Capitolo 4 - Mia

Oggi il tempo è meno nuvoloso rispetto ieri, è mattina, quindi, decido di fare una lunga doccia per svegliarmi dal "coma farmacologico" dove ancora mi trovo a causa del sonno. Mamma mi ha avvertita che quest'oggi sarebbe uscita presto, infatti, non sento rumori provenire da sotto o tantomeno da camera sua.

Dopo aver fatto la mia doccia rilassante, mi avvolgo in un accappatoio e scendo per fare colazione. Bevo una tazza di caffè e mangio una fetta di pane tostato poi rimetto tutto in ordine e salgo nuovamente in camera mia per cambiarmi e uscire.

Decido di indossare un paio di jeans strappati al ginocchio blu scoloriti sulle cosce, una t-shirt bianca con lo scollo a barca e un paio di vans dello stesso colore.

Preparo la borsa con i libri di testo della scuola, mancano meno di tre settimane prima che inizi e se voglio mantenere una media brillante come lo scorso anno diplomandomi con un voto decente, devo ricominciare a studiare, quindi vado in biblioteca.

Anche se a casa sono da sola e potrei benissimo studiare qua, lì mi sento più tranquilla e il profumo dei libri che mi stanno intorno mi rilassa facendomi sentire a casa anche se non lo sono.

Mi lego i capelli in una coda disordinata ed esco.

Arrivata in biblioteca mi posiziono nel tavolo da lettura dove ero seduta lo scorso pomeriggio con Emily, oggi purtroppo non verrà, ieri al telefono mi ha ribadito che ha da sbrigare delle faccende con la madre e che ci saremmo riviste il giorno dopo oppure, semplicemente, avremo chiacchierato attraverso una telefonata verso sera.

Apparecchio il tavolo con i miei libri e tutto l'occorrente che mi serve per prendere appunti riuscendo a studiare per un'oretta circa, poi a distrarmi è la voce della signora Collinson. Alzo gli occhi e la vedo, ma non è sola.

Al mio cuore manca un battito...

È insieme al ragazzo di ieri pomeriggio e devo dire che da vicino è ancora più bello, porta una t-shirt nera che fascia perfettamente il suo corpo lasciando poco all'immaginazione, pantaloni strappati che fanno intravedere la pelle abbronzata e un paio di converse nere consumate. Il suo viso è contratto, quasi arrabbiato ma pur sempre bellissimo, accompagnato dai suoi tanti capelli che gli ricadono sulla fronte e che lui continua a strapazzare con le mani per la frustazione di quel gesto che essi compiono.

<<Ciao Mia, volevo chiederti se sei disposta ad accompagnare il signor. Evans a fare un giro ai piani di sopra>> dice pacata colei che gestisce il posto. <<Edward rimarrà a darmi una mano per qualche giorno ed io al momento non sono disponibile perciò ho pensato a te>>.

La biblioteca è divisa in tre parti che li separa ben due rampe di scale: il piano terrà è dedicato alla lettura, il piano centrale alla lettura condivisa, dove, solitamente, viene occupata da ristretti gruppi di studenti che si divertono a leggere libri in alta voce commentandoli con i compagni, mentre l'ultimo piano in alto è un vero e proprio ripostiglio dove vengono conservati i libri più vecchi e consumati che non vengono più letti perché i volumi sono dei grandi classici o libri di poca importanza di cui i giovani delle nuove generazioni non sanno apprezzare. In questo piano hanno accesso solo la signora Collinson, il dipendente di turno e io sotto il permesso della proprietaria come sta succedendo in questo momento. Non svolgo il ruolo di dipendente, ma mi piace aiutare quando serve.

Sorridendole mi alzo e rispondo:<< Stia tranquilla signora Collinson, me ne occupo io>>.

Si allontana e io rimango sola con Edward, Edwar Evans, mi è sembrato di capire che sia questo il suo nome.

Faccio un passo in avanti e gli porgo la mano destra.
<<Piacere, io sono Mia, Mia Mancini>>.
Senza guardarmi risponde:<< So già il tuo nome, ora muoviti altrimenti faccio da solo>>. Il suo tono è brusco.

Ritraggo la mono, meglio lasciar perdere.

Forse questa mattina è sceso dal letto con il piede sbagliato.

