Capitolo 3 🍊

_L'alcool mi confonde alla grande_

Per l’occasione Jimin aveva tirato fuori un outfit completamente nero.

Tirò la cintura per farla passare in un ulteriore passante e si pettinò i capelli con le mani.

«Potete venire con me e Hoseok» Yoongi si spruzzò del profumo, mentre il minore si infilava la giacca di pelle, lo guardò attraverso lo specchio. Era davvero bello quella sera. Spiccava sempre per la sua bellezza, ma vestito in quel modo era molto più appariscente, i capelli arancioni non avevano bisogno di ulteriori pieghe per donargli un’aria affascinante.

Jimin alzò la testa per sorridere mentre apriva il cassetto del comodino e si infilava un paio di anelli. Quel giorno non avevano passato molto tempo insieme, anzi si erano visti solo la notte precedente per dormire e poi Yoongi era scomparso fino a quella sera, in cui era tornato per farsi una doccia e cambiarsi per la festa. Gli aveva raccontato a Jimin che quel pomeriggio aveva avuto gli allenamenti di basket.

«Sei molto gentile Hyung. Allora verremo con voi.» qualcuno bussò alla porta. Dietro di essa c’era un leggero mormorio e Jimin salutò Hoseok e Taehyung che parlottavano tra di loro di qualche futura lezione.

Anche Hoseok era molto bello con il suo stravagante stile che gli cadeva a pennello. Le braccia erano decorate da innumerevoli bracciali che tintinnarono quando abbracciò il suo ragazzo, così come le dita che spiccavano per gli anelli. Yoongi non ci mise troppo ad apprezzare la sua immagine.

Jimin incastrò l’anello delle chiavi della stanza ad uno dei passanti dei jeans, assicurandosi così che non si perdesse durante la festa e chiuse la porta seguendo con Taehyung i maggiori.

A metà corridoio si voltò un attimo «Il tuo compagno di stanza non viene con noi?» chiese di quel ragazzo ancora sconosciuto.

Taehyung, chiuso nei suoi pantaloni di tela, scosse la testa «No, ha detto che preferiva riposarsi essendo arrivato molto dopo di noi»

Jimin annuì prima di fare spallucce. Davanti a loro, gli Hyung’s erano incollati con un braccio sulle spalle e uno sulla schiena. Si chiese come fosse vivere una relazione stabile. Come fosse litigare per fare pace. Amarsi ed essere scemi insieme.

Il ragazzo durante la sua vita aveva già avuto tre relazioni, di cui due con delle ragazze dolcissime. Non era mai stato nulla di serio, tant’è che le aveva stroncate sempre nell’arco di un mese o due. Nulla di troppo stravagante, semplicemente si accorgeva che non era vero amore ciò che li legava o almeno, non da parte sua e poi, a dirla franca, preferiva l'altra sponda.

Anzi, l’ultima relazione l’aveva stroncata l’altro dopo aver tirato fuori la scusa che fosse ingrassato troppo. Jimin, un tempo liceale, ne era rimasto davvero ferito e aveva fatto di tutto per far scomparire le sue guance tonde.

Esse erano davvero insistenti ma, ora non erano accentuate come un tempo e a Jimin andava bene così. Comunque non era mai stato grasso per via della sua costante voglia di ballare. Anzi, era delineato anche da più muscoli era stata solo una questione mentale.

Era Taehyung dei due, che se n’era sempre fregato dell’aspetto fisico e Jimin lo aveva sempre ammirato per ciò. Comunque il suo amico non doveva sforzarsi per apparire bello, semplicemente perché Taehyung era stupendo da mozzare il fiato anche solo respirando. Con i suoi capelli folti, il naso importante e il volto scolpito. Era bellissimo anche senza gli addominali, ed era in grado di affascinare chiunque con i suoi occhi scuri e la pelle bronzea. Probabilmente la fattoria in cui era cresciuto, possedeva fragole di eterna bellezza.

Jimin ridacchiò per quel pensiero idiota, prima di prendere una delle grandi mani del ragazzo.

