IV. Move Your Body
stai ora gettando le fondamenta
dell'alta cartagine,
come serva di una donna?
[ virgilio ; eneide ; libro 4 ]
•
Indianapolis
Dicembre, 1990
Eddie Munson era un grande bugiardo. Che raccontava balle assurde e che non concludeva mai i suoi doveri.
Con quella ragazza lui non ci aveva mai parlato, da due mesi a questa parte.
Morrigan era diventata soltanto un ricordo lontano e senza alcun valore.
In quei due mesi le cose erano cambiate, il suo sogno sì stava avverando e il corvino quasi non ci credeva.
Corroded Coffin stava riscuotendo un clamoroso e ricco successo, dopo l'uscita del loro primo singolo: Move Your Body.
Venivano definiti la rinascita del metal dei famosissimi anni '80, e tutti e tre i giovani ragazzi non ne potevano essere più che orgogliosi.
Avevano un manager e il loro contratto discografico e, a gennaio dell'anno avvenire, il nuovo singolo sarebbe presto uscito fuori al mondo. In radio e poi chissà lavorare ad un loro disco e cantare in grandi palchi.
Quella mattina di dicembre Eddie era in studio, un foglio davanti a lui e la penna tra le dita affusolate e piene di anelli. Seduta distante eccoli lì la bellissima Chrissy Cunningham, che era intenta a suonare il pianoforte non usato mai da nessuno.
Per Eddie il pianoforte non era metal, non lo suonava e non sapeva neanche usarlo. Per la bionda invece era stata una scoperta geniale, da due anni prendeva ormai lezioni su come imparare quello strumento che scendeva direttamente dal paradiso.
«Chrissy, vieni qui.»
Eddie era disperato, seduto su una sedia girevole con il foglio appoggiato su un tavolo di legno. Scriveva una canzone, i versi e le parole gli giravano in mente già da un po' di tempo. Ma ora non riusciva a buttare giù più nulla, oltre quel paragrafo che aveva scritto in quei pochi minuti.
La ragazza sì girò verso di lui, quella mattina portava un maglione rosa e dei pantaloni del medesimo colore. Eddie l'aveva soprannominata "confetto del malaugurio" e Chrissy s'era offesa di parecchio.
Spostò lo sguardo verso il foglio quasi bianco e alzò gli occhi come in un gesto d'aiuto.
«Non mi avevi detto che i tuoi testi sono segreti, e che nessuno deve leggerli prima della stesura finale?»
Eddie cominciò a girare sulla sedia, in quel preciso momento aveva bisogno di una mano. E la sua ragazza era perfetta per lui, doveva assolutamente aiutarlo.
«Sei così acida questa mattina, non dovevo chiamarti confetto.» mugugnò con la testa che girava.
Jeff e Gareth non erano ancora arrivati e nello studio sì sentivano soltanto i battibecchi dei due fidanzati, ancora assonnati e con la voglia di ritornare a dormire.
«Fammi vedere, avanti.»
Annoiata sì alzò dalla sedia del pianoforte e il corvino sì bloccò come scosso da quella affermazione. La testa girava e Chrissy sì accomodò vicino a lui.
«Sono bloccato, non riesco a buttare giù nulla.»
La bionda prese il foglio scritto mentre guardava ancora Eddie, era stranita e confusa.
«Jeff? Potrebbe aiutarti!»
«Sono un cantautore, Chrissy, oltre ad essere un chitarrista. Non mi serve aiuto, mi servono dei semplici consigli.»
Effettivamente il ragazzo aveva ragione e la sua penna era bella e fluida. Per il genere che componeva era anche troppo esplicita e forte, ma a scrivere il corvino ci riusciva eccome.
«Leggi ad alta voce.» l'avvisò Eddie, doveva riascoltare le sue parole per potersi concentrare e la bionda poteva soltanto seguire i suoi ordini.
«Il desiderio riempe i miei organi,
tu che dimeni la tua anima
sotto il mio corpo rovente.»
Chrissy riguardò Eddie e posò il foglio sul tavolo, il pianoforte l'aveva lasciato stare da tanto tempo ormai dando solo attenzione al testo che Eddie stava scrivendo.
Eddie cominciò a mangiucchiare il tappo della penna blu, mentre attendeva una risposta dalla bionda.
