12.
Alyssa poteva ordinare qualsiasi cosa ed invece aveva ordinato insalata per fargli compagnia, per così dire. Era davvero una così cara ragazza.
Di tanto in tanto la sbirciava, ammirandone la bellezza. Aveva solo un filo di mascara e il lucidalabbra ma rimaneva comunque bellissima. Era così preso da lei, sebbene dal loro primo incontro alla palestra era passata solo una settimana e mezza.
Era davvero bella ed era fortunato a trovarsi in quel pub con lei, a mangiare con lei, a vedersi con lei.
Come era arrivato il cameriere, Ethan aveva ordinato due piatti di iceberg, un tipo di insalata e poi lui ed Alyssa avevano intrapreso una piacevole conversazione in attesa dell'arrivo dei due piatti.
Ethan le aveva raccontato, dettagliatamente, la sua infanzia dai nonni. Di come questi non erano un'amabile compagnia come lo era il cavallo e tante altre cose così. Parlando era arrivato all'intenzione di iscriversi in palestra per seguire questo sogno di diventare un campione nella sua categoria.
Le aveva parlato dei suoi allenamenti per il prossimo incontro ed elencando alcuni suoi infortuni avuti durante i precedenti incontri ed allenamenti.
Alyssa dal canto suo ascoltava attentamente quello che le diceva, interrompendolo ogni tanto per porgere qualche domanda un po più dettagliata, e non poteva fare altro che accettare il fatto che la ragazza gli piaceva sempre di più, portandolo ad apprezzare la sua risata spontanea e quell'accento canadese che le usciva ogni tanto.
Con lei, però, c'era una cosa che più adorava: poter essere sé stesso nonostante le loro differenze, sotto ogni punto di vista.
«A che stai pensando?» gli aveva chiesto Alyssa, riportandolo al pranzo.
«Cosa?»
«Bé, questo me lo dovresti dire tu. Ti sei incantato.»
«Ah, no no, a niente.»
«Sicuro?»
«Sì, non ti preoccupare. Stavo solo pensando al prossimo incontro sperando che non venga trasmesso in tv.»
«Perché? Non guadagni di più se vieni trasmesso in televisione?»
«Sì, ma non voglio che mia madre mi veda.»
«Perché?»
«Perché non vuole che faccia questo sport.»
«Ma scusa, ormai non ci è abituata? O c'è dell'altro?»
«Diciamo che è preoccupata che io mi faccia qualcosa.»
«Ma ti sei fatto male già altre volte, giusto?»
«Giusto.»
«Quindi è successo qualcos'altro che ancora mi hai detto, giusto?»
«Probabile.» aveva detto Ethan ridendo.
«E per saperlo cosa dovrei fare?»
«Potresti aspettare il momento giusto.»
«Posso sempre andare alla ricerca di tua madre.»
«Potresti ma non hanno il telefono e non conosci la via.»
«Posso sempre chiederla a te.»
«E chi ti da la certezza che io te la dica?»
«Non mi vuoi far conoscere tua madre?»
«Vedremo.»
Quel silenzio dopo la sua frase Alyssa l'aveva preso come una vittoria. Un chiaro segno del fatto che Ethan ci aveva pensato.
«Una volta qui ci venivo per pensare.» aveva continuato Ethan.
«Non era il fiume che si trovava al maneggio il tuo luogo per pensare.»
«Sì, ma devi sapere che ho diversi luoghi per pensare, soprattutto a cosa devo pensare.»
«E qui a cosa pensi, allora?» aveva chiesto ridendo Alyssa.
«Al futuro in generale, comprese le relazioni sentimentali.»
«Una certa persona mi disse che non aveva avuto alcuna relazione sentimentale.»
«Appunto.» aveva sottolineato Ethan, grattandosi leggermente il capo.
«Non ne so molto, proprio come te.» aveva risposto Alyssa cercando di stare al gioco, sempre se era un gioco quello che voleva fare Ethan.
