ɪ. ʟᴀ ɴᴜᴏᴠᴀ ᴀʀʀɪᴠᴀᴛᴀ

prima pubblicazione: [23/09/2018]

ripubblicato:
[25/06/2020]

ʙᴇʀᴛʀᴀᴍ ʙᴏᴜʀɢʜ, ɴᴏʀᴅ ᴅᴀᴋᴏᴛᴀ
19 ᴀɴɴɪ ᴅᴏᴘᴏ

Sᴀᴘᴇᴠᴀ di non essere in camera sua.
La sua stanza, neanche con le tapparelle abbassate era così scura; qui invece era circondato dal buio totale.
Sembrava essere una grotta, fredda e tenebrosa, ma non lo sapeva neanche lui esattamente.
Però dovunque si trovasse, si gelava, difatti aveva la pelle d'oca. Era strano, dopotutto sapeva di star sognando, quindi come faceva a percepire il freddo se tutto ciò era irreale?
Si guardò intorno cercando una via d'uscita e fece per camminare, ma non ci riusciva. Era come se i suoi piedi fossero pietrificati. Come se non bastasse, lo spazio si stava restringendo. Lo capiva perché iniziava ad andare in panico e riusciva a respirare a malapena, questo perché lui era claustrofobico.

Sudava freddo, non sapeva che fare.
Poi percepì una presenza alle sue spalle. Si girò di fretta capendo che aveva ragione: vedeva una sagoma. A causa del buio, lui non riuscì ad intravederne il volto. Ma sapeva che c'era qualcuno, questo perché chiunque fosse quella persona aveva degli occhi di un rosso così intenso e abbagliante che facevano contrasto con il nero delle tenebre.

Questi lo inquietarono ma contemporaneamente lo affascinarono. Non sapeva come descrivere quel sentimento, ma poteva giurare che gli sembrava tutto così reale. Non gli sembrava solo un sogno o un incubo o qualsiasi cosa fosse. E nonostante ciò che stesse succedendo era incredibile, niente gli sembrava essere un'illusione. Né il freddo che gli stava gelando la pelle, né gli occhi rossi che si avvicinavano sempre di più.

Ma per sua fortuna non fu così, dato che aprendo gli occhi, si ritrovò nella sua camera. Sospirò. Era solo un incubo. Però, cavoli... Sembrava tutto così vero, come se non fosse in un sogno, come se la sagoma dagli occhi rossi stesse veramente avanzando verso di lui. Forse Occhi Rossi avrebbe voluto ucciderlo... Chissà. Ma era meglio non pensarci e doveva essere grato che non facesse parte della realtà.

Scosse la testa spostando lo sguardo verso la sveglia sul suo comodino: fra tre minuti questa avrebbe suonato. Lui riusciva sempre ad alzarsi prima che suonasse, non sapeva come ci riuscisse. Era un'abitudine particolare e quasi quasi della sveglia non se ne fece niente se alla fine riusciva ad aprire gli occhi anticipandola.

Era il 24 settembre nonché il giorno più brutto della settimana: lunedì.
Lui sbuffò mentre si mise i suoi occhiali da vista neri. Fece per raggiungere l'armadio, ma venne interrotto dal bussare della porta. Era Natalie, sua madre.

«Buongiorno, Thomas» lo salutò sistemandosi il suo cardigan di lana. «Tutto bene?» gli fece un sorriso dolce, però era un sorriso triste. Thomas doveva ammettere che non vedeva sua madre felice da anni, tanti anni.

Soprattutto da quando si erano trasferiti a Bertram Bourgh un anno prima, dopo che lei aveva divorziato con Lewis Whalen, il padre di Thomas. Lui aveva confessato alla moglie che amava un'altra donna e che avevano una relazione da quasi due anni.
Il ragazzo aveva avuto due opzioni: rimanere a Boston con il padre e l'amante, oppure trasferirsi con sua madre a Bertram Bourgh, nel Nord Dakota dove abitava anche suo nonno, padre di Lewis, che per Natalie era la sua figura paterna, dato che lei non aveva mai conosciuto il suo vero padre.
Era ovvio che Thomas optò per la seconda scelta.

Lui inarcò il sopracciglio fingendo di essere stranito dalla domanda.
«Certo, sto bene. Perché non dovrei?»

«Ti ho sentito urlare... Ti sei fatto qualcosa, hai -»

«No, sto bene. Era solo un incubo.»