«È crudo.» disse infine, anche se ai testi di Eddie doveva esserci abituata. Tutto riportava al sesso, all'amore carnale e alle popolazioni giovanili.
Cercava di normalizzare con i suoi testi anche argomenti abbastanza discutibili. L'amore nelle sue diverse forme e forse era per questo che Chrissy non riusciva a capirlo.
«No, Chrissy...è geniale!»
esclamò, credeva che la sua fidanzata avrebbe approvato quel testo. Ma stava soltanto peggiorando le cose in maniera drastica.
«Allora perché chiedi il mio aiuto?!»
«Mh... fammi pensare?» domandò retorico Eddie mentre riprendeva il foglio dal lato di Chrissy stringendolo tra le dita.
«Forse perché sei la mia ragazza!»
Anche se entrambi legati da un profondo legame, non riuscivano mai a essere in pace con loro stessi. Litigavano continuamente, anche per le cose più assurde, e se non litigavano semplicemente sì stuzzicavano in maniera ironica.
«Non li ascolti mai i miei consigli, Eddie! Se proprio vogliamo essere sinceri!» esclamò Chrissy per rispondere alle sue battute. Perché era vero, Eddie non l'ascoltava mai, era propenso a fare come lui diceva. Quindi il suo parere su quel testo a cosa serviva? Il corvino non ci avrebbe dato così tanto peso.
In quell'esatto momento davanti alla soglia della porta sì trovavano gli ultimi due componenti della band, e un uomo sulla quarantina che li portava anche abbastanza bene.
Adam Oberlin era un uomo grande e maturo, era lui che aveva preso sotto la sua ala i Corroded Coffin dopo aver ascoltato una sera di novembre il loro primo singolo e le mille cover che avevano fatto.
Avevano potenziale, erano giovani ed erano bravi. Quello che serviva al pubblico di fuori era proprio questo, riportare in vita il metal degli anni ottanta. E loro erano perfetti.
Ma era anche un uomo esasperato che doveva accudire tre giovani ragazzi e i loro brutti insegnamenti.
Gareth sbuffò a vedere i due innamorati che litigavano, seduti distanti mentre si urlavano addosso.
«Stanno litigando?» era una domanda innocua quanto sciocca. Sia per Adam che per Jeff che sembrava esausto della stupidità di Gareth.
«No Gareth, stanno preparando un bouquet di fiori.» disse piccante il ragazzo al suo fianco, Adam emise una risatina divertente.
«Da quanto tempo stanno litigando, secondo voi? Apro il banco delle scommesse!»
Adam portò le mani sopra i fianchi ricoperti da una camicia blu, forse maledicendo un po' Eddie Munson e la sua medesima fidanzata.
Aveva preso quei tre ragazzi con lui, era vero, ma forse mantenerli era più difficile del previsto
•
Indianapolis
Dicembre, 1990
Esisteva un appartamento nella periferia di Indianapolis che acclamava sempre dei strani sospetti dalla gente che ci abitava vicino.
La padrona di casa era una donna così maleducata e scorbutica, sempre irritata con il mondo e i vicini. Suo marito era un lavoratore onesto che passava la maggior parte del tempo fuori casa, come per fuggire da quella gabbia e da sua moglie.
Infine c'erano i figli dei coniugi Walker: erano due. Due figli ormai maggiorenni che ancora non avevano lasciato la casa.
Oliver Walker passava tutto il suo tempo a casa, non lavorava, non studiava e mai aveva contribuito ad aiutare i suoi genitori. Aveva ventitré anni, ma sembrava più un ragazzino viziato e arrogante.
Alla fine della piramide c'era Morrigan.
Morrigan Walker era albina e ipovedente dalla nascita, trattata come una scarto sia da sua madre che dalla società odierna. Ma la ragazza era altro... lei voleva imparare, voleva continuare gli studi e voleva volare via.
Morrigan era una ragazza in trappola, un uccellino con le ali ancora chiuse.
Ma sentiva che mancava poco, mancava poco e avrebbe spiccato il volo e non sarebbe mai più tornata indietro. Lei così gentile con tutti che con il tempo aveva cominciato ad odiare la sua famiglia, tranne suo padre che delle volte non era mai in casa.
Per questo esatto motivo Morrigan non aveva mai avuto contatti con persone esterne. Nessuno provava interesse, non era attraente e con zero esperienza.
Viveva così da anni... era tutto uguale e monotono.
