8.
Alyssa non sapeva spiegarsi il perché avesse detto quella frase. Quelle parole erano uscite così, da sole, automatiche, quasi come se volessero uscire. Certo, poteva tranquillamente dirsi che non significavano nulla oppure lasciarle campate per aria così, ma non aveva voglia di dargli altro significato.
Anche se Julia aveva ragione nel definirlo un tipo carino, con quel suo sorriso così bello e quelle due fossette che rendevano quel sorriso ancora più bello e amichevole. Senza considerare quel suo corpo scolpito e slanciato, con spalle larghe e fianchi stretti, con la barba curata e quei capelli a doppio taglio che lo rendevano ancora più sexy.
Ma quello che spiccava di più erano i suoi occhi celesti, ed Alyssa aveva avuto sempre un debole per chi avesse gli occhi chiari. Poi quel celeste così brillante, così limpido e trasparente. Quasi sembrava di affogare in quegli occhi così profondi.
Inoltre, anche il fatto che Ethan la trovasse carina non le dispiaceva affatto.
E quel silenzio che si era creato non le dava fastidio, anche perché era contenta che Ethan rimaneva in silenzio con lei. Molti devono per forza riempire i silenzi, mentre con lui era possibile rimanere in silenzio.
Però la situazione con Ethan si stava rivelando interessante, e sprecare quella bella serata in silenzio era un po un peccato.
«Com'è allenarsi ogni giorno?» aveva infine chiesto rompendo il silenzio. «Cioè, ti alleni un sacco?»
«Bé, in realtà un giorno alla settimana mi riposo. Oltre che al giorno dopo l'incontro. Però sì, c'è un sacco di allenamento dietro.»
«Tipo?»
Ethan sembrava molto concentrato sul cercare di spiegarle in maniera semplice i suoi allenamenti, con parole capibili per chi non era pratico. «Allora, per cominciare c'è la corsa per aumentare la resistenza. Poi stretching e qualche azione a corpo libero. Poi qualche attrezzo, qualche colpo al sacco giusto per saggiare la velocità. Poi qualche esercizio per gambe e di tanto in tanto le ginocchia. Poi un po di lotta libera.»
«Tutto qui?» aveva detto Alyssa, scherzando.
«In linea di massima sì. Quattro ore di allenamento, a volte cinque, a volte sei.»
«Impossibile allenarsi tutti i giorni così strenuamente!» aveva esclamato lei incredula.
«Credici, invece. Ovviamente all'inizio non fai tutte queste ore, però col tempo i tuoi muscoli si abituano.»
«Non lo sapevo.»
«Un sacco di gente non lo sa. Pensa di arrivare in palestra e cominciare subito con l'alzare 50 chili oppure di poter fare 7 chilometri di corsa. . . però anche tu sai cose che io non conosco, come ad esempio l'arte del cinema.»
«E cosa c'è da sapere, scusa?»
«Mah, considera che pensavo bastasse un provino e se andavi bene, diventavi attrice. Non credevo ci fosse una scuola per attori qui a New York. In che film vorresti recitare?»
«Ovviamente uno dove non devo interpretare una lottatrice.»
Ethan aveva riso, mostrandole nuovamente le due fossette. Cominciava ad amarle quelle fossette.
«Come mai ti sei appassionata al cinema?»
«All'asilo feci una parte in una recita scolastica. Poi crescendo, questa passione è sempre andata crescendo. E restare in Canada mi impediva, in un certo senso, di proseguire il percorso che mi ero creata. Volevo qualcosa di più che recitare in una piccola compagnia locale, e recitare solo Shakespeare. Mentre qui, ho trovato professori che stanno confermando la mia scelta. Così bravi, così intelligenti, così coinvolgenti. Professori in grado di rendere viva l'arte del cinema, facendoti appassionare e a volerne sapere sempre di più.»
«Ora sei contenta qui. . . frequentare questi studi?»