«Sicuro? Perché io non...»

«Mamma. Sto bene.»

Sua madre annuì sforzandosi di fare un altro sorriso.
Si avvicinò al figlio e lo baciò sulla fronte.
«Andrà tutto bene?» sussurrò lei accarezzandogli i capelli.
Una lacrima stava rigando la sua guancia.
Nonostante fossero già passati quasi due anni, lei non si era ancora ripresa. Anche perché il divorzio aveva causato la loro crisi economica.
A Boston Natalie lavorava in un ristorante elegante, dove guadagnava molto.
Adesso lavorava in un semplice bar come barista e veniva a malapena pagata.

Infine, bisogna aggiungere il dolore più forte che provava da quando il fratello maggiore di Thomas era venuto a mancare, nonostante fossero passati molti anni.
«Mamma, certo che andrà tutto bene... Non ti preoccupare. Mamma, guardami» le ordinò il figlio. Lei spostò gli occhi azzurri dalla finestra a quelli verde foresta del ragazzo.
«Guardami e dimmi che ce la caveremo.»

Lei non rispose subito. Ma poi annuì convinta.
«Sì, ce la caveremo» lo abbracciò nuovamente.
«Ti voglio così bene, tesoro.»

«Anch'io, mamma.»
Natalie gli diede un ultimo bacio sulla fronte e si diresse verso l'uscita della camera.
Aggiunse: «Vado a fare la colazione, tu preparati.»

«Agli ordini.»

Thomas andò in bagno e si guardò allo specchio per qualche secondo. Aveva delle brutte occhiaie mentre il viso era pallido.
Fece poi scorrere l'acqua del rubinetto finché non diventò gelida. Sciacquò il viso per qualche minuto. L'acqua gelida gli ricordò il freddo che aveva provato in quell'incubo. Percepì così un brivido lungo la schiena che lo costrinse a sollevare il viso e a guardarsi allo specchio.
Non riuscì a togliersi dalla testa Occhi Rossi. Voleva capire chi fosse, cosa fosse, e cosa avrebbe fatto se l'incubo non fosse finito prima.

Era un incubo, Thomas. Datti una svegliata si disse come se ne fosse convinto.

Però non sapeva che c'era veramente una presenza oscura che gli stava alle calcagna ed era più vicina di quanto lui potesse immaginare.

Thomas arrivò a scuola con passo affrettato, nonostante fosse in anticipo.
Fuori nel cortile, intravide subito Rachel Campbell, la sua migliore amica nonché la ragazza per cui ammetteva di avere una cotta da quando l'aveva incontrata il suo primo giorno di scuola a Bertram Bourgh. Non ne era innamorato perso, però gli piaceva, molto, questo senz'ombra di dubbio.

Come biasimarlo: Rachel aveva degli occhi di un azzurro incantevole, dei capelli lunghi, biondi e boccolosi e un sorriso così abbagliante che riusciva a sollevare il morale di chiunque. Ma non era solo bella esteticamente; lei era probabilmente la ragazza più dolce e gentile che Thomas avesse mai avuto il piacere di conoscere ed era soprattutto per questo che provava sentimenti per lei.

Teneva molto a lei, forse anche troppo, dato che per lui poteva essere solo una cara amica.
Lei era fidanzata con Devon, figlio del sindaco Jared Anderson e questo non era sicuramente un bene per Thomas; quel ragazzo era l'ultimo con cui voleva fare amicizia.
Ma ovviamente non ci poteva fare molto.

Sorrise non appena la raggiunse. Lei era seduta sulle scale dell'entrata mentre studiava.
«Buongiorno» disse lui sedendosi accanto a lei.

Lei alzò lo sguardo ricambiando il sorriso.
«Ciao, Thomas» inclinò la testa non appena notò le brutte occhiaie dell'amico. «Ti senti bene? Non hai un'ottima cera.»

Lui finse un'espressione stranita. «Invece sto alla grande, Chelly

Rachel rabbrividiva ogni volta che lui usava quel ridicolo nomignolo.
«A me non sembra. Pare che tu abbia appena visto un fantasma. Hai almeno dormito stanotte?»

«Sì, ma non benissimo. Però era solo un brutto sogno, tutto qui» disse poco convinto.
Dopo aver visto quella strana ombra in bagno, sapeva che qualcosa non andava.

«Se lo dici tu» disse Rachel con fare poco convinto.

