V. La Mezza Cieca e Il Metallaro
lei gli fa, "ti scocci?",
lui le fa gli occhi dolci
nella sua testa ha i mostri,
però sa come porsi
[ airforce ; massimo pericolo ]
•
Hawkins, 1985
Il sole del mattino picchiava assiduamente sulla sua testa, anche se coperta da un cappellino, il caldo lo sentiva lo stesso. Ed era soffocante e bollente, il sudore era come un amico mentre scorreva con velocità sul collo e sotto le ascelle.
Eric Walker sembrava un alieno, invece, quel giorno il suo torso era riparato da una camicia bianca di lino, i pantaloni lunghi e un tubetto di crema solare in mano. Morrigan al suo fianco, attaccata alla sua gamba come una cozza, immobile e con nessuna voglia di camminare, parlare o semplicemente muoversi. L'uomo sembrava percepire il disagio di sua figlia, la conosceva come le sue tasche o una stanza chiusa a chiave, e con la mano libera cominciò a portare indietro i capelli bianchi che erano sfuggiti dalla sua coda bassa.
Morrigan Walker a quel tempo aveva soltanto dodici anni, anche se mancava poco all'arrivo del suo compleanno, era più bassa di come era ora e il petto ancora non sviluppato.
A quel tempo tutta la famiglia Walker aveva preso casa ad Hawkins, con dispiacere del loro maggiore, e avevano completamente cambiato modo di vivere. Nell'85 Anna Walker lavorava da casa, e non aveva tempo per accompagnare la più piccola a scuola. Anche se quello era il suo primo giorno, con persone che non conosceva, l'ansia che piano la divorava e un paio di occhiali nuovi sul naso arrossato.
«Morrigan, ascoltami.» mormorò suo padre, mentre la bambina alzava il viso verso la sua voce intensa e profonda. Era difficile anche per lui, voleva sempre dare protezione alla ragazza. Ma a scuola era diverso, completamente, era una figura inutile. E Morrigan non era poi così piccola da non potersi difendere.
«Se ti fanno qualcosa parlane con le professoresse, e con me. È difficile integrarsi, lo so bene, ma fatti conoscere. Fai vedere agli altri la persona buona che sei, avrai già vinto.»
Peccato che anche Eric Walker parlava al vento. Perché questo mondo non aveva rose e fiori al suo interno, ma solo cattiveria e ostilità. Nessuno voleva la tua gentilezza, potevano accettarti solo se venivi considerato normale. Morrigan non era così, era troppo timida e strana per loro.
Forse era per questo che Eddie e Morrigan potevano andare d'accordo e in pace. Entrambi troppo ignari di cosa aveva in serbo per loro la vita.
E solo quando Morrigan varcò le porte per entrare nella nuova scuola, tutta vestita e preparata, dall'altra parte della città un ragazzo era occupato a mettere in moto il suo furgone decappottabile con Chrissy Cunningham proprio accanto a lui.
•
Indianapolis, 1990
Il mondo era vasto, una palla gigante e miliardi di umani che vi abitavano sopra. Quindi Eddie Munson non capiva perché s'era ritrovato la strana ragazza in quel bar. Morrigan, figlia di quell'uomo chiamato Eric? Proprio quella ragazza di nome Morrigan?
Eppure quello sembrava proprio uno scherzo di brutto gusto, quelli che ti lasciano il gusto amaro nella bocca e davano fastidio alla gola, una turbolenza che gli aveva lanciato addosso il creato.
Effettivamente lui negli esseri soprannaturali non ci credeva proprio, anche se in quel caso la sua idea poteva cambiare.
Adam lo adocchiava già da un po', aveva notato il suo sguardo indugiare sulla piccola Morrigan e si era incantato sulla figura del corvino.
Decise di raschiare la gola e di alzarsi, Eddie lo seguì. La sedia che strisciava sul pavimento creava un verso che poteva essere tranquillamente paragonato alle grida dei Dannati nell'inferno di Dante.
