Le nostre verità
Purtroppo le cose qui non finiscono sempre in bellezza come nelle sitcom. I rapporti non si aggiustano magicamente in mezz'ora, bisogna lavorarci, e le soluzioni non sono sempre facili. In momenti come questi è bello sapere che c'è qualcosa che può tirarti su il morale.
Durante il giro di routine Ada mi chiese cosa mi aveva detto il Dottor Cox, gli raccontai tutto. E le dissi anche quello che mi aveva detto il prete.
Anche lei la pensava allo stesso modo, perché un rapporto così bello e forte come il nostro non poteva finire così senza un motivo. Lui doveva avere solo il coraggio di dirmi quello che aveva visto, e chiarire una volta per tutte.
Dopo un po' arrivò Mark, era andato con Tony ad accompagnare dei pazienti in radiologia.
Era strano anche lui ma non gli diedi retta, anche se si capiva che voleva dirmi qualcosa ma non aveva il coraggio, non avevo nessuna intenzione di parlargli ero arrabbiata anche con lui.
Ed ecco che arrivò l'uomo della mia vita, colui che mi faceva stare bene e male allo stesso tempo il Dottor Angelo Cox.
Appena mi vide mi obbiettò: "Stella ma dove stavi?"
Non volevo rispondergli, ma sapevo che si sarebbe arrabbiato se non lo facevo.
"Ero a fare il giro di routine con Ada" non riuscivo a guardarlo negli occhi.
Ma lui ribatté: "Non dire stronzate non c'eri! Sono stato in riabilitazione da solo!" In quel momento pensai di urlagli contro, per dirgli cosa aveva da nascondermi, perché non voleva dirmi come sono andate realmente le cose.
Ma gli dissi solamente: "Ok, allora ci vado anche io da sola in riabilitazione."
"Fai come vuoi, poi dopo non venire a piangere da me!" Sbraitò.
Arrabbiata gli ribadii: "Stai tranquillo che non lo farò, ho già versato troppe lacrime per te!" E me ne andai, lasciandolo lì avvolto nei suoi pensieri.
Mentre stavo andando via sentii Angelo che disse: "Tu stammi lontano, perché è tutta colpa tua!!"
C'è l'aveva con Mark.
Arrivata in riabilitazione vidi che Roberto aveva le stampelle e stava parlando con il padre di Gabriele, subito mi chiesi che cosa avevano da dirsi e se si conoscevano già.
Volevo andarmene, ma poi pensai a quello che mi aveva detto Angelo, di non andare a piangere da lui e avrebbe pensato a questo se sarei ritornata indietro.
Così mi feci coraggio e mi avviai per la stanza del ragazzino.
E sentii che Roberto diceva: "Allora sei d'accordo?"
E il signor Gobbi rispose: "Sì ma non è troppo rischioso? Lasciamo stare dai!"
Roberto stava rispondendo: "Gli vuoi si o no i so..." e poi non finì di dire la frase, perché mi vide che stavo passando davanti a loro.
Così dissi solamente: "Buonasera" e mi ricambiò il saluto solo il padre del bambino, mentre coso mi guardava con aria insolita.
Appena mi vide Gabriele con una piccola corsetta mi venne ad abbracciare.
"Come stai Gabry?" Gli chiesi ricambiando calorosamente l'abbraccio.
"Sto bene Stella grazie, sono felice di vederti. Prima è passato anche il Dottor Cox" mi venne come un peso in mezzo al petto.
"Sì lo so e cosa ti ha detto?" Gli domandai.
"Mi ha visto la caviglia e mi ha detto che è apposto, ma devo stare attento nei movimenti. E di continuare con gli esercizi a casa da solo, e che posso uscire domani!"
"Cosa?! Ma non dovevi uscire dopodomani? Io non posso accompagnarti a casa perché devo fare la notte!" Gli riferii sbalordita.
