Capitolo 16
Tornata a casa dallo shopping con Demetra, Alesha decise di non rivelare nulla a Robert di ciò che aveva visto. Avrebbe aspettato con calma che fosse stato lui a dirglielo. Ma la vera domanda era: chi era quella ragazza?
Non aveva visto granché, dato che il suo viso era incollato a quello di suo fratello. Eppure le ricordava qualcuno... Ma chi?
Queste domande assillarono la ragazza per tutta la sera, fino al mattino dopo. Robert non si era presentato a cena e dopo esser tornato a casa era subito scappato in camera sua. 'Non aveva fame' era stata la sua scusante. Ma Alesha non gli aveva creduto.
Il mattino passò altrettanto velocemente. Incontrò Demetra per il corridoio, che la invitò di nuovo a pranzo al suo tavolo. Alesha rifiutò. Voleva starsene un po' per conto suo quel giorno. Demetra sembrò restarci male, ma non fece storie e rispettò la scelta dell'amica.
Era stata davvero fortunata ad incontrare una ragazza come lei, comprensiva e dolcissima. Un po' irascibile forse, ma tutti abbiamo dei difetti.
La pausa pranzo la passò da sola, a spiluccare un panino, nascosta in un'aula vuota.
La scoperta di Robert la faceva stare male. Perché mentiva e non rivelava le sue cose?
Una volta i due fratelli si confidavano qualsiasi cosa, avevano uno splendido rapporto.
Ora Alesha era triste e non sapeva che fare.
Era così assorta tra i suoi pensieri che non notò il ragazzo fuori al corridoio.
Guardava la sua amica seduta su un banco, cercando di capire cosa la affliggesse.
La osservò per un po' mentre lei dava dei piccoli morsi al panino.
Ethan dovette fare appello a tutte le sue forze per non andare a consolarla.
Non era più quel tipo di ragazzo.
Ricordandosi di esser diventato uno stronzo, decise di fare dietrofront e lasciare ancora più sola Alesha, di quanto lo fosse prima.
Non poteva permettersi di tornare il ragazzo dolce che era stato e soprattutto per una ragazza. No. Assolutamente no.
Peccato che Alesha non fosse come le ragazze incontrate da Ethan, in precedenza. Ma lui questo non poteva saperlo. Non ancora.
Alesha decise di tornare a casa con la scusa di non sentirsi bene.
Arrivata, si accorse di essersi dimenticata le chiavi di casa. Frugò nella pianta di fianco all'ingresso, alla ricerca della chiave di riserva.
Mentre apriva la serratura pregò mentalmente che non ci fosse Robert in casa.
Preghiere vane.
"Hey sorellina!"
Robert fece capolino dal salone.
Alesha iniziò a imprecare.
"Hey" biascicò lei in risposta.
"Come mai sei tornata prima?"
'Ti dà fastidio?' pensò lei. Ma non volle iniziare una discussione, non era da lei.
Non si era mai arrabbiata tanto in vita sua.
"Non mi sentivo bene, ma ora sto meglio. Porto Tiramisù a fare un giro"
Annunciò.
Per fortuna era una bella giornata piena di sole.
Sorpassò il fratello alla ricerca del cagnolino.
"Tiramiiiisù!" Lo chiamò.
"Non può sentirti. È in giardino" disse lui alle sue spalle.
Alesha fece un respiro profondo e si voltò.
"Ale, va tutto bene?"
Robert era davvero preoccupato.
Lei sfoggiò un sorriso più falso di una moneta da un dollaro.
"Certo"
"Ci vediamo più tardi" aggiunse, guardando il pavimento e dirigendosi verso il giardino.
La ragazza sbatteva così tanto i piedi a terra da lasciare delle impronte nel terreno.
Ma chi credeva di incantare con la sua falsa premura?
Erano finiti i tempi in cui lei si lasciava incantare e prendere in giro.
Trovò Tiramisù che si grattava la schiena, sul terreno, con espressione felice. Stava rovinando tutti i fiori.
"Tiramisù! Povere primule! Vieni, andiamo a farci una passeggiata" disse la ragazza mentre agganciava il guinzaglio al collare.
Il Beagle fu felice di andare a spasso con la sua padroncina.
Uscirono dal loro quartiere. Non fecero il solito giro di dieci minuti.
Alesha voleva stare più tempo possibile lontano da quello che fino al giorno prima era stato suo fratello.
