3.
Alyssa aveva finalmente tutti i soldi. Finalmente poteva raggiungere quello che aveva sempre sperato! Finalmente poteva seguire il suo sogno, anche se questo implicava lasciare il Canada.
Lasciare l'Ontario e compreso con esso anche i genitori ed i suoi fratelli per andare a New York. Una città nuova, Stato nuovo, e tutto per seguire lo scopo della sua vita: diventare un'attrice.
Entrambi i genitori, insieme coi fratelli, le avevano detto di non andare, ma sapeva che partire e sostenere gli studi cinematografici era giusto per lei. Avrebbe avuto a che fare con professionisti, imparare le tecniche di recitazione e mettersi alla prova su un vero palcoscenico.
Senza considerare che, da un punto di vista pratico, avrebbe arricchito il suo curriculum oltre ad avere la possibilità di farsi notare e di crearsi qualche contatto, con qualche colpo di fortuna.
L'unica nota negativa (ma restava solo un presentimento) era la possibilità di trovare insegnanti pessimi. Tuttavia, sul sito internet della scuola alla quale avrebbe presto partecipato, aveva letto che gli insegnanti erano ottimi e soprattutto motivatori per lo studente, spronandolo ad impegnarsi di più.
Ciononostante, sapeva bene perché i genitori non volevano che partisse: lei doveva fare il college, invece di abbandonare gli studi per avventurarsi in una nuova città, senza nessuno cui appoggiarsi, senza fonti, senza conoscenze. Soprattutto non volevano che giocasse d'azzardo con la vita: perché non tutti gli aspiranti attori lo diventano davvero alla fine (molti si perdono per strada, altri si ritirano e per gran parte di questi riprendere gli studi al college non è mai facile).
Anche se era possibile avere successo senza titoli di studio di alto livello, aveva riflettuto bene prima di fare questa scelta: scelta che, a quanto pare, veniva considerata folle da tutti i suoi famigliari. Tuttavia, lei aveva preso la sua decisione e quindi era irremovibile!
Sarebbe partita per New York perché aveva bisogno di seguire il suo sogno, e qualora avesse fallito, poteva almeno dirsi di averci provato. Inoltre, non sarebbe andata con le mani in mano, perché aveva già stilato un programma di quello che avrebbe fatto una volta arrivata a destinazione: sicuramente avrebbe partecipato ad un workshop di recitazione.
Alcuni di questi erano molto intensivi, ma tutti raccomandavano questo perché c'era la grande possibilità di imparare moltissimo con pochissime settimane di frequentazione. Inoltre c'era la concreta possibilità (qualora la bravura fosse presente) di partecipare a diversi spettacoli con differenti ruoli, ed alcuni di questi venivano anche retribuiti.
Ovviamente partire implicava affittare una casa e per mantenere gli studi e la dimora, doveva lavorare. Ma di sicuro non era questo il problema, perché nella Grande Mela era impossibile che nessuno cercasse una ragazza da far lavorare.
Così facendo poteva lavorare, mantenere gli studi e sfruttare il momento in cui le lezioni non si tenevano per leggere ed informarsi sull'arte del recitare. Magari andare a vedere spettacoli, leggere manuali di teoria e così via. Inoltre ci sarebbero stati sicuramente musical così come tante recite.
Tutto quello che poteva trovare a New York di certo non l'avrebbe trovato in Canada.
Magari poteva provare ad entrare in una compagnia teatrale locale, che sicuramente era un passo in più rispetto a quello di partecipare a produzioni scolastiche o universitarie. Sapeva che era difficile, ma qualora fosse riuscita a ritagliarsi uno spazio nel teatro, avrebbe potuto trovare contatti con persone del settore oltre che a farsi un'idea del suo livello e quindi valutare la sua conoscenza della recitazione rispetto a quello della concorrenza.
Recitare in qualche compagnia era comunque un appunto in più da aggiungere al curriculum per diventare un'attrice di spicco: in fondo, quella era considerabile come gavetta. Inoltre l'esperienza poteva insegnarle qualcosa di nuovo.