Ma Gabriele mi rispose deciso: "Sì lo credevo anche io, però a me ha detto che domani mattina ha un intervento chirurgico. E quindi non ci sarete".
"A me non ha detto niente dell'intervento di domani" gli replicai incredula.
"Non lo so a me ha detto così" mi disse alzando le spalle.
Quell'uomo mi stava facendo impazzire.
Ma continuai a dire al ragazzino:
"Non ti preoccupare, mi avrà cambiato il turno. Fa sempre di testa sua, allora ci salutiamo qui e ci vediamo al tuo compleanno?"
"Sì per forza solo così possiamo fare, ma sarà il compleanno più bello della mia vita perché ci sarai tu. E non è solo per la macchina" mi confidò dolcemente.
Lo accarezzai dicendogli: "Lo so che non è solo per la macchina" era così piccolo.
Ma continuò a dirmi: "Senti Stella, tu e il Dottor Cox siete i miei eroi e vi voglio insieme al mio compleanno. Siete molto importanti per me, io voglio bene a tutti e due... e ti prego non vi lasciate io non voglio!"
E si mise a piangere.
"Hey piccolo non fare così dai, non ci stiamo lasciando non ti preoccupare. Abbiamo solo dei piccoli problemi come tutte le coppie ma si risolve!"
Gli dissi cercando di consolarlo.
Dopo un po' si calmò e cominciò a dirmi: "Mia mamma e mio padre litigano sempre, perché mio padre beve ed è sempre ubriaco, non è mai presente. Ci sono delle volte che alza anche le mani su mia mamma, lui fa il camionista e quindi a casa non c'è mai. Io per fortuna ero qui, perché si sono lasciati mentre io non c'ero, adesso vive con mia nonna. Anche se ora è qui a parlare con quel tizio".
Non sapevo che anche lui stava soffrendo, per questo era molto legato al Dottor Cox e a me.
Continuai a dirgli, mentre mi assicurai che non arrivasse: "Io non sapevo che tuo padre beveva, per questo sta parlando con quello fuori?"
Gabriele mi rispose: "Quella volta in ortopedia quando ti fermò stava ubriaco...ma lasciamo stare salutiamoci qui, mi raccomando con il Dottor Cox cercate di risolvere perché si nota che avete litigato!"
Stava per rimettersi a piangere, ma venne il padre e subito borbottò:
"Perché stai piangendo?"
"Non è niente papà!!" Gli rispose senza neanche guardarlo.
Intervenni io dicendo: "Non vi preoccupate è triste perché domani mattina deve andare via" in fondo era vero.
Ma il padre di Gabriele mi disse qualcosa che non mi sarei mai aspettata da lui: "La ringrazio infermeria per tutto quello che ha fatto per mio figlio, se vuole fargli fare un giro sulla sua macchina può farlo finche può!"
Gli risposi: "Grazie signor Gobbi" ma pensai cosa vorrebbe dire finche può?
Ma replicò al figlio: "Gabriele io vado via, fra poco viene tua madre. Domani non ci sarò perché starò via per un po', non credo che riuscirò a venire in tempo per il tuo compleanno!"
"Non ti preoccupare papà, posso festeggiare anche senza di te" era molto freddo.
"Va bene ciao, arrivederci" e se ne andò. Senza neanche dare un abbraccio o un bacio al figlio niente.
Vidi che era tardissimo, erano le sette di sera dovevo scappare.
Dissi a Gabriele: "Dai ci vediamo al tuo compleanno, ti voglio bene" mi dispiaceva lasciarlo solo.
Ma lui mi sorrise dicendomi: "È stato bello stare con te oggi, io ti amo Stella" e mi diede un bacio sulla guancia.
"Sei davvero un bravo ragazzo e sei molto dolce" e gli ricambiai il bacio.
Appena lo salutai davanti alla porta venne la madre, e mi abbracciò dicendomi: "Grazie Stella per tutto, e ringrazia anche il Dottor Cox da parte mia, stai tranquilla lui ti ama veramente!"