Sicuramente la signora Collinson gli avrà detto il mio nome per questo ne è già al corrente.

Mi incammino e con passo deciso inizio a salire le scale e facendo l'offesa ribatto:<< Il tuo di sicuro non è "simpatia">>.

Fa una risatina forzata e risponde:<< Questo posto mi fa schifo e ancor di più il lavoro quindi non vedo il motivo per cui dovrei fare il "simpatico">>. Pronuncia l'ultima parola cercando di imitare la mia voce e indicando con le dita le virgolette in aria. Ha uno strano accento inglese di cui me ne accorgo solo ora, ma parla molto bene l'italiano.

Arriviamo al piano centrale e mi volto indietro per guardarlo dicendogli:<< Se non ti piace questo posto perché ci vuoi lavorare?>>. Mi guarda negli occhi per un lungo istante e solo ora riesco a vedere le sue iridi castane proprio come i suoi capelli, poi ecco che la sua risposta riecheggia nell'aria.

<<È complicato>>

<<Spiegami!!>>

<<Non sono cazzi tuoi!>> ribbatte con tono autoritario.

Faccio un passo indietro per allontanarmi, forse ho esagerato, ha ragione, non sono affari miei, in fondo lo conosco da meno di un'ora e non dovrei proprio farle certe domande, ma la curiosità ha preso il sopravvento e la mia lingua si è mossa da sola. Meglio cambiare discorso.

<<Questo è il piano di lettura condivisa, cioè dove...>>
non mi fa terminare il discorso e mi interrompe.

<<So cos'è>>. E sono proprio testuali parole a farmi innervosire e perdere del tutto la pazienza.

Ma che problemi ha?!

<<Non ci posso credere...! >> dico sbalordita <<non ho mai incontrato una persona così arrogante e presuntuosa come te>> continuo arrabbiata <<non permetto a nessuno di trattarmi così, tantomeno ad uno sconosciuto>> concludo.

Infuriata con quel ragazzo ma soprattutto con me stessa per aver pensato solo per un momento che potevo avere una conversazione civile con lui, giro sui tacchi e faccio per andarmene, ma non riesco ad arrivare alle scale perché lui mi afferra per un braccio e mi fa voltare.

Appena la sua pelle viene a contatto con la mia, un brivido mi colpisce dritto alla spina dorsale, ma svanisce subito, tanto da pensare che me lo sia solo immaginato.

Cosa mi succede...!

<<Scusa>> mi sussurra piano <<non ho niente contro di te>>. Si blocca un attimo, sembra voglia trovare le parole. << cose mie>> conclude. La sua voce ora è pacata, più dolce.

Non so cosa vuole dire e vorrei tanto saperlo ma non commento, non lo contraddico. Mi stacco dalla sua presa e continuiamo il percorso senza dire più niente.

Alla fine del giro scendiamo e non appena arriviamo al piano terra mi allontano borbottando uno "Scusa ora devo andare" e senza aggiungere altro mi dirigo verso il tavolino dove mi ero seduta prima e inizio a raccogliere le mie cose.

Esco dalla biblioteca salutando la signora Collinson e ignorando Edward. Quel ragazzo è così attraente, ma a momenti è davvero insopportabile... sono sicura, anzi più che convinta, che ha qualcosa che non va, non so ma non lo capisco, ha un "non so cosa" di strano che mi incuriosisce.

È tutto così strano, la sua presenza in una biblioteca è strana. Ho capito dal primo momento che l'ho visto che lui non è un tipo da libri o cose che hanno a che fare con essi, infatti, lo ha ammesso dicendo che odia il posto e il lavoro, però scoprire che da oggi lavorerà in questo posto per giunta contro la sua volontà, mi spiazza un po'.

La vocina dentro la mia testa, però, continua a dire che non sono affari miei quindi non deve importarmi minimamente.

Purtroppo ha ragione...

Spazzo via il pensiero incamminandomi verso casa a passo svelto e deciso, ho voglia di buttarmi sul letto e non alzarmi più.

Oggi è stata la mattinata più lunga della storia.

Arrivata a casa prendo una mela e avverto mamma, che suppongo sia tornata appena da fuori, che non pranzerò, non ne ho voglia.

