Capitolo 13 🍊
_L'hai chiamata erezione mattutina... Ma era ancora notte_
Stavano camminando per le strade picco affollate, diretti al bar poco distante dall'Accademia.
Jimin stava cercando con tutto se stesso di non paragonare tutto ciò ad un appuntamento e Jeongguk cercava con tutto se stesso di non andare nel panico.
«Allora... tutto bene?» chiese il primo, guardando davanti a se
«Si si, se solo non facesse così freddo» si imbronciò Jeongguk. Jimin a quella affermazione si voltò, trovandolo a strofinarsi le mani tra di loro. Sembrava aver freddo, nonostante la giacca fosse piuttosto pesante.
«Sei una persona freddolosa?»
Jeongguk alzò le spalle e arrossì quando Jimin gli prese una delle mani e la mise nella grande tasca del cappotto.
Era un po' scomodo camminare così per via della differenza d'altezza... ma non ebbe la forza di spostarsi, specialmente perché il maggiore intrecciò le loro dita.
«Va meglio?» si incuriosì quest'ultimo, senza guardarlo davvero.
Jeongguk annuì, era solo una mano ad essere al caldo, ma quel contatto lo stava facendo ribollire dentro, facendogli dimenticare del freddo.
Gli alberi avevano già perso le loro foglie e loro camminavano su quel tappeto morbido, che scricchiolava al loro passaggio
Alcuni bambini correvano nel parco vicino, lasciando che le sciarpe svolazzassero e le madri parlavano tra di loro, osservandoli da lontano.
Strinse un po' di più la piccola mano e si girò a guardare il profilo del maggiore. I capelli arancioni, un po' sbiaditi, ricadevano ordinati sulla fronte. La punta del naso era arrossata. Era davvero bello con le labbra carnose, screpolate per il freddo, tanto che attirava diversi sguardi. Sia da parte delle donne che da parte degli uomini. Fece finta di nulla mentre si avvicinava un po'di più, facendo toccare le loro spalle.
«Senti... che ne dici se la cioccolata la ordiniamo e la beviamo in camera?» propose Jimin, rompendo il silenzio quando attraverso la vetrina, notò tanta gente seduta ai tavoli.
«Camera mia o camera tua?» chiese Jeongguk, quando erano oramai in corridoio. Stava reggendo la cioccolata di entrambi in un sacchetto.
«Camera tua» rispose Jimin, quando oramai Jeongguk stava già aprendo la porta. Fu il primo ad entrare, si tolse le scarpe, invitando l'altro a fare lo stesso.
Poggiò il sacchetto sulla scrivania e si tolse il giubbotto buttandolo sul letto. Subito il calore della stanza avvolse entrambi e anche Jimin si tolse il suo cappotto, reggendolo con l'avambraccio.
Jeongguk si girò a guardarlo e sorrise. Sembrava leggermente a disagio. Era raro per lui vederlo così. Si avvicinò per prendere il cappotto e lo appoggiò allo schienale della sedia.
Poi si mise le mani sui fianchi, osservandolo attentamente.
Jimin sentì le guance scaldarsi leggermente e iniziò a giocare con le dita fredde delle mani «Che c'è?» chiese in soggezione, sotto lo sguardo dagli occhi grandi. Non sapeva perché, ma sentiva come se qualcosa lo spingesse ad avvicinarsi. Rimase fermo al suo posto, avendo paura di fare qualcosa di inaspettato.
«Vuoi qualcosa di più comodo? Posso prestarti qualcosa di...mio?» Jeongguk si avvicinò all'armadio per aprirlo, nonostante la proposta lo mettesse in imbarazzo. Non aveva mai prestato i suoi vestiti a nessuno.
Jimin si morse il labbro, guardandosi. il maglione. Lo stava già facendo sudare e il jeans era stretto, sicuramente non voleva passarci tre ore, o almeno durante tutta la durata del film, sdraiato sul letto «Si, se non ti dispiace» decise infine. Comunque non gli piaceva rilassarsi con i vestiti sporchi.
Jeongguk gli passò un pantalone della tuta e una semplice maglia a mezze maniche «Tieni» bofonchiò mentre glieli passava «Sono i più stretti che ho» ghignò ironicamente.
Jimin fece una smorfia e prendendo gli indumenti, camminò fino al bagno chiudendosi dentro.
Anche Jeongguk si cambiò velocemente, si sistemò i capelli e si sentì stupido quando si passò il burro cacao sulle labbra. Jimin nel frattempo ancora non era uscito, quindi guardò i due letti e con un impeto di coraggio li spinse unendoli, cercò di fare poco rumore e di muoversi velocemente, quasi come se stesse facendo qualcosa di sbagliato.
