ɪɪ. ᴏʀᴀ ᴅɪ ᴘʀᴀɴᴢᴏ
prima pubblicazione:
[28/09/2018]
ripubblicato:
[25/06/2020]
«È ʟᴀ nuova studentessa.»
Thomas raddrizzò le orecchie. Si ricordò così che Rachel gli aveva detto che lei era infatti del loro anno. Ma sinceramente, non si aspettava di vederla già alla prima lezione.
«Ah, ma certo, la faccia pure entrare, grazie» rispose Barrow.
Rudy si mise da parte ed entrò lei. Mentre fece la sua entrata mostrò un sorriso che esprimeva sia dolcezza che malizia. Non sembrava agitata o impaurita da tutte quelle occhiate, anzi, sembrava essere molto sicura di sé e ciò la rendeva ancora più interessante.
«Allora, intanto buongiorno e benvenuta» cominciò Barrow con fare accogliente. «Lei è... Carver, dico bene?»
«Esatto» rispose lei con gentilezza.
«Parli pure un po' di lei così che la classe possa conoscerla.»
Si schiarì la gola e cominciò a parlare senza esitazione: «Buongiorno a tutti, sono Lena, sono di origini britanniche, ma vivo in America da una vita ormai e mi sono trasferita da New Orleans. Spero che tutti noi possiamo andare d'accordo e diventare anche amici, certamente» sorrise.
«Lena, ci può dire perché si è trasferita a Bertram Bourgh?» domandò l'insegnante.
«Mi sono stufata delle grandi città rumorose e piene di gente, ho sentito che questa cittadina è molto tranquilla e silenziosa e ho scelto di venire qui.»
«I genitori?»
«Sfortunatamente li ho persi tempo fa, ma ora vivo con... Mia zia.»
«Capito. Vuole aggiungere qualcosa?»
«Beh...» si bloccò non appena vide Thomas. Lo scrutò attentamente e questo innervosì il ragazzo, nonostante non gli dispiacque di avere in qualche modo catturato la sua attenzione. Intanto lei spostò lo sguardo verso il resto della classe e continuò: «No, è tutto. Grazie.»
«Grazie a lei, Carver. Si sieda pure... Laggiù, alla destra del signor Briggs, che c'è un posto vuoto.»
Chuck deglutì per poi mettere in mostra l'apparecchio argentato formando un sorriso a trentadue denti. Thomas invece era un po' deluso, sperava che come in ogni film, la nuova arrivata si sedesse accanto al protagonista.
A quanto pare non era lui il protagonista di questa storia, ma lo era Chuck...
Lena si sedette accanto all'altro con un sorriso che questa volta però, sembrava essere meno convincente.
Barrow fece per parlare nuovamente, ma a interromperlo fu la porta che venne aperta violentemente da Izabelle Hauser, una delle studentesse più intelligenti ma contemporaneamente più sole della scuola. Aveva i capelli neri sistemati in una lunga treccia un po' spettinata, come al solito indossava una camicia rossa a quadri sotto alla giacca jeans, e infine i pantaloni neri e strappati attilavano le gambe evidenziando quanto lunghe e magre fossero. Il viso invece era molto chiaro e sotto agli occhi scuri aveva delle brutte occhiaie. Per il suo aspetto cupo, veniva solitamente definita pazza o stramba.
Comunque con quell'entrata improvvisa era riuscita ad accentrare l'attenzione di tutta la classe ma i suoi occhi scuri a mandorla guardavano solo l'insegnante. Aveva un'aria stanca e dispiaciuta.
«Perdoni il ritardo, Professore» disse tutto d'un fiato.
Barrow annuì lentamente guardando la ragazza con leggera preoccupazione. «Stai bene, Iz-... Signorina Hauser?»
Izabelle annuì e senza esitazione si sedette sul suo banco in seconda fila senza rivolgere uno sguardo ai compagni di classe. Dopo quel momento pieno di dubbi e silenzio, la lezione proseguì.
«Ok» Barrow si strofinò le mani guardando la ragazza. «Prima devi sapere che abbiamo una nuova studentessa, ovvero Lena, laggiù in fondo.»
Izabelle si girò per vedere la nuova ragazza che le sorrise e le fece cenno di saluto.
Lei ricambiò anche se con più timidezza. Lei non era una persona molto socievole.