Andarono al parco e la ragazza si divertì molto a giocare con Tiramisù.
Gli lanciava i rametti e lui li andava a raccogliere per riportarglieli e ricominciare daccapo. Era così buffo quando correva.
Finalmente Alesha aveva la mente sgombra dal pensiero di suo fratello.
Poi la sua attenzione fu catturata da un ragazzo biondo, in lontananza, che giocava con il suo cane. Era un cucciolo di pastore tedesco.
Era iperattivo come il suo Tiramisù, scorrazzava a destra e a sinistra.
Si divertiva a guardarlo. Poi il suo occhio cadde sulla panchina alla sua sinistra. Era la stessa panchina dove aveva visto Robert baciarsi con quella ragazza.
Le balenò in mente la scena, come se avesse riavviato una videocassetta.
Alesha si infuriò all'istante. Era sul punto di far uscire il fumo dalle narici.
Raccolse da terra il rametto che le aveva portato Tiramisù, che la guardava, scodinzolando, in attesa.
La ragazza lo considerò un buon pretesto per sfogarsi. Lanciò per l'ennesima volta il rametto. Stavolta con così tanta forza e violenza, da poter essere inserita nelle gare del lancio del giavellotto.
Per sbaglio colpì in testa proprio il ragazzo che stava fissando prima.
La bruna si coprì la bocca per l'imbarazzo.
Tiramisù corse immediatamente a prendere il suo giochino.
Alesha lo seguì, in preda al panico.
Si avvicinò al ragazzo di spalle, che si stava massaggiando un punto della testa.
"Mio Dio! Scusami, scusami... non volevo... Ero arrabbiata e..."
Il ragazzo si voltò e Alesha si zittì.
Ethan.
E cosa ancora più strana... Stava ridendo.
"Sembra che tu mi stia seguendo" dichiarò divertito.
Alesha non fiatò. Non sapeva come comportarsi con lui, dal loro ultimo incontro.
"Bel lancio comunque. Non sapevo che avessi tanta forza. Ti avverto: per lasciarmi un bernoccolo però dovrai usare qualcosa di più pesante"
"Non volevo colpirti. È stato un incidente"
Stavolta lo guardò dritto negli occhi di smeraldo.
La rabbia non le era passata.
Ethan si avvicinò a lei. I loro visi erano vicinissimi. Così vicini che Alesha vide una piccola cicatrice sotto il sopracciglio destro. La ragazza non riusciva a muoversi, era ipnotizzata da quegli occhi profondi. Il suo battito accelerò e sperò vivamente che Ethan non se ne accorgesse.
"Questa l'ho già sentita" mormorò.
Alesha fu inebriata dal suo profumo, misto di dopobarba e menta.
Poi quando sembrava che stesse per fare un passo in avanti, Ethan ne fece uno indietro.
Rise dell'espressione stupita della ragazza.
Non era la giornata giusta per provocare Alesha.
"Sei uno stronzo, Ethan" sibilò lei.
"Ehi allora sai fare qualcosa che non sia scoppiare a piangere! Ti avevo sottovalutato"
Gli occhi di Alesha si ridussero a due fessure. "Me ne vado"
"No, aspetta!" Le ordinò. "Domani mattina ci vediamo per gli allenamenti"
La ragazza scoppiò in una risata amara. "Mi stai prendendo in giro, vero?"
Ma lui non rispose a quella domanda.
"E perché dovrei farlo?" chiese invece, con un ghigno di pura arroganza.
"Perché ti diverti"
"Sì, in effetti è divertente" affermò con un sorriso. "Allora ci vediamo domani."
"No."
Il sorriso si spense. "Come no?"
"Non voglio più essere presa in giro da te"
Si voltò per andarsene. Ma lui fu più veloce e le si parò davanti.
"Non funziona così. Abbiamo fatto un patto. Tu hai bisogno di me"
I suoi occhi erano disperati.
"No, non ho bisogno di te" dichiarò Alesha, determinata.
I ruoli si erano invertiti. Demetra sarebbe stata fiera di lei. Si stava facendo valere come mai prima di allora.
Ethan sembrava sul punto di perdere i sensi. Era pallido e sudava freddo. Guardava Alesha come se ormai rappresentasse per lui qualcosa di essenziale, senza la quale poter vivere.
"Sei tu ad aver bisogno di me"
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