E poi chissà, avrebbe avuto anche la possibilità di stringere nuove amicizie.
Dopo 5 mesi a New York.
Gli studi per Alyssa procedevano bene. Era entrata nella prestigiosa New York Film Academy, e tutto andava liscio come l'olio.
Per mantenersi nella nuova città, aveva trovato un lavoro interessante, e che in qualche modo poteva inserirsi nel mondo nel quale voleva davvero lavorare: leggere libri per poi recensirli. E questo era buono perché numerosi film si basavano sui libri ed in qualche modo poteva abbinarsi.
Durante il soggiorno nella città americana, aveva conosciuto Julia, collega di lavoro ma che ben presto ci era diventata amica, uscendo spesso insieme oltre che fare tante belle cose insieme.
Con lei aveva trovato subito il feeling giusto. Riuscivano a parlarsi di tutto, e Julia era sempre in grado di farle tornare il sorriso con una battuta, giusto per sdrammatizzare tutto e risollevarle il morale. Si riteneva fortunata nell'avere un'amica così.
Julia andava spesso a casa sua la sera, a volte per mangiare e altre per vedersi un film tranquillamente. Così come spesso capitava che dormivano insieme per poi condividere un taxi per andare a lavoro.
Non che non apprezzava mangiare da sola, ma in compagnia è sempre meglio.
Tuttavia, nonostante la grande amicizia, aveva sempre una certa difficoltà nel parlare di Oscar, un suo ex ragazzo. In realtà, in una serata fuori, era uscito il ragionamento ma si era limitata a dire che tra loro la scintilla era scomparsa e quindi avevano deciso di porre fine alla loro relazione.
Dietro a quella semi-verità c'era tanto altro, ma non se la sentiva di raccontare tutti i dettagli. Al contrario, Julia le aveva detto tutto (o almeno così credeva) riguardante la sua ultima relazione: ovviamente troppo giovane, si era sposata ma non c'era mai stato vero amore tra loro e quindi era subito finito il suo matrimonio con il marito che l'aveva tradita il giorno dopo le nozze.
Tutto quello scambio di informazioni, comunque, avevano permesso alle due colleghe di essere amiche.
Ora entrambe si trovavano a lavoro, e mancava poco allo scoccare delle otto di sera, e questo significava chiudere tutto ed uscire.
«Julia, giù da me ha appena aperto una nuova pizzeria. Ti va di provarla con me?»
«Certo, perché no.»
Avevano preso entrambe una pizza ai funghi e due birre per poi salire in casa. Ovviamente dalla stanza di fronte sempre il silenzio.
«Ma secondo te ci abita davvero qualcuno in questo appartamento?» chiedeva Julia ad Alyssa.
«Credo di sì. Nella sua cassetta c'è sempre posta e poi puntualmente scompare. Cioè, per scomparire vuol dire che ci deve abitare qualcuno.»
«Io direi di bussare alla porta e vedere se realmente c'è qualcuno..»
«Cosa stai dicendo, sei matta?!»
«Perché?! Metti caso sia un bel ragazzo, che problema ci sarebbe a mettersi col proprio vicino..»
«Stai scherzando, vero? Dai, entriamo prima che si freddi la pizza.»
Erano entrate in casa, accomodate sul divano, aperta la confezione della pizza e cominciato a mangiare, tuttavia Julia non demordeva sull'argomento.
«Perché non provi qualcosa di azzardato ogni tanto nella tua vita? Vivi sempre tutto programmando ogni cosa.. così facendo non succede mai niente di nuovo, di eclatante.»
«Programmo tutto perché non voglio quest'ansia. L'ignoto non mi ha mai affascinata.»
«Secondo me dovresti provarci almeno una volta. Cosa vuoi che possa succedere?»
«Perché preferisco programmare. Sapere cosa deve succedere, nel modo in cui deve succedere. Perché vado in paranoia quando non va come dovrebbe essere.»
«Tu non sei normale!»
