sentivo caldo e freddo allo stesso tempo, ed era come se i miei ormoni stessero impazzendo, come a un negozio di giocattoli durante il periodo di Natale.

"Buonasera Dottor Cox, va bene grazie" sentivo il mio cuore battere fortissimo.

"Per caso doveva venirti a prendere Mark? Altrimenti io mi faccio da parte!" Mi chiese.

"No, no! Mark non mi ha chiamato, quindi penso che ci vediamo direttamente in reparto!" Gli risposi eccitata.

"Benissimo allora ti passo a prendere per le 19:30, va bene?" Mi chiese gentilmente.

"Sì, sì va bene!"

Poi aggiunse: "Ma abiti ancora a San Lazzaro?"

"Sì, ci abito ancora" risposi.

"Cavolo ancora a San Lazzaro abiti?" Mi domandò perplesso.

"Perché è lontano per voi?" gli chiesi.

Ma rispose subito: "Ma stavo scherzando ti vengo a prendere io tranquilla, ci vediamo per le 19:30 davanti al piazzale della Chiesa"

"Ok a dopo... e grazie."

Quando chiusi il telefono mi misi a saltare di gioia dall'emozione, mi dovevo preparare e in fretta, anche perché avevo solo un'ora di tempo per prepararmi.

Alle 19:25 uscii di casa di corsa, scesi le scale a piedi, incrociai mio fratello.

"Dove vai con tanta fretta?"

Mentre rischiavo di cadere per le scale, gli risposi: "A lavoro devo fare la notte"

"Sì ma fai piano che non ti rincorre nessuno!" Mi rispose mio fratello.

Ma io ero già arrivata al piano terra.

Arrivata in piazza il Dottor Cox era già lì con cinque minuti di anticipo, aveva un Audi R8 grigio chiaro metallizzata, era stupenda come lui.

Era ad aspettarmi fuori.

"Ciao tesoro, visto ho mantenuto la parola e sono anche venuto in anticipo!" Ero diventata tutta rossa ed ero strafelice, perché mi aveva chiamata tesoro.

Riuscii solo a dirgli: "Buonasera Dottor Cox!"

Mi salutò baciandomi sulle guance, poi aggiunse: "Sali in macchina che parliamo durante il tragitto" mi sentivo svenire, mi aveva baciato sulle guance.

Una volta saliti in macchina cominciò a dirmi: "Tutto bene Stella?"

"Sì, sì tutto bene" sentivo il mio cuore battere a tremila.

E lui continuò: "Sono venuto a prenderti perché volevo parlarti meglio, poi durante la notte non si sa nemmeno se posso farlo!?" Mi stava venendo l'ansia, ero in macchina con l'amore della mia vita.

Ma gli dissi: "Cosa dovete dirmi di tanto urgente?"

E lui mi rispose: "Volevo dirti due cose, la prima è che martedì prossimo operiamo il ragazzino di tredici anni alla caviglia, quindi devi essere più decisa e sicura perché si tratta di un ragazzino. E la seconda se c'è qualcosa tra te e Mark!"

"State tranquillo non vi deluderò questa volta, non faccio sempre gli stessi errori. E poi vi assicuro che tra me e Mark non c'è assolutamente nulla siamo solo amici, quella volta fuori dalla sala operatoria stava solo cercando di consolarmi, perché mi misi a piangere. E se vi volete fidare di me è bene, altrimenti non so cosa farvi" non volevo rispondergli male. Ma pensai al perché mi chiese se c'era qualcosa tra me e Mark.

Lui rimase un po' perplesso, arrivati al parcheggio dell'ospedale mi prese la mano, dicendomi: "Scusami non volevo offenderti ma volevo solo darti coraggio, io ci tengo molto a te e ti conosco molto bene!"

Si avvicinava a me sempre più, ed era come se volesse baciarmi. In quel momento volevo scappare, il mio cuore batteva ancora più forte.

"Non mi sono offesa ma è tardi, sono le 20:05 siamo in ritardo di cinque minuti, e ogni minuto è prezioso!"
Gli dissi cercando di scappare.

Lui disse: "Sì scusami non me ne ero accorto, ma vai prima tu così non facciamo vedere che siamo venuti insieme, e non dirlo a nessuno!"
Uscii dalla macchina senza dire nemmeno una parola.

