Capitolo 7 - Mia

Sono le quattro del pomeriggio quando ritorno a casa dalla notte passata con Emy a casa sua, mamma sarà sicuramente già andata a lavoro ed io, dopo la nottata passata in bianco a ridere e scherzare insieme alla mia amica e il poco tempo trascorso con lei dopo pranzo a chiacchierare amorevolmente in compagnia della madre, sono pronta per andare a farmi una lunga doccia e a darmi una sistemata prima dell'incontro con Edward.

Sono molto agitata e non so ancora bene il motivo.

Insomma, è una semplice uscita con un ragazzo come gli altri.

"Bhe non proprio, visto che sappiamo tutti che è uno strafigo e per giunta ci andrai da sola perché Emy non ti accompagna".

La mia vocina interiore mi fa riflettere facendomi ricordare la risposta della mia migliore amica appena ha sentito la mia proposta:

"Oh... em... scusa ma oggi proprio non posso, devo svolgere delle commissioni con mia madre e sono impegnata tutto il pomeriggio... scusa!"

Lo so benissimo che ha inventato una scusa al momento, ormai la conosco troppo bene per capire quando sta raccontando una delle sue balle colossali, ma nonostante l'abbia scoperta con le mani nel sacco a mentirmi e pregata più e più volte a venire con me, non ha voluto cedere, quindi mi è toccato arrendermi.

Appena entro nella doccia la tensione nel mio corpo non accenna a sciogliersi. Me ne sto sotto l'acqua cercando di calmarmi, ma, in realtà, ottengo l'effetto contrario.

Uscita dal bagno mi dirigo in camera mia con un enorme asciugamano avvolto in testa e il mio morbido accappatoio di spugna bianca addosso.

<<Non so cosa mettermi...>> mormoro tra me e me sbuffando.

Cavolo sono un disastro ambulante...

Perché non sono una di quelle ragazze che hanno tutto sotto controllo, con tutti i vestiti già abbinati dentro l'armadio e sempre e comunque perfette?!

Io invece sono disordinatissima, distratta al 1000%, con niente sotto controllo, l'armadio perennemente sotto sopra e sempre tremendamente in ritardo come rischio di essere anche all'incontro-appuntamento con Edward se non mi decido a muovere il culo.

Rovisto nell'armadio minimo venti minuti, buttando all'aria vestiti da tutte le parti, sul letto, per terra, e sulla scrivania creando un vero e proprio casino.

Dopo aver svuotato ed essermi buttata di peso sul letto per il nervoso, decido di lasciar perdere anche se, sinceramente, non so nemmeno per quale motivo volevo apparire più carina.

Prendo un paio di pantaloncini di jeans corti semplici e una camicetta particolare con dei leggeri volant al centro al posto dell'imbottonatura, che scendono morbidi e ai piedi le mie comodissime scarpe da ginnastica.

Dopo essermi vestita e in qualche modo rimesso un po' di ordine in camera mia ritorno in bagno per asciugare i capelli.

Sono molto lunghi, ma non ho intenzione di tagliarli corti. Riesco a gestirli molto bene ma basterebbero anche altri cinque centimetri per farmi impazzire. Porto una scalatura d'avanti non troppo corta, la lunghezza che mantengo è appena sopra la pancia ed essendo mossi a volte arrivano anche più su.

Le ragazze della mia età hanno un taglio di capelli molto più corto o portano graziosi caschetti stile "sosia Raffaella Carrà".

Sono uscita da casa circa cinque minuti fa e alla fine ho deciso di lasciare i miei capelli al vento, senza appuntarli in nessun modo, mettendo qualche ciocca dietro le orecchie se mai mi daranno fastidio e un velo di fondotinta giusto per coprire quel poco di occhiaie che perennemente accompagnano i miei occhi durante le ore della giornata.

Dovevamo incontrarci alle diciassette al bar in via Montenapoleone, sono già le diciassette e due minuti, ed io sono ancora distante dal centro.

Mi maledico mentalmente per non aver preso la macchina per poi accelerare ancora di più il passo.