«Io sì, ma i miei genitori un po meno. Volevano che proseguissi gli studi al college in Ontario piuttosto che buttarmi a capofitto in qualcosa che non mi dava alcuna certezza. Sai, una laurea è comunque un qualcosa che può assicurare un lavoro invece che una scelta azzardata dove le probabilità sono veramente poche.»
«Anche col cinema si può lavorare, no?»
«È quello che dico anch'io. Il mio sogno è diventare attrice, però.»
«E allora fallo.»
«Non è così facile. Ci sono un sacco di persone che provano a sfondare in questo settore e solo pochi riescono ad ottenere una parte. Inoltre cominceresti come comparsa e guadagneresti niente.»
«Ed è per questo che hai trovato un lavoro che non c'entra nulla con il cinema.»
«Non proprio. Sai, molti film sono basati sui libri e in qualche modo può essere un buon mezzo per me. Poi sì, ho trovato questo lavoro perché non voglio che i miei genitori mi mantengano. Loro hanno già fatto abbastanza, ed è meglio che Damien continui gli studi per diventare dottore.»
«Hai un fratello?»
«Anche una sorella, Scarlett. Lei ha un ristorante.»
«Si mangia bene?»
«Benissimo.»
«E qualora mi capitasse di andarci, cosa mi consiglieresti?»
«Credo che qualsiasi cosa ti possa piacere. Però la zuppa di farro è la mia preferita, anche se il piatto tipico sono le patatine coperte col sugo di carne. La sera è sempre pieno di gente che le mangia.»
«Ho già l'acquolina in bocca.»
«Immagino. . . un giorno, forse, te le farò assaggiare.»
«Penso che mi piacerebbe.» aveva risposto Ethan, marcando decisamente la frase per riprendere la frase di Alyssa.
Lei, dal canto suo, aveva apprezzato molto la battuta. Apprezzava molto quel lato comico che ogni tanto gli usciva, rimanendo comunque posato.
«Dimmi un po, perché non sei a festeggiare con qualcuno la tua vittoria?» gli aveva chiesto lei.
«In realtà mi ci trovavo, ma se devo dirla tutta non mi andava poi tanto di ubriacarmi. Seguo una dieta e preferisco tenermi in forma evitando alcol.»
«Come mai non sei rimasto comunque con loro? Potevi tranquillamente non bere.»
«Ci sono stato un po ma non avevo tutta questa gran voglia di festeggiare, e sono venuto qui in palestra per stare un po da solo. Sai, ripensare da solo all'incontro di oggi.»
«Quindi ti da fastidio la mia compagnia?»
«No, certo che no. . .» aveva risposto Ethan cercando di cancellare quelle sue parole.
«Dai, che ti stavo prendendo in giro.» aveva detto sorridendo.
Erano rimasti un attimo in silenzio, guardando il cielo stellato ed il casino proveniente dal bar di fronte.
«Posso farti un'altra domanda?» aveva chiesto Alyssa.
«Del tipo?»
«Pensavi ad altro oltre all'incontro?»
Ethan aveva avuto un attimo di esitazione. «In realtà sì. Ci sarebbe altro.»
«Che altro?»
«Pensavo alla possibilità di andare di arrivare in finale, e scontrarmi con Perez.»
«È bravo?»
«Molto. Non ne ha perso uno di incontro. E tutti quelli che hanno avuto il coraggio di sfidarlo per ottenere la cintura da campione sono finiti a terra, e tutti escono dal ring piuttosto malconci. E arrivare a scontrarmi con lui mi spaventa un po.»
Alyssa aveva capito che nel suo tono c'era solo verità.
«Non posso pensare che un omone come te possa avere paura di qualcuno.» cercando di rinvigorirlo un po.
«È un animale dentro al ring. Diciamo che non guarda in faccia a nessuno. Picchia solamente.»
«Secondo me ce la potresti fare.»