«Quindi non posso chiederti niente?» aveva risposto col sorriso Ethan.
«No. Servirebbe qualcuno con molta esperienza. Tipo qualcuno che ha avuto una relazione duratura, magari anche una donna che ha avuto un figlio e che questo figlio magari possa fare il lottatore.»
«Stai parlando di mia madre?»
«Probabile.»
«In effetti potrei chiederglielo. D'altronde che io ricordi non ha mai litigato con mio padre.»
«Ma la lite tra voi due persiste ancora.»
«Si.»
«Però mi piacerebbe conoscerla.» aveva continuato ad incalzare Alyssa.
«Come prima anche ora, arriverà il momento giusto.» aveva precisato Ethan. «Spero non ti dispiaccia, ma voglio cercare di fare prima la pace e poi te la presenterò molto volentieri.»
«Ci conto, però.» aveva detto Alyssa.
«Wow. Che bel bocconcino che abbiamo qui!» aveva detto un ragazzo sulla trentina che era passato soffermandosi a guardare Alyssa.
Un tizio muscoloso, alto e bello grosso. Ethan era muscoloso ma non di certo grande come lo era il tizio sconosciuto.
«Che ci fai con questo qui?! Un bel bocconcino come te merita di meglio.» aveva continuato lo sconosciuto, non curante della presenza di Ethan.
«Sto bene con chi sto. Grazie.» aveva risposto Alyssa non degnandolo di uno sguardo.
«Secondo me staresti bene con me.»
«Ho già detto di no, grazie.» aveva risposto bruscamente Alyssa.
«Allora perché tutto il tempo mi hai guardato?»
«Non credo proprio. Stavo decisamente meglio prima che arrivassi tu.»
«Che caratterino. Mi piaci.»
«Oh, ma tu neanche un po. Ethan, andiamo via?»
Entrambi si erano alzati dal tavolo, intenti a lasciare al più presto il pub. Ma il tizio sconosciuto l'aveva presa per il braccio, intimandole di restare.
«Non mi toccare!» gli aveva intimato con voce sprezzante lei.
«Dai, bocconcino non fare scenate.»
«È meglio se la lasci.» aveva detto Ethan.
Finalmente Ethan era entrato in azione. Alyssa aveva sentito la sua voce ferma dietro di lei e finalmente la paura stava svanendo. Ora ci avrebbe pensato Ethan a quel gradasso.
«Tu fatti gli affaracci tuoi, se non vuoi finire male.»
«Non ti sto mica dicendo di lasciarla andare. Te lo sto ordinando.»
Il tono di Ethan era decisamente ostile ma rimaneva comunque calma.
«Te lo dico per l'ultima volta, fatti gli affari tuoi bamboccio altrimenti alla tua ragazza dimostro chi è il vero maschio tra noi due.»
«È l'ultima volta che te lo dico con le buone. Poi sarò costretto a farti male. Non lo voglio ma se devo farlo, stai pur sicuro che non ti alzi più.»
Il tizio aveva finalmente lasciato andare il braccio di Alyssa e si era rivolto solamente ad Ethan. «Sei proprio sicuro di voler fare la rissa con me?»
«Bene, ora che l'hai lasciata andare, te ne puoi andare. Non peggiorare la cosa.»
Ma il tizio non lo stava più ad ascoltare. Con uno scatto fulmineo si era lanciato su Ethan, con i pugni serrati. Ma lo sconosciuto molto probabilmente non sapeva chi si trovava davanti. Ad Ethan gli era bastato muoversi di lato per schivare il pugno e con entrambe le braccia lo aveva preso da dietro e stringeva forte dietro le spalle.
«Adesso devi solo calmarti.»
Ma il tizio non voleva sentire ragioni e cercava di dimenarsi, ma man mano i suoi movimenti si facevano sempre più lenti mentre la presa di Ethan si faceva man mano più forte.