«Riassumendo per Lena e Izabelle, farete un progetto a coppie. Costruirete il modello di una cellula. Ora passerò da ognuno di voi e pescherete un biglietto dove ci sarà scritto un numero e poi cercherete il compagno che ha lo stesso numero.»
Il professore passò da ognuno di loro che presero un biglietto.
Thomas appena ne pescò uno, lo aprì sperando che Devon non avesse pescato lo stesso numero.
8
«Bene» concluse Barrow.
«Ora cercate il vostro compagno di progetto.»
I ragazzi cominciarono a urlare numeri cercando il proprio compagno.
«Il numero cinque?» disse timidamente Izabelle guardandosi intorno.
«Ho io il cinque!» esclamò Lena sorridendo.
Thomas scrutò la ragazza facendo un sorriso amaro. Era deluso da quella notizia e non sapeva neanche perché dato che la aveva appena incontrata. Forse voleva conoscerla meglio... Forse.
«Otto? Chi ha il numero otto?» questa invece era la voce di Devon.
Thomas sbuffò.
Oggi la fortuna non era sicuramente dalla sua parte.
«Ho io l'otto» disse lui con poco entusiasmo.
Devon si girò verso di lui del tutto deluso. Passò la mano tra i capelli biondi spettinandoli.
Si avvicinò a Thomas. «Potremmo sempre cambiare i numeri con qualcuno» propose speranzoso.
Thomas inarcò il sopracciglio. «Proprio non riesci a sopportarmi, eh?»
Devon fece per aprire bocca, ma il professore lo interruppe:
«Signor Anderson, chi è il suo partner?»
Devon chiuse gli occhi sentendosi sconfitto. «È... Whalen.»
«Bene. Ora abbiamo tutte le coppie per il progetto. Pensate prima a scegliere se costruire il modello di una cellula vegetale o animale e poi potrete cominciare il lavoro.»
Devon prese la sedia e si mise di fronte a Thomas che era seduto al suo posto.
«Ok, ascoltami, Whalen. Dato che sei una specie di nerd e te la cavi in questa materia, il progetto lo fai tu e io in cambio ti pago. Ci stai?»
Thomas in quel momento avrebbe voluto prenderlo a calci. Non poteva dire sul serio. «Mi stai prendendo in giro, vero?» ma vedendo l'espressione seria del biondo, capì che non era uno scherzo. «Ovvio che no! Non puoi comprarmi con i tuoi stupidi soldi. Il progetto lo faremo insieme, Devon. Senti, io non ti sopporto e tu non mi sopporti. La cosa è abbastanza chiara. Non ti sto affatto chiedendo di diventare mio amico perché sappiamo entrambi che non succederà mai.»
«Wow, una volta che andiamo d'accordo. Sacrilegio...» commentò Devon sarcastico.
Thomas alzò gli occhi al cielo cercando di mantenere la calma. «Quindi faremo questo progetto insieme che ti piaccia o no. E poi tu lo devi a Rachel.»
«Che c'entra lei?»
«È la mia migliore amica nonché la tua ragazza. Mi... Ha detto che ultimamente le cose tra voi due non vanno alla grande.»
«Cosa? Non è vero.»
«Lei mi ha detto così, invece. Pensa che tu...»
«Che io cosa? Non sia alla sua altezza?»
«No. Pensa che tu non la... Voglia più come una volta, ecco.»
Devon lo fulminò con lo sguardo. «Che blateri, Whalen? Non che siano affari tuoi, ma io la amo, ok? Non puoi raccontarmi stronzate del genere solo per farti un favore.»
«Farmi un favore??»
«Tu hai una cotta per lei, Whalen. La mia ragazza! E un litigio tra me e lei non ti dispiacerebbe. Sei già fortunato che io sia buono abbastanza da non spaccarti il naso in questo istante.»
«No, non è che tu sia buono abbastanza Devon, il punto è che siamo in compagnia di tanta gente adesso, compreso un professore e se mi picchiassi, verresti espulso dalla scuola. Se invece fossimo soli, me lo spaccheresti il naso, senza esitazione.»
Devon alzò gli occhi al cielo infastidito dal suo atteggiamento da so tutto io.
«Beh, devi sapere, stronzo, che io amo Rachel, ok?» disse Devon convinto.
«Va bene. Allora se è così, credo che riuscirai a sopportarmi mentre faremo il progetto. Poi potremo ricominciare ad odiarci come sempre. D'accordo?»
Devon sbuffò ma alla fine si limitò ad annuire. «Solo per il progetto. E se non prendo un buon voto ne pagherai le conseguenze.»