Dato che lei non sapeva più cosa dirli, lui ruppe il ghiaccio cambiando argomento. «E tu invece? Ti sei divertita sabato alla festa?»

«Mhm... Non ci sono andata» rispose lei giocherellando con una ciocca di capelli.

«Che? E perché no?»

«Non avevo voglia...»

«Ma... Era una delle feste di Devon, che...» Thomas si bloccò scrutandola con lo sguardo.
«Tra te e Devon è... Tutto apposto?»

«Sì, certo...» mentì lei, ma guardando l'espressione dell'amico, che non era affatto convinto, scosse la testa. «No, ultimamente non proprio... È che... Non sono ancora sicura che noi... Siamo fatti per stare insieme, ecco. O almeno non credo di significare ancora tanto per lui...» disse lei abbassando lo sguardo.

Thomas da una parte era felice perché era quello che voleva sentirsi dire da quando si conoscevano, ma dall'altra era triste per Rachel. Lei amava Devon e Thomas avrebbe provato dolore se il suo cuore si fosse spezzato.
Appoggiò una mano sulla spalla della ragazza.

«Ehi... Non è vero... Lo ammetto, non trovo Devon la persona più simpatica al mondo, ma so che lui si sente fortunatissimo ad essere il tuo ragazzo. Guardati: sei simpatica, intelligente e buona, quindi dubito fortemente che lui non provi più niente per te. Non ti preoccupare, risolverete la faccenda insieme.»

Rachel gli sorrise con gratitudine. «Grazie, Thomas... Cosa farei senza di te?»

«Ottima domanda» disse lui con un sorriso beffardo.
Ad un certo punto, entrambi spostarono lo sguardo verso la strada, dove c'era una macchina bellissima e apparentemente costosa che stava parcheggiando vicino alla scuola.

«Chi ha una macchina così bella?» chiese Rachel curiosa, chiudendo il libro dal quale stava studiando per poi alzarsi e fare due passi in avanti.

«Quella è... Una Chevrolet Camaro del 1980» osservò Thomas, che nonostante non guidasse una macchina, era piuttosto esperto in quel campo. «È una delle macchine più belle della storia... Ma chi la guida, un nuovo insegnante?»

Rachel scosse la testa. «Se fosse un insegnante, sarebbe probabilmente dovuto arrivare il primo giorno di scuola, no?» di punto in bianco spalancò gli occhi annuendo, come se si fosse ricordata di qualcosa. «Ah giusto, sarà la nuova studentessa!»

L'amico la guardò confuso. «Davvero? Non sapevo che arrivasse una nuova.»

«Ma sì, giravano voci in questi ultimi giorni, non hai sentito? Quella britannica che si è trasferita dalla Louisiana-»

«Sono confuso, è britannica o è della Louisiana?» disse Thomas aggrottando le sopracciglia.

«Entrambi,» si rese conto che l'amico era ancora più confuso da quella risposta, dunque specificò, «insomma, è di origine britannica, ma negli ultimi anni ha vissuto in Louisiana, per quel che ho capito...» puntò gli occhi sulla macchina nera della nuova ragazza. «Dicevano anche che è ricca, e si vede... Ah e credo che sia del nostro anno, sai?»

Thomas sinceramente non prestò molta attenzione all'ultima frase di Rachel, dato che vide dei lunghi stivali coi tacchi uscire dalla Chevrolet Camaro, seguiti da una ragazza bellissima.
I capelli lisci e castani erano raccolti in una lunga coda di cavallo, le sue labbra carnose erano rivestite di un rosso intenso e infine gli occhi... Thomas riusciva a vedere anche da lontano quegli occhi grigi e intensi che erano tanto grandi quanto affascinanti. Lei indossava un'elegante giacca di pelliccia nera, jeans bianchi attillati, abbinati perfettamente con gli stivali neri. Questa ragazza non era semplicemente carina o bella, ma era incantevole e magnifica quanto una dea.