Dopo circa un paio di settimane, nonostante sapeva bene come la pensava, Julia l'aveva braccata alla chiusura del turno.
«Devo presentarti un mio amico. È bello, ti piacerà sicuramente!»
«No, Julia.»
«Ma quale no!? È già qui sotto ed aspetta te. Divertiti, mi ringrazierai dopo.»
E così era rimasta fregata dalla sua stessa amica ed era costretta ad uscire con questo ragazzo bello.
Uscita dalla struttura, c'era un uomo bruno con i capelli lisci (sicuramente piastrati). Uomo da palestra e con la barba incolta.
«Sei Alyssa?» chiedeva l'amico di Julia, che tutto era tranne che bello.
«Sì. Tu sei l'amico di Julia?»
«Mi chiamo Fabien.»
Era salita in macchina. Si era dovuta fidare per forza, d'altronde era amico di Julia, e pensava che almeno un pò di fiducia gliela poteva dare.
Il viaggio verso l'ignoto era stato in completo silenzio e finalmente erano arrivati a destinazione. L'aveva capito perché lui aveva parcheggiato la macchina ed era sceso. E così l'aveva seguito a ruota, e capiva che avrebbero visto un film.
«Julia mi ha detto che ti piacciono i film. Non mi sembri una che guarda film d'amore, quindi ho pensato che ti potesse piacere un film di guerra.»
«Oh, va bene.»
Non stava andando per niente nel binario giusto la serata, e la sconvolgente villania di Fabien non faceva altro che far sperare ad Alyssa che l'appuntamento finisse al più presto.
A suo malincuore, l'appuntamento non finiva al cinema perché aveva prenotato un posto per due anche al ristorante.
Con questa mossa aveva riconquistato qualche punto, ma ben presto ne avrebbe persi a fiotti.
Seduti al ristorante, avevano ordinato: lui una bistecca ben cotta mentre lei un'insalata. Non aveva molta fame.
«Come stai?» le aveva chiesto lui ad un certo punto.
«Bene, perché questa domanda?!»
«Mi sei sembrata strana tutto il tempo. Io in tasca ho la pillola comunque.»
«La pillola?! Che pillola, scusa!?»
«Per le mestruazioni.»
«E che ci fai tu con le pillole per le mestruazioni?!»
«Perché può capitare di uscire con una ragazza in pieno ricambio ormonale e può anche capitare che abbiano sbalzi d'umore. E sinceramente avere una ragazza al mio fianco che prima fa la dolce e poi è in lotta contro tutto il mondo, specialmente con me, non è che mi vada molto a genio. Quindi se vuoi prenderla, non fare complimenti.»
«Io non ho le mestruazioni. E comunque tu sei proprio un pazzo.»
«Non ce l'hai?! E allora perché sei così fredda?! Cioè, o hai le mestruazioni o non so cosa.»
E lì Alyssa non ci aveva più visto.
«Forse il problema della mia freddezza sei proprio tu?! Al primo appuntamento mi porti a vedere un film di guerra?! Se mi avessi portata a vedere un film romantico, mi sarei sciolta e sperare magari che quanto visto possa capitare a me e mi pongo nei tuoi confronti in un'altra maniera. Inoltre, tra tantissimi argomenti che potevi toccare per spezzare l'imbarazzante silenzio che si era creato, tu che mi domandi?! Se ho le mestruazioni?! Non abbiamo raggiunto alcuna intimità, niente di niente e stammi bene a sentire, ho evitato di farti una scenata solo perché sei amico di Julia, ma con questa hai passato il limite!! Porca miseria, ma non ci sai proprio fare!! Io torno in taxi, riservati la pillola per un'altra ragazza.»
«Sei davvero sicura che non hai il ciclo?»
E dopo quella domanda, lei aveva preso il bicchiere d'acqua e gliel'aveva buttato addosso, per poi andarsene.
Aveva fermato un taxi, salita per farsi portare a casa di Julia. E mentre il tassametro correva, nella sua mente riecheggiava un pensiero solo.
" Julia non ha capito niente di me. "
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