<<Cavolo, non ho mai camminato così veloce in vita mia...>> dico a me stessa appoggiando una mano al muro del palazzo accanto al bar per sorreggermi in piedi mentre prendo grandi boccate d'aria.

<<Posso sapere per quale motivo ti sei fatta la strada di corsa?!>> dice ridendo qualcuno avvicinandosi alle mie spalle. Conosco quest'accento e solo una persona può nascondersi dietro questa risata...

Appena mi voltò verso la sua direzione, lo vedo in tutto il suo splendore. Indossa una t-shirt bianca a maniche corte poco aderente, un paio di jeans neri e le converse dello stesso colore. I suoi capelli spettinati fanno da contorno al suo viso che appena mi volto si illumina di luce propria. Ho voglia di toccarlo,di toccare i suoi capelli che sembrano seta, hanno l'aria di essere così morbidi... ma mi trattengo e tengo le mani a posto.

<<Ero in ritardo, quanto per cambiare, perché la scema qui presente non ha preso la macchina quindi ho deciso di camminare più velocemente poi ho guardato l'ora ed era tardissimo quindi mi sono perfino messa a correre il tempo scorreva ed io ero ancora lontana da qua>>. dico tutto ad un fiato e non appena lo guardo in faccia noto che trattiene a stento le risate. Poi scoppia.

<<Perché ridi?>> domando incredula.

<<Scusami ma non ho capito niente di quello che hai detto>> risponde mentre continua a ridere << che ne dici se ci sediamo e mi racconti tutto?>>.

Annuisco vigorosamente mentre continuo a guardarlo.

<<Dentro o fuori?>> domanda ancora lui indicando con il capo il bar e i tavolini riposti all'esterno.

<<Fuori, ho bisogno di aria>> confermo io mentre lui fa scoppiare un'altra delle sue risate.

Iniziamo a parlare del più e del meno, gli spiego per quale motivo mi ha visto senza fiato mentre lui continua a ridere ricordando il modo in cui mi ha trovata meno di dieci minuti fa, gli racconto della scuola, di Emily e cerco di scoprire qualcosa su di lui, ma è sempre molto vago e cerca di evitare alcune domande.

Arrivano le nostre ordinazioni e io non vedo l'ora di addentare la mia fetta di crostata. Edward ha optato per un caffè è una ciambella di zucchero mentre io ho preso del caffelatte e una mega fetta di crostata alle fragole.

<<Ne vuoi un po'?>> mi chiede Edward indicando la sua ciambella.

Se non gli dispiace... Perché no?

Annuisco. Afferro la sua ciambella dal piatto e ne prendo un grande morso riempiendomi la bocca per poi riposarla nuovamente al suo posto.

<<Em... sì..., beh... tu vuoi un po' della mia crostata??>> chiedo ancora con la bocca piena.

<<No tranquilla, mangia pure>> risponde ridendo. I suoi occhi brillano di divertimento.

<<Perché ridi adesso?>> chiedo dopo aver bevuto un sorso della mia bevanda.

Ok, il suo sorriso è qualcosa di meraviglioso ma non capisco perché sta ridendo infatti chiedo sperando di non ricevere una risposta la quale mi faccia notare qualcosa che ho fatto di sbagliato.

<<Non so, sei così strana e allo stesso tempo così tenera, sono abituato a ragazze che mangiano come uccellini nel timore di ingrassare, però poi ci sei tu che mi offri un po' della tua crostata solo per essere educata. Insomma, mi fa piacere che non rischi di svenire pur di avere la pancia piatta>>.

Si vedeva così tanto che volevo la mia crostata tutta per me?

Oh Dio che figura... gli sarò sembrata una cafona.

Le mie guance assumono il colore di un pomodoro per la vergogna mentre abbassa il capo sul mio piatto.

<<Beh...sì, mi piace mangiare come puoi anche notare dalle mie forme...>>

<<Ehy, non volevo dire questo, anzi, stai benissimo così come sei>> dice sicuramente per consolarmi <<e poi anche io sono geloso del mio cibo eh... ti ho offerto la mia ciambella solo per essere gentile, quindi non farci l'abitudine>>.

Alle sue parole non riesco a trattenere una risata e scoppio a ridere seguita a ruota da lui.

