La sala operatoria
Così la mia prima settimana di lavoro iniziò in sala operatoria, mi ha sempre affascinato assistere alle operazioni chirurgiche, soprattutto quelle del Dottor Cox.
Ogni intervento chirurgico ha le sue caratteristiche, il medico deve entrare in sala operatoria con un quadro già completo delle attività che dovrà fare, per aiutare il paziente a stare meglio.
Deve conoscere già gli strumenti da usare e dove tagliare, quanto tempo occorrerà e quali potrebbero essere le eventuali complicazioni.
Innanzitutto bisogna andare a prendere il paziente nella sua stanza.
Il medico e tutto il personale entrano nella stanza filtro della sala operatoria, dove tolgono i loro effetti personali.
Indossando camice, cuffia, mascherina e i copri-calzari.
Si procede con il lavaggio delle mani e delle braccia con una soluzione disinfettante, e da questo momento non sì potrà più toccare nulla per non vanificare il lavaggio appena effettuato.
Infine si entra in sala operatoria e si indossano indumenti sterili, come il camice usa e getta e i guanti.
A questo punto l'anestesista prepara il paziente, che esegue l'intubazione. Dopodiché si disinfetta la zona del corpo da operare. Una volta assicurati che l'anestesia abbia fatto effetto, si procede con il campo chirurgico. Anche qui la sterilità è la base di tutto l'intervento.
Si posiziona correttamente la lampada scialitica, e si avvicinano gli strumenti chirurgici.
Stava procedendo tutto per il meglio almeno così sembrava.
Il paziente che doveva essere operato era un ragazzo con una frattura dell'omero scomposta trasversale, l'operazione era piuttosto complicata e ci volevano molte ore alla fine dell'intervento.
Il dottor Cox mi diceva gli strumenti che gli servivano, dovevo farlo molto velocemente. Non era la prima volta che lavoravo in sala operatoria, quindi già sapevo cosa fare.
Ma in quel momento mi interessava solo fare colpo sul Dottor Cox e aiutare quel ragazzo a stare di nuovo bene.
Ma vedendo tutto quel sangue uscire che sembrava non volesse smettere mai, e un po' l'agitazione di stare accanto a Cox mi resi conto che stavo per avere un attacco di panico.
Mi mancava il respiro, mi girava la testa e all'improvviso sono svenuta come una stupida.
Angelo non poteva distogliere lo sguardo dal paziente, e vennero in mio soccorso Mark e Tony.
Sentivo solo dei rimbombi di voce: "Riesci a sollevarle le gambe?"
Credo che fosse Mark rivolto a Tony,
"Portatela fuori e in fretta" era il Dottor Cox.
Mi ritrovai su un lettino fuori dalla sala operatoria, accanto a me c'era Mark preoccupato, e chiesi:
"Cosa ci faccio qui!? Sono svenuta vero?"
Mark annuì con la testa: "Ti senti meglio ora Stella? Sì, sei svenuta in sala operatoria e io e Tony ti abbiamo portata fuori. L'intervento ancora non è finito" ero ancora scioccata.
"Mi ricordo solo che mi girava la testa, chissà cosa avrà pensato Angelo, che figura di merda" e scoppiai a piangere.
Mark preoccupato e turbato mi disse: "Innanzitutto smettila di piangere perché sono cose che capitano a tutti, e poi perché al Dottor Cox lo chiami per nome!? Non ti sarai mica innamorata di lui? Avevo qualche dubbio ma ora ne sono certo!"
Lo guardai ancora con i lacrimoni agli occhi.
"Come l'hai capito che sono innamorata di lui?"
"Da come ne parli, perché ogni volta che mi parli del Dottor Cox ti si illuminano gli occhi, e quando stai con lui sembri diversa e il tuo viso cambia colore!" Mi rispose Mark.
Rimasi per un po' in silenzio e sbalordita da quelle parole, non pensavo fosse così evidente.
Ma cominciai a dirgli: "Sì sono quindici anni che sono innamorata di Angelo, e cioè del Dottor Cox, e cosa ci posso fare!? Non so nemmeno io il perché, ma è successo! Non ho mai provato con nessuno questa sensazione che mi fa provare lui quando mi sorride, quando mi parla, è più forte di me. Neanche con il mio ex ragazzo provavo tutto questo. E non è una semplice cotta credimi, sento che è un amore vero, un amore impossibile!"
"Hai detto una cosa giusta è un amore impossibile, tu lo vedi con occhi diversi perché sei innamorata, ma lui ti vede come una figlia. Giustamente a te ci tiene un po' di più perché è stato il tuo relatore e ti segue da anni, e ti conosce bene. Ma questo non vuol dire che ricambia i tuoi sentimenti, pensa a chi ti vuole bene veramente!" Mi ribadì Mark.
"Non c'è nessuno che mi voglia bene veramente" gli dissi. Ed ero distrutta.
Lui mi abbracciò e mi confessò: "Io ti voglio bene!"
E proprio in quel momento l'intervento era finito, e il Dottor Cox uscì dalla sala operatoria.
Ci vide abbracciati e disse: "Andate ad aiutare Tony a portare il paziente nella sua stanza, invece di pomiciare!"
In quel momento volevo sparire dalla faccia della terra, vidi Mark che si fece più rosso del solito, e andammo ad aiutare Tony senza dirci nemmeno una parola.
Quando riportammo il paziente nella sua camera si erano fatte già le 14:00 e il mio turno era finito, ma prima di andare via toccava a me scrivere le consegne sul registro, cioè tutto quello che è stato fatto ai pazienti durante il turno di lavoro.
Appena mi vide Monica mi disse con quel tono da vipera: "Perché non scrivi anche che sei svenuta in sala operatoria?!" Facendo la sua risatina da stronza.
Guardandola con aria minacciosa le risposi: "A tuo malincuore, si scrive solo ciò che è stato fatto ai pazienti" mi fece una smorfia e se ne andò.
Le dissi a tono basso: "Ma sta stronza!"
Finito di scrivere le consegne mi andai a cambiare, uscita dallo spogliatoio c'era Mark ad aspettarmi per darmi un passaggio.
"Vuoi uno strappo a casa?" mi chiese.
"Non preoccuparti ho il pullman che passa fra poco" volevo evitare Cox.
"Dai ti accompagno io, faccio prima del pullman" mi disse insistendo, non avevo altra scelta.
"Va bene grazie" gli approvai sorridendo.
Proprio in quel momento passò il Dottor Cox ed esclamò: "Avete finito di pomiciare voi due?"
Mark in modo ironico gli rispose: "Andiamo a finire in macchina!"
In quel momento volevo morire, e si misero a ridere tutti e due mandandosi delle frecciatine.
In auto con Mark: "Come mai non parli? Non mi dici niente!"
"Non mi va di parlare!"
"Sei rimasta male per prima quando stavamo con il Dottor Cox?"
"Non lo so" che in realtà volevo dire sì.
Ritornata a casa mi sdraiai sul letto e mi misi a piangere, pensando ad Angelo e a tutto quello che mi era capitato.
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