Lo spettacolo di danza
Siamo cresciuti con le animazioni di Walt Disney e le sue celebri frasi, fra cui "se puoi sognarlo, puoi farlo", sono entrate come un tornado nella credenza popolare, influenzando numerosi ragazzini desiderosi di inseguire i propri sogni.
Chiunque ha un sogno nel cassetto, un desiderio da realizzare. Ma non per tutti è così facile riuscire a tramutare il sogno in qualcosa di concreto e pratico. I sogni non sono da sottovalutare, perché hanno per ogni singola persona, un valore autentico e unico. I sogni ci caratterizzano e ci distinguono dalla massa.
Per questo motivo bisogna continuare a sognare mete sempre più ambiziose, desiderando di raggiungerle a tutti i costi. Credere nei propri sogni, aiuta la determinazione e la volontà di rialzarsi anche quando si cade.
Finito finalmente quel turno mattutino, mi andai a cambiare senza salutare nessuno.
All'uscita vidi passare Luna, era andata a prendere delle cose nella sua auto. Sentii come un magone in mezzo al petto, i miei occhi cominciarono a lacrimare, presi quel dannato telefono e la chiamai.
Squillava, ogni squillo era un battito del mio cuore.
"Pronto, Angelo!" Finalmente mi aveva risposto.
"Stella, che bello sentire la tua voce. Ma perché non mi chiami più amore mio? Ho bisogno che tu me lo dica" sentivo il suo respiro affannato.
"Io invece ho bisogno... dei cornetti al cioccolato di tua madre, erano buonissimi. Sul treno mi hanno rilassata, meglio degli antidepressivi"
All'improvviso si sentì suo fratello sbraitare, lei non poteva continuare a rimanere in quella casa, perché le faceva solo male, doveva stare con me per essere felice.
"Cosa vuole tuo fratello Elijah?" Le chiesi.
"Non è Elijah, ma è Mike. Sta giocando alla PlayStation, fa sempre così quando non riesce a passare un livello di un videogame" mi rispose ridendo.
"Che bello sentirti ridere, sono solo due giorni che sei andata via. Ma a me sembra un'eternità".
"Oggi ho ripreso a lavoro, con il turno di mattina" non capivo perché cambiava discorso. Era come se non voleva parlare del nostro rapporto.
"Stella, io non so cosa altro fare se tu non mi pensi più, io ti cerco ma tu no, pensi ad altro. Forse uno di noi due è davvero cambiato, a causa dei mille problemi della vita. Forse la distanza ci fa bene, oppure no. Ma so solo che c'è qualcosa in noi che ci divide e ci attrae allo stesso tempo, solo che non riusciamo a controllarle entrambe e per questo tutto è cambiato in noi" le constatai in attesa di una sua risposta adeguata.
"Sì forse siamo cambiati, abbiamo fatto i nostri sbagli, e io ammetto di aver sbagliato. Ma lo sbaglio più grande non l'ho fatto io, ma lo hai fatto tu!" Mi diede finalmente una risposta precisa, che mi fece molto male.
"Stella, come hai sbagliato tu, ho sbagliato anche io. Mettiamoci una pietra sopra, non pensiamoci più. Ritorniamo insieme, io ti amo" dopo quelle mie parole, sentii che le stava mancando il respiro.
"Smettila di dire stupidaggini, tra noi era già finita da quando sei partito per Milano!" Rimasi sconvolto.
"Amore mio, ma cosa dici?" Le domandai in cerca di una spiegazione.
"Ti sto dicendo la verità Angelo! Basta ho da fare, ciao" e riattaccò.
Mi incamminai verso casa sempre più sconvolto, ripetevo in continuazione quelle sue ultime parole "tra noi era già finita da quando sei partito per Milano".
Sembravo un pazzo, quella piccola donna veramente mi stava uccidendo, ed era tutta colpa mia.
Ma era arrivato il momento di prendere le redini in mano, dovevo solo aspettare un altro mese, e sarei ritornato di nuovo da lei.
Un mese, un maledetto mese soltanto, per ritornare al mio amato Sacro Cuore, era quella la mia casa, insieme alla donna della mia vita.
Una volta arrivato a casa da mia madre, dopo una doccia rinfrescante, mi misi a leggere il fumetto che avevo comprato.
E subito mi rilassai, perché come diceva il grande Stan Lee: "I fumetti sono le favole degli adulti".
Le ore passarono in fretta, Flavio finalmente doveva esibirsi nel suo spettacolo di danza tanto atteso.
Ero emozionato, ma mia sorella lo era più di me, anche perché mio nipote sarebbe stato premiato come miglior ballerino esordiente, direttamente da Roberto Bolle.
Quel grande sogno della sua vita, a soli vent'anni, si stava per esaudire, eravamo tutti orgogliosi di lui.
Così alle 21:00 in punto ci recammo tutti al Teatro Alla Scala di Milano,
Flavio ovviamente era già lì dal pomeriggio per le prove generali.
Erano tutti in attesa di vedere il grande Roberto Bolle, l'ospite d'onore tanto atteso.
Era la prima volta che entravo dentro Alla Scala di Milano, ed era tutto stupendo ed immenso.