Thomas sbuffò annuendo leggermente. Poteva andare peggio.
Fece per prendere una penna dall'astuccio che però cadde accidentalmente per terra. Alzò gli occhi al cielo infastidito dal fatto che gli capitava molto spesso di fare cadere penne dal banco.
Fu costretto a girarsi per raccoglierla e dopo averla presa, si rimise seduto accorgendosi che Lena, seduta vicino a Chuck, lo stava guardando.
Per qualche secondo si studiarono a vicenda e la cosa stava diventando molto imbarazzante, così Lena si limitò a sorridergli.
Thomas ricambiò per poi girarsi e rimettersi composto.
Nonostante fosse un po' imbarazzato, sorrise tra sé e sé.
In mensa, Thomas stava cercando un posto a sedere fino a quando non trovò Rachel che stava prendendo una bottiglia d'acqua dal distributore automatico.
Non appena si avvicinò lei gli fece cenno di saluto. «Thomas, ciao. Ti siedi con me?»
«Certo» sorrise lui.
«C'è anche Devon.» Ed ecco che il sorriso svanì lentamente.
Rachel stava guardando qualcuno alle sue spalle dunque lui si girò e vide Devon che stava già mangiando. «Senti, lo so... So che lui non ti piace e tu non piaci a lui. Ma ti devo ringraziare.»
Thomas la guardò confusa. «E... Come mai?»
Rachel fece un sorriso a trentadue denti. «Gli hai chiesto di cominciare ad andare d'accordo. Così magari diventerete buoni amici ed è ciò che desideravo da quando vi siete conosciuti. Ora vieni che mangiamo.»
Thomas voleva dirle che aveva frainteso ciò che le era stato raccontato.
Non voleva diventare amico di Devon, non sarebbe comunque mai successo.
Erano l'uno l'opposto dell'altro: Thomas era intelligente, altruista e cortese, Devon invece era un riccone viziato che pensava solo alle feste, al divertirsi e al titolo di figlio del sindaco.
Ma Rachel solo a sentire quella notizia era felicissima.
E in fin dei conti per Thomas era l'unica cosa che contava veramente.
Raggiunsero Devon al tavolo che non appena vide il ragazzo finse un sorriso.
«Ma quanto tempo...» gli mostrò la sedia vuota alla sua destra. «Siediti, Whalen.»
Cominciarono a mangiare in silenzio finché Rachel non lo spezzò. «E... Di che progetto si tratta?»
«Bisogna creare il modello di una cellula, ma io e Thomas non abbiamo ancora deciso se vegetale o animale. Tu che proponi, Tommy?»
Thomas, nonostante fosse infastidito da quel nomignolo, fece per parlare, ma fu interrotto da un'altra voce alle sue spalle. «Scusate, posso unirmi a voi? Non ho trovato altri posti liberi.»
«Lena, ciao!» disse Devon fin troppo gentile (dato che lui e la cortesia non andavano molto d'accordo). «Sarebbe un piacere se ti unissi a noi, tra l'altro ti dobbiamo presentare Rachel, la mia fidanzata» diede un'occhiataccia a Thomas mentre pronunciò la parola fidanzata.
Lena sorrise sedendosi al fianco di Thomas. «Ciao, Rachel. Sono Lena, nuova studentessa» porse la mano alla bionda.
«È un piacere, Lena» sorrise Rachel stringendo gentilmente la mano.
«Lo è anche per me» aggiunse l'altra spostando lo sguardo verso gli altri due. «Comunque voi due ragazzi non vi siete ancora presentati a me, la cosa è molto maleducata!» scherzò.
«Oh, ma certo, che stupidi, io sono Devon, mentre quel timidone alla tua sinistra è Thomas, ma se vuoi chiamalo pure Tommy.»
Thomas lo guardò in cagnesco sentendosi in leggero imbarazzo.
Poi spostò lo sguardo verso Lena per porle la mano.
«È un gran piacere conoscerti.»
Lei la strinse. «Per me è ancora più grande il piacere, Thomas.»
«Beh, che dire, cara Lena. Benvenuta a Bertram Bourgh» concluse Devon.
Lena tornò a casa sua con la Chevrolet Camaro del 1980.
Abitava fuori città in un'antica e bellissima villa che lei aveva avuto la fortuna di ereditare dalla sua famiglia.