<<Quindi tu sei un amico di Riccardo...?!>> domando io senza pensarci.

Dopo aver finito la nostra "merenda" ci siamo incamminati per le vie della città. Ho dovuto costringere Edward a dividere il conto con la forza, temo che alla fine si sia stancato di sentirmi parlare, ecco perché, dopo tanto sforzo, ha accettato.

<<Sì, un vecchio conoscente>> risponde dopo averci pensato su, << tu come fai a conoscerlo?>>.

<< È il cugino della mia migliore amica, oserei dire quasi fratello, ci siamo conosciuti quando ho iniziato a frequentare Emily, ossia in prima liceo. In quel periodo uscivano anche insieme, non da soli logicamente ma tutti e tre insieme, eravamo come tre amici per la pelle solo che poi lui è cresciuto e le amicizie sono diventate altre e tra me e lui non è rimasto altro che una banale amicizia che non può essere messa a confronto con il rapporto tra i due cugini>> spiego.

Alle mie parole seguono attimi di silenzio dove si udiscono solo i nostri passi e la gente che gironzola intorno, ma poi una domanda mi sorge in mente.

<<Posso farti una domanda?>> chiedo.

<<Dimmi...>>

<<Perché non ti ho mai visto da queste parti?>> chiedo senza guardarlo in faccia << so che la città non è piccola e forse è questo il motivo, ma mi sembra un po' strano, non ti ho mai visto insieme a Riccardo però dici di essere suo amico quindi significa che se non sei del posto sei di qualche zona vicina, ma ciò non spiega il tuo accento inglese>> concludo con il mio volto ancora chino per terra.

Non risponde, perciò cerco di rimediare a tutte le parole che mi sono uscite di bocca.

<<Vabbe, lascia stare, forse ho fatto troppi collegamenti che non si trovano né in cielo né in terra>> dichiaro facendo una risatina di convinzione più a me stessa che a lui per spezzare la tensione, però non funziona quindi alzo il volto e l'osservo.

Si è irrigidito, ha le braccia tese lungo i fianchi, la mascella contratta e gli occhi ridotti a due fessure. Mentre continua a camminare.

Lo so, come al solito sono pesante e impicciona, però voglio conoscerlo, scoprirlo, ma a quanto pare per lui non è lo stesso.

I suoi occhi incontrano i miei, ma sul suo volto, rimane lo sguardo da duro che da circa cinque minuti non vuole lasciare il suo volto. Lo blocco per un braccio.

<<Scusami, lo so a volte so essere pesante e dire cose senza senso, ma non era mia intenzione rovinare la giornata con una stupida domanda, sono mortificata>>.

Si possa una mano tra i capelli mentre il suo sguardo si stacca dal mio.

<<Senti, si è fatto tardi e credo che è arrivato il momento di andarmene. Ci vediamo>> dice per poi staccarsi dalla mia presa e andarsene lasciandomi da sola tra i passanti.

SPAZIO AUTRICE...

Buona sera a tutti!😄
Spero che mi perdoniate per questo breve ritardo, dovevo aggiornare ieri ma non ho avuto proprio tempo e quindi eccomi qua....

In questo capitolo vediamo una sfumatura diversa di Edward ma pur sempre lo stesso ragazzo che stiamo imparando a conoscere insieme.

Volevo ringraziarvi per tutto: i follower, le visualizzazioni della storia, i voti, i commenti e tutto il resto.

Vi chiedo ancora perdono per il piccolo ritardo, ma vi prometto che la prossima volta cercherò di essere puntuale😜😇

E niente... Se il capitolo vi è piaciuto lasciate tante stelline 👉🌟🌟🌟🌟🌟 qui sotto 👇 e tantissi commenti per i vari chiarimenti o per un vostro parere.

Prossimo aggiornamento lunedì 24/04/2017

Grazie mille di tutto
Buona lettura e buona serata a tutti....💙❤💚💛💜💖💕💗💟💘💞💝

Un bacio dalla vostra C@rAm£ll¡n@ 😘😘😘😘😘😘😘😘❤❤❤❤🐞

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