Capitolo 23

Alesha scese le scale giocherellando con un filo uscente dalla maglia del suo pigiama blu con i pinguini.

Perché mai Ethan avrebbe voluto parlare con lei? 
Chissà se sapeva ciò che era successo alla festa.
Non lo vedeva da quel giorno del loro "bacio", al parco.

(E per colpa sua e la sua Shakira, anche Tiramisù aveva problemi di cuore)

Era forse quello l'argomento di cui voleva parlare il ragazzo?
Non voleva mica dirle di essersi innamorato di lei, vero?
Alesha a quel pensiero quasi mancò un gradino, rischiando un ruzzolone.

Ma a cosa stava pensando? Stava parlando di Ethan, e Ethan era... Beh, Ethan.

Quando fu al pian terreno vide il gran baccano che la madre stava mettendo su, a mo' di direttore d'orchestra, inclusa la bacchetta.

"Avete trovato questo vaso?" chiese la donna, spazientita, con le mani sui fianchi.

Robert era a quattro zampe, stava frugando in un mobiletto del salone. Tutte le ante dei mobili e dei cassetti, erano aperte. Il povero ragazzo, che non era proprio gracilino soffriva in quell'angusto spazio.

"No, mamma. Non trovo questo stupido vaso!"
Robert fece per alzarsi ma sbatté il capo contro un'anta aperta.

"Ahia!" disse, massaggiandosi.

"Stai attento, Robert. Sei troppo distratto!"

Il ragazzo si trattenne a fatica dal dare una risposta sgarbata alla madre.

"Cara, sei sicura che ci sia? Non è che..." chiese il signor White, ad un paio di centimetri dal soffitto. La signora White aveva preso una scala e aveva obbligato il marito di cercare anche in cima alla piattaia.

"Francis, te l'ho già detto. Me lo portò la mia amica Andrea dall'Italia. È bianco e con dettagli floreali. Come puoi non ricordarlo?!"

"Andrea, chi?" si intromise Robert.

"Robert, che testa che hai, figlio mio! Andrea è la mia amica che siamo andati a trovare quest'estate. A Chicago, ricordi? Ha quella bella figlia, com'è che si chiama?"

Alla signora White si corrugò la fronte per la concentrazione.

Il ragazzo emise un colpo di tosse, poi adagio rispose:
"Bianca"

"Bravo! Bianca. Come ho fatto a dimenticarlo. Ora basta però. Continuate a cercare il vaso, forza, sfaticati!"

Alesha per paura che la madre la potesse arruolare nel suo esercito, scappò su per le scale, lasciando gli uomini di casa nelle mani della signora White.

La ragazza tornò nella sua stanza e prese il cellulare, che aveva lasciato sul letto e diede un'occhiata alle ultime chiamate.

Chiamate in entrata: Ethan Garcia - 8.37 a.m.

Ethan le aveva dato appuntamento dopo un'ora, per cui sarebbe stato lì intorno alle 9.30.

Doveva sbrigarsi.

Alesha con uno sbuffo, prese dall'armadio un paio di jeans, che aveva sempre odiato e una semplice maglia rossa.

Quando infilò i pantaloni però ebbe un'inaspettata sorpresa.

Di solito il pantalone faticava a chiudersi, invece quella mattina il bottone riusciva ad andare oltre l'asola.

Alesha spalancò gli occhi color foglia.

Il pizzicotto che si diede sul braccio confermò che non era nel pieno di un bel sogno.

"Mammaaaaaaaa" urlò per la seconda volta quella mattina.

I passi veloci per le scale annunciarono l'agitazione della donna.

"Cosa è successo, Alesha?"

Possibile che quella donna pensava subito al peggio?

"Guarda" si limitò a dire la ragazza mostrando lo spazio vuoto tra la sua pancia e il tessuto.

La mamma, con i suoi modi eccessivi, urlò dalla felicità e si portò le mani al viso.

"Oh mio Dio, Alesha! Hai perso una taglia! Che notizia meravigliosa, tesoro! Sarai contentissima, vero? Certo che sarai contenta, che domande." Si avventò sulla ragazza e la stritolò con le sue braccia esili.

Alesha non ebbe la forza di dire che le mancava il respiro e stava soffocando.

"Tesoro mio, ti preparo tutto ciò che vuoi." Sciolse l'abbraccio e guardò la figlia.
"Cosa ti cucino? Ah, ho trovato! Ti preparo quello stufato di verdure che a te piace tanto."

"Veramente, mamma, a me lo stufato di verdure non pia..."

"Ci vorrà tempo! Inizio subito a cucinare!"

Alesha guardò impotente la signora White andare a rovinare il suo pranzo.

Ma non era il momento di pensare al cibo.

Si cambiò i pantaloni e ne mise un paio neri vecchi, leggermente più stretti e diede un'energica spazzolata ai capelli castani.

Si guardò allo specchio, con un piccolo sorriso che le alegiava sul viso. Finalmente il suo sogno di dimagrire si stava avverando.

Era dura, ma Ethan era ciò di cui aveva bisogno per andare avanti.

Fermezza, sicurezza e determinazione. Il connubio ideale.

E proprio come se avesse avuto il dono della telecinesi, un avvisatore acustico ruppe il silenzio del quartiere.

