Capitolo 8 🌿

_Dov'è finita la timidezza?_

«Park con Lee» il professore d’arte stava smistando i ragazzi per il progetto che aveva assegnato. Dovevano consegnarlo entro la prossima settimana.

Felix però si alzò imbronciato «Professore io vorrei stare con Seo.» indicò con una piccola mano il ragazzo infondo all’aula, sempre vestito di pelle.

«A lei sta bene Park?»

I capelli lunghi e biondi del ragazzo in piedi svolazzarono quando si abbassò verso Jimin «Scusami Jiminie… vorrei approfittarne» lo guardò con occhi tristi.

Jimin sorrise accondiscendente. Gli aveva già parlato della sua cotta galattica nei confronti dell’altro, quindi fu ben felice di accontentarlo «A me va bene stare con qualcun altro.» parlò accarezzando velocemente il braccio del più alto.

«Può fare coppia con Lee…» il professore guardò il registro, non sentendo risposta alzò il volto «Taemin?» chiese. Ma del ragazzo non c’era traccia.

Esasperato si batté una mano sul volto prima di illuminarsi nel vedere il ragazzo infondo all’aula, nascondersi lentamente dietro i compagni «Jeon! Lei è in coppia con Seo Changbin. Dovrebbe essere lei a passare con Park.»

Jeongguk tornò dritto, guardando il suo compagno di banco che lo spronava con lo sguardo. Evidentemente anche lui voleva stare con Felix.

«Va bene professor. Juang» cedette.

«Perfetto, le coppie sono sistemate. Ricordate di creare il vostro progetto entro la prossima lezione. Avete una settimana di tempo. Seo e Lee, dato che siete così uniti, rimarrete voi oggi a pulire» si alzò gli occhiali dalla montatura squadrata e uscì dall’aula quando la campanella suonò.

Tutti quel giorno sembravano pigri nei movimenti e Jimin si limitò ad aspettare vederli uscire per la maggior parte prima di alzarsi. Infilò nella tracolla il materiale, e si avvicinò al banco di Jeongguk.

Il ragazzo stava ancora chiudendo il suo astuccio quando sentì quella presenza davanti a lui. Alzò lo sguardo.

«Buongiorno.» lo salutò con voce calma Jimin, aiutandolo senza chiedere a chiudere la borsa nera.

Jeongguk scosse come d’abitudine la testa e si alzò facendo strusciare la sedia sul pavimento «Buongiorno Hyung» ricambiò, abbassandosi per allacciarsi la scarpa.

«Hai abbastanza fame?» Jimin poggiò le mani sul banco, sporgendosi per guardare dall’alto quella zazzera di capelli scuri.

«Anche troppa» borbottò quello alzandosi velocemente, senza essersi accorto che il più grande fosse esattamente su di lui.

Jimin riuscì a spostarsi all’ultimo per evitare che la nuca e il mento sbattessero ma nel movimento sfiorò irrimediabilmente qualcosa di soffice. Le loro labbra erano entrate in contatto per un millesimo di secondo.

Vide il pomo d’Adamo d Jeongguk fare su e giù. Aveva gli occhi spalancati e le mani a stringere forte la bretella della tracolla.

Quel millesimo di secondo era bastato per far scurire irrimediabilmente le guance del maggiore che indietreggiò un po’ «Mi dispiace Gguk, non volevo.» farfugliò leccandosi le labbra.

Jeongguk guardò quel movimento e strinse le sue guardando fuori dalla finestra «Non importa Jimin. È stato un incidente.» sorrise leggermente, tornando a guardarlo con le labbra che bruciavano. Aveva percepito il tocco, ed era davvero soffice. Si chiese come fosse appoggiare definitivamente le sue labbra sulle altre.

Jimin sembrò calmarsi un po’ «Si ehm...» deglutì dandogli le spalle «Andiamo a mangiare» e uscì dalla classe, poggiandosi al muro mentre aspettava che lo raggiungesse. Di nascosto si toccò il punto colpevole, abbassando subito la mano quando il minore uscì dalla porta.

«Allora? Hai qualche idea per il progetto?» Jimin addentò un pezzo di pollo fritto, guardando di sfuggita l'altro. L’imbarazzo era fortunatamente scomparso appena il cibo era comparso davanti a loro.

Jeongguk deglutì un pezzo di carne squisita, prima di masticarne dell’altra «Non saprei. Però  credo che dovremmo uscire dall’Accademia» parlò con la bocca piena, fregandosene se si vedeva bellamente ciò che stava masticando.

