II. Il Tempo che se ne Va

petit à petit,
l'oiseau fait son nid

[ a poco a poco, l'uccello
fa il suo nido ]

proverbio francese

Hawkins, 1986

«Mike! Sono serissimo, ma proprio serio. Lei mi piace davvero!»

«Dicevi la stessa cosa con Suzie, poi l'hai lasciata...»

Seduti ad un tavolo, lontano da occhi e orecchie, due giovani matricole stavano litigando per le cose più inutili possibili.

O almeno per Eddie, a primo impatto.

«Ti piace qualcuno? E chi è questa Suzie?» domandò il corvino mentre sbatteva con poca voglia il vassoio della mensa sul tavolo, il purè di patate era una completa minestra visto che era caduto sopra di esso.
Dustin sì girò verso il più grande rosso in faccia, Mike che girava lo sguardo verso il suo piatto di pasta con il sugo.

Dustin sistemò il suo cappellino blu con la visiera, un po' imbarazzato. Non aveva visto arrivare Eddie, e quindi sì era preso la briga di parlare con Mike.

«Non mi piace proprio nessuno...» disse Dustin non così tanto sincero, lo capiva dalla voce. Ma anche perché ormai Eddie lo conosceva così bene che non poteva mentire.

Eddie assaggiò il suo purè liquido un po' titubante, non l'avesse mai fatto, perché il gusto insieme al odore era un miscuglio così orribile.

«Lei come si chiama, mh?» domandò con ancora quel impasto in bocca, bevendo successivamente un po' d'acqua dalla sua bottiglietta.

Dustin guardava in basso, non voleva dar spettacolo al ragazzo che mai l'avrebbe giudicato. Ma era sempre stato difficile parlare delle sue cotte con le altre persone, specialmente quelle più grandi di lui.

«Eddie, ti ripeto...»

«Sì, bla bla, non mi piace nessuno. Perché voi ragazzini siete così complicati?»

Dustin guardò Mike che fece spallucce, e un leggero sospiro uscì dalle sue labbra annoiato.
Insomma, Eddie non la conosceva? Quindi perché nasconderlo?

«Sì chiama Morrigan... Morrigan Walker.» sussurrò a bassa voce, tanto che Eddie non sentì anche se Dustin era vicino a lui.

Walker era un cognome che rammentava a malapena, ma non sembrava estraneo. Spostò il vassoio vicino a lui mentre, con le braccia incrociate, sì appoggiava sul tavolo.

«Walker dici?»

«Puoi utilizzare un tono più basso, per favore? E sì, fa cognome Walker...perché me lo chiedi?» Dustin sì guardava intorno e il corvino non capiva il perché della sua agitazione. Era davvero irrequieto e pensava che mai sì sarebbe fermato.

«Sembra familiare... tutto qui.»

Solo allora sentì Mike mettersi in mezzo, con il cucchiaio ancora in aria e i capelli davanti al viso.

«Il fratello viene qui, forse è per questo che il suo cognome è così familiare.»
Dustin annuì, e Eddie capì perché il ragazzo continuava a stressarlo su abbassare il tono della voce.

«Questa Morris...»

«Morrigan!»

«Sì... Morrigan. Non è di questa scuola? » chiese incuriosito Eddie, quei piccoli drammi gli piacevano così tanto che voleva saperne ancora.

«Deve finire le medie, e inoltre non potrebbe mai funzionare...»
continuò il discorso Dustin, il corvino voleva chiedere il perché ma fu fermato immediatamente dal ragazzo vicino a lui.

«Sì trasferisco a fine di questo mese. Indianapolis, è così che sì chiama la città.»
Sembrava davvero molto triste per quella perdita, e Eddie gli diede una leggera pacca sulla spalle mentre sorrideva come per incoraggiare.

«La rivedrai, in futuro...»

Indianapolis, 1990
Una settimana dopo

«Eddie!»