Arrivata in reparto, Mark era già cambiato.

"Sei in ritardo anche stasera, hai incontrato il Dottor Cox anche questa volta? Che poi dov'è è in ritardo anche lui!"

"Ho perso il pullman, e poi che ne so dov'è il Dottor Cox! Non sono la sua assistente" e mi andai a cambiare.

Proprio in quel momento arrivò, e dallo spogliatoio sentii che diceva: "Scusate il ritardo ma ho avuto un contrattempo, Stella è arrivata?"

"Sì anche lei è arrivata in ritardo, si sta cambiando" gli rispose Mark.
E si andò a cambiare anche lui.

Quella notte con noi c'era anche un'altra infermiera di nome Ada, era una brava ragazza ed era più grande di me di tre anni.
Il capo sala con il consenso di Cox aveva cambiato un po' di turni, per fortuna io ero sempre in coppia con Mark. Non c'era più Monica, almeno ero più tranquilla.

Finito di fare la terapia delle 20:00 ai pazienti, io e Mark andammo in infermeria.

L'infermeria è il posto dove noi operatori sanitari svolgiamo le nostre attività quotidiane.
Quella del reparto di ortopedia era abbastanza grande, c'era un grande armadio giallo e blu con porte scorrevoli, dove era sistemato tutto l'occorrente che serviva per il reparto, tra cui: flebo, provette per i prelievi, i butterfly, le siringhe di vario genere, garze, disinfettanti e altro.
Di fronte aveva un lettino per le visite ai pazienti, a fianco al lettino era sistemata la scrivania.
Avevamo anche due carrelli, uno per la terapia, dove erano sistemati tutti i farmaci e gli antibiotici, e l'altro, dove erano sistemate le cartelle cliniche dei pazienti. In fondo si trovava una piccola cucina riservata al personale, con una porta scorrevole malandata, in cima era posizionata una piccola finestra rettangolare.

Ada quella sera aveva preso le pizze, così le mangiammo tutti insieme, anche il Dottor Cox.

Mentre mangiava, non faceva altro che guardarmi.
A me veniva da ridere, i miei colleghi se ne accorsero e si guardarono in faccia.

Ma togliendomi ogni dubbio gli chiesi: "Perché mi guardate Dottor Cox?!"

"Così, perché mi fai ridere!"

"Vi faccio ridere?! E perché?"

Lui fece la sua solita risata stupenda e mi domandò: "Perché non ti posso guardare?"

Gli risposi: "Sì ma guardate anche a Mark o a Ada, se guardate solo a me è imbarazzante!?"

Loro due non avevano nulla da dire giustamente, e stavano lì a sentire ciò che dicevamo.

Ma il dottore disse: "Va bene se ti dà così fastidio che ti guardo, allora guardo Mark. Che in fondo è anche un bel ragazzo... e se a te non interessa ci faccio anche un pensierino!"

Mark scoppiò a ridere: "Grazie Dottor Cox, ma non ci tengo proprio a passare a l'altra sponda!"

Allora si rivolse verso Ada: "Tu cosa ne pensi Ada vuoi essere guardata?"

E lei rispose: "Sinceramente darebbe fastidio anche a me se uno mi fissasse sempre, specialmente quando sto mangiando!"

"Avete sentito? È imbarazzante!" Esclamai.

Cox si alzò di scatto e sbraitò: "Ok ora basta! Vado in sala medici e non voglio essere disturbato, almeno che non c'è qualche urgenza. Ada può rimanere qui per qualcosa, ma voi due andate a farvi una passeggiata!" Rivolgendosi a me e a Mark, e se ne andò in sala medici arrabbiato.

"Ma è impazzito per caso?!" Annuì
Mark.

Dopo quella sua reazione non dissi più nulla, mi aveva scioccato il suo atteggiamento.

Ada rimase in reparto, io e Mark andammo un po' fuori in terrazzo, anche perché a me stava cominciando a mancare il respiro.

Mi fece bene prendere un po' d'aria, dopo un po' dall'altra parte si affacciò anche Cox, stavo cominciando a sentirmi male di nuovo.

Il mio collega se ne accorse: "Vieni con me" mi prese per mano e passammo per le scale antincendio.