A Jimin stranamente non fece schifo, si limitò a guardarlo con dolcezza prima di annuire in accordo «Non ha specificato quale tipo di natura vuole che disegniamo. Quindi credo dovremmo adattarci. Vuoi fare un paesaggio?» chiese ancora, intingendo la crosta croccante nella salsa.

«Era quella l’idea…» Jeongguk sorseggiò la coca cola, pulendosi la bocca unta con un fazzoletto «A meno che tu non voglia fare altro.» si bloccò, guardandolo alzare le spalle noncurante.

«So disegnare i fiori» e Jeongguk si morse le labbra trovandolo troppo tenero…. Quando non sfoggiava il suo charm, ovviamente, allora poteva uccidere anche solo grazie agli occhi. Rabbrividì impercettibilmente.

«Non ho mai disegnato sulla stessa tela con qualcun altro.» disse, ricordandosi tutte le volte in cui aveva passato il suo tempo disegnando nella sua stanza.

Jimin sembrò essere d’accordo «Neanch’io. Sarà la prima volta con te.»

Dopo quella frase si guardarono, bloccandosi quando salì della tensione.

Jeongguk fece finta di niente «Si, anche per me» sussurrò, prima di guardare un punto sulla guancia di Jimin.

Prese un fazzoletto ripiegandolo sulla punta del dito e senza dire nulla, si allungò per cancellare via quelle briciole. La pelle risultava morbida persino attraverso il tessuto.

Si scostò riprendendo a mangiare, senza guardare le labbra carine di Jimin aperte in una o perfetta «Eri sporco.» disse semplicemente.

[..]

Avevano finito di cenare rimanendo su discorsi leggeri. Non si era più presentato l’imbarazzo e questo gli aveva dato modo di camminare fianco a fianco, riuscendo a parlarsi ulteriormente sulla via dell'accademia.

«Arrivo subito.» Jimin lo lasciò sul marciapiede per entrare nello shop che aveva avvistato. Era uno di quelli aperti ventiquattro ore su ventiquattro. Camminò tra gli scaffali, finché non prese in mano una boccetta di latte alla banana e quando si avvicinò alla cassa, riconobbe davanti a lui il ragazzo dai capelli neri.

«Ei Taemin!» il ragazzo dal volto tondo e grazioso si voltò, sorridendo ampiamente alla vista dell’amico con cui spesso studiava in biblioteca.

«Jimin! Come stai?» chiese dopo averlo abbracciato velocemente, passando al commesso il suo snack.

Jimin prese dalla tasca del giaccone il portafoglio, appoggiando sul rullo il latte «Bene Bene. Come mai oggi non sei venuto a scuola?» chiese curioso, sapendo che il ragazzo vivesse fuori dal campus.

«Ho avuto una visita per gli occhi.» alzò questi ultimi al cielo, evidentemente scocciato «Non sapevo ti piacesse il latte alla banana.» lo attese mentre pagava anche il suo acquisto.

Jimin scosse la testa prendendo il resto «Non è per me, io preferisco i sapori meno dolci. Sono uscito a mangiare con un amico, ora è fuori ad aspettarmi» fece cenno verso la porta mentre si avviavano fianco a fianco verso l’uscita, dove oramai il cielo stava scurando, rinfrescando l’aria.

Jimin guardò la schiena di Jeongguk una volta usciti «Tieni Ggukie» richiamò la sua attenzione, avvicinandosi per porgergli il latte.

Jeongguk guardò giù e sorrise riconoscente «Non avresti dovuto Hyung!» disse per poi afferrarlo, sorridendo per la dolcezza di quel gesto.

«Non preoccuparti è un piacere, dovresti saperlo oramai.» gli accarezzò un braccio, esattamente mentre l’altro ragazzo -che Jeongguk neanche aveva visto uscire- si avvicinava a loro.

«Jeon Jeongguk! Sei tu l’amico che è uscito a mangiare con Jiminah?» Taemin strofinò la testa arancione del suo amico «Sei sempre così premuroso tu» lo complimentò.

Jimin non si accorse dell’espressione corrucciata di Jeongguk che, involontariamente premette la lingua nell’interno guancia. Semplicemente lasciò che Taemin lo affiancasse «Non esagerare Hyung» alzò gli occhi al cielo, infilandosi le mani in tasca.

«Buongiorno Taemin Hyung.» borbottò Jeongguk ricordandosi solo dopo di dover ricambiare il saluto. Aveva una strana sensazione alla gola che gli diceva che avrebbe preferito non incontrarlo. Insomma, non c’era neanche a scuola, perché presentarsi dal nulla proprio quando Jimin era con lui?