Adam Oberlin aveva alzato il fondoschiena solo per andare incontro a Morrigan, che arrivava con grande fatica, il bastone nella mano l'aiutava meglio a non schiantarsi.
«Oh, Adam... non ti preoccupare, è migliorata molto.»
Eddie non stava capendo un beato cazzo, ad essere estremamente sinceri. Solo in quel preciso istante, gli occhi interessati solo a Morrigan, notò il bastone marrone che batteva sul pavimento.
Era cieca?
Morrigan era cieca, e non lo aveva mai notato quella notte?
Doveva immaginarlo, anche dagli occhiali che portava e che continuava ad indossare. Come un marchio, un brutto vizio che non riusciva a lasciare andare.
Il corvino poteva capirla, alla fine, lui aveva parecchi vizi da soddisfare e delle volte anche tossici.
Era in piedi come uno stupido quando la ragazza arrivò al tavolo, le mani bagnate e il sorriso sul viso. Adam Oberlin la trovò stupenda e cresciuta, era ormai molto tempo che non la vedeva. Solo in stupide foto che Eric era propenso a farle, sempre con il suo permesso.
Eric sì alzò affiancando Morrigan e dando un leggero scossone sulla sua spalla coperta con un cappotto lungo e largo.
«Morrigan... ricordi Adam?»
La ragazza non voleva risultare arrogante o una completa sciocca. Perché lui quell'uomo non se lo ricordava, aveva zero ricordi riguardo a lui. Suo padre usciva spesso con Adam, ma la ragazza era piccola e non ricordava nulla.
Lo conosceva, anche se di poco, ma il tempo non aveva risparmiato nulla. Né la sua vista, né la sua memoria.
Ma Morrigan, furba come una volpe, cercò di usare una scorciatoia anche se azzardata.
«Papà mi parla molto di te, ho sentito del tuo lavoro. Sembra bello!»
Adam lanciò uno sguardo ad Eric, impegnato a guardare Morrigan con fierezza, sembrava una bella uscita tra loro tre. Invece, e purtroppo, c'era una quarta persona con loro.
Che guardava tutta la scena da dietro le spalle di Adam, come un ragazzino timido che trattava i suoi genitori come un pilastro a cui poggiarsi.
Lui però aveva venti anni inoltrati e Adam non era suo padre. Era comunque in soggezione da quando Morrigan era uscita da quel bagno.
Aveva le sue buone motivazioni per provare imbarazzo, non lì conosceva. Non conosceva Eric, non conosceva Morrigan e sì trovava in quel posto solo per il caso che l'aveva portato lì.
Il caso?
Se era per colpa sua, Eddie lo stava odiando dalla parte più bassa del suo cuore.
Adam Oberlin notò Eddie e lo prese per un braccio per fargli fare dei passi in avanti, non capiva l'assoluta mancanza di comunicazione da parte del corvino.
Non farmi fare figure di merda.
Aveva detto prima l'uomo, Eddie Munson stava facendo l'opposto dei suoi ordini.
Che cazzo. Era ritornato adolescente? Alla fine non era poi così timido, quindi la sua totale mancanza di comunicazione e sicurezza lo innervosiva di parecchio.
Eric Walker conosceva Eddie Munson. E anche la sua band. Adam parlava spesso di loro, era molto orgoglioso del percorso e di quello che stavano combinando. Morrigan invece non lo conosceva, o forse sì.
Forse la ragazza in quei due mesi aveva pensato spesso a lui, per non dire continuamente, alla sua voce e cercare di ricordare almeno in parte il suo viso.
Non ci riusciva mai. Lo cercava negli altri, ma poi capiva che erano tutte uguali. Provare interesse per qualcuno dopo averlo incontrato soltanto una volta, e di cui i ricordi sì attaccavano al suono della sua voce non era poi così normale.