E il cuore battè più forte quando la porta del bagno si aprì. Il panico lo assalì e quasi gli tremarono le gambe.
Si voltò con una mano dietro la nuca a strofinare i capelli e le guance arrossate. Osservò Jimin, inaspettatamente sexy nei suoi vestiti. Essi erano larghi ma cadevano bene sul suo corpo snello, coprendo in parte le curve che non aveva mai visto. Oltre al sedere, quello lo poteva vedere chiunque.
Jimin sembrava famigliare con quell'aria un po' trasandata, così differente a quella ordinata di poco prima, così tanto che se lo immaginò con i capelli sconvolti, le labbra più gonfie e... e non era stata una buona idea unire completamente i letti.
Sbuffò nervoso quando vide il maggiore avvicinarsi e guardare oltre le sue spalle con le sopracciglia alzate.
«Io ho pensato che- insomma, non è- dico che...» le parole di Jeongguk tremarono, prima di spegnersi completamente. Ora guardava a terra senza il coraggio di alzare la testa. Almeno finché non sentì un cigolio.
Si voltò. Jimin si era lanciato su uno dei letti e lo guardava mezzo sdraiato, con un piccolo sorriso sulle labbra «Tranquillo Jeongguk. Va bene così. Vieni?» lo invogliò battendo la mano sul materasso.
Jeongguk si mise in ginocchio al lato dei piedi e gattonò, sino a sedersi accanto al maggiore, che si morse le labbra a quella vista.
Si sistemarono meglio. Tutti e due contro le tastiere del letto, sotto la schiena e la testa i cuscini. Jimin ne aveva anche uno sopra lo stomaco. A detta sua, abbracciarlo lo faceva sentire più comodo.
Comunque non si toccavano, anzi, si sfioravano a mala pena e c'era una leggera cortina di imbarazzo tra di loro.
Il cielo fuori era scuro per le nubi e le tende tirate non facevano passare troppa luce, creando un'atmosfera forse troppo intima.
Jeongguk si schiarì la voce quando fece partire il film d'azione che avevano scelto. Usò il suo piumone per coprire entrambi e si lasciarono scivolare leggermente più in basso.
A metà film successe qualcosa di strano. Jimin si era girato a guardare il profilo illuminato dal computer di Jeongguk e Jeongguk, sentendo lo stomaco in gola, si era voltato ricambiando quello sguardo felino.
Le voci del film continuavano ma ai due non importava, incatenati uno nello sguardo dell'altro.
Fu il maggiore a far sgusciare fuori dal piumone caldo una mano.
La poggiò delicatamente sul volto del minore che socchiuse gli occhi a quel tocco delicato. Deglutì mentre chiudeva lentamente lo schermo del PC. Lo mise di lato, dimenticandosene completamente, quando la mano ancora fredda di Jimin si spostò dietro la sua nuca e affondò nei capelli.
Fece una leggera pressione e Jeongguk capì di dover scivolare più avanti. Seguì il movimento, girandosi su un fianco quando l'altro fece lo stesso.
Ora i nasi si sfioravano e ad entrambi sembrava mancare l'aria per la vicinanza.
«Jeinggukie...» sussurrò Jimin sulle sue labbra, facendolo rabbrividire vistosamente. Il maggiore sistemò meglio il piumone sotto al suo mento, prima di portare nuovamente la mano sotto la coperta e posarla sulla sua spalla superando la maglia. Dove la pelle era calda e liscia.
Jeongguk cercò di non sussultare quando la mano accarezzò il suo braccio, bruciandolo intensamente fino al dorso della mano.
«Si?» chiese tremulo, distogliendo lo sguardo, sentendosi opprimere.
«Va bene così?» chiese Jimin, per assicurarsi che l'altro non si sentisse a disagio. La mano percorse nuovamente il braccio che teneva premuto contro il suo stesso fianco. Cercò di non soffermarsi sulle sue labbra, più brillanti del solito.
Jeongguk annuì. Si sentiva così rilassato che si fece maggiormente avanti. Nascose il naso tra quello di Jimin e il cuscino e respirò a pieni polmoni quella fragranza maschile. Sentendo le loro guance a contatto.