Si svegliava, mangiava, lavorava e andava a letto stanca. Era come una ruota che girava sempre dallo stesso verso, e non cambiava mai era sempre prolissa.
Strofinò i suoi occhi prepotentemente, come per svegliarsi. Un altro giorno uguale a quello di prima, la ragazza era stanca ma non poteva fare nulla.
Qualcuno bussò alla sua porta, veloce e schietto. Una sola volta e quello bastava ai sensori di Morrigan per mettersi in riga.
Odiava fare colazione. Odiava anche mangiare in verità. Sedersi su un tavolo e non vedere neanche cosa stava mettendo in bocca.
Non sì fidava neanche del cibo che mangiava, e nulla poteva cambiare le cose.
Stiracchiò le sue braccia addormentate mentre uno sbadiglio solitario usciva dalla sua bocca, infine indossò le sue ciabatte calde e confortevoli mentre sì alzava definitivamente lasciando indietro il benessere di un letto caldo.
«Buongiorno, bambina.»
Forse era per questo che non voleva andare via, era ancora legata a quella casa. A suo padre, che ogni mattina le dava il buongiorno e l'aiutava a scendere le scale.
Il signor Walker baciò la sua testa, i capelli bianchi che odoravano di menta e fragola.
«Buongiorno, papà.» mormorò la ragazza ancora assonnata, suo padre prese la sua mano e la strinse nella sua.
«Hai dormito bene?»
Morrigan Walker dormiva sempre bene, era l'unico rimedio per fuggire via dalla sua attuale realtà. Dormiva per non vivere la sua inutile vita uguale.
«Sì, papà... A te tutto bene al lavoro?»
Il signor Walker lavorava in una ditta di pulizia, non era un lavoro così ricercato e neanche così comodo. Lavorava di notte oppure il pomeriggio sul tardi, infine ritornava le prime ore dell'alba e doveva anche preparare la colazione per la sua famiglia. Visto che sua moglie aveva zero voglia e suo figlio era un ragazzo fin troppo viziato.
Parlavano quando arrivarono in cucina, l'odore dei waffle caldi sì sentiva dal piano superiore, il televisore vecchio era acceso con il volume al massimo. Era l'unica cosa che il suo cervello percepiva.
«Riportare in vita il metal, è possibile? Dopo il successo del loro primo singolo "Move Your Body" sembra proprio che i Corroded Coffin siano un band inarrestabile e con voglia di fare. Solo ieri...»
«Che stronzata!»
Oliver quella mattina sembrava particolarmente su di giri, Morrigan seduta vicino a lui ascoltava interessata il telegiornale che durò poco. Il telecomando era stato lanciato dall'altro lato del tavolo e Oliver aveva preso in mano un bicchiere di succo alla pesca che beveva senza interruzioni.
«Chi ha spento la televisione?!» domandò irritata Anna Walker, mentre usciva dalla cucina con una padella che teneva per il manico e i capelli rossi legati in una crocchia stretta.
«Parlano ancora di quella band, irritante!»
Il bicchiere era stato posato con ferocia sulla tavola di legno.
Eric Walker era innervosito dal suo comportamento da bambino impertinente, anche se suo figlio lui non lo sopportava. Vedere come si era ridotto a soli ventitré anni.
Quella mattina, però, era stata diversa per tutti.
Solitamente Morrigan mangiava in silenzio e parlava poche volte, solo quando suo padre le chiedeva come era andata al lavoro. Poi sì ritirava nella sua camera e passava il tempo a fare quasi nulla.
Per questo era stato assolutamente scioccante sentire Morrigan parlare, anche se a bassa voce.
«Almeno loro fanno qualcosa.»
Eric e Anna non avevano sentito nulla, occupati con la colazione. Ma Oliver Walker l'aveva sentita bene, così bene che la odiava.
Forse perché Morrigan, quasi cieca e con difficoltà, aveva trovato un lavoro stabile prima di lui. Forse perché rispetto a suo fratello lei aveva voglia di lavorare e di studiare.
Lui era inutile.
Sapeva di essere nel torto, la parte marcia di una frutta andata a male, ma non avrebbe mai dato soddisfazione a lei.
Sì odiavano.
«Cosa hai detto, cieca?»
Oliver era meschino. Irritante. Per non dire odioso.
Non sapevo che cosa era successo quel giorno alla piccola Morrigan, ma la sua rabbia era evidente.