Credeva di non riascoltare mai più quel suono, neanche di ritrovarlo di nuovo ad Indianapolis. Peccato che c'è l'aveva proprio davanti a lei, e neanche lo sapeva.
Era arrivato il momento da me deciso. Il loro secondo incontro, ma questa volta nessun compromesso nel mezzo. Solo loro, che ancora non sapevano nulla dell'altro.
Eric Walker era disposto a presentare Eddie a sua figlia, anche se la paura del suo disagio lo tratteneva come una morsa stretta.
«Morrigan.» la richiamò suo padre, mentre alzava il suo braccio verso la figura di Eddie. Non sapeva cosa fare, cosa dire. Oppure poteva semplicemente stringere quella mano.
Le persone come sì presentano davanti ad una persona cieca? Lui davvero non lo sapeva.
Solo quando Adam diede una schiaffo sulla sua spalla il corvino sembrò svegliarsi dal suo stato di convalescenza.
Stringi quella cazzo di mano, Eddie.
La mano mostrata bianca, le dita lunghe dello stesso pallore chiaro. Il polso coperto dal giubbotto e la ragazza che sembrava calma e senza nessuna paura.
Solo quando le loro mani sì strinsero in una stretta, le dita legate e i cuori infranti qualcosa cambiò.
Partendo dalle viscere della terra che tremava, dalla bocca spalancata del corvino e gli occhi di Adam ed Eric puntati sulle loro mani.
«Lui è Eddie, Morrigan.» concluse suo padre con ancora lo sguardo puntato sulle loro mani intrecciate.
«Ciao, Morrigan.» sussurrò, la mano di Morrigan invece stringeva in maniera più forte e decisa la sua.
«Ciao, Eddie.»
Sembrava farlo di proposito, con lo sguardo davanti. Anche se non lo vedeva bene lei era convinta.
Era Eddie. La sua voce che voleva riascoltare da ottobre, ormai.
Lo sapeva.
Lo capiva.
•
Il caffè di quel bar era orribile. Ma diceva davvero, una miscela scura allungata con dell'acqua. Amaro. Perché l'unica scelta che aveva per lo zucchero era o quello tostato o quello alla canna. E lui odiava profondamente lo zucchero di canna...quello tostato non lo aveva mai assaggiato e non aveva intenzione di farlo, mai.
Eric e Adam erano seduti vicini e parlavano tra di loro, insomma le solite cose, lui non lì stava ascoltando. Avrebbe preferito cento volte litigare con Chrissy che ascoltare quel supplizio.
Morrigan Walker era vicino a lui, con la sedia distante, mentre sorseggiava il suo caffè con un goccio di latte all'interno. Era delicata nei movimenti, un tovagliolo sulle sue gambe per evitare ipotetiche macchie invadenti.
Lenta, beveva lentamente, e delle volte riscaldava le mani mettendole al riparo dentro la manica lunga del cappotto che portava.
Eddie sì girava spesso a guardarla.
La prima volta era occupata a levarsi il giubbino, la seconda volta lo aveva rimesso e la terza volta perché la ragazza aveva tossito.
Non sapeva perché ma Morrigan sì sentiva oppressa e al centro dell'attenzione da parte del corvino. Sentiva la faccia in fiamme e non perché provava sentimenti per quel ragazzo ma per la sua attenzione.
Aveva poche esperienze con i ragazzi, forse perché nessuno s'era avvicinato a lei, privando Morrigan anche di conoscenze che per una ragazza di diciotto anni dovevano essere normali.
Ad esempio aveva scoperto che i bambini non lì portava la cicogna a soli sedici anni. Era imbarazzante, francamente umiliante, e lo sapeva non per colpa sua e della sua curiosità. Oliver Walker poteva essere anche fonte di molte domande o risposte.
