L'arrivo di Stella

I segreti non si possono nascondere alla scienza, la medicina tende a svelare le menzogne. In sala operatoria il tempo perde ogni significato: mentre si sutura e si salvano vite, l'orologio non ha importanza. 15 minuti, 15 ore.
In sala operatoria noi chirurghi facciamo volare il tempo. Fuori dalla sala operatoria comunque, il tempo si diverte e ci prende a calci nel sedere.

Il giorno dopo l'arrivo di Flavio, aspettavo con ansia l'arrivo di Stella e Morgan, sarebbero dovute venire in serata, non vedevo l'ora di riabbracciarle.
Sarei dovuto andarle a prendere alla stazione nel pomeriggio, dopo aver finito il mio turno mattutino.

Ma mentre ero impegnato con lo stage degli specializzandi, mi chiamarono dalla reception: "Il dottor Cox è desiderato nel reparto di ortopedia, ripeto, il dottor Cox è desiderato nel reparto di ortopedia. Grazie".
Lasciai per un attimo gli studenti, e mi recai in reparto, non credevo ai miei occhi, ad aspettarmi c'erano le mie piccole donne.
Mi fecero una sorpresa, subito corsi ad abbracciarle, erano così belle insieme che sembravano sorelle.
Stella mi saltò addosso, era felicissima di rivedermi, lo ero anche io.

"Come mai siete già qui? Dovevate venire oggi pomeriggio!" Chiesi alle mie donne, mentre avevo ancora in braccio Stella.

"Abbiamo preso il treno in anticipo, per farti una sorpresa papà!" Mi rispose Morgan.

"E poi volevamo vedere il posto che ti ha portato via da noi!" Mi rispose Stella.

Notai qualcosa di cambiato in lei, mentre mia figlia era sempre la stessa.

Subito cambiai discorso.
"Come è andato il viaggio? Siete state bene insieme?"

"Si papà, il viaggio è andato bene. Stella è di ottima compagnia, in treno però ha avuto un attacco di panico. Tremava e non riusciva a respirare, diceva in continuazione che aveva paura. Il controllore ha cercato di aiutarla, ha aperto tutti i finestrini. Dopo un po' si è calmata" mi rispose mia figlia.

Ero preoccupato, perché pensavo che aveva sconfitto l'ansia, da quando era uscita dal coma sognando i suoi genitori. E invece non era così, c'era qualcosa che la affliggeva, e io volevo scoprire cos'era.

"Perché hai avuto di nuovo un attacco di panico amore mio?" Le chiesi preoccupato.

Se solo avesse saputo del mio tradimento, sarebbe svenuta.
Era ancora più bella in quel momento, mi era mancata tantissimo.

"Non ti preoccupare Angelo, i mezzi pubblici soprattutto i treni, mi mettono ansia. Ho avuto anche un attacco di panico... tre giorni fa' a lavoro, perché mi guardavo intorno e tu non c'eri. Mi ha aiutato il dottor Ferra, se non ci fosse stato lui molto probabilmente sarei morta" mi svelò Stella.

Ebbi il solito brivido lungo tutta la schiena, pensando che lei lavorava in compagnia di un altro uomo, e non ero io.
Che poi Fabrizio aveva anche un debole per lei, quindi le cose si complicavano, ed ero nervoso.

"Bhe menomale che c'è lui!" Le rinfacciai nervosamente.

Lei era infastidita, avevo una strana sensazione, come se mi stesse nascondendo qualcosa.

"Stella ascoltami, devi cercare di essere più forte. Io sono anche il tuo medico, e ti aiuterò a farti stare bene" le dissi abbracciandola.

Sembrava che non volesse più staccarsi da me, anche mia figlia la abbracciò.

Dopo mi conferì: "Papà, ritorna da noi. Abbiamo bisogno di te".

Morgan stava frequentando lo stage nel mio studio medico, durante la mia assenza era impegnata con la teoria. Quindi si occupava solo di spostare gli appuntamenti dei miei pazienti, anche lei si sentiva sola senza di me.

Dopo un po' le portai in aula dagli studenti, e tutti i maschietti cominciarono a fare delle perfette radiografie, guardandole e facendo dei commenti tra di loro.
Mi stavano facendo innervosire, gli capivo benissimo che essendo dei ragazzi, le guardavano con entusiasmo. Ma erano le mie ragazze, non erano lì per farsi guardare da quei pivelli, come se fossero ad una sfilata di moda.

Uno di loro mi disse con superficialità: "Wow dottore, ci avete portato due cavie umane per la lezione di Anatomia?" Stavo scoppiando.

Ma continuò: "Posso essere io il primo? Vorrei fare esperienza prima sulla bionda!" Rivolgendosi a Stella.