Leggere risatine uscivano dal bagno dove i due ragazzi erano ormai rinchiusi. Preferivano essere una normale coppia privata e Chrissy era sempre attenta a non dimostrare troppo in pubblico.
A lei bastavano dei semplici sguardi, anzi, nella loro lunga relazione i due ragazzi non sì erano mai baciati in pubblico.
Lo odiavano entrambi, ma tra i due la ragazza era sempre più severa.

Chrissy era arrivata durante le loro prove con quattro ciambelle all'interno di una scatola, peccato che due di quelle non erano mai state mangiate ed erano rimaste a prendere aria sopra il tavolo.

«Posso mangiarla io?» Gareth indicò una ciambella piena di glassa di cioccolato, nonostante lo stomaco pieno. Jeff incrociò le braccia mentre lo guardava severo mimando un no.
Un no davvero secco che non emetteva nessune repliche, e Gareth sì offese un po' perché desiderava davvero quella ciambella che sì stava raffreddando.

«Andiamo! Ma che fine hanno fatto?»

Con grande disappunto di Jeff, Gareth continuò la conversazione " Eddie e Chrissy" e credeva di non voler mai più smettere.

«Ma che cosa importa? Sono fidanzati... e davvero, Gareth, non mangiare quella ciambella!»
Colto sul fatto, il ragazzo ritirò la mano che stava per afferrare quel cibo devoto agli dei, un leggero singhiozzo uscì dalle sue labbra.

«Stai piangendo per delle ciambelle?»

«Sono un ragazzo estremamente sensibile!»

Eddie doveva ritornare al più presto, pensò Jeff mentre teneva sotto controllo il batterista della band

La mani che vagavano un po' ovunque, era calda come una fornace, nonostante la gonna che portava e il freddo che c'era fuori.

«Non è il momento, Eddie...»

Baci che potevano davvero infiammare lo studio, mentre le mani di Chrissy tiravano leggere le ciocche lunghe dei capelli del ragazzo.

«È sempre il momento giusto, amore mio.» sussurrò sulle sue labbra mentre tirava indietro una ciocca dei suoi capelli biondi portandola dietro l'orecchio.
Un orecchino a forma di teschio attirò la sua attenzione, mentre rideva leggermente a quel ricordo.

La mano che sfiorava il suo lobo e il dito che ripercorreva quel pezzo di argenteria. Vedendo Eddie così preso dal suo orecchio, Chrissy capì. Talmente bene che il cuore le sì riempiva di gioia.

«Quanto tempo è passato?» domandò Eddie, ricordi di quel lontano marzo cominciarono a vagare nella sua mente.

12 marzo 1986

Come poteva scordare?
Se quel giorno aveva venduto della droga alla sottoscritta che aveva sotto di lui.
E lei, assolutamente inesperta, aveva chiesto aiuto al metallaro perché voleva davvero sballarsi e lui sembrava un ottimo venditore.

Da quel giorno però Chrissy non lo aveva più fatto, e meno male, quando entri in una dipendenza era davvero difficile uscirne. Eddie all'inizio voleva solo vendere, ma forse quello che c'era con Chrissy era qualcosa di diverso.

Non erano cliente e venditore, erano di più. Ed ora eccoli lì quattro anni dopo, mentre cercavano di non scopare dentro il bagno dello studio dei ragazzi.

«Tu uscivi con Jason Carver al tempo, ricordi?»

Chrissy cominciò a ridere, mentre sì tratteneva lo stomaco con le mani. Stava completamente soffocando, quella si che era una bella battuta.

«Non ricordarmelo, per favore!»

Eddie legò le sue possenti braccia intorno alla sua vita, mentre l'avvicinava più a lui visto che la bionda sì era allontanata per le forti risate.

«Sai che non lo farò, principessa.»
Chrissy alzò lo sguardo verso di lui, lo guardava con ammirazione mentre il cuore sembrava scoppiare. Non aveva certo dimenticato quello che aveva detto solo una settimana prima. Semplicemente non avevano più aperto l'argomento.

Era rimasta di sasso completamente, non se lo aspettava. Aveva sempre avuto una gran paura di ammetterlo, anche se non dubitava dell'affetto di Eddie.

«Come sei cattivo...»