Essa risaliva alla metà del diciottesimo secolo, periodo in cui gli europei stavano colonializzando il Dakota del Nord, dunque una dimora preziosa e antica.
Essa era circondata da una piccola boscaglia. Una lunga siepe bianca la contornava e ai due lati dell'entrata c'era un prato che ora, in autunno, non era più così verdeggiante, ma comunque colorato dalle foglie rosse e gialle che erano cadute dagli alberi vicini.
La villa era colorata di un azzurro pallido. C'erano due cupole ai lati esterni del tetto grigio e in quella destra vi era la camera da letto di Lena, in cui lei non aveva ancora mai dormito.
La ragazza aprì la porta di casa chiudendola con violenza, dando dunque segno alla badante, la zia, che era tornata. «Eccomi, Anja!» esclamò Lena sperando che l'altra la sentisse. «Mi aspetto di avere il pranzo pronto!»
Si diresse nel grande soggiorno tuffandosi sul divano di stoffa rossa. Nessuna risposta dalla badante, così la ragazza
urlò di nuovo impazientemente.
«ANJA!!»
«Sono qui, signorina Carver, perdoni!» si scusò la domestica raggiungendola dal piano inferiore.
Anja era una donna rumena sulla settantina, bassa e robusta. Viveva da ormai quarant'anni in America diceva lei. La frangetta di un biondo-cenere copriva le rughe che ormai segnavano la sua vecchiaia. Invece gli occhi azzurri erano sempre ben visibili. Le labbra sottili e rosee si stendevano in un sorriso ogni volta che parlava, allegra o meno.
Lena l'aveva incontrata un giorno passando per un piccolo quartiere deserto di New Orleans e aveva deciso che lei sarebbe stata la sua badante. «Com'è andato il primo giorno di scuola, mia cara?»
Lena alzò gli occhi al cielo. «Ti ho forse chiesto di farmi un interrogatorio? Portami il pranzo, renditi utile» disse lei acida.
«Subito!» rispose Anja voltandosi per portarle il pranzo. Ritornò nel corridoio che portava al piano inferiore.
Intanto Lena sbuffò.
Durante l'attesa, guardò il soffitto pensando al suo primo giorno di scuola e agli amici che si era fatta.
Sarebbero stati un problema per lei quei pochi mesi che le rimanevano?
Beh, Rachel non sarebbe stata sicuramente una minaccia che avrebbe ostacolato la sua missione. Sembrava troppo innocente e debole per esserne capace.
Devon invece aveva qualcosa di stranamente familiare e ciò la spaventava un po', ma decise di non farci troppo caso. Era un egogentrico idiota, quindi in fin dei conti c'era poco di cui preoccuparsi secondo lei.
E poi Thomas... Beh, in fondo era l'unico motivo per cui si era trasferita in quella tediosa e lugubre cittadina.
I pensieri di Lena vennero interrotti da Anja che tornò. Però questa volta non era sola: stava tenendo strette delle catene che legavano i polsi di un uomo sulla quarantina, vestito in camicia e cravatta. Aveva un'espressione terrorizzata, confusa e per metà incosciente, dato che Anja lo aveva drogato. Cercava di urlare e gridare per aiuto, ma la sua bocca era bendata. Tentava di dimenarsi, ma era difficile con quelle catene robuste. E poi era fin troppo debole.
Anja diede le catene a Lena che fece un sorriso maligno.
«Complimenti alla cuoca» la lodò lei con l'acquolina in bocca.
«Si goda il pranzo, signorina Carver» disse Anja andando verso la porta d'uscita e se la chiuse alle spalle lasciando Lena sola con la sua preda.
L'uomo disorientato e spaventato continuò a dimenarsi seppure privo di forze. Non sapeva cosa stesse succedendo, chi fossero quelle persone e cosa stesse per accadergli, ma essendo legato a delle catene e circondato da quelle psicopatiche, sapeva che non sarebbe finita bene.
Si bloccò non appena vide qualcosa di diverso nella ragazza: i suoi denti erano diventati aguzzi come delle spade e gli occhi erano diventati rossi come il sangue.
Nel suo sguardo non riusciva a vedere nessun tipo di emozione se non la fame.
La strana e terrificante creatura si avvicinò pericolosamente a lui mentre cercava di liberarsi invano.
Lena si avvicinò lentamente al suo collo e prima di morderglielo con i denti aguzzi, lo spezzò con la mano.
L'uomo decedette.
Lei fece un altro perfido sorriso.
«Bon appétit.»
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