Alesha andò a guardare dalla finestra e vide un ragazzo, con una tuta nera, in sella a una moto rosso fuoco, fermo proprio avanti al suo giardino.

Indossava un casco integrale, che gli copriva il viso, ma il suo fisico e la fluidità dei suoi movimenti le suggerivano che si trattava di Ethan.

Alesha andò nel panico.

Come avrebbe dovuto salutarlo ora? Cosa gli avrebbe detto? Si sarebbero messi insieme? E lui voleva cinque figli e tanti cani, proprio come lei?

Questo era un dettaglio importante!

Raggiunse la madre, che era già ai fornelli, mentre i due uomini ancora si affaccendavano nel salone.

"Mamma, devo uscire un secondo. Un mio amico mi sta aspettando qui fuori"

Alesha fece attenzione a non lasciar trapelare l'insicurezza sul termine -amico-.

"Non sarà stato questo amico a mandarti quelle meravigliose rose?"

A questo punto poteva anche essere stato lui... Se no che senso aveva chiamarla subito dopo?

"Potrebbe essere..."

"Ah! Allora devo vederlo! Vengo con te!"

"Veramente, mamma, non mi sembra il caso..."

Il volto della signora White si rattristò, "Oh. Va bene"

Alesha si allontanò e subito uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

Non appena la ragazza fu fuori, la donna si diresse verso la finestra che affacciava sul giardino.

Superò il marito e il figlio nel salone e scostò la tenda per vedere meglio.

"Cara, ma che stai facendo?"

"Sh! Sto guardando l'ammiratore segreto di Alesha, sono troppo curiosa di sapere chi è"

"Anch'io voglio vederlo. Fammi posto"

Robert era incredulo, in quella casa la privacy non aveva vita. Ma anche lui era curioso di conoscere questo ragazzo, per cui si avvicinò alla finestra accanto ai genitori.

Intanto Alesha attraversò il vialetto e raggiunse il motociclista, proprio mentre lui scopriva il suo volto dal casco e ravvivava la chioma bionda.

Alesha perse un battito.
Lui si voltò e i loro sguardi si agganciarono.

"Ciao"
L'espressione di lui era dura, come in preda alla rabbia.

"Ciao"

"Come stai?"

"Abbastanza bene. Hai saputo cosa è successo ieri?"

Il ragazzo annuì. "Me l'hanno riferito"

"Perché non sei venuto alla festa?"

Ethan guardava il suo volto con estrema indifferenza.

"Non sono venuto qui per parlare di questo" rispose bruscamente.

"Sono venuto per metterti in guardia"

Alesha cadde dalle nuvole.
"Cosa?"

"Devi stare attenta alla gente che frequenti. Potrebbe non essere sincera. Matt, per esempio..."

"Matt è uno dei pochi che mi è stato affianco, nei momenti di bisogno! Ieri è venuto da me a consolarmi e stamattina mi ha anche mandato delle bellissime rose!" Urlò lei indignata, ma subito si coprì la bocca con la mano.

Non era sicura che fosse stato Matt, ma in quel momento voleva assolutamente difenderlo.

"Ti ha mandato dei fiori?!"

"Sì"

"Quindi chiunque ti regali qualcosa è degno di tua fiducia?"

Alesha non rispose a quella provocazione.

"Comunque anche Demetra mi ha messo in guardia su di te, sai?"

"Ha fatto bene"

"Ha fatto bene?!"
La voce di Alesha salì di alcune ottave.

"Tutti abbiamo dei segreti... Chi più pericolosi di altri..."

"Non capisco..."

"Lasciamo perdere. Devo dirti anche altro. Voglio una variazione del nostro patto"

Ad Alesha si gelò il sangue nelle vene.

"Dato che sono quello che sono e tu sei molto sensibile, ci ho pensato. Posso provare a... contenere le mie battutacce e a comportarmi meglio. Ma tu dovrai promettermi che farai tutto ciò che ti chiederò di fare e non mancherai a nessun appuntamento, ci siamo capiti?"

La ragazza annuì obbediente.

"Bene" disse lui mentre infilava di nuovo il casco.

"Ethan" gli bloccò la mano, prima che il volto venisse coperto del tutto.

"Vo-volevo sapere una cosa"

Lo sguardo del ragazzo si posò sulla mano di lei che stringeva la sua.

"Presto, non ho tutto il giorno"

Alesha lo doveva chiedere. Doveva farlo.

"Beh... Volevo spiegazioni per... Quel bacio..."

"Quale bacio?"
Il ragazzo era visibilmente confuso.

"Il no-nostro. Al parco..."

Il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata.

"Tu-tu credevi davvero che..."
Un'altra risata.
"Credevi davvero che volessi baciarti? Era una provocazione Alesha. Sai che non potresti mai piacermi. Io ho gusti più... ecco... snelli"

'Non piangere, Alesha, sai com'è fatto!'

"Ora vado. Ti faccio sapere io luogo e data del prossimo allenamento"

In un fluido movimento il ragazzo infilò il casco e mise in moto, sparendo velocemente dalla vista di Alesha.

La ragazza era triste, senza ragione.

Cosa si aspettava, che si dichiarasse?
Ma a lei piaceva Matt, no?

Quando Alesha rientrò in casa, ad attanderla c'erano tre paia d'occhi a fissarla.

"Non è stato lui a mandarmi le rose" disse prima di dirigersi al piano di sopra.

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