Il bagno era il primo spettatore del loro piccolo film, e delle loro azioni, e solo come avevano fatto prima le loro labbra sì rincontrarono di nuovo.
Le labbra di Chrissy avevano un retrogusto di lucidalabbra alla ciliegia, e quella era la morte di Eddie.

«Che ne dici se ti porto a cena, questa sera?» mormorò mentre erano troppo impegnati a baciarsi, ma il corvino voleva davvero portarla a cena insieme a lui. Era da un sacco di tempo che non lo facevano, anche perché Eddie stava riscuotendo un calcato pubblico.

«Conosco il posto?»
La voce incuriosita della ragazza in cerca di qualcosa di più, sapeva che quella era una domanda con lo scopo di farne un'altra.

«No, sarà una sorpresa.»
Rispose Eddie senza repliche, accarezzò di nuovo l'orecchino che le aveva regalato quattro anni fa e ricominciò a sorridere.

«Eddie...»

Il corvino abbassò lo sguardo verso di lei, gli occhi azzurri della ragazza erano così belli ed ipnotizzanti.

«Dimmi tutto.»

Chrissy sembrò pensare una risposta che all'inizio doveva essere sciolta e spontanea, ma ora la paura la divorava.
Alla fine parlò, sempre intimorita.

«Anche io ti amo.»

Quella notte la serata era bellissima. Di quelle con un panno di stelle sul cielo e la luna in bella vista. Talmente luminosa da far male, la pace poteva regnare ma non per due giovani fidanzati che stavano litigando in maniera scherzosa.

L'auto parcheggiata in una stradina ristretta e privata e i due ragazzi all'interno eleganti più che mai.

Peccato che il corvino lo odiava, preferiva mille volte stare comodo nelle sue maglie larghe e i jeans strappati. Chrissy Cunningham invece era perfetta nel suo vestito azzurro chiaro, mentre sistemava il suo lucidalabbra lucido con solo l'aiuto dello specchietto piccolo.

«Questa camicia mi sta soffocando.»

«Ti ripeto che stai bene, Eddie... E smettila di torturarti quei polsini!»

Chrissy posò il tubetto di trucco nella sua borsa dando successivamente un leggero schiaffo sulla mano di Eddie che da una mezz'ora circa non smetteva di sistemare la camicia.

Entrambi seduti nella nuova macchina di Eddie, con Chrissy che sì sporgeva verso il ragazzo e aggiustava la sua chioma riccia ribelle.
Lo guardò dal suo posto, seduta sul sedile del passeggero, i pantaloni eleganti neri e le scarpe della Nike non erano una accoppiata così bella.

Ma Eddie stava particolarmente bene vestito così, fuori dal suo stile metal.
Purtroppo era stato costretto con i coltelli dalla bionda, e l'aveva letteralmente obbligato ad indossare quella camicia che Chrissy aveva regalato al corvino per i suoi ventiquattro anni.

«Sembro un manichino, di quelli brutti però!»

Spruzzò un po' di colonia mentre sì guardava nello specchietto della macchina, Chrissy lanciò un sorriso al ragazzo divertita.

«Non fare tutte queste storie per una camicia, stai benissimo!» esclamò Chrissy arrabbiata per tutte le storie inutili di Eddie.

«Sembri un intellettuale, lo sai?» continuò la ragazza mentre sì sporgeva verso il corvino e sistemava il colletto. I primi due bottoni della camicia erano aperti e Chrissy cercò di non farsi prendere troppo da quella cosa anche se sentiva il suo volto avvampare.

«Me la pagherai.» blaterò sottovoce con le mani di Chrissy davvero troppo vicine al suo collo.
Era una normalissima cena tra due fidanzati, cosa poteva mai andare storto?

Il posto era molto bello.
Le pareti completamente bianche con mille tavoli all'interno della sala, e non solo. Oltre a questo, il ristorante offriva anche un'area bar per avere qualcosa dopo pranzo o dopo cena.

Holiday di Madonna come da sottofondo mentre entrambi i ragazzi sì accomodavano ai loro posti, dopo aver dato le loro giacche ad un cameriere di passaggio.