Il Dottor Cox ci urlò: "Hey dove andate?" Ma nessuno di noi due gli rispose.

Andammo insieme nel giardino dell'ospedale, che era davvero bello.

Al centro di esso c'era anche una grande fontana tonda, intorno c'erano delle aiuole con fiori e piante di vario tipo. Era un giardino di circa 500 metri quadrati, dove permetteva un percorso di riabilitazione sanitaria.
Completamente accessibile a chi si muoveva in carrozzina. Era percorso da un vialetto che attraversava siepi e prati fioriti con alberi da frutto. Aveva anche delle panchine per sedersi e rilassarsi, in mezzo al verde.

Una volta seduti su una panchina Mark cominciò a dirmi: "Non te la prendere per il comportamento del Dottor Cox, lui è fatto così!"

"Sì ma io non lo avevo mai visto così" risposi.

Ma Mark continuò: "Dimmi la verità stasera sei venuta con lui?"

Pensai subito alle parole di Cox, quando mi disse di non dire a nessuno che eravamo venuti insieme.

Ma a Mark volevo dirglielo, così gli risposi: "Sì, è venuto a prendermi lui. In macchina mi ha detto dell'intervento di martedì e che si tratta di un ragazzino, poi mi ha detto se tra noi due c'era qualcosa!" Rimase un po' turbato.

"E tu cosa gli hai detto?" Domandò.

"Che siamo solo amici" ed era la verità.

Mark continuò: "Ed è vero, perché pensava che stavamo insieme?"

"Non lo so, si sta comportando in maniera strana ultimamente. Che poi al parcheggio dell'ospedale era come se volesse baciarmi, ma io gli ho detto subito che era tardi" intanto mi asciugai le lacrime agli occhi.

"Sei proprio sicura che ti volesse baciare? O ti è sembrato a te, perché avresti voluto che lo facesse!?"

Gli risposi in modo sicuro: "Era sicurissimo che volesse baciarmi, ma in quel momento ho avuto paura, non so cosa gli passava per la testa" Mark era piuttosto teso.

Ma continuai: "Quella volta in terrazzo, mi ha detto che mi vuole bene veramente come a una figlia, mi baciò anche sulla fronte. Ci siamo abbracciati perché comunque mi stava dando conforto, e a me faceva piacere. Ma stasera non so perché si è comportato così, secondo me è geloso di noi due. Ci conosciamo da quindici anni e lui mi è sempre stato vicino nei momenti difficili, c'è sempre stato per me!"

Mark mi replicò: "Beh è abbastanza strano, di solito non abbraccia mai nessuno. Ma anche per me è uguale e tra me e lui c'è anche una profonda stima, anche se non vuole ammetterlo. Io lo ammiro molto, vorrei essere bravo come lui. Può essere davvero tuo padre e forse vuole fartelo capire, perché se ne sarà anche accorto che provi dei sentimenti per lui!"

"Può darsi! Ma comunque me ne sono accorta che ha molta stima anche per te, lui fa un po' così tutto il difficile ma ha un cuore d'oro" risposi con entusiasmo.

Mark si avvicinò a me sempre più.

"E se cerco io di baciarti? Tu che fai mi allontani?" Mi domandò.

"Non lo so, puoi provare se vuoi" e lui senza esitare mi baciò sulla bocca.

Mentre mi baciava sentivo una strana sensazione, pensavo di baciare il Dottor Cox, durò circa sei secondi.
Dopo lui era molto emozionato, sembrava che volesse continuare.

Ma lo fermai: "Ti prego dimenticati di questo bacio, è stato solo un momento di debolezza" ed era così.

"Sì certo perché pensavi di baciare Cox!" mi disse amareggiato.

"Non lo so" gli annuì sospirando.

"Va bene non ti preoccupare a me è piaciuto, ora ritorniamo in reparto altrimenti il Dottor Cox e Ada chiameranno a Chi l'ha visto?!"
E mi misi a ridere.

Mi fece salire sulle sue spalle e mi portò, devo ammettere che mi aveva fatto bene passare un po' di tempo in più con Mark, a parte il bacio che sinceramente mi era anche piaciuto.

Mentre mi portava sulle sue spalle, lungo il corridoio dell'entrata gli chiesi: "Ma tu perché non sei ancora sposato?"