Il rossore sul viso lo sì notava subito, ma questa volta non perché era in imbarazzo per dei semplici complimenti, era arrabbiata.
Cieca.
Oliver non capiva. Non riusciva mai a capirla, da quando era piccola voleva soltanto essere una sorella giusta. Voleva andare d'accordo con Oliver, lo voleva davvero.
Anche quando erano bambini, lei lo cercava continuamente. Ma lui non era mai interessato, non giocava mai.
«Non sono cieca, razza di mentecatto.»
Sembrava divertito ed emise una risatina sprezzante. Morrigan la prese ancora più a male e arrossì sempre di più. Desiderava mettergli le mani addosso, non importava se i suoi genitori erano a pochi passi da loro.
«Ipovedente... cieca, cosa cazzo cambia? Rimani sempre insignificante.»
Forse nella sua vita era sempre stata inutile, e non importava se quei pensieri erano sempre ripetitivi e presenti.
Oliver sembrò calmarsi all'arrivo dei suoi genitori, Eric con il giornale in mano e Anna con due piatti ripieni di waffle e uova strapazzate. Il maggiore strofinò le mani l'una con l'altra e mandò un sorriso innocente a sua madre.
«Tesoro?» domandò suo padre che dava tutta la sua attenzione alla più piccola di casa, scuoteva una spalla come per richiamarla dal suo stato di dormiveglia.
«Mangia qualcosa, oggi ti porto a fare un giro, mh?»
Eric non amava rimanerla da sola la mattina con quei due, anche perché il suo turno al ristorante iniziava sempre la sera e mai nell'ora di pranzo, quindi capitava delle volte di portarsi dietro anche Morrigan.
Lei annuì e tagliò con la forchetta un pezzo di uovo. L'odore era buono e invitante, sembravano quasi una famiglia normale quando mangiavano tutti insieme.
Peccato che Anna Walker era una stronza, Oliver era un ignorante con manie di protagonismo, Eric Walker una vittima sacrificale e Morrigan... beh, lei esisteva e basta.
•
«So benissimo che avete litigato, ma vuoi davvero tenere il broncio per tutto il giorno!»
Adam guidava la macchina con profonda attenzione, lentamente senza nessuna fretta. Eddie lo invidiava, anche perché delle volte superava il codice stradale di molto e guidava sempre senza nessuna precauzione.
«Non abbiamo litigato, Adam.»
Guardava fuori del finestrino mentre prendeva una sigaretta dal suo pacco quasi finito, gli serviva per calmare l'anima e i nervi. Stava dando di matto.
«Niente sigarette nella mia auto, ragazzo!»
Lo stava avvertendo mentre prendeva la sigaretta di Eddie, già pronta per essere accesa, e la appoggiava nel piccolo cassetto che aveva sotto la radio.
Eddie sbuffò innervosito, l'unica cosa che poteva fare era guardare l'incredibile paesaggio che c'era fuori.
Incredibile, per modo di dire. Visto che lo stava portando in un posto sperduto e lui non sapeva manco dove.
«Mi spieghi dove mi stai portando?»
Adam continuò a guidare attento, picchiettava le dita sul volante preso sia dalla strada ma attento anche al discorso di Eddie.
«Eddie sei nervoso, e hai trattato di merda Jeff e Gareth da quando siamo entrati in studio...»
«Sono costantemente in ritardo, Adam. Ho le mie buone ragioni...e poi non sono nervoso!»
Parlava e muoveva le mani gesticolando. La sua voce era veloce e tremava, sembrava mangiarsi le parole per via.
«Ti farà bene un caffè... Forse possiamo parlare anche di questa nuova canzone, che ne dici?»
Eddie non capiva dove il suo capo volesse andare a parare. Forse potevano? Insomma se erano da soli potevano parlare tranquillamente del testo della canzone e non aspettare l'indomani o altri giorni a seguire.
«Forse? Io devo parlartene immediatamente, Adam!»
Intendeva questo quando pensava alla sua scelta, amava quei ragazzi ma delle volte diventavano troppo chiacchieroni e con voglia di sapere.
«Mi spieghi dove cazzo mi stai portando, per una buona volta voglio una risposta sincera!»