La platea aveva la forma di ferro di cavallo, il sipario era in velluto rosso con apertura all'imperiale, con decorazione in oro in stile neoclassico. Aveva due gallerie, una a destra e una a sinistra, i palchi erano di un colore avorio, con decorazioni in oro. Sotto il palco c'era la buca per l'orchestra, i posti erano all'incirca 2242. Sembrava di stare in luogo magico ed incantato, si sentiva un odore di legno e polvere, ma era piacevole sentirlo, emanava un'aria di felicità.
Noi eravamo seduti davanti, nella platea, appena cominciarono ad abbassarsi le luci, si sentiva una sensazione atmosferica, come una magia che avvolgeva tutti. Appena si alzò il sipario, i ballerini erano già sul palco, così partì la musica.
Danzavano sulle note della canzone
"We can fly away", la stessa che sentii quel giorno della partenza di Stella, quando Flavio danzò con lei.
Appena arrivò mio nipote con Lena, mia sorella mi strinse la mano, per cercare il mio appoggio. Notai che aveva gli occhi lucidi, era molto orgogliosa di suo figlio, mi guardò per un attimo e mi sorrise.
Guardando quei ragazzi danzare, mi resi conto che per loro la danza era tutto. Con essa risparmiavano le parole, stabilivano un linguaggio universale, gli rendeva liberi di volare come gli uccelli.
Quello spettacolo era un'arte sublime, sempre diverso, era simile al fare l'amore, che alla fine lasciava il cuore battere forte, sia agli spettatori e sia ai ballerini.
Mio nipote era qualcosa di eccezionale, ballava per sentirsi libero, per sfuggire dai suoi problemi. Per lui la danza era passione, amore e dolore, che solo chi condivide tale passione arriva a comprendere.
Al primo piano della galleria di sinistra, c'era un uomo sulla cinquantina, che guardava lo spettacolo asciugandosi gli occhi con un fazzoletto. Aveva i capelli brizzolati e l'aria trasandata, accanto a lui c'era un altro uomo poco più vecchio di lui. Chiesi a Manuela di guardare a sinistra, e se conosceva l'uomo. Appena lo vide fece uno sguardo di stupore, rimase meravigliata.
Mi sussurrò nell'orecchio: "Quell'uomo è Filippo, il padre di Flavio. Non ti ricordi di lui?"
Lo guardai bene, e mi resi conto che era proprio lui, era cambiato molto, nel suo sguardo c'era solo sofferenza e tanto amore.
"Non lo avevo riconosciuto, è diventato irriconoscibile" sussurrai a mia sorella.
Ero contento che era venuto a vedere suo figlio, l'uomo accanto a lui era il sicuramente il medico che lo stava seguendo.
Finito quel bellissimo balletto, dopo gli applausi ricevuti, arrivò l'ospite d'onore, Roberto Bolle.
Tutti applaudirono le mani come impazziti, era un bellissimo ragazzo alto e magro, con i capelli neri e gli occhi azzurri, con un fisico scolpito e perfetto da fare invidia a chiunque.
Cominciò a danzare sulle note di Vivaldi, poi fu seguito dai ballerini esordienti, tra cui anche Flavio.
Era un'emozione stupenda vedere mio nipote ballare con il più grande ballerino del mondo, anche mia madre era emozionata, nel vedere il suo nipotino esaudire il suo sogno.
A fine spettacolo ci alzammo tutti in piedi per applaudire, poi arrivò il momento della premiazione, Manuela continuava a stringermi la mano, io stringevo quella di mia madre.
Guardai su nella galleria, Filippo per un attimo guardò verso di noi, per poi posare di nuovo lo sguardo su suo figlio.
La premiazione consisteva anche in una borsa di studio, dove i ballerini vincenti, potevano continuare a studiare per due anni all'Accademia di danza di Milano.
Per Flavio era la sua seconda borsa di studio, né aveva già vinta una a Parigi, per questo si trovava lì.
Ma ora finalmente poteva ritornare di nuovo a Milano, insieme alla sua famiglia.
Finito lo spettacolo corse da noi per abbracciarci, era contentissimo di aver realizzato il suo sogno.
Appena vide suo padre, scoppiò a piangere e corse ad abbracciarlo, mia madre non sapeva nulla della sua visita e rimase incredula.
Mentre guardavo padre e figlio finalmente riuniti, sentivo una lacrima scendere sul mio volto.
Filippo guardò Flavio con occhi lucidi,
dicendogli: "Figlio mio, sono orgoglioso di te. Non potevo mancare questa sera, per due ore mi hai reso l'uomo più felice del mondo, grazie".
Ma Flavio ringraziò lui di essere venuto a vederlo, ed era contentissimo.
"Papà, questo è il giorno più bello della mia vita. Ho conosciuto finalmente il mio idolo, danzando con lui. Poi ho rivisto te dopo sei anni che sei andato via, tutto quello che ho sempre desiderato si avverato in sola serata, in questo posto magico" confidò Flavio a suo padre.
Subito dopo si abbracciarono di nuovo, venne anche da noi abbracciandoci tutti, era davvero cambiato per suo figlio, voleva essere un vero padre.
Baciò mia sorella, e capii che in fondo la amava ancora, non aveva nessuna donna, le era rimasto sempre fedele.
Mia madre essendo una donna anziana ne diceva tante, che non sapeva nemmeno lei cosa stesse dicendo.
Quando mio cognato se andò con il medico che lo aveva accompagnato, promise a Manuela e Flavio, che sarebbero ritornati presto ad essere una famiglia.
Quella magnifica serata si era conclusa come una favola, erano finalmente tutti felici e contenti.
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