«Però ora tocca a me farti una domanda.» aveva detto lui, recuperando il sorriso e cercando di distrarsi allontanando la conversazione da Perez.
«Mi sembra giusto.»
«Hai un ragazzo?»
«Ce l'avevo. Si chiamava Oscar. Sai, i nostri genitori erano amici e si frequentavano spesso, e la cosa è stata pressoché inevitabile.»
«E come mai è finita?»
«Bé, sai, quando le cose non vanno come devono è bene lasciarsi. . .»
«Ti ha tradita?»
«No no, diciamo che ha fatto cose che non andavano fatte.» aveva detto stringendosi a sé.
Ethan aveva capito che non aveva molta voglia di parlarne e quindi si era fermato dal continuare.
«Tu, invece?» aveva ripreso lei.
«Io cosa?»
«Sei fidanzato?»
«Con la palestra, al momento.» aveva detto, ridendo riuscendo nel suo intento di farla ridere.
«Ti sei mai innamorato?»
«In realtà non saprei» aveva risposto ed effettivamente non la sapeva la risposta.
«Come non lo sai?»
«Ho avuto alcune storie in passato ma credo che stessero con me solo per la mia notorietà. Giusto per finire sui giornali o mentre mi intervistavano.»
«Detta così sembra quasi che non abbia mai vissuto una storia d'amore.»
«Forse è così.» aveva detto lui alzando le spalle. «Tu hai sofferto quando è finita con Oscar?»
«Lo amavo, davvero. Però era il primo amore, e tenti a tutti i costi di portarla avanti quella relazione perché pensi che non si possa ripresentare un'altra occasione. Pensi di dover cogliere quell'opportunità al volo. Poi lui era bello ed affascinante, attraente. E come ovvio che sia, all'inizio ti mostra solo i lati migliori e pian piano cominciano a venir fuori i lati negativi. E non ho saputo conviverci con quelli.»
«Ti manca?»
«No. Ci ripenso ogni tanto ma cerco di convincermi che quello che ho fatto sia giusto.»
«Giusto di averlo lasciato?»
«Giusto di essermene andata senza dirgli nulla. O meglio, gli avevo chiesto di migliorare, di non fare certe cose, ma lui ha continuato ed ho pensato fosse meglio lasciarlo senza dirglielo.»
«Secondo me se non ha migliorato, hai fatto bene a lasciarlo. Ha commesso un grande sbaglio a non migliorare.» aveva detto Ethan, cercando di rivolgerle un complimento velato.
Alyssa l'aveva capito e lo accettò in silenzio, lasciandolo col dubbio se l'avesse capito o meno.
«Sono contenta di essere venuta a vederti lottare.» aveva continuato lei, sinceramente. «Ora è meglio che torni al bar, non voglio che se ne vadano senza di me.»
«Certo. Ti accompagno.»
Aveva chiuso la palestra e l'aveva accompagnata al bar.
«Vuoi che venga con te? Qualora non trovassi i tuoi amici?»
«Non ti preoccupare. Ho visto Julia dentro.»
«È stata una piacevole serata.»
«Anche per me. E scusa ancora se ti ho disturbata.»
«Figurati.»
Allora Ethan si era girato e stava tornando in macchina ed Alyssa non era entrata ancora nel bar.
«Un attimo, Ethan.» aveva detto, chiamandolo.
Lui si era fermato e si era voltato, trovandosi già di fronte Alyssa.
«Anche a me piace leggere.»
Sul volto di Ethan si era dipinto un sorriso.
«Se passo a prenderti alle quattro del pomeriggio?»
«Va benissimo.»
«Non ho il tuo numero, però.» aveva avanzato lui.
Lei gliel'aveva dettato ed Ethan le aveva fatto uno squillo.
«Ora anche tu hai il mio.» aveva detto Ethan con un sorriso, allontanandosi, lasciando sola Alyssa che si stava chiedendo come mai aveva agito così.
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