Bloccò subito quei pensieri forzando un sorriso. Frastornato per quella sensazione nuova.

«Tornate in accademia?» chiese il più grande di tutti che, dopo aver visto Jimin annuire, gli circondò le spalle con un braccio tirandoselo contro per iniziare a camminare «Vengo con voi dato che devo passare di là.»

Jeongguk rimase dietro, con la boccetta in mano e nessuna voglia di bere il suo fantastico latte alla banana.

Si sentì anche cattivo quando sperò che gli venisse un crampo al braccio e quasi si picchiò da solo.

Che problemi aveva? Quella era la sua prima uscita con Jimin, da soli si intendeva e tra l’altro solo ora stavano legando.

Lasciò che gli occhi viaggiassero oltre, cercando di non ascoltare i loro discorsi.

Quando finalmente Taemin li salutò alla cancellata della scuola, Jimin si girò verso Jeongguk con un sorriso sulle labbra.

Esso scomparse quando vide i suoi occhi scuri e l’espressione imbronciata «Tutto okay Kook?» chiese avvicinandosi appena, notando che non avesse neanche aperto il latte. Non c'era più traccia del ragazzo gioioso e rilassato di prima.

Jeongguk fece spallucce, non riuscendo neanche ad apprezzare il nuovo soprannome «Tutto bene Jimin. Grazie per il pranzo, ora devo andare.» e lo lasciò piantato là, dirigendosi chissà dove.

Jimin aveva le sopracciglia alzate quando una mano afferrò il suo braccio «Vieni Jimin, devo farti ascoltare una cosa e devi darmi un parere» Yoongi parlò con la sua voce profonda. Trascinandolo verso i dormitori con lui.

Aveva assistito silenziosamente alla scena e aveva alzato gli occhi al cielo alla stupidità dei due «Sei uscito con Jeongguk? Era ora, quando siete nel gruppo la vostra tensione è percepibile a tutti» borbottò punzecchiandolo.

Jimin lo spinse leggermente «Smettila Hyung. Ci stiamo provando» ribatté con gli occhi stretti.

Yoongi sbuffò quando oramai erano già giunti in stanza, decidendo di fare cadere l’argomento.

Con fretta aprì la porta, afferrò la chitarra e si sedette sulla scrivania.

Jimin, non era confuso per l’eccitazione che gli leggeva negli occhi. Succedeva spesso che Yoongi, dopo notti passate a comporre, cercasse un suo parere o semplicemente, qualcuno a cui fare ascoltare la sua nuova creazione.

Si limitò a sedersi sul davanzale, ascoltando le prime note strimpellate dalle dita affusolate del suo compagno di stanza.

Chiuse gli occhi quando Yoongi iniziò a cantare, scaldando la stanza con la sua voce che quella volta non stava rappando. E a discapito di tutto, aveva una voce da brividi che, unita alla sapienza nel suonare lo strumento, diede vita ad una canzone delicata.

A Jimin comparve il volto di Jeongguk imbronciato, giusto sulle ultime note, esso si perse oltre il cielo scuro fuori dalla finestra.

«È molto meglio a pianoforte, posso assicurart-» Yoongi poggiò insicuro la chitarra a terra, incrociando le braccia.

«Accidenti Hyung! Cosa vai blaterando? È davvero bellissima» si complimentò Jimin, bloccandolo. E nonostante la lontananza poté vedere chiaramente una sfumatura di rosa accesso macchiarlo sulle guance, grazie alla pelle candida.

Saltò giù dal davanzale «Non ci credo. Sei arrossito» borbottò avvicinandosi e peggiorando la situazione « Oh! Sei così carino Yoongi Hyung» piagnucolò, non resistendo più dall’abbracciarlo.

«Ei! Ei! Staccati!» Yoongi non suonò troppo convinto ma Jimin lo lasciò andare comunque, ridendo ad alta voce quando vide anche il suo collo divenire rosso dopo essere sgusciato via dalla presa.

«Come si chiama?» si riferì alla canzone, mentre si sedeva sul letto guardandosi intorno.

«First love» Yoongi superò egregiamente l’imbarazzo, stendendosi sul letto per osservare il soffitto.

C’era una traccia di malinconia nella sua voce e Jimin poté intuire, anche grazie al testo, che non dovevano essere ricordi troppo felici.

Ma decise di lasciarlo stare, esattamente come il maggiore aveva fatto con lui poco prima.

Semplicemente imitò la sua posizione chiudendo gli occhi. Si sarebbe cambiato più tardi. Ora aveva solo voglia di rilassarsi.

Mamma mia Jaemin è troppo carino per il mio povero cuore-

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