«Dovevo incontrare un mio vecchio amico, questa mattina. Tu eri arrabbiato con il mondo, quindi ora mettiti l'anima in pace ed esci con me!» esclamò mentre girava la macchina e prendeva una curva stretta.
«Cosa?! Non sono un bambino, Adam. Ho venticinque anni, non dieci.»
Eddie Munson sembrava una scatola riempita fino al sopra sul punto di scoppiare, e non aveva neanche il fumo che potesse calmare almeno per un po' la sua anima.
«Certo Eddie... hai venticinque anni, e non sei assolutamente nervoso. Vedi di darti una calmata e di non farmi fare figure di merda.»
Il silenzio calò come un panno nell'auto, solo il rumore delle gomme che toccavano l'asfalto e il nervosismo di Eddie che per disperazione aveva ricominciato a mangiarsi le unghie non così lunghe.
«Questo tuo amico... come si chiama?» domandò per tagliare la tensione che s'era creata come una ragnatela grande.
«Eric...ci conosciamo dal liceo. Lui è bravo, un uomo a posto, sai che anche lui ha un debole per il metal. Al liceo suonava la batteria, non so se ha mai continuato...»
Adam Oberlin sembrava rapito nei suoi vecchi ricordi del liceo, sembrava ricordare cose che la mente umana non poteva mai concepire.
«Lui rispetto a me sì è creato una famiglia. Il più grande è uno sfaticato... fai finta che io non abbia mai detto nulla, però.» aggiunse con una risatina, girando di poco gli occhi verso Eddie che aveva sorriso alla sua battutina.
«La più piccola è un pezzo di pane, uguale a lui. Non fisicamente ma hanno lo stesso carattere, gentili e disponibili con tutti.»
«Sembra a posto questo Eric, non lo conosco ma posso tirare a indovinare!»
Adam continuò a guidare per altri venti minuti buoni, fin quando la sua auto non sì fermò e prese posto vicino ad un'altra auto in un parcheggio di una caffetteria.
Non era così affollato, poche persone che consumavano le loro colazioni all'interno.
«Fai il bravo, Eddie.» disse Adam prima di aprire la porta. Sembrava pregarlo ed Eddie sì calmò.
«Muto come un pesce, lo giuro!»
Zittì la bocca come un mimo e Adam roteò di poco gli occhi divertito dalla sua stupidità.
Sembrava andare tutto bene.
Anche quando Adam aveva sorriso ad un uomo che sembrava giovane quanto lui, anche quando quell'uomo aveva abbracciato il suo migliore amico con un gesto disperato.
Andava tutto bene anche quando Eric Walker strinse forte la mano di Eddie, mentre mettevano in atto una presentazione spensierata.
Tutti e tre che camminavano verso il tavolo, Eddie che sembrava tranquillo e finalmente coinvolto.
Tutto andava benissimo, fin quando Adam non parlò con Eric.
«Morrigan?» domandò. In effetti c'era ancora un'altra sedia vuota senza nessuno sopra. Proprio vicino a lui. Mancava un pezzo.
Non erano tre, ma quattro.
«Le serviva il bagno, ma non ti preoccupare sta arrivando.»
Sia Eric, che Adam, erano troppo impegnati a vedere la misteriosa persona che stava raggiungendo il tavolo.
Eddie credeva fosse un angelo sceso in terra, invece era solo Morrigan Walker che cercava di non ammazzarsi e magari scontrarsi con i tavoli.
Due mesi dopo, i ragazzi sì erano ritrovati. Non era sera, il giorno era nato da un bel po'.
Ma Eddie ricordava tutto di quella notte. A partire da lei, dal suo pianto, dalla luna che era nata sopra di loro e il discorso che aveva fatto con Chrissy.
La sua voce sembrava spezzata quando cercò di dire qualcosa, guardava Adam con uno sguardo spaventato. Non poteva essere lei, la figlia di Eric?
In che favola stava vivendo?
Eppure i suoi capelli bianchi e la sua pelle erano rimasti sempre uguali, gli occhiali sul viso erano sempre lì e i passi impacciati.
Morrigan Walker era una maledizione, o forse erano loro che facevano di tutto pur di rincontrarsi.
___________________________
povero eddie non sai cosa ti riserva il futuro💋💋
p.s : move your body è una canzone presa a caso, che trovate tranquillamente nella playlist su spotify.
spero vi piaccia, ci vediamo alla prossima
( scusate gli errori 💋)
mars
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top