Eddie sì sentì di troppo in quella grande sala, tutte le coppie, e non, erano davvero raffinati e tranquilli. Il contrario del ragazzo che portava i capelli lunghi arruffati, la camicia sbottonata e le Nike bianche consumate.

Sì guardava a destra e a sinistra, una strana turbolenza nel petto, davvero brutta e soffocante.

«Eddie, ci sei?»

La mano di Chrissy accarezzava la sua indugiando un po' su i suoi anelli massicci, gli occhi azzurri che luccicavano sotto la luce del locale.

Il corvino sì girò verso di lei prendendo con la mano libera il menù posto sul tavolo, la stava incoraggiando a parlare anche perché era molto interessato alla sua richiesta.

«Ti vedo strano... se vuoi andiamo via, io-»

«Chrissy, è tutto okay...» la mano di Eddie creava dei leggeri cerchi su quella della ragazza. «... Goditi la cena, tesoro.»

Due trecce strette e le mani graziose che creavano un nuovo nodo per legare il grembiule verde stretto in vita, gli occhiali con le lenti scure erano sempre presenti sul suo viso chiaro. Lì sistemò meglio sul naso all'insù mentre ascoltava interessata la canzone di Madonna, che in quel momento stavano trasmettendo in radio.

Passava distratta uno strofinaccio sul bancone, anche se oramai era per la milionesima volta che lo puliva. Quando non aveva nulla da fare passava il tempo così, o semplicemente lavava di nuovo le tazzine che ormai sì erano anche asciugate.

La serata era tranquilla e calma, poche persone sì erano presentate quella sera. E tra poche ore sarebbe finito anche il suo turno, quello che desiderava di più era abbracciare le lenzuola e ronfare nelle coperte calde.
L'odore delle pietanze appena cucinate erano davvero una tentazione per la sua gola e il suo stomaco, che brontolava da così tanto tempo che ormai s'era stancato.

Peccato che i suoi piani per quella sera erano diversi, anche se sperava di no, perché come era successo solo una settima prima una nuova persona la stava importunando.

Con un fischio che reclamava la sua attenzione, Morrigan alzò il viso quasi bruscamente con le orecchie attivate.

«Sì può una birra?»

La sua voce non era calma, ma era particolarmente esigente e con zero pazienza.
L'uomo sembrava molto attento ai gesti della ragazza più giovane, tanto che Morrigan percepiva i suoi occhi addosso. A partire dal viso a scendere fino al petto coperto quel giorno da una maglia nera.

«Sei nuova?» aveva chiesto, Morrigan stappò la sua bottiglia e, dopo aver buttato il tappo, la passò al uomo con la mano oscillante.

Ogni giorno arrivavano nuove persone, ma per lei le loro voci erano sempre uguali e compromettenti. Il suo linguaggio del corpo parlava per lei, partiva dalle mani tremolanti e dalle labbra che arricciava quasi sempre. Sapeva bene che così non poteva lavorare, c'era un determinato contratto con i clienti, ovvero il dialogo. Ma lei non parlava mai, sì limitava a tenere lo sguardo basso oppure pulire continuamente senza sosta.

«No... lavoro qui da un mese.» aveva sussurrato quasi a non farsi sentire, l'uomo buttò giù un sorso di birra lanciando uno sguardo a Morrigan che lei non vide mai.

«James non mi ha mai parlato di te.» rispose anche se nessuno l'aveva mai chiesto, e il suo sguardo sì fermò sull'aspetto della ragazza che sembrava non stare mai ferma.

Conosceva davvero il nome del suo capo?

Pensò Morrigan con i pensieri offuscati.

«Perché porti gli occhiali?»

Quella, invece, era una domanda molto personale e fuori luogo. Davvero fuori luogo.

Morrigan non riusciva a rispondere, perché non sapeva così dire. O forse non voleva essere giudicata da uno sconosciuto, perché in quei mesi né aveva avuto abbastanza.