Jimin gli baciò leggero una tempia, per poi fare passare la mano sotto al braccio che stava ancora accarezzando e arpionarla contro il fianco estremamente sottile. Jeongguk sembrò non disprezzare quel gesto, quindi la lasciò là. Senza muoverla ulteriormente. Si sentiva emozionato per quella nuova vicinanza. Il cuore non stava più nel petto.
«Hai sonno?» gli chiese direttamente all'orecchio, data la posizione.
Jeongguk scivolò giù per schiacciare la fronte contro al suo petto e poté chiaramente sentire il cuore accelerare. Sorrise nascosto dal piumone che gli copriva anche le labbra, senza dargli una risposta.
Anche Jimin si sistemò meglio, trovando una posizione che non gli uccidesse il collo e si godette il calore del respiro di Jeongguk sul petto. L'odore dei suoi capelli contro il naso e la carne morbida e coperta sotto le dita delle mani.
Massaggiò lentamente quel punto, sentendolo rilassarsi mano a mano.
Un vago ricordo delle cioccolate dimenticate sulla scrivania lo sfiorò, appena prima che anche lui cadesse nel sonno.
[...]
Jeongguk si svegliò con il respiro troppo caldo per il piumone che ancora gli copriva le labbra.
Jimin si mosse lentamente, con ancora il petto contro la sua fronte e lui dovette bloccare un gemito profondo. Cercò cosa lo avesse provocato e ancora intontito dal sonno, sentì una gamba di Jimin incastrata tra le sue. Dovevano essersi mossi durante il sonno.
Andò nel panico quando sentì la spiacevole sensazione nel basso ventre. Il cavallo dei pantaloni tirava e il muscolo di Jimin era poggiato esattamente sotto la sua erezione.
Cosa avrebbe pensato Jimin se si fosse svegliato e lo avrebbe trovato in quelle condizioni per un solo e non voluto sfregamento?
Era davvero imbarazzante. Così tanto che sentì gli occhi inumidirsi.
Ma in fondo non era davvero colpa sua se il maggiore gli faceva quell'effetto devastante.
Cercò di strusciare in alto per evitare quel contatto invadente, ma Jimin seguì il movimento come una calamita e Jeongguk si ritrovò a sospirare frustrato.
Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Stupida coscia muscolosa.
Imprecò come un ossesso, mentre cercava di riaddormentarsi, sperando di svegliarsi un po' più distante... ma Jimin non sembrava volerlo aiutare, perché gemette spostando la testa verso il basso, probabilmente provando dolore al collo per la posizione. E si ritrovò a respirare direttamente sul volto di Jeongguk.
Certo, Jeongguk sapeva di essere forte, ma non voleva svegliarlo facendoli capire cosa stesse succedendo.
Il più giovane strinse i denti, intrappolato completamente quando il braccio si strinse intorno a lui. Anche se era buio poteva vedere le labbra di Jimin, schiuse per la guancia contro al cuscino. Erano umide e davvero invitanti.
Jimin si mosse ancora e sta volta la gamba fece un movimento più brusco.
Cazzo. Cosa sta sognando? Jeongguk pianse internamente, quando un gemito lasciò le sue labbra in maniera involontaria. Non si toccava da quando era entrato in accademia e si malediva per non essersi scaricato in nessun modo. Forse sarebbe stato tutto meno peggio.
Jeongguk non poteva aspettare di venirsi nelle mutande come un povero ragazzino. Davvero, sarebbe stato ancora più imbarazzante. Probabilmente non si sarebbe più fatto vedere da Jimin, anche se questo non lo avrebbe visto o notato.
Con due dita spostò il braccio di Jimin. Schiacciò la coscia del ragazzo tra le sue e con un unico movimento gli rotolò di sopra senza schiacciarlo completamente, portandolo a pancia in su. Lasciò andare la gamba, soddisfatto di non sentire più nessuna pressione sul suo punto debole.
Strinse gli occhi quando lo sentì mugolare infastidito.
«Merda Jeongguk. Le tue ossa mi stanno uccidendo lo stomaco.» Jimin borbottò arricciando il naso e aprì gli occhi. Li sbatté velocemente e trattenne il respiro quando davanti a lui, si ritrovò il volto troppo caldo di Jeongguk.
Il ragazzo aveva gli occhi umidi e i capelli a circondarli sul volto.
«Jeongg-» si bloccò quando capì che non fossero le ossa a toccargli lo stomaco «Oh» proruppe, esattamente quando Jeongguk balzò all'indietro e scappò in bagno sbattendo la porta.
Jimin, che ancora si sentiva sbigottito, si mise seduto premendo la mano sullo stomaco. Che diamine è appena successo?