Ero sempre più convinta che fosse una veggente, altrimenti non si spiegava e salutando me ne andai.
Passando davanti la stanza di coso vidi che stava seduto sul letto, mi chiamò: "Stella puoi venire un attimo?"
"Che c'è ti serve qualcosa?" Gli obiettai nervosa.
"No! Volevo solo dirti che ti vorrei di nuovo mia, mi dispiace se ho sbagliato non volevo" mi stavo alterando e me ne andai senza dirgli niente.
Ma lui urlò dicendo: "Hey stronza vieni qui!"
Allora ritornai indietro dicendogli: "Oh ma che sono questi termini? Come ti permetti ma che vuoi? Lasciami in pace!" E me ne andai di corsa.
Ritornata in reparto andai in infermeria, c'era solo il Dottor Cox che stava controllando la terapia al computer. Ovviamente Mark e Ada si erano già avviati nelle stanze dei pazienti.
Volevo raggiungere Ada, ma lui mi fermò dicendomi: "Stella controllami un attimo se c'è il Cefamezin e il Totacef" e senza dirgli niente controllai nel carello dei farmaci, dove stavano tutti gli antibiotici.
E gli dissi: "Sì ci sono!"
"Perfetto e quanti ce ne sono?" Mi domandò.
"Sono quattro di Cefamezin e tre di Totacef" confermai decisa.
E mi fece fare la richiesta per la farmacia, ordinando altre confezioni e altri farmaci.
Dopo un po' facendomi coraggio, gli chiesi: "Scusami Angelo, ma perché non mi hai detto dell'intervento di domani?"
Lui guardandomi con occhi persi mi rispose: "Mi ero dimenticato scusami, ti ho cambiato io il turno. Perché domani mattina dobbiamo operare quel atleta di ventisei anni al Tendine d'Achille" ero tentata ad abbracciarlo.
Ma ribadii con determinazione: "Ok però la prossima volta ricordatelo, non fare che me l'ho dicono gli altri".
Lui disse solo: "Ok!"
Erano le otto e mezzo volevo andarmene non c'è la facevo più, dopo vennero Mark e Ada, avevano finito di fare la terapia.
Angelo appena vide entrare Mark si alzò e se ne andò senza dire nulla, mentre andava via mi seguiva con lo sguardo.
Dissi a Ada che me ne andavo, e che il Dottor Cox mi aveva cambiato il turno perché dovevamo fare un intervento, mi salutò e mi diede coraggio.
Rimasi nello spogliatoio per quella mezz'oretta che mancava per finire il turno, presi lo zaino e senza cambiarmi me ne andai.
Arrivata finalmente a casa andai subito nella mia camera, mi misi seduta sul mio letto a pensare a quella giornata che non passava mai.
Pensai a Cox e al nostro rapporto cosi freddo, pensai anche a Gabriele era ancora un bambino ma aveva molti problemi più grandi di lui.
Ma soprattutto pensai a quello che mi aveva detto il prete, che tra me e Cox c'era un terzo incomodo che ostacolava il nostro amore. Ma capii che era Mark il nostro terzo incomodo, quindi dovevo assolutamente parlagli.
Non c'è la facevo più, erano passati solo tre giorni dalla pausa di riflessione tra me e Cox.
Ma a me sembrava passata un'eternità.
Ero stanca e mi addormentai sul letto con tutta la divisa.
La mattina seguente stavo male, pensando come sarebbe andata in sala operatoria e avevo paura.
Noi non ci parlavamo più da innamorati, ma come due semplici colleghi di lavoro e questo mi tormentava.
Lui continuava a guardarmi sempre come se volesse dirmi qualcosa, ma non aveva il coraggio. Non riuscivo a capire il perché di questo suo comportamento, perché non mi diceva le cose come stavano realmente.
E pure era un uomo adulto e si comportava come un ragazzino, era più maturo Gabriele di lui.