Il corvino era annoiato, e sentiva anche la pancia dolente per colpa di quella sbobba chiamata caffè, sì alzò improvvisamente la sedia tirata all'indietro. La completa attenzione dei presenti era su di lui, anche da parte della ragazza che aveva alzato il viso verso il rumore.
«Dove vai, Eddie?» mormorò Adam con i nervi a fior di pelle, lo aveva interrotto mentre parlava di cose serie.
«Fuori... a prendere una boccata d'aria.»
Sembrava tranquillo e rilassato, l'uomo invece un po' meno mentre stringeva il manico della sua tazzina.
«Eddie...»
«Avanti Adam, lascialo stare... una boccata d'aria non ha mai fatto male a nessuno.»
Era ritornato dodicenne improvvisamente? Nessuna macchina del tempo?
Eric gli lanciò uno sguardo ricolmo d'affetto, anche se Eddie per lui era uno sconosciuto che non aveva mai visto di persona.
Adam non poteva avere il controllo su di lui, alla fine. E aveva bisogno di uscire... sì allontanò dal tavolo in fretta e furia. Il pacco di sigarette sfilato dalla tasca dei jeans neri che portava quel giorno.
Una boccata d'aria non faceva male a nessuno, era vero, ma lui aveva bisogno di un set di ossigeno.
•
L'aria fredda di dicembre era pesante, le mani congelate e solo una giacca di pelle a tenere al caldo il suo corpo.
Non importava.
Non aveva mai sentito il freddo in maniera agghiacciante, per lui era più difficile sopportare il caldo afoso che il freddo gelido.
Prese l'ultima sigaretta nel pacco, buttando alla fine lo scatolo in un cestino davanti alla tavola calda. Come sempre diede fiamma alla sigaretta, e la sua attenzione era presa soltanto dal fumo.
I capelli lunghi davanti al viso per colpa del vento che tirava, non era una bella sensazione.
Anche perché non sì stava godendo per nulla quella sigaretta che bruciava, il fumo non lo calmava quasi più.
Era tutto così confuso e strano. Lui neanche ci pensava più a quella ragazza, eppure il fato, bastardo come era, aveva deciso di farli rincontrare di nuovo. Il corvino sì chiedeva il perché di quella decisione non voluta, e perché in quel modo così strano.
Quello che stava per succedere sembrava un completo déjà vu, un ricordo che già aveva vissuto. Quella sera aveva sempre una sigaretta accesa, il freddo leggero e la luna.
Due mesi dopo era successa quasi la stessa cosa, ma tra i due era Morrigan che aveva fatto il primo passo.
Aveva aperto la porta del locale, il freddo che entrava all'interno, e una cameriera dietro di lei che le urlava scazzata di chiudere immediatamente la porta.
Eddie aveva girato la testa dopo aver ascoltato la signorina parlare ad alta voce. Invece s'era trovato Morrigan davanti alla porta con il bastone che cadeva fino al pavimento e l'aiutava a camminare.
«Che fai qui fuori?» domandò Eddie alla ragazza, arrabbiato perché voleva restare da solo. Senza nessuna mosca che gli ronzava intorno.
La ragazza strinse il bastone nella mano mentre lo raggiungeva con difficoltà, mentre lo localizzava con solo l'aiuto della sua voce canzonatoria.
«Rientra dentro.»
Se quello doveva essere un avvertimento la ragazza non lo eseguì, anzi l'aiutò di più ad avvicinarsi a lui. Eddie non sapeva quanto brava poteva essere Morrigan con l'udito.
«Non voglio rientrare... Eddie.»
«Sì... Eddie è il mio nome.»
Lo sapeva bene il suo nome, non lo aveva mai dimenticato.
Eddie la guardava avanzare verso di lui, il bastone batteva sulla strada di cemento misto alla pioggia e al freddo.
Quando la ritrovò proprio vicino a lui, in piedi, la spalla più bassa della sua, un sorriso strano prese posto sul suo viso.