Sentì le guance scaldarsi prima di guardare la porta del bagno.
Si alzò e bussò, cercando una spiegazione a... Tutto
Perché Jeongguk era su di lui?
Perché Jeongguk era su di lui con un'erezione?
Se non fosse stato Jeongguk, avrebbe subito pensato che stessero cercando di approfittarsi di lui ma... Era Jeongguk insomma.
Jeongguk con i suoi grandi occhi e l'imbarazzo perenne. Jeongguk che non aveva neanche il coraggio di guardarli per troppo tempo le labbra.
Doveva sicuramente essere stato un incidente e Jeongguk stava sicuramente valutando l'idea di scomparire, inghiottito dalla terra.
«Ggukie?» chiese oltre la porta, appoggiando l'orecchio contro il legno. Non sentiva nessun rumore e si sentiva piuttosto triste al pensarlo là dentro a darsi chissà quale colpa.
«Jeongguk? Andiamo! È normale avere un'erezione appena svegli» provò, non credendo cosa stesse dicendo. Parlare di erezioni con Jeongguk non era sicuramente nei piani. «Insomma, succede a tutti i ragazzi. Sai, no?» chiese ancora, sperando che funzionasse.
Jeongguk era seduto per terra, fissava in mezzo alle sue gambe. Odiando profondamente quel punto che ancora tirava irrimediabilmente.
Poteva prendere come buona la scusa di Jimin? Lui non sapeva a cosa fosse dovuto, quindi magari gli avrebbe creduto. Comunque non poteva stare chiuso là dentro per sempre.
«Io... Dammi solo un attimo Hyung... mi farò una doccia veloce» aveva bisogno di una doccia fredda.
La voce era bassa, ma Jimin riuscì fortunatamente a sentirla
«Hai bisogno di qualcosa? Posso aiutarti» chiese senza pensare, prima di rendersi conto del doppio senso per la situazione. Anche Jeongguk alzò il volto contro la porta.
«Come?» disse infatti, con il cuore a mille e le orecchie rosse.
«Intendo.. dei vestiti? Magari un asciugamano?» Jimin si strofinò i capelli. Non credendo possibile poter provare tanto imbarazzo tutto in una volta.
Jeongguk non poteva credere di aver pensato male, ma tanto oramai la sua testa non ragionava più «Te ne sarei grato» semplicemente si alzò aprendo il soffione della doccia.
Jimin afferrò i primi abiti in mano e raggiunse ancora auna volta la porta. Sentì la doccia aperta «Gguk.. Ti ho portato la roba!» e nessuno rispose.
Si fece coraggio e mosse la maniglia entrando nel bagno. Il corpo di Jeongguk era coperto dalla tenda e non poteva vedere nulla. Ed esattamente mentre lasciava i vestiti sul lavabo, la doccia terminò.
Imprecò mentalmente «Jeongguk, ti lascio i vestiti qua» soffiò prima di uscire dalla stanza, improvvisamente calda.
Quando il minore trovò il coraggio di raggiungerlo, non lasciò che i suoi occhi lo incontrassero. Jimin notò subito quel particolare e addolcito gli si avvicinò. Aveva i capelli più lunghi per averli lasciato bagnati. Essi infatti sgocciolavano, bagnando la maglia grigia. Aveva il volto coperto da rigoli d'acqua quando cercò di alzarglielo con due dita sotto il mento.
«Ggukie.. non preoccupartene. So che non volevi fare nulla» gli asciugò le ciglia bagnate e le guance umide.
Jeongguk era sorpreso. Ma lasciò correre, sentendo le mani del ragazzo sul suo volto. Era là a confortarlo e non a prenderlo in giro come credeva.
Come poteva pensare una cosa del genere di Jimin?
«Che ne dici se ti aiuto ad asciugarti i capelli? Rischi di ammalarti così» propose il maggiore, osservando le punte scure gocciolare senza sosta. Sicuramente non le aveva neanche tamponate.
Non aspettò una risposta. Lo trascinò in bagno da un polso e lo fece sedere sulla tavoletta del water. Il phon era visibile sulla specchiera.
Attaccò la presa e iniziò a viziarlo con le dita tra i capelli.
Jeongguk osservò da vicino la sua stessa maglia a coprire la pancia di Jimin e godendosi quelle coccole, si poggiò al suo ventre.
Jimin sorrise mordendosi un labbro, continuando ad asciugarli i capelli che mano a mano si facevano più gonfi.
( Avevo bisogno di continuare la gif in alto AHAHAHAHA SORRATEMI)
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