Tutti sembravano fermarsi soltanto all'apparenze, e mai a vedere il lavoro che c'era dietro. Doveva aspettarselo... forse il suo compito al mondo era sempre stato inutile, vivere nell'ombra degli altri.
Morrigan delle volte odiava il suo problema, voleva vedere il mondo che c'era fuori e non solo basarsi su le voci delle altre persone. Voleva essere etichettata come ragazza normale, ma nessuno lo faceva mai.

Sì parlava di Morrigan come la ragazza con la pelle bianca e i capelli talmente chiari da impressionare.

Non sì parlava mai di Morrigan, una ragazza che aveva ancora voglia di studiare e alzarsi le maniche e lavorare. Sì parlava sempre e solo del suo problema.

E come aveva sempre fatto negli ultimi mesi, l'unica cosa che riuscì a fare era piangere.

Buttare lacrime che non erano né calde né fredde, erano soltanto lacrime.

L'uomo la guardò andare via, con ancora gli occhiali addosso, e non capiva cosa aveva potuto mai fare.
Alla fine non aveva fatto nulla, quella era solo colpa di Morrigan. Una ragazza ancora rinchiusa dentro uno specchio, una ragazza rimasta ancora una bambina che sì nascondeva dietro la gamba di sua madre. Una ragazza con delle emozioni che nessuno aveva mai voluto vedere.

«Dove vai?»
Un bicchiere di vino bianco tra le mani smaltate e lo sguardo confuso. Chrissy guardava Eddie che sì alzava dalla sedia tenendo forte il suo stomaco.

Segno che aveva mangiato davvero troppo e anche bene.

«Vado fuori a fumare, vieni con me?»
chiese prendendo il pacchetto che aveva appoggiato in una tasca che aveva il pantalone elegante, Chrissy declinò l'invito mentre continuava a bere.

Aveva davvero bisogno di fumare una sigaretta, e stare tranquillo con soltanto il rumore delle macchine che passavano.
Sistemò la sedia e quando uscì dalla porta principale un senso di sollievo cominciò ad espandersi nel suo petto.

Aria.

Non riusciva più a stare all'interno di quel locale con tutti gli occhi su di lui.
Quella sera, nonostante la notte non nuvolosa, c'era abbastanza fresco. Specialmente ora che stava per iniziare l'autunno e ottobre era ormai finito dando spazio al mese di novembre.

Cercò nelle tasche il suo accendino scuro e quando lo trovò tirò un sospiro pesante.

Fece aderire la sigaretta alle labbra, mettendo le mani a coppa per non far sfuggire la fiamma. Sentì libertà quando il fumo cominciò ad invadere i suoi polmoni.

Lentamente, mentre piano tirava una boccata inalando la maggior parte del fumo.
Solo lui e quelle sigaretta mentre guardava interessato i palazzi dall'altra parte della via.

Leggeri pensieri, momentanei, iniziarono a vagare nella sua testa. Solo per brevi istanti.
Indianapolis era diversa da Hawkins. Era sempre una città, ma per il corvino era un inizio. L'inizio per la sua carriera, ancora con poca visibilità, ma comunque un ramo a cui lui voleva appendersi.

Ricordava ancora l'ultimo suo mese ad Hawkins, una giornata calda di fine agosto dell'88. Di anni né aveva ormai ventitré ed era fidanzato con Chrissy da un anno pieno.
Quella città, anche se brutta e causa di suoi traumi, aveva comunque un piccolo spazio nel suo cuore.

Tutti i suoi amici erano lì, tutti i suoi ricordi ed era lì che aveva conosciuto Chrissy.
Ricordava ancora quando chiusi nella camera del corvino, Chrissy aveva cercato di imparare a suonare la chitarra. Fallendo miseramente, perché per lei troppo difficile.

La sigaretta quasi finita e le macchine che passavano, ma poi qualcosa cambiò.

I pensieri di Eddie, d'improvviso, si bloccarono. Velocemente, con nulla nella testa. Bloccati da un suono di una donna che singhiozzava.

Tanto preso da quello che erano i suoi ricordi non sì era accorto di una ragazza seduta sul marciapiede con le gambe incrociate e il viso basso.