Lo cacciai immediatamente fuori, dicendogli che non doveva mai più presentarsi alle mie lezioni, si spaventò e corse via.
Questo valeva anche per gli altri, e da quel episodio non si sentì volare una mosca.

Dopo qualche secondo cominciai a spiegare a Stella e Morgan, come si svolgeva lo stage in laboratorio di medicina e chirurgia.

"Allora piccole mie, statemi a sentire. Il Laboratorio didattico per la simulazione in Medicina e Chirurgia, consente di far pratica su manichini simulatori, dotati di dispositivi elettronici. Questo permette agli studenti di mettersi alla prova, migliorando la propria formazione sul campo, senza rischio di creare danni a pazienti in carne ed ossa. Tutto questo consente di migliorare continuamente, fino al momento dell'applicazione nel mondo reale".
E mostrai a tutte e due, come funzionavano i manichini.

Appena finito di spiegare, intervenne Stella: "Che bello, tutto questo è fantastico, mi ricordo che lo facevamo anche noi al primo anno di infermieristica. E mi ricordo che c'era un manichino difettoso, che appena gli prendevo un braccio per misurarli la pressione, cominciava a fare delle urla strane che facevano ridere. Che poi faceva così solo con me, il nostro tutor disse che ero io che facevo eccitare il manichino".

"Quel manichino ero io, perché tu già mi facevi eccitare" le dissi scoppiando a ridere.

Lei si fece tutta rossa, e gli specializzandi e mia figlia scoppiarono a ridere insieme a me.
Ma le spiegai che il manichino di medicina e chirurgia, era diverso, si poteva aprire e dentro aveva tutti gli organi. Era una specie del gioco "L'allegro Chirurgo", solo era più realistico.

Ritornati in reparto di ortopedia, incontrai la dottoressa Martini, mi stava cercando.
Ebbi come un peso sullo stomaco, guardai per un attimo Stella, che non le toglieva gli occhi di dosso.

Si avvicinò e mi disse: "Angelo ti stavo cercando, devi venire con me da una paziente. Serve un neurochirurgo, la devi visitare".

"Maria, ti volevo presentare le mie piccole donne, mia figlia Morgan e la mia fidanzata Stella" le annunciai prima di andare con lei.
Si presentarono molto cordialmente, Stella mi sembrava già un po' gelosa.

"Ah lei sarebbe la famosa Stella?" Domandò la dottoressa Martini.

"Sì sono io, perché le crea qualche problema dottoressa?"
Sentivo guai in vista, ed ero più preoccupato del solito.

"Non mi crea nessun problema cara, solo che Angelo mi ha parlato molto bene di te!" Le contestò con superbia Maria.

Notai che Stella stava stringendo i pugni e i denti contemporaneamente, si stava innervosendo, perché le dava fastidio quando la chiamavano cara, specialmente le donne.
Stava per dire qualcosa, ma la fermai subito, non volevo che scoppiasse una lite nel bel mezzo del reparto.

Appena recati dalla paziente, vidi dalle lastre che la ragazza stava messa davvero male. Aveva una frattura traumatica da scoppio, della prima vertebra lombare (L1). Le fratture da scoppio sono spesso instabili, soprattutto se si verifica l'invasione del canale spinale, da parte di piccoli frammenti di osso.
La situazione richiedeva un intervento chirurgico urgente, e richiedeva la riduzione della frattura e la stabilizzazione della vertebra.

Stella e Morgan stavano ad aspettarmi fuori dalla stanza.
Appena uscito per portare la giovane paziente in sala operatoria, chiesi a Stella di seguirmi. Lei rimase incredula, subito dopo mi resi conto che lei non poteva venire. Come avrei voluto, che fosse stata accanto a me. Le diedi un bacio sulla bocca, dicendole di aspettarmi a casa di mia madre. Dopo aver dato un bacio anche a mia figlia, mi avviai con la dottoressa Martini.
Un infermiere e un ausiliare portavano la barella, così subito pensai a Mark e a Tony, perché mi mancavano anche loro. Ad un tratto, la dottoressa Martini mi abbracciò sul fianco e io, quasi senza rendermi conto, spontaneamente ricambiai. Sapevo che Stella era rimasta indietro e avrebbe potuto vedermi, ma in quel momento purtroppo, non ci pensai.

Stella:

Vidi Angelo allontanarsi con quella donna, mi venne un colpo al cuore, vedendoli abbracciarti. Cominciai a tremare, Morgan se ne accorse e mi chiese di andarcene.

"Dai Stella andiamo a casa di mia nonna, non preoccuparti per papà, lui ama te" aveva ragione.

Ma era di quella dottoressa che non mi fidavo, non sapevo nemmeno che rapporto aveva con lui.
Come potevo dirgli che aspettavo un bambino!

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