La sera era fresca e fu felice di essersi messo la giacca. Erano arrivati al casale, un posto che manteneva la struttura dell’università che ora pullulava di studenti che girovagavano dentro e fuori. Sul prato riposava già qualche bicchiere d’alcolico.

Notò Hoseok alzare la mano per richiamare qualcuno e si chinò subito per salutare quando comparvero Namjoon e Seokjin dietro un gruppo di persone.

Taehyung si sistemò un attimo le maniche della maglia. Lasciò che i capelli ricadessero sul volto in maniera misteriosa e si leccò le labbra scure, rendendole lucide.

Jimin lo aveva già detto che Taehyung era di una bellezza in grado di uccidere?

Ecco, e in questo momento la stava mettendo in mostra solamente per il ragazzo più grande del gruppo, Seokjin che, con le labbra carnose, la camicia leggera a scoprire il petto e gli occhi di un taglio spettacolare, sembrava appena uscito dall’Olimpo.

Namjoon dal canto suo, aveva un abbigliamento più sobrio e quando sorrise a Jimin, il minore gli rispose sincero.

«Allora, come è andata questa giornata?» chiese Namjoon affiancandosi a quest’ultimo, mentre seguivano il resto del gruppo diretto nella struttura. La musica riempì dolorosamente le orecchie e le luci ad intermittenza gli fecero subito sentire in un’altra dimensione.

«È stata una giornata impegnativa.» urlò Jimin per superare il fracasso «Con Taehyung siamo andati a controllare i vari club, le classi e il programma delle lezioni.»

Namjoon notò che Hoseok e Yoongi si era buttati nella mischia di persone che ballavano, mentre Taehyung e Seokjin stringevano conoscenza seduti, forse troppo vicini, su uno dei divani liberi.
Quindi prese posto al bancone degli alcolici, facendo cenno a Jimin di sedersi accanto a lui.

Lo guardò un momento, trovandolo estremamente bello e tenero, nello stesso momento. Namjoon aveva un debole per le cose tenere quindi sapeva che, non ci avrebbe messo troppo ad affezionarsi a quel ragazzino basso, dalle guance da pizzicare e le mani incredibilmente piccole.

Strinse le labbra tra di loro, arricciando il naso quando le vide stringere il bicchierino di vodka. L’anello tintinnò.

«Accidenti! Persino un bancone e un barman.» Jimin sorseggiò l’alcolico, abituato al sapore forte. Gli piaceva bere, non era un ubriacone ma amava il caldo che riscaldava la gola, la testa leggera e i pensieri confusi.

«Sisi, gli piace trattarsi bene.» rise Namjoon, mettendo in mostra le bellissime fossette. «È una fortuna che il consiglio non gli abbia tolto questa gioia.»

«A quale club vi volete iscrivere?» chiese Namjoon, prendendo delle noccioline dal piatto degli stuzzichini, ficcandosele in bocca.

«Taehyung a quello di fotografia e io a quello di arte.»  Jimin amava disegnare, non tanto quanti ballare, ma lo rilassava ed era anche piuttosto bravo, specialmente con la scrittura e i fiori.

«Il tuo amico sarà contento di sapere che è nel club con Jin Hyung.» ghignò il maggiore, guardando oltre le sue spalle i due

«È così evidente?» chiese Jimin seguendo la traiettoria. I due parlavano fitti fitti senza staccarsi gli occhi di dosso. Taehyung sembrava pendere dalle sue labbra.

«È evidente.» dissero all’unisono prima di scoppiare a ridere guardandosi.

Jimin lasciò la festa accompagnato da Namjoon. Avevano parlato per tanto tempo, discutendo sulle loro passioni, sui loro interessi e su aneddoti divertenti del liceo.

Namjoon aveva anche confessato di non saper dosare la sua forza e di rompere tutto ciò che di fragile gli capitava tra le mani e Jimin gli aveva detto che lui fosse una persona troppo schietta, seppur risultando duro e che cadesse spesso dalle sedie. Senza un vero motivo.

Erano state ore davvero piacevoli, nonostante il mal di testa dell’alcool e della musica.