Eddie per un primo momento pensò che la ragazza fosse completamente pazza, pazza da legare.
E maledì i suoi passi traditori che con il passare dei secondi erano come attratti da quella ragazza.

Era da sola? E perché piangeva sul ciglio della strada? E i passanti, prima di lui, non l'avevano proprio notata?

Buttò a terra la sigaretta, e dopo la schiacciò con la suola delle sue scarpe. Non sapeva cosa stava facendo. E perché quella ragazza sembrava attrarlo così tanto. Era una completa sconosciuta, e se era una psicopatica assassina che attirava così le sue vittime?

Che pensiero stupido, davvero stupido. Perché i singhiozzi che uscivano dalla sua bocca sembravano veri, la sua tristezza era vera.

«Bella la luna questa sera?»

Quella era una domanda detta a caso, perché non capiva come aprire un discorso senza urlare.

La ragazza, con uno scatto agitato, s'irrigidì spaventata. Talmente intimorita che sì alzò improvvisamente, quasi cadeva di nuovo sul suolo asfaltato.

Sì allontanò con dei passi veloci, la voce di Eddie l'aveva completamente scossa dai suoi pensieri, e la stessa cosa era Eddie che ora c'è l'aveva davanti.

Eddie più la guardava, più rimaneva senza fiato senza nessuna frase che potesse mai emettere.
Era vera?

Una giovane spaventata, con le lacrime ancora sulle guance e degli occhiali da sole sul viso.
Il tutto incorniciato dai suoi capelli color bianco perla, ma davvero bianchi.
Di un non colore che lo disturbava.

«Ehi, ehi... non voglio farti del male stai tranquilla.» disse alzando le mani in segno di resa, il vento che sì alzava facendo svolazzare la sua frangia nera.

La ragazza sembrava completamente morta, la sua pelle era dello stesso colore dei suoi capelli.
Più chiara dei suoi capelli, Eddie pensò di essere impazzito.

Guardando ancora la sconosciuta ragazza, vide un grembiule attaccato in vita con una comanda che usciva dall'unica tasca che c'era.
Era una cameriera del locale? E come mai non l'aveva mai notata?

«Volevo solo sapere se stessi bene.» continuò visto che la ragazza non sembrava voler proseguire quella conversazione. E aveva ragione, era lui che si era fatto avanti, era lui che parlava con le sconosciute che piangevano per strada.

«Sto bene, mai stata meglio!» la sua voce era spenta e malinconica, era evidente che la ragazza proclamava il falso e che stava cercando di trattenere dei nuovi singhiozzi.

«A me non sembra, senza offesa.» ribatté con una punta di ironia nella voce, che la ragazza mai capì. Lei tirò su con il naso e altre lacrime continuarono ad uscire mentre scendevano superando gli occhiali.

Un altro quesito che si poneva era perché la giovane portava gli occhiali, insomma il sole s'è n'era ormai andato da tanto tempo.

«Forse sono stato un po' brusco...»

Alcuni passanti sembravano straniti per il loro incontro, l'uno di fronte all'altro a metri di distanza.

«Non voglio parlare con te.»
La strana ragazza stringeva forte i pugni, le braccia lungo i fianchi, il suo volto bianco che cambiò colore in un rosso vivo.
La vedeva bene, grazie ai lampioni, ma mai aveva visto una ragazza come lei.

«Perché sei tutta sola? Fa freddo qui fuori.»
Nonostante il divieto della ragazza lui continuava a parlare, come per trovare il fulcro di quella situazione così grave.
Sembrava spaesata e arretrò un passo intimorita da quell'uomo.

Morrigan, carne bianca, non voleva avere nessuna conversazione con lo sconosciuto che non smetteva per un attimo di lasciarla in pace.

Ma quella voce sembrava così diversa dalle altre, era così bella, così armoniosa e premurosa. Non poteva fidarsi, era un estraneo, e lei li evitava.
Poteva essere anche uno che aveva brutte intenzioni e la stava soltanto manipolando, e per lei non andava bene.