«Allora vuoi che ti spezzi le braccia? Hai deciso di andartene?»
«Me ne vado, me ne vado!» aveva detto infine il tizio, arrendendosi, ed Ethan lo aveva lasciato andare.
Ethan aveva rilassato i muscoli solo dopo aver visto che realmente il tizio non se ne era proprio andato, poi aveva rivolto le attenzioni ad Alyssa.
«Tutto bene?»
«Sì.»
Ed erano così usciti dal pub per rimettersi in macchina.
«Comunque scusa se non sono intervenuto prima, ma c'è qualche problema nel fare MMA.»
«In che senso?»
«Bé, se vieni beccato a fare una rissa fuori dal ring, vieni automaticamente squalificato.»
«Per questo non sei intervenuto subito?»
«Sì, però dopo che ho visto che non mollava, non me ne è fregato niente della squalifica. . . »
«Grazie.» aveva comunque detto Alyssa. In fin dei conti la situazione si era volta al meglio solo grazie ad Ethan.
«Comunque non hai risposto alla mia domanda.»
«Quale domanda, scusa?»
«Quella sulle relazioni.»
«Te l'ho detto. Non puoi certo chiedere a me. Ero convinta di sapere cosa fosse l'amore e pensavo di aver scoperto tutto quando stavo con Oscar. Ma non avevo fatto i conti con la cosa più importante.»
«Cioè?»
«Devi concederti il tempo giusto che ti serve per fare la scelta migliore, ovviamente per te stesso.»
«Come si fa a sapere quale sia la scelta giusta?»
«Non saprei. Penso che innanzitutto debbano esserci punti in comune, nel senso di cose come principi, sai. Cioè, tipo fedeltà, fiducia, sincerità. Queste cose qui insomma. . . »
«Il tuo ex non li aveva?»
«Io e lui la vedevamo un po diversamente la questione. Però dopo aver sofferto un po, mi sono ripresa. In effetti ero decisamente inguardabile anche quando stavo con lui.»
«Però ora sei tornata a sorridere.»
«Perché tu non sembri essere lui.»
«Chi ti dice che non siamo uguali?»
«Tu fai attività fisica e lui no. Lui beveva come un cammello e tu grazie a Dio se prendi una birra. Lui cercava sempre una rissa, tu invece le eviti. Lui non mi ha portata mai da nessuna parte mentre tu alla prima uscita mi hai fatto fare un giro a cavallo. Come vedi, sono tante le differenze.»
«E noi due abbiamo qualcosa in comune?»
Questa domanda aveva un po spiazzato Alyssa, mentre cresceva forte l'ansia in Ethan.
«Penso che noi abbiamo molto in comune, sai. Entrambi perseguiamo un sogno oltre che abbiamo scelto sogni che i nostri genitori non volevano per noi. È già un punto di inizio, no?»
«Già.»
Erano rimasti un po in silenzio, fermi proprio davanti allo stesso palazzo dove si erano scoperti vicini di piano.
«A cosa pensi?» aveva chiesto Alyssa.
«Se ti piace stare con me, veramente.»
«Certo che mi piace.» aveva risposto lei, anche se non capiva bene dove Ethan voleva andare a parare.
«È un sollievo. Sai, sono molto contento.»
«Che mi piaccia stare con te?»
«Anche.»
«E che altro?»
«Che tu quella sera sia voluta entrare nella palestra. Così ci siamo incontrati e posso dire che mi piaci, che sei interessante, che sei affascinante.»
E mentre si chinava verso di lei per baciarla, con il suo sguardo l'aveva ancora guardata per chiedere se poteva continuare. Le loro labbra si erano incontrate nuovamente, questa volta più appassionato. Poi c'era stato un altro bacio ed un altro ancora.
Dopo essersi staccato, le aveva dato un bacio sulla fronte mentre realizzava di essersi innamorato di lei.
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