ᴠ. ᴠᴏʟᴛɪ ғᴀᴍɪʟɪᴀʀɪ
prima pubblicazione:
[29/10/2018]
ripubblicato:
[25/06/2020]
«Kᴀʀʟ Hauser era un amico, marito e padre amato da tutti. A causa di un incidente, ci ha lasciati molto presto...» disse il Padre Jon guardando i presenti alla cerimonia.
C'era abbastanza gente al funerale. Questo risollevò ovviamente il cuore a Darla e Izabelle.
Thomas aveva lo sguardo abbassato verso la tomba di Karl Hauser, ma quando lo rialzò casualmente, vide che vicino a un albero dall'altra parte, era apparsa Lena, vestita elegantemente. Lui si raddrizzò gli occhiali, sorpreso di vedere la nuova arrivata al funerale di un uomo con il quale non aveva mai avuto alcun tipo di legame. Però sorrise. Pensò fosse un gesto molto generoso da parte sua venire.
«Preghiamo» concluse il prete.
Dopo la cerimonia, Thomas cercò di raggiungere Izabelle.
Rachel lo prese per un braccio.
«Ehi, tutto bene?» chiese lei mentre stava a braccetto con Devon che li stava ignorando.
«Sì... Voglio solo fare le condoglianze a Izabelle.»
«Ah, ma certo... Veniamo anche noi... Devon?»
Si girò verso il suo ragazzo che stava scrutando qualcosa che stava alle spalle di Thomas che si voltò, curioso di sapere cosa attirasse l'attenzione del biondo. Però non gli sembrava di vedere niente di particolare se non più gruppi di persone vestiti in nero che parlavano fra di loro.
Però si rese conto che il punto che Devon aveva fissato poco prima era lo stesso in cui Thomas aveva intravisto quella strana figura qualche sera precedente. Forse Devon aveva visto lo stesso uomo?
«Devon, ehi?» ripeté Rachel. Lui sembrò come svegliarsi. «Tutto ok?» chiese lei guardandolo stranita.
Lui annuì debolmente.
«Sì, ehm... Andiamo, dai.»
Rachel si avviò, mentre Thomas fermò Devon.
«Che cosa hai visto?» fece con fare sospettoso.
Devon scosse la testa scrollando le spalle. «Niente»
«Sicuro? Hai visto qualcu-»
«No, non ho visto niente o nessuno, ok?!» sbottò lui. «Sono solo scosso per la morte del padre di Izabelle, perché lo conoscevo, lui e mio padre erano amici ed era un brav'uomo che ha fatto una fine terribile! Vuoi sapere altro?!» disse tutto d'un fiato. Si guardò intorno notando che alcuni gli stavano dando delle brevi occhiate e così per l'imbarazzo abbassò leggermente lo sguardo.
Thomas avrebbe voluto ribadire, ma sapeva che non era il momento giusto. Nonostante la sua arroganza, non poteva rimproverarlo, aveva veramente perso qualcuno a cui teneva.
«No, hai ragione... Scusa, Devon» disse semplicemente e raggiunse Rachel.
Devon però guardò di nuovo quello stesso punto prima di raggiungere gli altri.
Era confuso. Confuso perché giurava su Dio che chiunque avesse intravisto vicino al cimitero, era familiare anche se non aveva idea del perché. Quella figura aveva un cappello nero che gli copriva per bene il volto. Eppure lui era riuscito a intravedere degli occhi di un blu intenso. Occhi blu che giurava fossero quasi identici ai suoi.
Dopo il funerale, Izabelle e sua madre stavano ancora stringendo la mano a parenti, amici e conoscenti che stavano facendo le condoglianze.
Lena si avvicinò a loro e finse un sorriso dolce e dispiaciuto. «Salve... Signora Hauser, Lei non mi conosce ancora. Sono Lena Carter, la nuova studentessa. Volevo solo venire a farLe le sentite condoglianze. Mi dispiace tantissimo, davvero.»
Darla le sorrise anche se ciò che stava provando era soltanto angoscia e solitudine.
«Sei molto dolce a venire nonostante non lo conoscessi nemmeno... È un bellissimo gesto da parte tua, Lena.»
Lena strinse la mano alla donna e poi a Izabelle.