Quante probabilità c'erano al mondo di rincontrarla? Lui credeva zero. Eppure era vicino a lui.
«Fai finta di non conoscermi?»
«Infatti, non ti conosco...Morrigan.»
Aveva ragione alla fine, odiava sentirsi attaccata a lui. Come poteva poi, non lo aveva neanche visto in faccia.
«Sì... Morrigan è il mio nome.»
sussurrò pronunciando l'ultima frase con un tono maschile e profondo, ovviamente l'uscita della frase era una stonatura imperfetta.
Eddie lo trovò divertente, un sorriso fece capolinea sul suo viso mentre guardava ancora davanti a lui tirando una boccata.
«Ti è uscito di merda, se posso permettermi.» disse dopo aver tirato fuori il fumo dalla sua bocca.
Quando sì girò verso di lei il suo viso era arrossato e insieme a lui la presenza di un sorriso. Lo reprimeva, forse per non dare ad Eddie la soddisfazione di vederla ridere.
Eppure il suo sorriso era bello. Le labbra creavano delle leggere rughe sul suo volto. Una fossetta sul mento, che lui non aveva mai notato.
Portava sempre quei dannati occhiali, e il corvino stava cominciando ad odiarli.
«Tu ci pensi mai a quella notte?»
Sembrava detto involontariamente, non era maliziosa era soltanto incuriosita. Era sveglia, molto sveglia. Lo aveva riconosciuto soltanto con la forza della sua voce, il corvino non se n'è capacitava.
«Non farlo mai più... Morrigan. Quella sera potevi incontrare qualcuno con cattive intenzioni... non voglio nemmeno pensarci.»
Sì preoccupava per lei.
Per Morrigan carne bianca.
Purtroppo a quel tempo Eddie voleva soltanto avere buone intenzioni, ma Morrigan non lo aveva mai capito.
«Ho smesso di farlo.»
Eddie lanciò un altro sguardo veloce e poi continuò a fumare. Forse parlare con lei non era poi così male.
Sapeva ascoltare e dare risposte.
Forse era il fumo che lo faceva ragionare in quel modo, quando quella domanda scivolò dalle sue labbra. Morrigan era colpita dalla sua osservazione.
«Sei brava ad orientarti, insomma...»
Non aveva mai conosciuto la vera Morrigan. E lei non aveva intenzione di giudicarlo.
«Credete tutti che io sia cieca?» non aveva un tono arrabbiato, era soltanto rassegnata. Semplicemente stanca di dare troppe spiegazioni.
«Sono ipovedente, purtroppo. Orribile. Non vedo molto, quasi nulla, ma cerco di cavarmela.»
Eddie non ci capiva molto di quel discorso.
«Peggioro con gli anni, diventerò completamente cieca. Alla fine non mi cambia nulla, sono brava a creare mappe nella mia testa.»
Indicò la sua tempia con il dito mentre aggiungeva una risata per tagliare la tensione. Come se non fosse macabro e assurdo.
«Mi dispiace.» mormorò il ragazzo. Morrigan non voleva avere la sua compassione, era solo un normale discorso. Per lei.
«Vivo così da anni. In compenso ho un buon udito, non parlare male di me... Eddie, non farlo mai. Morrigan ti sentirà subito.»
Delle volte era strana. Anche troppo. Ma la stranezza non era una male, in certi versi era uguale a lui.
«Non lo farò, Morrigan. Lo prometto.»
Buttò la sigaretta schiacciando il mozzicone, la testa all'indietro mentre cacciava fuori l'ultima boccata di fumo.
Voleva chiedere di più sull'argomento ma era meglio non esagerare, non andare oltre. Ogni cosa aveva i suoi limiti e non voleva superarli.
«Come hai fatto a riconoscermi... non sono l'unico Eddie in questa città.»