Thomas guardandosi intorno, si rese conto che lui e Rachel non erano gli unici che stavano fissando la nuova arrivata. Le ragazze la scrutavano iniziando a bisbigliare cose probabilmente a suo riguardo, mentre i ragazzi che erano imbambolati, la studiavano da capo a piedi come se lei fosse una specie di musa. Lei invece, sembrava essere impassibile a tutti quegli occhi puntati su di lei, dato che si limitò a prendere la borsa dalla macchina che poi chiuse. Forse era abituata a essere notata così facilmente, pensò Thomas mentre lei si avvicinava al cortile della scuola. Di punto in bianco i due incrociarono lo sguardo. Il ragazzo solo ad avere quegli enormi occhi puntati su di lui, ebbe stranamente dei brividi che lo fecero irrigidire. Alzando leggermente la manica della giacca marrone, notò di avere la pelle d'oca. Fece per guardare nuovamente la ragazza, ma lei aveva già raggiunto l'entrata della scuola, dato che la campanella aveva suonato.

«Dovremmo entrare, che dici?» gli propose Rachel distraendolo. Lui annuì sorridendole mentre si avvicinarono alla porta principale.

«Come... Come hai detto che si chiama?»

«Chi, la nuova? Non l'ho mai detto» disse lei per poi fare un sorriso beffardo. «Cos'è, vuoi già chiederle il numero di cellulare?»

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo per poi farle la linguaccia con fare scherzoso. «Lo chiedevo per curiosità, ma lascia perdere.»

La bionda aggrottò le sopracciglia per poi rispondere alla domanda precedente: «Beh... Se non ricordo male, si chiama Lena Carver.»

Dopo aver chiacchierato ancora un po' con Rachel nei corridoi, Thomas si diresse verso l'aula di biologia, pronto alla lezione, mentre l'altra aveva letteratura inglese.

L'altro si sedette al suo rispettivo posto preparando il libro.
Entrò poi Devon Anderson che avrebbe fatto la lezione con lui ed era seguito dai suoi due amici, Blake e Paul.

Thomas cercò di evitarli, ma non poteva, dato che Devon riuscì subito a catturare la sua attenzione.

«Il posto è mio, levati» disse Devon con freddezza a Chuck Briggs, lo sfigato della scuola.

Chuck nonostante ciò, non si mosse e continuava a leggere il suo libro.
Questo perché non lo aveva sentito; stava ascoltando musica classica con gli auricolari e l'MP3.

«Ehi, sei sordo?!» disse Devon schioccando le dita proprio di fronte agli occhi del povero ragazzo.
Ora Chuck alzò lo sguardo e si prese un colpo. Spense l'MP3.

«S-scusa... Non t-ti avevo sentito, p-puoi ripetere?» balbettò lui.

«Levati di torno» sbottò Devon con freddezza.

«S-sì, subito» si alzò e fece per prendere i suoi libri, ma Blake fu più veloce e li buttò con fare aggressivo a terra, astuccio compreso.

«Ma fate sul serio? Siete davvero patetici» si intromise Thomas guardandoli male.

«Chi ti ha chiesto il tuo parere, Whalen?» disse Paul continuando a ridere.

Thomas alzò gli occhi al cielo.
Che immaturi arroganti, pensò.
Poi abbassò lo sguardo per vedere Chuck raccogliere la sua roba. Lui fece per prendere un ultimo libro, ma Thomas lo anticipò porgendoglielo.

«Tutto ok?» chiese con gentilezza.

«S-sì, g-gra-azie T-Thomas» mormorò Chuck sforzando un sorriso e dopo aver preso tutto, si diresse nell'ultima fila, mentre i bulletti si sedettero ai propri posti, incluso al posto che avevano rubato al secchione.

All'improvviso la porta fu chiusa con violenza da Jacob Barrow, il professore di biologia, nonché l'insegnante più giovane e attraente della scuola.
Infatti, tante ragazze amavano studiare biologia.

«Salve, ragazzi, oggi volevo cominciare con il progetto che farete a coppie. Ogni gruppo dovrà costruire il modello di una cellula animale o vegetale» mostrò un vasetto di vetro che conteneva dei fogliettini. «Prima pescherete uno di questi bigliettini che contengono dei numeri e dovrete trovare colui o colei che ha il vostro stesso numero. Ebbene quello sarà il vostro partner. Potete scegliere voi il tipo di cellula, ma dovete dirmelo prima di costruire il modello. Va bene, ora-»

Qualcuno bussò alla porta. «Avanti» disse Barrow.

Non appena la maniglia della porta venne girata, Thomas cominciò a provare gli stessi brividi che aveva in cortile. In effetti in quella classe faceva piuttosto freddo.

Entrò l'anziano bidello della scuola, Rudy. «Perdoni l'intrusione signor Barrow, ma questa signorina non riusciva a trovare l'aula di biologia. È la nuova studentessa.»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top