«Sentite condoglianze, Izabelle. So che ci conosciamo a malapena ma sappi che se ti servisse qualsiasi cosa io sarò lì per te.»
«Grazie» borbottò Izabelle cercando di cacciare via le lacrime. Lena finse un'ultima espressione dispiaciuta e poi si allontanò.
Scontrò contro qualcuno.
«Scusa» disse Lena nonostante avesse voluto spezzare
il collo a quella persona.
Però riconoscendo Thomas, sapeva non sarebbe comunque stata una buona idea per vari motivi.
«Thomas! Ciao...» sorrise lei.
«Lena... È molto bello da parte tua venire.»
«È il minimo che potessi fare. Hai fatto le condoglianze a Darla e a sua figlia?»
«Ci stavamo andando» Lena notò che Rachel e Devon li avevano raggiunti.
«Ciao, Lena» disse Rachel sorpresa. «Non mi sarei aspettata di vederti.»
«Oh, sono venuta volontariamente. Appena ho sentito della terribile notizia non ho esitato a venire.»
«Che carina» disse Rachel con dolcezza. «Beh, andiamo a fare le condoglianze a Izabelle. È stato bello vederti, Lena.»
Lena sorrise.
«Anche per me.»
«Ci vediamo, allora» la bionda, seguita da Devon, si avvicinò a Izabelle, mentre Thomas rimase ancora lì al fianco di Lena.
«Allora... Alla prossima» disse lui con voce un po' timida. Lena sorrise dolcemente.
«Alla prossima, Thomas. Stammi bene» disse lei guardandolo allontanarsi.
Sorrise.
E questa volta, il sorriso non era falso, perché ciò che stava accadendo era proprio ciò che voleva. Notava come lui la guardava, non era mica scema. Thomas si stava lentamente avvicinando a lei e solo così lui sarebbe caduto nelle sue grinfie.
Si voltò leggermente a sinistra e notò che qualcuno la stava fissando da lontano. Hank Whalen, il nonno di Thomas. E di certo non la stava guardando nello stesso modo in cui Thomas la guardava. Pareva come se lui volesse avvicinarsi a lei e strangolarla. Lui sapeva chi fosse lei? Che cosa fosse? Si allontanò cercando di non dare più dell'occhio al vecchio. Poco ma sicuro, lui sarebbe stato un problema per lei. E lei sapeva di dovere risolvere quel problema. E lo avrebbe anche fatto.
Uscì dal cimitero, dato che la celebrazione era comunque terminata.
Raggiunse la sua macchina parcheggiata vicino alla boscaglia e non appena fu dentro, la fece partire.
Mentre guidò osservò come il cielo si stava facendo sempre più scuro, nonostante fossero soltanto le cinque e mezzo del pomeriggio. Fece per accendere la radio così da spezzare il silenzio in macchina, ma dando una semplice occhiata fuori dal finestrino dell'altro lato, frenò di scatto la macchina. Per sua fortuna non c'era nessun'altro veicolo alle sue spalle, non che le importò molto in quel momento: aveva visto qualcuno fuori dalla finestra, qualcuno di veramente familiare, ma dando nuovamente un'occhiata allo stesso punto di prima, non vide più nessuno.
Chiunque fosse la persona, Lena la aveva vista di spalle, non in grado di intravedere il volto. Ma avrebbe riconosciuto quella chioma di capelli biondo platino ovunque. Eppure, la persona che immaginava fosse, non c'era più da ormai molto tempo. O almeno lei ne era certa.
ʟᴏɴᴅʀᴀ, ɪɴɢʜɪʟᴛᴇʀʀᴀ
ᴏᴛᴛᴏ ᴍᴇsɪ ᴘʀɪᴍᴀ
Quella notte di febbraio era piuttosto fredda a Londra. Il parco di Greenwich, questa volta era particolarmente deserto. C'era solo un uomo anziano che stava passeggiando per i boschi fumando la sua solita sigaretta notturna.