E lui mi rispose: "Io sono stato dieci anni a perdere tempo con una stronza!"

Ero molto dispiaciuta per lui, non se lo meritava.

"Mi dispiace, anche io sono stata fidanzata per molto tempo con uno che non mi meritava, alla fine abbiamo molto in comune!"

Lui sorridendomi annuì: "Sì e questo mi fa piacere, poi ti dirò più cose di me" e mi sollevò più sopra a lui.

"Non vedo l'ora di sentirle!" Gli replicai.

E lui si mise a ridere, sinceramente anche lui aveva un bel sorriso.
Aveva i capelli neri sempre spettinati e gli occhi che davano sul verde, con un espressione da eterno ragazzino. Era molto magro, ma aveva un bel fisico. Ed era alto all'incirca un metro e settanta, due centimetri in più di me.

Arrivati in reparto molto affiatati il Dottor Cox ci rimproverò: "È questa l'ora di tornare? Sono le tre e mezza passate, se ci fosse stata un'emergenza dal pronto soccorso?!"

E Mark gli rispose rammaricato: "Ci scusi Dottor Cox, ma Stella aveva bisogno di un po' d'aria!"

E il dottore nervosamente replicò: "Sì ok, potete andare è abbastanza!"
Mi guardò con occhi luminosi e se ne andò in sala medici.

Io e Mark andammo a riposare in infermeria con Ada sulle poltrone.
Ma verso le quattro e mezza chiamarono dal pronto soccorso, per una consulenza ortopedica era urgente.

Si trattava di un incidente dovuto dopo una festa di matrimonio.

Il Dottor Cox borbottò: "Stella vieni tu con me!"

"Sì eccomi!" E corsi subito dietro di lui.

Arrivati giù c'era un casino di gente, anche per altre urgenze.
Ma quello che interessava a noi era altro, due uomini completamente ubriachi e fuori di senno. Praticamente avevano uno la gamba fratturata, e l'altro aveva una lussazione della spalla.
Fecero tutti gli accertamenti necessari, ad un certo punto cominciarono a dirsi le parolacce tra di loro.

Io ingessai il paziente con la gamba fratturata, che era una semplice frattura composta, mentre il Dottor Cox si occupò del paziente con la lussazione alla spalla.

La lussazione consiste nella fuoriuscita di un capo articolare dalla sua sede naturale.
Ciò comporta la totale perdita dei rapporti articolari, quindi il blocco del normale movimento. Per ridurre la lussazione di una spalla si deve effettuare una manovra di riduzione.

Mentre ingessavo la gamba dell'altro paziente, cominciò a dirmi parolacce appresso in continuazione.

A me veniva da ridere e gli dissi: "State fermo, perché se vi agitate è peggio!"

Mentre l'altro paziente, quando il Dottor Cox gli fece la manovra per posizionare la spalla, si sentì un forte "Crack". E il paziente diede un urlo pazzesco, che stava quasi per mettergli le mani addosso.

Ma Cox non si fece intimorire: "Ora la spalla è apposto, ho dovuto fare per forza la manovra" e il paziente disse nel suo dialetto: "Ma stu trimon!" Scoppiai a ridere.

Ma ovviamente non erano coscienti in quel momento perché erano ubriachi.

Una volta ritornati in reparto si fecero le cinque e mezza del mattino.

Il Dottor Cox mi ribadì: "Brava hai fatto un ottimo lavoro" mi guardava sempre con uno sguardo strano.

"Grazie Dottor Cox, ho fatto del mio meglio" e me ne andai in infermeria.

Dopo un po' insieme ai miei colleghi, cominciai a preparare la terapia per gli infermieri che dovevano fare il turno di mattina, e poi alle sei cominciammo con i prelievi di sangue, fino alle sette del mattino.
Poi ci andammo tutti a cambiare, tranne Cox che doveva rimanere.

Era stata una notte diversa dal solito, con tanti colpi di scena.

Mentre stavo andando via, Angelo mi fermò: "Stella ci vediamo martedì" e mi accarezzò il viso, sentii come un forte brivido.

Ma facendo un respiro profondo sospirai: "Ok a martedì e buon proseguimento!"

Non riuscivo a capire perché si comportava così con me, forse era veramente geloso di me e Mark.

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