Morrigan Walker viveva di intuito, c'era arrivata con la logica e perché se lo sentiva che era lui. Quella notte erano distanti ma qualcosa li legava, ed entrambi ancora non lo sapevano.
«Indianapolis è grande, Eddie. Questo quartiere non tanto... io memorizzo tutto, le voci sono l'unico mio modo per ricordare una persona. La tua non l'ho mai dimenticata.»
Lui abbassò di poco il viso per guardarla, non molto visto che era alta quasi quanto lui, e la guardò con interesse. Il suo mondo era interessante e contorto.
«Non è una buona motivazione.»
Lei fece soltanto spallucce non sapendo neanche lei come continuare la conversazione, e di quale argomento introdurre.
«Hai detto che vivi così da anni... uhm, non sembri tanto grande.»
Non quanto Eddie che stava per arrivare ai trenta, sembrava esagerato eppure mancava poco e avrebbe compiuto ventisei anni. E non sapeva neanche come c'era arrivato così in fretta.
«Che modo squallido di chiedere l'età.»
Eddie alzò gli occhi al cielo, non sembrava più la ragazza timida di quella notte. Stava dando anche fin troppo confidenza a quel ragazzo.
«Okay, Morrigan...quanti anni hai?» domandò di nuovo gentilmente, la ragazza stava ridendo leggermente a sentire il tono di Eddie che la pregava.
«Non si dovrebbe chiedere l'età ad un signora, Eddie.»
Scherzava, con lui. Non lo aveva mai fatto con nessuno. La sua faccia non era visibile per lei ma sperava di tirargli su il morale.
«Addirittura, signora! Hai sempre la lingua così biforcuta, cosa è successo alla Morrigan di quella sera?»
«Vorrei saperlo anche io.»
Sottovoce, sussurrato. Eddie la sentì borbottare ma non aprì l'argomento e continuo ad indagare sulla sua età. Morrigan dopo un po' di tempo si arrese, mormorando quel segreto come se fosse un problema che metteva in mezzo anche lo Stato.
«Diciotto... ho diciotto anni, comunque.»
Diciotto.
Eddie era più grande di lei di sette, quasi otto, anni. E lui che all'inizio le dava soltanto vent'anni.
«Tu invece? Il favore sì ricambia.»
«Indovina! Non avrai una risposta da me.»
Portò il dito sul mento come per pensarci, la sua espressione era buffa e pensierosa.
«Mh... venti? Sono pur sempre una mezza cieca che tira a indovinare!»
esclamò. Voleva essere aiutata da qualcuno, come poteva capire l'età solo dalla voce.
Non era dotata di superpoteri, non ancora purtroppo.
«No Morrigan, non ci siamo proprio. Avevo vent'anni...uhm, cinque anni fa.»
Faceva un po' male quella frase. Anche se dentro di lui si sentiva un ragazzino ancora troppo giovane e con mille esperienze da compiere.
Alle età di Morrigan ci voleva ritornare.
«Venticinque! Sei vecchio, allora.»
Morrigan l'aveva chiamato vecchio, non era poi così gentile quando prendeva confidenza.
Non lo ammetteva, ma con quel vecchio il cuore di Eddie Munson sì spezzò.
«Ho venticinque anni, non ottanta!»
Come potevano due sconosciuti parlare in quel modo. Con quella naturalezza così vivace.
Forse perché Eddie e Morrigan, considerati da sempre due strani, dovevano incontrarsi dall'inizio dei tempi.
Ma Morrigan era ancora troppo piccola e il corvino troppo chiuso nel suo mondo.
Quel caffè aveva fatto più bene che male, alla fine dei giochi.
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i miei bimbi si stanno avvicinando.
guardateli mentre fanno i loro primi passi
😭😭
questo capitolo durava più di 6.000 mila parole ma ho deciso di dividerlo e ambientare la seconda parte in un altro posto. magari senza eric e adam tra i piedi, si si ( scusate gli errori, ci vediamo)
mars
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