Mi feci subito una doccia e corsi a lavoro, per fortuna al parcheggio non incontrai nessuno.
Appena andai in reparto Angelo era già arrivato, corsi a cambiarmi e nello spogliatoio incontrai Monica.
E mi domandò: "Ciao Stella oggi sei di turno?"
Le risposi: "Sì devo aiutare il Dottor Cox in sala operatoria"
"Ah bene buona fortuna" e se ne andò.
Uscita dallo spogliatoio mi recai in infermeria.
Angelo appena mi vide mi comunicò: "Dai Stella vieni con me nella stanza del paziente" e lo seguii.
Entrati nella stanza c'era il ragazzo e sua madre, Angelo gli parlò dell'intervento che era necessario farlo. Dicendogli di non preoccuparsi perché lui aveva molta esperienza e quindi sarebbe andato tutto bene.
Il ragazzo disse: "Grazie Dottor Cox io mi fido molto di voi" così ci recammo in sala operatoria, eravamo sempre gli stessi e cioè io e Cox, Tony e i tirocinanti del terzo anno.
Arrivati in sala operatoria dopo il lavaggio delle mani, cominciai a preparare il paziente insieme a Tony e alla anestesista.
Appena Angelo fu pronto cominciò a spiegare l'intervento: "L'intervento che andremo a fare oggi riguarda una rottura del Tendine d'Achille, consiste nella riparazione della lesione, tramite il quale si ripristina la lunghezza e la funzionalità del tendine. L'obiettivo dell'intervento è quello di ricostruire il tendine di Achille e di ristabilire la piena funzionalità della caviglia.
Questo intervento si esegue generalmente in anestesia loco-regionale".
Il paziente era pronto e Angelo si avvicinò accanto a me per procedere,
posizionò il piede del paziente in posizione equina e cominciò a tagliare.
Mentre procedeva mi chiese di spiegare cosa fosse il tendine d'Achille e le sue origini, così cominciai a spiegare: "Il tendine di Achille è il tendine più grosso e robusto del corpo umano. È situato tra il polpaccio e la caviglia e lega i muscoli del polpaccio" poi non mi andava di spiegare ogni cosa.
Allora feci una domanda agli studenti: "Sapete dirmi perché il tendine d'Achille si chiama così? Da dove deriva questo nome?"
E come volevasi dimostrare rispose Angelica: "Il nome deriva dalla mitologia greca del giovane Achille, l'audace guerriero della Guerra di Troia. Achille era vulnerabile in un solo punto il tallone. E infatti con l'espressione "tallone d'Achille" ci riferiamo al suo punto debole, per questo l'eroe ha dato il nome tendine di Achille".
Angelo le fece i complimenti, dicendo a tutti che dovevano prendere esempio da lei, perché a lezione era sempre attenta.
Pensai: «Ma va?! Chissà perché?»
Mentre Angelo procedeva vedevo che gli tremavano le mani, era nervoso non lo avevo mai visto così durante un intervento. Mi chiese di tamponare la ferita, mentre procedevo mi guardò con il suo sguardo da cucciolo, era da un po' di tempo che non mi guardava più così.
L'intervento andò molto bene e appena finito, Angelo si tolse i guanti e se ne andò. Lasciandomi lì da sola a mettere i punti. Senza di lui mi sentivo sola, anche se ero circondata da un sacco di persone attorno.
Dopo aver messo tutto apposto e pulito, stavo per riportare il paziente nella sua stanza insieme a Tony.
E mi fermò Angelica, mettendomi una mano sulla spalla: "Stella complimenti, sei sempre molto brava!"
"Grazie mille Angelica, faccio solo il mio dovere" le ribadii.
Lei continuò: "Volevo anche dirti che spero che tra te e il Dottor Cox si risolva tutto, è brutto vedervi così"
"Grazie lo spero anch'io!"
Lo speravo davvero, perché sapevo che anche lui stava male per noi.
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