Il ragazzo sì avvicinò e, nonostante la sua vista non era così buona, notò i suoi movimenti sfocati.

«Ti prego, lasciami in pace.»

Eddie sapeva che non doveva continuare a stressarla, l'avrebbe soltanto spaventata di più. Poco male, perché voleva sapere il perché del suo dispiacere, anche se quella ragazza non la conosceva.

Una faccia completamente nuova per lui. La guardava interessato, era giovane e lo dimostrava. Più piccola del ragazzo, ma non troppo. Eddie gli dava all'incirca vent'anni anche se il suo intuito s'era sbagliato.

«Non farmi del male.» disse ad un certo punto la ragazza dei capelli bianchi, rivolta ad Eddie che era come bloccato.
Era sicuro che Chrissy sì stava preoccupando per un suo non ritorno, anche se il corvino stava bene e la ragazza che era in sua compagnia non era poi così terrificante.

«Io...io perché dovrei farti del male?»

Voleva vedere il suo viso per intero e non solo i suoi occhiali dalle lenti tonde. Quella ragazza sembrava così strana. Sembrava uscita da un film contorto, sembrava una ragazza che non aveva mai visto la luce del sole o parlato tranquillamente con altri essere umani.

«Come ti chiami?» chiese curioso il corvino, sperava che almeno a quella domanda avrebbe risposto senza nessun timore.

Di tutta risposta, invece, la ragazza sembrava essere un po' più tranquilla. Quel ragazzo sembrava educato e voleva assicurarsi il suo bene anche se non lo conosceva.

«Morrigan.» disse infine, Eddie sorrise facendo comparire la sua fossetta mentre sì avvicinava sempre di più alla ragazza.

«Bene... Morrigan, io sono Eddie. Che fai qui tutta sola, mh?»

Morrigan non rispose, era troppo attratta dal suo nome. Eddie sembrava un nome così elegante e bello.

«Lo faccio spesso...»

«Beh, Morrigan... non dovresti. Non tutti sono gentili come me.»

Era più un rimprovero che una risposta secca, e la giovane sembrò vergognarsi. Arrossì violentemente e Eddie lo trovò semplicemente carino.

«Lavori al ristorante?»

Morrigan non aveva mai sorriso in vita sua, ma ora qualcosa sembrò smuoversi dentro di lei. Era una percezione così strana e mai provata che sì spaventò.

«Mi stai pedinando, Eddie?»

Se all'inizio aveva paura di lui, ora la sua parlantina era migliorata e faceva anche delle battutine sul ragazzo.
Eddie rispose con lo stesso sarcasmo, anche se quella situazione non era poi così divertente.

«Signorina, per chi mi hai preso?»

Una leggera risatina uscì dalle labbra di Morrigan, con i capelli che riflettevano anche la luna. Voleva parlare ancora con quella strana ragazza, ma successivamente fermato da una voce dietro di lui.

«Eddie!»

Chrissy era davanti alla porta del locale, con le braccia incrociate e il vestito aderente. Lo guardava con un sopracciglio alzato e poi i suoi occhi sì spostarono su Morrigan che non stava capendo nulla di quello che stava succedendo.

«Chi è?» chiese Morrigan mentre dava fastidio ad una pellicina. Troppe persone in un unico momento, la vista che diventava sempre più sfocata.

«Oh... lei è la mia ragazza. Devo proprio andare.»
Prima di andarsene però riguardò la ragazza, era tutto così confuso.

«Torna a casa Morrigan, non è sicuro qui.»

Il cuore della ragazza sì riempì mentre sentiva qualcosa smuoversi nello stomaco. Nessun ragazzo aveva mai parlato con lei, ma lui l'aveva anche messa in allerta.
Ed era bello, tanto che sentì la sua mancanza.

«Addio.» pronunciò, con la speranza di risentire almeno un'altra volta il suono della sua voce.

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eddie e morrigan sì sono incontrati! e mor sembra già presa da eddie, peccato che non è tutto oro quel che luccica

non ho controllato gli errori, ma lo farò presto. quindi scusate!!
alla prossima
mars

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