Il signor Watson era vedovo da ormai dieci anni e questi ultimi li aveva passati a pensare ad un semplice modo per togliersi la vita e porre fine a tutto. Ma nonostante la tentazione, non se l'era tolta. Non sapeva perché, anche se era ciò che voleva dalla morte di sua moglie. Ma fu come se qualcosa lo trattenesse, convincendolo ad andare avanti. Forse perché credeva in una seconda possibilità, che sarebbe veramente riuscito ad andare avanti. Ci stava pensando in quel momento mentre continuava a fumare la sigaretta e a proseguire il suo sentiero. Greenwich Park era ormai come la sua seconda casa dato che ci passava ogni notte.
Improvvisamente trasalì non appena trovò poco più avanti una strana figura rimanere sdraiata. Quando fu vicino abbastanza, notò che era una giovane ragazza. Aveva un viso pallido e ricoperto di graffi, i capelli di un biondo platino erano sporchi e rovinati. Non capiva se fosse ancora viva o meno. Era solamente ricoperta da un semplice vestito bianco sporco di sangue.
Watson, preoccupato per la povera ragazza, si avvicinò lentamente a lei scuotendola.
«Ehi! Tutto apposto, ragazza?»
Finalmente lei dopo un po' si svegliò. Le venne un colpo a vedere l'uomo così vicino a lei, ma lui cercò di calmarla. «Shh, non ti preoccupare, non voglio farti del male! Chiamo un'ambulanza, ok?» tirò fuori il suo cellulare e fece per digitare il numero.
La ragazza si spaventò non appena vide quello strano dispositivo che il vecchio aveva in mano. Non aveva mai visto una roba simile. Lo indicò e finalmente aprì bocca: «In... In che anno siamo?»
Watson la guardò stranito e inarcò il sopracciglio.
«Chiamo l'ambulanza e basta, ok?»
Ma la ragazza bloccò il suo braccio impedendogli di fare qualsiasi cosa volesse dire chiamare un'ambulanza.
«In. Che. Anno. Siamo?» ripeté con tono freddo e minaccioso. Ora l'uomo era così vicino alla ragazza che l'unica cosa che lei avrebbe voluto in quel momento, era di spezzargli il collo e bere tutto il suo sangue. Ma nonostante la tentazione, non poteva. Sapeva che era sbagliato. Dopotutto era solo un povero uomo innocente che stava cercando di aiutarla.
Watson fece per divincolarsi dalla presa ma la bionda era particolarmente forte. Così infine decise di rispondere nonostante la domanda fosse strana: «Oggi è il primo novembre del 2017, ragazza.»
Lei impallidì. Sapeva che era passato sicuramente molto tempo, ma non così tanto. Lasciò andare l'uomo cercando di digerire la situazione. Tutti quegli anni... Tutti quei secoli... Quanto tempo si era persa. Poi le venne subito in mente una delle cose più importanti per lei.
«Lena...» sussurrò alzandosi lentamente e confondendo ancora di più Watson.
«Ti chiami Lena?» chiese lui curioso.
«No...» rispose scuotendo la testa. «Devo trovarla... Devo trovare Lena Carver.»
Fece per andarsene, ma si girò nuovamente per guardare un'ultima volta l'uomo.
«Grazie per l'aiuto... E per qualsiasi cosa volesse fare con quella strana scatolina nera che avrebbe sicuramente potuto essere utile...»
Watson inarcò il sopracciglio guardandola come se fosse pazza: «Stai parlando del cellulare?» alzò la mano mostrando per bene il dispositivo. «Ehm, sicura di non volere aiuto? Hai bisogno di farti vedere da un medico, sembri stare malissimo.»
«Cellulare... Nome curioso. Comunque no, ma Vi ringrazio» fece per girarsi, ma si rese conto di non avere ancora finito. «Un'ultima cosa, signore,» Watson non appena vide, che gli occhi color marino della ragazza, erano improvvisamente diventati di un rosso intenso. Sembrava avesse due rubini al posto delle iridi, «dimenticatevi di avermi incontrata e godetevi la serata» detto ciò svanì di fronte a lui.
Watson sgranò gli occhi, facendo un'espressione confusa non appena spostò lo sguardo verso il suo cellulare. Non si ricordò come mai lo avesse tirato fuori dalla tasca. Però senza farsi troppe domande, lo rimise a posto e decise semplicemente di proseguire la sua passeggiata continuando a fumare la sua sigaretta.
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