Corro in camera mia e mi accascio sul letto, compongo il numero di Emily e mi porto il telefono all'orecchio.

<<Ti prego rispondi...>> borbotto mentre il telefono squilla.
Due squilli.
Tre squilli.
Quattro squilli.
Cinque squilli e poi la sua voce.

<<Pronto?>>.

Sembra allegra, solo sentendo la sua voce me la immagino.
<<Sono io Emy>> dico dando un morso alla mela.
<<Alla buon'ora Mia!!>> dice con enfasi <<è tutta la mattina che ti cerco!>> continua <<ti ho mandato dei messaggi, ti ho chiamato e non rispondevi, quindi ne ho lasciati altri due in segreteria>>.

Oh cavolo...! Per colpa di quello scalmanato non ho avuto il tempo né la voglia di controllare il cellulare.

Sento che prende un respiro poi la sua voce mi spezza i timpani. <<Io ti cercavo per un motivo ben preciso...>> so perfettamente dove vuole andare a parare << lo hai rivisto? Ci hai parlato? Come si chiama?>> dice così veloce che la seguo appena.

Ecco spiegato il motivo di tutti quei messaggi...

<<Calmati!!>>. Urlo così forte che mi meraviglio io stessa del tono di voce che ho appena usato.

<<Sì, oggi ci ho parlato perché praticamente mi ci hanno costretta e ho capito tre cose...>> dico scocciata <<la prima è che si chiama Edward, Edward Evans, la seconda è che ha un accento inglese molto strano quindi non è di qua e lo si capisce anche dal nome, ma parla molto bene l'italiano, e la terza è che mi ha dimostrato di essere un maleducato arrogante>> concludo dando un altro morso alla mia mela.

<<Dicono tutte così, poi però non possono fare a meno della loro presenza e si incantano come sceme quando vedono "l'arrogante maleducato">>.

Quasi mi strozzo e inizio a tossire come una dannata mentre Emily, dall'altro lato, scoppia a ridere con gran foga chiaramente divertita.

Questa ragazza è così diretta a volte...!

<<Lo sai che io non sono il tipo e poi sai benissimo che sono inesperta su tante cose, ho paura di immergermi in una situazione del genere senza conoscere una persona... Non posso, non voglio, con uno come lui non riuscirei a stare in sua presenza per più di due ore senza litigare>>.

<<Lo so Mia, ma tu non puoi tirarti indietro in ogni occasione che ti si presenta d'avanti>>. Ha assunto un tono serio e questo mi fa capire che non sta più scherzando come prima.

<<Lui non è nessun'occasione Emily, non mi degna di uno sguardo e io non voglio che lo faccia. PUNTO>>.

<<Però ti incanti>> dice con fare sarcasmo.

<<Emy!>>

Scoppiamo a ridere come delle scolarette fin quando non sento di nuovo le sue parole. <<Va bene, fai come ti pare però voglio i dettagli di tutto quello che è successo oggi>> dice contenta non capendo ancora che non ci sono dettagli da raccontare... <<ora vado, chiamami quando vuoi amica mia>>.

<<Va bene>>. Saluto e riattacco.

Mi posiziono più comoda sul letto e mille pensieri mi girano per la testolina...

Perché quel ragazzo ha reagito in quel modo? Da dove viene? Qual è il suo passato? Perché ha sbalzi d'umore così repentini? Ma soprattutto perché ci penso ancora?

SPAZIO AUTRICE...

Buona sera a tutti!!!😄😄😄

Oggi è lunedì e come promesso ecco il nuovo capitolo...
Finalmente abbiamo scoperto il nome di questo ragazzo😂😂😂😂
Mia lo ha conosciuto forse non nei migliori dei modi però....

Leggete i prossimi capitoli e lo scoprirete 😂😂🐵🐵🐵🐒

Se il capitolo vi è piacito lasciate tante stelline 👉🌟🌟🌟🌟🌟🌟 qui sotto 👇 e per maggiori informazioni lasciate un commento.
Buona lettura a tutti!!

Ah, quasi dimenticavo, il capitolo successivo il prossimo lunedì 😊😊

Vi voglio bene....😘❤💖💟💞💕💗💘

La vostra C@rAm £ll¡n@ ❤❤❤❤❤❤😘😘😘😘😘😘🐞

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