Jimin fu il primo a voler lasciare la festa e Namjoon insistette per accompagnarlo, almeno fino al dormitorio dato che lo vedeva traballare brillo. Comunque doveva svegliarsi presto per passare in biblioteca, nonostante fosse domenica.

«Buonanotte Namjoon Hyung» biascicò Jimin, ancora ridendo.

«Buonanotte Jimin, è stato un piacere conoscerti meglio. Stai attento mentre sali» gli scompigliò i capelli.

Si separarono sulle scale dato che il maggiore aveva la stanza al pianterreno e Jimin appese una mano alla ringhiera salendole lentamente.

Il corridoio del piano superiore era buio e si ritrovò a strusciare i piedi sulla moquette, mentre raggiungeva la sua porta di cui ricordava il numero a mala pena.

Sbadigliando inciampò su una piega e si scontrò contro un altro corpo che neanche aveva visto.

«Ah, scusa.» si scollò lentamente dopo aver sentito l’odore d’ammorbidente (nulla di particolare ma strano da trovare nei ragazzi), continuando a scusarsi, con la voglia di buttarsi sul suo letto senza essere picchiato per la sua sbadataggine.

«Non preoccuparti. Ti sei fatto male?»

Per via della poca lucidità, non riconobbe la voce timida e gentile che aveva sentito anche nell’atrio e scosse la testa negativamente.
«Nono e Tu?» prima di ricordarsi che fosse troppo buio.

«No.» il ragazzo sconosciuto divenne davvero silenzioso e Jimin si sentì a disagio quando rimasero uno davanti all'altro e in silenzio per un po’.
Non accorgendosi che le piccole luci sopra ogni porta, erano abbastanza da schiarire la sua figura scomposta.

«Allora…» si schiarì la gola «Io vado.» allungò una mano toccandogli il braccio, per superarlo senza ucciderlo ancora.

«Uhm… quella è la mia stanza.» lo sconosciuto doveva essersi girato per seguire il percorso di Jimin che si bloccò davanti alla sua camera.

Si avvicinò di poco mordendosi il labbro inferiore, trovando divertente quella scena. Aveva paura di farlo sentire deriso, quindi si trattenne.

«Ah si?» fece quella voce acuta ma roca per l'alcool. Il volto che non poteva vedere bene si girò a destra e a sinistra, probabilmente alla ricerca della sua camera. Rimanendo comunque davanti al legno nero.

«In quale numero stai?» lo sconosciuto si torturò le mani a disagio, volendo comunque aiutare il ragazzo in difficoltà.

«B25… Riesci a vederla?» chiese con i capelli arancioni spettinati, quasi dimenticandosi che anche dietro di lui ci fossero le stanze.

«È esattamente dietro di te.» esclamò infatti, indicando quel punto e Jimin fece dietrofront andando finalmente nella direzione giusta.

Sicuramente avrebbe provato il giorno dopo l'imbarazzo che non stava provando ora.

«Merda, ho perso le chiavi.» sbottò, battendo le mani sui jeans e sulla giacca di pelle, non sentendo altro se non il telefono e il portafoglio «Non ci credo, dovrò dormire qua come un cane. Sicuramente Yoongi Hyung è da qualche parte a divertirsi con Hoseok-» toccò per terra con un piede, cercando di capirne il livello di scomodità.

Lo sconosciuto intanto, passò gli occhi su tutta la sua figura, prima di illuminarsi quando qualcosa luccicò «Credo siano attaccate ai passanti del tuo pantalone.»

E Jimin fece un verso di apprezzamento, amando quel ragazzo che manco aveva visto. Si alzò in punta di piedi senza neanche sganciare la chiave dal Jeans e dopo un paio di tentativi riuscì ad aprire la porta.

«’Notte» borbottò chiudendola dietro di lui per buttarsi sul letto.

Il ragazzo arricciò le labbra per la maleducazione «Buonanotte.» disse all’aria, non dandogli colpa per via dell'alcool.

Non so voi ma io amo la MiniMoni, aiut.
Brotp ragazzo, Brotp (':

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